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Fidanzata col nemico: Harmony Collezione
Fidanzata col nemico: Harmony Collezione
Fidanzata col nemico: Harmony Collezione
E-book162 pagine2 ore

Fidanzata col nemico: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Gli scandali dei Ravensdale 3/4

Quando anche il suo terzo fidanzato decide di lasciarla, Jasmine Connolly per riconquistarlo mette a punto una strategia che prevede l'aiuto di Jake Ravensdale, l'uomo che aveva giurato di odiare per sempre. Anche se ormai sono trascorsi sette anni, Jasmine non riesce ancora a perdonarlo per averla rifiutata e umiliata. Ciò non toglie che lui sia il candidato perfetto per mettere a punto il suo piano.
Ma con il passare dei giorni, la linea che divide odio e amore si assottiglia sempre di più. Se lei non può più aggrapparsi al dolore che Jake le ha causato, cosa le impedirà di innamorarsi di nuovo di lui?
LinguaItaliano
Data di uscita19 lug 2019
ISBN9788830500679
Fidanzata col nemico: Harmony Collezione
Autore

Melanie Milburne

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Fidanzata col nemico - Melanie Milburne

    successivo.

    1

    Non era la restituzione dell'anello di fidanzamento la maggiore preoccupazione di Jasmine Connolly, comunque ne aveva altri due al sicuro in un cassetto nel suo appartamento a Mayfair, situato proprio sopra il suo atelier di abiti da sposa. No, ciò che la turbava davvero era la consapevolezza di essere stata rifiutata. Di nuovo.

    Ma cosa c'era di sbagliato in lei? Perché qualcosa doveva esserci, ragionò. Un qualcosa che aveva indotto tutte le persone che aveva considerato importanti ad abbandonarla, sua madre per prima.

    In ogni caso non era solo quella consapevolezza che la spingeva verso un attacco di panico.

    Il weekend successivo sarebbe dovuta intervenire alla Tuttosposi, la fiera invernale del wedding che si sarebbe svolta a Gloucester, e non poteva assolutamente andarci senza un fidanzato. Sarebbe stato come entrare nel lussuoso albergo dove aveva prenotato una camera ormai da mesi con la parola Perdente scritta a lettere cubitali sulla fronte.

    La partecipazione alla fiera significava che, dopo una lunga gavetta, era riuscita finalmente a conquistarsi un posticino nel mondo della moda. Per la prima volta uno dei suoi modelli avrebbe sfilato in passerella, e con un po' di fortuna il tanto sospirato successo sarebbe arrivato.

    Aveva una vera passione per il suo lavoro, una passione che non si esauriva nell'ambito della confezione di abiti da sposa. In realtà era innamorata dell'idea del matrimonio, di quell'impegno per la vita che una persona si assumeva nei confronti di un'altra. Perché si supponeva che l'amore durasse per sempre.

    Ogni volta che disegnava e cuciva un abito da sposa, infondeva in quel compito tutte le sue speranze, e anche i suoi timori. E se non fosse stata destinata a indossare una delle sue creazioni? Che tipo di crudele ironia sarebbe stata?

    Lanciò uno sguardo alla mano sinistra che stringeva il volante. Forse avrebbe dovuto indossare uno degli anelli di fidanzamento che conservava in quel cassetto, così da non spiegare a tutti che, per citare Myles, loro due si stavano prendendo una pausa di riflessione.

    Certamente però non importava la descrizione che lui aveva dato, perché la realtà era una sola, decise Jasmine. Era stata mollata. Lasciata. Abbandonata.

    Ed era di nuovo sola.

    Tre fidanzamenti finiti tutti nello stesso modo... Questo poteva significare un'unica cosa. Lei era un disastro con le relazioni.

    Parcheggiò l'auto al suo solito posto nel cortile di Ravensdene, la sfarzosa residenza di proprietà dei due famosi attori teatrali Richard ed Elisabetta Ravensdale, dove era cresciuta in qualità di figlia del giardiniere e di sorella ad honorem di Miranda Ravensdale e dei suoi due fratelli maggiori, i gemelli Julius e Jake.

    Miranda si era appena fidanzata. Accidenti.

    Era felice per la sua amica, lo era davvero. Miranda e Leandro Allegretti formavano una coppia perfetta. Nessuno meritava il lieto fine più di loro.

    Però, perché non poteva averne uno anche lei?, si chiese, appoggiando la fronte allo sterzo.

    Il ruggito di un motore la indusse a raddrizzare la schiena. Scese alla svelta dall'utilitaria e guardò la potente auto sportiva italiana che risaliva il viale di accesso per fermarsi con uno stridio di pneumatici.

    Jake Ravensdale smontò dall'auto con movimenti atletici e fluidi nonostante l'imponenza del suo fisico. Sapeva che era lui e non suo fratello perché era sempre stata in grado di distinguerli. Non tutti ci riuscivano, poiché erano due gemelli pressoché identici, ma lei avvertiva la differenza nelle membra. Il suo corpo andava in fiamme quando lui era nei paraggi. Riceveva i messaggi inviati da quello di Jake, e di conseguenza sfuggiva completamente al controllo esercitato dalla sua volontà.

    Il vento gli aveva arruffato i capelli scuri, ma non per questo erano disordinati. Un altro motivo per odiarlo, decise. Se avesse guidato lei una decappottabile con il tettuccio abbassato in quella fredda giornata autunnale, la sua chioma si sarebbe ridotta in un'intricata massa di riccioli ribelli.

    Jake indossava vestiti casual, notò, d'altra parte tutto in lui era casuale, incluso il modo di gestire le relazioni sentimentali, sempre se era possibile definire così le avventure di una notte.

    Un paio di lenti da sole nascondevano gli occhi color dello zaffiro, ma la profonda ruga che gli solcava la fronte invece era ben evidente. Almeno era un cambiamento rispetto all'espressione beffarda del viso che era uno dei suoi marchi di fabbrica.

    «Cosa ci fai tu qui?» esordì Jake bruscamente.

    «Sono felice anch'io di vederti» borbottò Jasmine. «Come ti vanno le cose? Hai già subito quel trapianto di personalità che avevi in programma?»

    Jake si tolse gli occhiali e le lanciò uno sguardo torvo. «Dovevi essere a Londra.»

    «Ma davvero?»

    «L'ho chiesto a Miranda.» Jake chiuse la portiera dell'auto. «E lei ha detto che saresti andata a una festa a casa dei genitori di Tim.»

    «Myles» lo corresse lei. «Tim era... l'altro.»

    «Il numero uno o due?»

    Era molto seccante che parlasse dei suoi ex fidanzati come se fossero esseri inutili. Non che lei avesse un'opinione diversa di loro al momento, ammise Jasmine. «Il numero due.»

    Jake azionò il telecomando per aprire il cofano.

    «Dunque dov'è il caro Myles? Ti raggiungerà qui?»

    Sapeva di non dover notare il modo in cui il tessuto aderiva al perfetto fondoschiena di Jake mentre questi si chinava per prendere il suo borsone dal bagagliaio, ma cos'altro poteva fare una ragazza nella sua situazione?, si chiese Jasmine. Jake aveva un fisico da atleta. Alto e asciutto, ogni muscolo al posto giusto. In pratica, era il sogno di ogni donna tramutato in realtà. Sin da quando i suoi ormoni avevano raggiunto l'età necessaria per notarlo, era proprio quello che avevano fatto, lo avevano notato. Il che era un dannato inconveniente, poiché lei lo detestava senza riserve. «No, resterà in città, ha un lavoro da portare a termine... Dopo la festa, intendo.»

    Jake si voltò per guardarla, un sorriso sarcastico che gli incurvava le labbra. «Vi siete lasciati.»

    Non era stata una domanda bensì una constatazione. L'ennesimo fidanzamento di Jasmine Connolly finisce quasi ancor prima di cominciare... Ovviamente, non aveva nessuna intenzione di ammetterlo, decise lei. «Non dire stupidaggini» lo redarguì. «Come ti viene in mente una cosa simile? Solo perché ho deciso di trascorrere qui il weekend per concentrarmi sull'abito da sposa di Holly, questo non significa che...»

    «Che fine ha fatto quella grossa pietra scintillante, un po' pacchiana in verità, di cui andavi tanto fiera?»

    Jasmine usò la mano sinistra per respingere una ciocca di capelli che le era ricaduta sul viso con quello che sperava apparisse come un gesto noncurante. «L'anello è a Londra» rispose. «Non lo indosso mai quando lavoro.» Che poi, almeno, non era del tutto una bugia. L'anello era effettivamente a Londra, al sicuro nella cassaforte a casa dei genitori di Myles. Era così offesa perché lui non le aveva permesso di tenerlo, nemmeno per i pochi giorni che le sarebbero stati necessari per abituarsi all'idea della pausa di riflessione. D'accordo, il gioiello era parte dell'eredità di famiglia, ma allora? Myles era ricco, poteva comprarne altri. Ma no, lui aveva preteso di riavere proprio quello, di conseguenza era costretta ad andare in giro senza un anello al dito perché era stata troppo arrabbiata per ricordare di prenderne un altro prima di uscire da casa.

    Una disdetta che fosse proprio Jake il primo a sapere che ancora una volta un suo fidanzamento era andato a monte. Jake, che non le avrebbe offerto conforto o parole di comprensione, ma che si sarebbe sbellicato dalle risate.

    «Faresti meglio a sparire se non sei dell'umore adatto per un party» le consigliò lui, agganciando un dito nel collo della sua giacca di fattura italiana per appoggiarla poi su una spalla. «I miei ospiti arriveranno fra circa un'ora.»

    «Ospiti?» ripeté Jasmine, avvilita.

    «Esatto» confermò lui, i mocassini di fattura italiana che affondavano nella ghiaia mentre percorreva il vialetto diretto verso la porta d'ingresso della maestosa dimora in stile elisabettiano. «Sai, persone che mangiano, bevono e non vanno mai a dormire... Ospiti, appunto.»

    Jasmine gli trotterellò alle calcagna, sentendosi come un cagnolino che cercava di tenere il passo con un alano.

    «Quanti ospiti?» s'informò. «Tutte donne?» aggiunse.

    Jake le scoccò un sorriso a trentadue denti. «Tu sì che mi conosci bene» mormorò.

    Lei avvertì il viso andarle in fiamme al pensiero di essere costretta ad assistere mentre lui se la spassava con il suo harem di aspiranti attrici. Contrariamente a Julius e a Miranda, che facevano del loro meglio per prendere le distanze dall'ambiente frequentato dai loro famosi genitori, Jake lo sfruttava al massimo.

    D'altra parte lui era immune da ogni scrupolo, lei stessa aveva verificato di persona quel fatto quando, a sedici anni e durante uno dei leggendari party di Capodanno organizzato dai coniugi Ravensdale, l'aveva indotta a credere che avesse avuto intenzioni serie riguardo...

    Ma non pensava mai a quella notte e a cos'era successo nella sua camera, e dopo. Mai.

    «Non puoi dare una festa» affermò mentre entravano in casa. «La signora Eggleston non c'è, è andata a Bath per fare visita alla sorella.»

    «Il che è proprio il motivo per cui ho scelto questo weekend» puntualizzò Jake. «Ma non preoccuparti. Ho preso un catering.»

    Jasmine incrociò le braccia sul petto, un'espressione torva sul viso. «Scommetto di sapere qual è il piatto forte del menu» borbottò. Lui, ovviamente. Adulato e corteggiato da una piccola squadra di svampite che ingoiavano champagne come se fosse acqua e non toccavano cibo nel timore di guadagnare qualche etto. Sperava che almeno fossero tutte maggiorenni.

    «Vuoi unirti a noi?»

    «Per caso sei impazzito? Non posso pensare a nulla di più terribile di un gruppetto di attricette che si gettano ai tuoi piedi, affascinate dal tuo charme... No, preferirei mangiare lamette da barba.»

    Jake si strinse nelle ampie spalle, come a precisare che non gli importava nulla della sua opinione. «Come vuoi» replicò.

    Ah, quanto le sarebbe piaciuto prendere a schiaffi quella faccia dall'espressione così arrogante, pensò lei. Erano anni che non si ritrovava sola con lui, c'erano sempre stati altri componenti della famiglia ogni volta che si erano incontrati a Ravensdene. Chissà perché Eggles non le aveva parlato della festa. Eppure la signora Eggleston, governante di casa Ravensdale in pratica da sempre, sapeva quanto lei detestasse Jake.

    In realtà lo sapevano tutti. La loro faida era iniziata sette anni prima. L'aria si caricava di elettricità quando loro due erano insieme nella stessa stanza, anche se circondati da decine di persone.

    L'odio che nutriva per Jake cresceva in modo esponenziale con il trascorrere dei mesi. Lui aveva quel modo di guardarla, come se ricordasse sempre quella notte nella sua camera, quando aveva dato un così misero spettacolo di se stessa.

    I suoi occhi blu scintillavano quando si posavano su di lei, quasi la rivedesse mentre lo aspettava nel suo letto con indosso solo la biancheria intima.

    Esatto, biancheria intima... Scosse la testa. Ma a cosa aveva pensato? E perché non si era resa conto che l'intenzione di Jake era stata solo quella di ridere alle sue spalle? L'umiliazione che aveva vissuto in quei momenti, la vergogna di essere cacciata via sotto lo sguardo delle sue...

    Non voleva ripensarci.

    E non lo avrebbe fatto.

    Non c'era nemmeno suo padre per agire da spartiacque. Era a bordo di una nave da crociera con la sua nuova moglie. Suo padre ora aveva altro da fare, ragionò, e comunque non era una novità. Il lavoro per lui era sempre venuto al primo posto. Com'era possibile che un giardino, per quanto grande come quello di Ravensdene, fosse più importante dell'unica figlia non lo aveva mai capito, ma era quella la realtà.

    Tornare a Londra era fuori questione e comunque non era pronta per annunciare l'ennesima fine del suo ennesimo fidanzamento. Non ancora, non prima di essere certa

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