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Il tempo del piacere (eLit): eLit
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E-book222 pagine3 ore

Il tempo del piacere (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Milla Page si considera una donna razionale, ma quando si ritrova tra le mani il biglietto da visita di Rennie Bergen, con cui ha avuto una storia bollente e clandestina sei anni prima, è sicura che il destino c’entri per forza. Lei ha bisogno di un cavaliere con cui visitare i posti più caldi di San Francisco e scrivere poi un articolo. Rennie, star di un programma televisivo di successo, sembra il partner ideale per scoprire le piccanti potenzialità delle notti californiane. Certo, lui è ancora più sexy di come lo ricordasse, e il rischio di ritrovarsi con il cuore a pezzi è reale. Milla, però, è pronta a osare...



"Belli e dannati"

1)C'era una volta la seduzione

2)Il fascino della sfida

3)Dolce tentazione

4)Il tempo del piacere

5)Bacio chi mi pare
LinguaItaliano
Data di uscita31 mar 2017
ISBN9788858968451
Il tempo del piacere (eLit): eLit
Autore

Alison Kent

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il tempo del piacere (eLit) - Alison Kent

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Infatuation

    Harlequin Blaze

    © 2006 Mica Stone

    Traduzione di Elisabetta Elefante

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5896-845-1

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    ALISON KENT

    IL TEMPO DEL PIACERE

    BELLI E DANNATI

    1

    «Milla, tesoro, scusa se te lo dico, ma oggi hai proprio una faccia da fare spavento.»

    Milla Page guardò senza alcuna invidia l’immagine della collega che le rimandava lo specchio. Erano scese in ascensore dal loro ufficio al decimo piano del Wenthworth-Holt Building alla più spaziosa sala da bagno del secondo, visto che la loro era ancora in fase di ristrutturazione.

    Guardando la pelle color caramello dell’altra donna, i suoi capelli scuri e i vibranti occhi verdi, fece un rapido confronto con le tonalità sbiadite del proprio viso. E per un momento desiderò di essere uscita di casa quella mattina con un gran cappello calato sulla faccia.

    «Da fare spavento, hai detto bene» rispose con un gran sospiro. «Ma guardami: occhi cerchiati, pallore mortale... sembro proprio un cadavere ambulante.»

    «Volendo descrivere il tuo colorito, direi che è una via di mezzo tra il giallo colera e il bianco gesso» concluse Natalie, un attimo prima di chiudersi in una delle toilette allineate alle spalle del lungo specchio.

    Non aveva esagerato: aveva davvero un’aria smunta e malaticcia.

    Cose che capitavano a chi, come Milla, faceva le ore piccole in compagnia di single irriducibili, esagerava con il cibo, beveva qualche bicchiere di troppo, dormiva poco e doveva alzarsi presto al mattino, per poi rifare tutto quanto anche la sera dopo.

    Come diavolo le era saltato in mente di accettare un impiego che la obbligava a uscire ogni santa sera e a restare fuori fino a tardi? Doveva avere in sé una vena di autolesionismo, non c’era altra spiegazione. Già uscire per divertirsi era un vero strazio tra cerette, pulizie del viso, messe in piega, manicure... e per cosa, poi?

    Scuotendo il capo, frugò nell’ampia borsa di morbida nappa e tirò fuori la trousse del trucco, che posò sul ripiano di marmo screziato in cui erano incassati i lavandini ovali. Tentennò tra il rossetto carminio e quello perlato rosa, ma alla fine scelse il secondo: il rosso intenso l’avrebbe fatta assomigliare a un pagliaccio.

    Sebbene si fosse trasferita in pianta stabile a San Francisco da quasi sei anni, cioè dopo la laurea, e potesse quindi vantare un’esperienza quasi decennale in fatto di locali, esperienza che peraltro le era valsa una rubrica tutta sua nella quale recensiva i ristoranti più in voga della città, Milla non si era ancora abituata a fare quella vita.

    Il motivo? Per esprimere un giudizio sui locali che le segnalavano e descriverli poi nelle sue recensioni come luoghi più o meno adatti a una serata galante doveva necessariamente andarci. E ovviamente non da sola. Il che significava doversi cercare un accompagnatore. Cosa tutt’altro che facile, dal momento che non aveva un ragazzo fisso dai tempi del college.

    Due delle sue colleghe del CuoriSolitariOnline.com facevano del proprio meglio per aiutarla. Amy Childs e suo marito Chris, Natalie e Jamal, il suo fidanzato, finora le avevano presentato un numero discreto di bei ragazzi. Dopo una breve frequentazione, quando era apparso evidente che con loro non sarebbe stato possibile avere più di una cordiale amicizia, Milla si era conservata i nomi e i numeri di telefono dei più simpatici, che chiamava all’occorrenza.

    Di fronte alla proposta di passare una serata fuori in un locale nuovo e a spese dell’agenzia, quale uomo al mondo si sarebbe rifiutato? Infatti accettavano sempre tutti.

    Il problema era che in quel modo Milla non poteva assolvere degnamente il suo compito. Visitare un locale con l’intento di valutare se fosse adatto a un appuntamento galante e andarci con un uomo che per lei era solo un amico non sempre dava alle sue recensioni il brio che avrebbero avuto se invece si fosse trattato di un incontro più pepato.

    D’altronde, però, se accettare un appuntamento al buio, come aveva fatto la sera prima, significava poi doversi trascinare al lavoro con quella faccia da morto che cammina... meglio lasciar perdere.

    Solo che proprio quella mattina il suo capo, Joan Redmond, le aveva assegnato un nuovo incarico. Una specie di sfida, a detta di Joan: un vero supplizio, per come la vedeva Milla, ripensando a quel che la aspettava.

    Per tre venerdì di fila, cioè i tre venerdì prima del Ringraziamento, lavorando in parallelo con le sue colleghe delle filiali dell’agenzia di Seattle, Denver, Austin e Miami, avrebbe dovuto recensire tre locali di nuova apertura nelle rispettive città, posti che erano descritti come luoghi ideali per cene romantiche e coppiette in cerca di un’atmosfera intima.

    A Milla non era stato detto espressamente che rischiava il lavoro, ma in agenzia si respirava una certa tensione: correva voce che gli sponsor del portale non erano entusiasti dell’approccio troppo morbido di cui Joan si serviva per far conoscere i locali di San Francisco. Volevano un novembre più movimentato. Volevano qualcosa di più audace, che colpisse l’immaginario di chiunque visitasse il sito. Volevano un po’ più di grinta, di sex appeal.

    In altre parole, volevano una Milla più accattivante ed effervescente. Ma in quel momento, Milla aveva solo voglia di andarsene a casa e di gettarsi su un letto. Da sola.

    Il pensiero di dover passare tre fine settimana di fila a recensire locali per coppiette non l’allettava per niente. Sarebbe stata pronta a rifiutare l’incarico, anche a costo di rimetterci il lavoro: non l’aveva fatto solo perché il suo cavaliere dell’indomani sera, cioè il primo dei tre cruciali venerdì era Chad Rogers, uno dei pochi, cari amici che si era fatta grazie a Natalie e a Jamal. Restava ancora da vedere se Chad sarebbe stato disponibile anche per i due venerdì successivi.

    Natalie uscì dal bagno e si avvicinò al lavandino. Si lavò le mani e, mentre se le asciugava, tornò a studiare il viso di Milla con un’aria tutt’altro che incoraggiante.

    «Che altro hai lì dentro?» le chiese, togliendole di mano il rossetto e sbirciando nella trousse.

    Stanca com’era, Milla sarebbe stata pronta a mettere la sua vita nelle mani fidate dell’amica, che a CuoriSolitariOnline.com curava le pagine dedicate alla moda e al make-up.

    «Non mi hai ancora raccontato niente di ieri sera» riprese Natalie, trovando il contenitore squadrato degli ombretti.

    Milla chiuse gli occhi. «Il posto non era male. Un ristorante italiano. I presupposti c’erano tutti: musica soft, candele accese su tutti i tavolini, deliziosi acquerelli alle pareti...»

    «Sbaglio o c’è un ma in arrivo?» chiese Natalie, spalmandole l’ombretto su una palpebra con un polpastrello.

    «I tavolini erano troppo addossati l’uno all’altro» decretò Milla. «Posto adatto per chi ama mangiare bene e fare conversazione. Ma non per due piccioncini che abbiano voglia di scambiarsi qualche... effusione sotto il tavolo, diciamo così.»

    «Non ti ho chiesto come hai mangiato.» Natalie si spostò sull’altra palpebra. «Ero curiosa di sapere del tuo accompagnatore. Era uno dei riciclati?»

    Milla sorrise come faceva ogni volta che Natalie usava quel termine, riferendosi agli uomini che conosceva tramite l’esclusivo e segretissimo club di cui faceva parte assieme a una decina di altre ragazze, tutte single, che lavoravano nell’edificio. Le riunioni si tenevano proprio in quella sala da bagno ogni lunedì mattina, durante la pausa pranzo.

    Ricordò la prima volta che era stata invitata a parteciparvi, la divertita curiosità con cui aveva ascoltato la leggenda che aveva dato vita al club... poi rivelatasi verissima.

    Pamela Hoff, una giunonica bionda che lavorava come consulente finanziaria al quindicesimo piano, dopo aver collezionato una sfilza di disastrosi corteggiatori, una sera aveva accettato l’invito a cena di una versione metropolitana di John Wayne, un rozzo cowboy che, per fare il raffinato, aveva ordinato champagne francese... per poi inanellare una figuraccia dietro l’altra.

    Piantatolo in asso, Pamela aveva deciso di votarsi al nubilato.

    Il cowboy non si era rassegnato. Dopo averla tartassata di telefonate, era tornato alla carica spedendole in ufficio un ridicolo vaso di cristallo a forma di stivale, colmo di rose rosse. Non contento, si era recato di persona a controllare che i fiori fossero stati recapitati e Pamela, perché fosse chiara la sua posizione, invece di ringraziarlo, gli aveva svuotato il vaso dentro i pantaloni, fiori e acqua compresi, tanto per raffreddare i suoi bollenti spiriti.

    Era stata un’esperienza estremamente liberatoria per Pamela che aveva messo a punto una sua personalissima teoria in fatto di uomini: quelli come il suo cowboy, e in circolazione ce n’erano tanti, bisognava evitarli come la peste. Il club era nato inizialmente con questo obiettivo: per organizzare una specie di passaparola tra le ragazze che lavoravano nell’edificio. E di lì poi era venuta fuori anche l’idea dell’estrazione a sorte.

    Funzionava così. Il vaso a forma di stivale, che dava il nome al club, era sempre lì, posato sulla consolle della saletta. Le ragazze del club, a ogni riunione, ci infilavano dentro i bigliettini da visita degli uomini che avevano incontrato, o con cui erano uscite; uomini ai quali, per qualche motivo, non erano interessate, ma che magari potevano legare con qualcun’altra delle amiche del club.

    Sul retro del bigliettino, veniva annotato qualche dettaglio dell’uomo in questione. Si lasciava quindi il biglietto nel mucchio, una raccolta che si faceva sempre più consistente, e se ne pescava un altro quando si aveva voglia di conoscere qualcuno. Era un buon metodo per operare una prima selezione ed evitare tipacci con intenzioni pericolose e sgradevoli sorprese.

    Non era però garantito che la serata con questo emerito sconosciuto andasse bene, come sapeva Milla che aveva fatto appunto quell’esperienza la sera prima.

    «Ora puoi aprire gli occhi» disse Natalie. «E sto ancora aspettando una risposta.»

    Milla obbedì, mentre l’altra donna cercava il pennello del fard nella trousse. «Si chiamava Jason. E il bigliettino l’ho gettato via. Non volevo che a qualche altra ragazza toccasse lo stesso supplizio. Uno come lui è meglio perderlo che trovarlo.»

    «Be’, ma allora che cosa ci faceva il suo bigliettino nello Stivale?» volle sapere Natalie, spennellandole il viso.

    «Ce lo ha messo una delle ragazze che lavorano in un’agenzia viaggi. Una certa Jo Ann» rispose Milla. «Aveva detto di averlo conosciuto durante una crociera. Lo aveva descritto come un tipo spassoso, dalla battuta pronta. Un tipo socievole, alla mano, di buona compagnia. Un gran simpaticone.»

    In crociera, forse. In un raffinato ristorante del centro, Jason si era rivelato un musone di prima categoria. Un orso polare senza pelliccia.

    Natalie ripose il pennello. «Fatto» annunciò. «Allora? Che te ne pare?»

    Milla si guardò allo specchio. Le bionde ciocche del corto caschetto ricaddero perfettamente ai due lati del viso, che aveva perso ogni traccia del cadaverico pallore di pochi istanti prima. Aveva ancora un’aria stanca, ma per quello non si poteva fare granché.

    «Nat, sei davvero unica!» Abbracciò di slancio l’amica. «Ora, se riesco a sopravvivere alle prossime quattro ore di ufficio che mi aspettano e a farmi otto ore di sonno stanotte, forse riuscirò anche a essere una compagnia piacevole per Chad domani sera.»

    Natalie abbassò lo sguardo e richiuse la trousse. «Oh, a proposito di domani...»

    «Oh, no! Ti prego, non mi dire che...»

    «Mi dispiace, ma gli hanno cambiato il turno ed è reperibile in chirurgia» spiegò Natalie, mortificata. «Jamal mi ha mandato un messaggio poco prima che venissi a chiamarti.»

    «Allora non ne se fa niente» sbuffò Milla. «Ho deciso: mando tutto all’aria e passo il weekend a dormire, a rimpinzarmi di gelato e a guardarmi tutta la raccolta dei vecchi episodi di Friends in DVD.»

    «Ah, sì?» Natalie la portò bruscamente con i piedi per terra. «E a Joan che cosa dirai?»

    «Che ho avuto un contrattempo all’ultimo momento. Sono sicura che capirà.»

    «Solo che questo tuo contrattempo rischia di mandare a monte il lavoro di quattro diverse filiali dell’agenzia e di far perdere ulteriormente la pazienza ai nostri preziosi sponsor. E tu sai che cosa significa, vero?»

    Natalie aveva ragione, naturalmente: l’incarico che le era stato affidato faceva parte di un progetto che riguardava tutta l’agenzia e che andava portato a termine nel migliore dei modi se si voleva raggiungere l’ambito obiettivo di diventare i numeri uno di tutta la nazione. Un obiettivo che, peraltro, Milla condivideva e appoggiava, visto che l’agenzia le passava uno stipendio più che generoso.

    Ma trovare una compagnia decente diventava sempre più difficile. E Milla non ne poteva più: era distrutta. Non aveva un appuntamento vero con un uomo da... E chi se lo ricordava? La sua vita personale cominciava a risentire pesantemente di quella professionale, con cui troppo spesso finiva per mescolarsi. «Be’, allora suggeriscimi tu una soluzione: dove lo trovo uno straccio d’uomo disposto a uscire con me domani sera?»

    Natalie si adombrò. «Non avevi un libricino nero con qualche nome di scorta?»

    «Sì, ma sono di scorta. E se comincio a usarli per questi imprevisti dell’ultimo momento, si stuferanno e non vorranno più saperne.»

    «Non vorranno più saperne di che cosa? Di uscire con una bella ragazza come te? Ma fammi il piacere!»

    «Sei davvero un angelo, Nat» disse Milla, che sapeva di avere in Natalie una amica sincera. «Ma c’è anche un altro problema: quei ragazzi sanno benissimo che si tratta di un appuntamento di lavoro. Scroccano una cena a spese dell’agenzia, punto e basta. Anche un vero amico finisce per stufarsi.»

    Natalie si sedette sul bordo del ripiano di marmo, corrucciata. «Ho pensato a qualcuno che potrebbe fare al caso tuo tra gli altri colleghi di Jamal, ma non mi viene in mente nessuno.»

    Milla si strinse nelle spalle. «Non arrovellarti inutilmente. Chiederò ad Amy, magari le verrà qualche idea. E se proprio non avessi altra scelta, consulterò il mio libricino. In fondo, si tratta di un’emergenza.»

    «Ehi, aspetta un momento!» Natalie si drizzò in piedi. «Abbiamo la soluzione a portata di mano, no? Quello Stivale, nella saletta, è pieno zeppo di bigliettini da visita o sbaglio?»

    «Sì, ma dopo ieri sera...» Milla rabbrividì al solo pensiero di poter ripetere una esperienza così disastrosa. «E poi, la tradizione vuole che la pesca del bigliettino avvenga solo e soltanto al termine della riunione di ogni lunedì.»

    «Questo però quando non sei con l’acqua alla gola» le fece notare Natalie. «Lo so, io non sono socia del vostro club, ma credo che nessuna delle tue amiche avrebbe da ridire se pescassi un biglietto di giovedì. È un’emergenza, come hai appena detto. Joan e i nostri sponsor ti stanno col fiato sul collo. Troviamo un tappabuchi per questo venerdì. Io e Amy uniremo le forze e risolveremo il problema per i prossimi due.»

    «Ecco, brave, pensateci voi, perché io ultimamente non ho molta fortuna con gli uomini.»

    «Oh, piantala di fare la vittima» tagliò corto Natalie, prendendo Milla per un braccio e trascinandola fuori dal bagno vero e proprio, fino al salottino. Si fermò con lei davanti al vaso a forma di stivale. «Forza, prendine uno. E spera che sia libero

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