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Attrazione sconveniente: Harmony Destiny
Attrazione sconveniente: Harmony Destiny
Attrazione sconveniente: Harmony Destiny
E-book150 pagine2 ore

Attrazione sconveniente: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Aveva fatto un patto col diavolo...
In quale altro modo si potrebbe descrivere il patto che Jessica Randall ha stipulato con Gabe Dumont? In cambio di un matrimonio senza amore, lui le permetterà di salvare la proprietà di famiglia. L'accordo è freddo, interessato e completamente privo di sentimento, proprio come l'uomo che diventerà suo marito.

E se ne era innamorata...
Il rapporto tra lei e Gabe va avanti tra segreti, incomprensioni e gelosie, sentimenti che non aiutano Jessica a mantenere le distanze come dovrebbe. E poi c'è quella irresistibile attrazione che la lega all'uomo che dovrebbe disprezzare e che trasforma un matrimonio di convenienza in qualcosa di decisamente sconveniente.
LinguaItaliano
Data di uscita10 giu 2019
ISBN9788858998687
Attrazione sconveniente: Harmony Destiny
Autore

Nalini Singh

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico iitaliano.

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    Anteprima del libro

    Attrazione sconveniente - Nalini Singh

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Bound by Marriage

    Silhouette Desire

    © 2007 Nalini Singh

    Traduzione di Letizia Montanari

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-868-7

    1

    L’ultima persona che Jess Randall si aspettava di vedere, mentre usciva dal cancello degli arrivi internazionali dell’aeroporto di Christchurch, era l’uomo che era in procinto di sposare. «Gabriel... che cosa ci fai qui?»

    «Sei rimasta a vivere a Los Angeles per un anno e questo è tutto quello che hai da dire?»

    Confusa, Jess si chinò in avanti posando un rapido bacio sulla guancia di lui. Provò una strana sensazione di disagio. «Mi dispiace. Solo, sono rimasta sorpresa. Non sei impegnato con il lavoro alla proprietà?»

    «Volevo parlarti di qualcosa... ma prima, le cose importanti.» Abbassò il capo e senza frapporre indugi la baciò sulla bocca.

    Presa alla sprovvista, Jess non poté fare altro che afferrarsi ai risvolti della camicia di lui per non perdere l’equilibrio. Il cuore le batteva così forte che sentiva ronzare il sangue nelle orecchie, mentre aveva la sensazione di essere avvolta da una prepotente aura virile che reclamava a gran voce il suo corpo.

    Era il bacio più intimo che si fossero scambiati. Mai erano stati così vicini. I suoi nervi si tesero in preda al panico. Non perché non le piacesse, intendiamoci, ma proprio perché le piaceva. Troppo.

    «Benvenuta a casa» le disse, lasciandola andare. L’espressione in quegli occhi verdi era inequivocabile. Gabriel Dumont era un uomo più che pronto per consumare la sua prima notte di matrimonio.

    Le gambe malferme, Jess lo guardò sollevare i suoi bagagli. Lui la precedette attraverso l’aeroporto, conducendola verso la pista di atterraggio usata dagli aerei più piccoli. Il Jubilee, uno dei due aerei della tenuta Angel, li stava aspettando.

    La paura dovuta alle aspettative di Gabe, ma soprattutto alla propria reazione al contatto di lui, la dominava al punto tale che quasi Jess non si accorse di salire a bordo. Nel corso di quell’ultimo anno era riuscita a convincersi che quel matrimonio sarebbe stato solo una tranquilla transazione di affari e mai una volta aveva preso in considerazione l’ipotesi di poter essere moglie di Gabe a tutti gli effetti... di essere toccata e reclamata in modo da annullare la distanza di cui aveva bisogno per sopravvivere a quel contratto.

    Si sentì il cuore in gola quando lui le si sedette accanto, al posto del pilota, prendendo il controllo del volo. Un uomo che sapeva quello che voleva ed esattamente come lo voleva... No, il suo fidanzato non era certo un uomo che si poteva ignorare.

    Per quanto alto e innegabilmente forte, aveva una muscolatura possente, ma non esagerata. Quando si muoveva era come osservare un animale selvatico nel suo ambiente naturale: sano, magnifico e orgoglioso. Nemmeno i segni sbiaditi delle ustioni che aveva sul braccio e sulla schiena riuscivano a sminuire questa impressione... anzi, contribuivano addirittura ad accrescere l’aura di virilità che lo circondava. Con quegli occhi verdi e i capelli biondi schiariti dal sole, era diventato ancora più bello durante quell’anno... fatto non positivo per Jess.

    Gabe aveva un aspetto che avrebbe costretto le donne a fermarsi per strada a guardarlo, ma era lo stesso tipo di bellezza di una tigre nella foresta. Pericolosa e intoccabile. Per l’ennesima volta, Jess si chiese se fosse stata una buona idea accettare di sposare un uomo di cui sapeva così poco, anche se era cresciuta avendolo come vicino di casa.

    «Allora, che cosa hai imparato a Los Angeles?» le domandò quando finalmente furono in volo a quota di crociera.

    Ancora turbata dall’effetto del suo bacio, Jess dovette lottare per mantenere calma la voce. «Ho capito che sono capace di dipingere.»

    «Questo lo sapevamo entrambi, Jess. Anzi, è proprio per questo motivo che sei andata negli Stati Uniti.»

    «Vero.» Lei aveva desiderato di poter studiare sotto la guida della nota pittrice Geneviève Legraux. «Quello che intendevo dire è che posso dipingere come mestiere.» Era una scoperta stupefacente per una ragazza che aveva trascorso tutta la sua vita aiutando i genitori nella piccola fattoria in cui allevavano pecore, rubando qualche ritaglio di tempo da dedicare all’arte.

    «Geneviève mi ha incoraggiato a sottoporre le mie opere a qualche galleria.» Aveva persino osato inviare alcuni quadri a Richard Dusevic, un gallerista molto conosciuto e molto ben introdotto di Auckland che poteva lanciare o spezzare la carriera di un artista.

    «Non me ne hai parlato, quando ti telefonavo.»

    Lei scrollò le spalle, tornando con la mente a quelle due chiamate settimanali. Duravano solo qualche minuto, però la lasciavano sempre perplessa e confusa. «Volevo mostrarti direttamente i quadri» rispose, sapendo che Gabe non era solito fidarsi sulla parola. «Dovrebbero arrivare presto... li ho spediti giorni fa.»

    Lui annuì, i capelli che brillavano sotto il sole. «Sentirai la mancanza di Los Angeles?»

    «No» rispose lei, guardando fuori dall’oblò. Stavano passando sopra i grandi appezzamenti terrieri delle Canterbury Plains. Presto sarebbero arrivati al Mackenzie Country, un incredibile pezzetto di Paradiso nascosto al riparo delle Alpi meridionali della Nuova Zelanda. L’unico posto che lei sentisse veramente come casa. «Avevo bisogno di andare via per un po’, ma non per sempre. Sono tornata per rimanere.»

    «Davvero?»

    Cogliendo l’asprezza del tono, Jess si voltò verso di lui. «Che razza di domanda è questa? Stiamo per sposarci... a meno che tu non abbia cambiato idea.» Magari lui si era innamorato di una di quelle donne belle, sicure e sensuali che passavano dal suo letto in gloriosa parata. Al solo pensiero strinse i pugni.

    «Io sono pronto» le rispose. «È per te che mi preoccupo.»

    «Ti avevo promesso che sarei tornata pronta per il matrimonio. E così è.» Sconvolta dal doppio colpo rappresentato dalla morte del padre e dalla perdita della tenuta Randall, Jess non aveva avuto la forza di diventare la moglie di qualcuno dodici mesi prima, ancor meno la moglie di un uomo come Gabriel.

    «Damon e Kayla si sono separati.»

    La sua mente non riuscì a dare un senso a quelle parole. «Che cosa? Ma se mi hai detto che Kayla è incinta!»

    «Proprio così. Il tuo amichetto l’ha piantata tre mesi fa.»

    Fu uno schiaffo in pieno viso. «Damon è mio amico e niente più» rispose, serrando ancora più forte i pugni.

    «Anche se tu vorresti altrimenti?» le domandò, lanciandole un’occhiata gelida, gli occhi impenetrabili.

    «Sì. Anche se vorrei altrimenti» ammise, nonostante la propria umiliazione. «Lui non mi ha mai amata. Non come ama Kayla.»

    «Adesso sembra che non sia più così. Quel ragazzo si presenta in giro ogni settimana con una donna diversa.»

    «Non è più un ragazzo» protestò lei. «Ha la mia stessa età.» Ventisei anni erano più che sufficienti per crescere e diventare adulti.

    «Anche adesso si sta comportando come un ragazzino» proseguì Gabe, ignorando la sua obiezione. Lui aveva trentacinque anni. Nove anni in più potevano scavare un baratro generazionale.

    «E come è successo?» domandò lei «E perché non me lo hai raccontato prima?»

    Lui le rivolse una strana occhiata. «Non lo ha fatto Damon?»

    «Che cosa?» chiese, sistemandosi i capelli dietro le orecchie. «No, non ci siamo più parlati da quando sono partita.»

    «Mai?»

    «No» mentì, cercando di non pensare a quell’unica telefonata che Damon le aveva fatto da un bar quattro mesi prima. Era ubriaco, ma aveva detto cose che un uomo sposato non avrebbe dovuto dire... cose che lei non avrebbe dovuto ascoltare. «È una situazione senza via di uscita?»

    «Si mormora che stiano per chiedere il divorzio.»

    «Povera Kayla.»

    «Ipocrisia, Jess? Non me l’aspettavo da te.»

    Lei arrossì di nuovo. «Non mi importa quello che pensi: non augurerei a nessuna donna un simile dolore. A meno che... è stata lei a chiedere la separazione?»

    «Dall’aspetto che ha, non si direbbe.»

    «Non riesco a credere che Damon manderebbe davvero all’aria il suo matrimonio.»

    «Forse ha finalmente capito a che cosa ha rinunciato.» Era impossibile non notare il tono di sfida nella voce di Gabe. «Che cosa hai intenzione di fare?»

    «Fare?» domandò lei, ancora scossa per le implicazioni della prima domanda.

    «Domani ci sposeremo e io sono deciso a far funzionare questo matrimonio. Perciò, se hai intenzione di cominciare a dare la caccia a Damon, sarà meglio che tu me lo dica subito.»

    Jess trasse un profondo respiro. «E io come potrei prendere una decisione così, su due piedi?»

    «Puoi farlo come hai deciso ai tempi di sposarmi e di prendere i miei soldi per andare a Los Angeles.»

    «E me lo rinfacci? Tu eri d’accordo con me sull’opportunità che mi allontanassi di qui per un anno.»

    Lui serrò la mascella. «Rispondi alla domanda, Jess! Ti vuoi sposare o no?»

    In verità, lei non aveva molta scelta. Se si fosse tirata indietro avrebbe perduto l’ultimo fragile legame con la terra che un tempo era appartenuta alla tenuta Randall. «Quanto vuoi per rivendermi Randall?» domandò d’impulso. Gabe non aveva mai desiderato in modo particolare la tenuta. L’unico motivo per cui si era fatto sotto per rilevare l’ipoteca era perché lei era andata a supplicarlo di farlo. Ma questo non impediva il fatto che ora lui possedeva la terra. E possedeva lei.

    Gabe sbuffò. «Non avevi quella somma di denaro allora e non ce l’hai adesso. E non ce l’ha neppure Damon.»

    Due affermazioni incontrovertibili. E poi era in debito con Gabe anche per il denaro speso per il soggiorno di un anno a Los Angeles... un anno di cui aveva disperato bisogno per crescere. Ed era cresciuta. Forse amava Damon, ma aveva fatto una promessa a suo padre sul letto di morte e l’avrebbe mantenuta. Un Randall avrebbe sempre posseduto quella terra. «Ti sposerò.»

    «Firmerai un accordo prematrimoniale.»

    Lei capì al volo il significato sottinteso. «Non cercherò di riavere indietro la terra con un divorzio» gli assicurò. Comprando quella terra, Gabe l’aveva salvata dagli speculatori che l’avrebbero rovinata.

    In quel momento pagare il prezzo che le aveva imposto, un matrimonio, non le era sembrato così terribile. Soprattutto perché aveva creduto che quel legame non le avrebbe richiesto qualcosa in termini di coinvolgimento emotivo, lasciandola libera nell’anima e nel corpo. Protetta. Non le era mai passato per l’anticamera del cervello la

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