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Il segreto
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E-book153 pagine3 ore

Il segreto

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Info su questo ebook

Bella, sofisticata, sicura di sé, tenacemente attaccata alla propria indipendenza: così appare Juliet Chase la sera in cui David Matthews la conosce. E David decide subito che quella donna deve essere sua. Però Juliet gli resiste, perché lei, scrittrice di grande successo, ha visto stroncare da David, famoso critico letterario, il suo ultimo romanzo. Ma c'è anche un'altra ragione, più intima e personale che Juliet non vuole assolutamente rivelare a un uomo virile e affascinante come David...
LinguaItaliano
Data di uscita14 giu 2016
ISBN9788858949931
Il segreto
Autore

Carole Mortimer

Carole Mortimer was born in England, the youngest of three children. She began writing in 1978, and has now written over one hundred and seventy books for Harlequin Mills and Boon®. Carole has six sons, Matthew, Joshua, Timothy, Michael, David and Peter. She says, ‘I’m happily married to Peter senior; we’re best friends as well as lovers, which is probably the best recipe for a successful relationship. We live in a lovely part of England.’

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    Anteprima del libro

    Il segreto - Carole Mortimer

    successivo.

    1

    Melanie era perfetta come sempre quando andò personalmente ad aprire a Juliet. «Cara!» esclamò baciando con affetto l'amica sulla guancia. «Come sono felice che tu sia potuta venire!»

    Juliet porse il soprabito alla cameriera. «Non fare scene, sapevi benissimo che sarei venuta. Ma ti avverto, è l'ultima volta, almeno per un mese, che vengo a uno dei tuoi ricevimenti. Con tutto il lavoro che ho! Ti rendi conto che è la quarta volta che mi inviti nel giro di due settimane?»

    L'amica la prese a braccetto rivolgendole un sorriso accattivante. «Non ti fa male vedere gente ogni tanto» sentenziò trascinandola in salotto.

    Juliet non amava quelle intrusioni nella sua vita, ma Melanie era la sua migliore amica dai tempi della scuola superiore e anche se aveva sposato un celebre editore continuavano a frequentarsi come prima. Ma odiava le sue serate mondane, la gente che vi incontrava l'annoiava a morte. «Lo sai che la sera devo lavorare» sospirò.

    «Oh, tu lavori troppo. Il lavoro può rendere scontrosi. Non che tu sia scontrosa, tesoro» si corresse immediatamente Melanie notando l'espressione dell'amica.

    «Almeno speriamo che vada meglio dell'altra volta. Quel giudice che mi avevi messo alle costole era di una noia mortale.»

    «Vedrai che il cavaliere che ti ho riservato stasera ti piacerà» disse Melanie con aria complice. «E cerca di essere carina con lui. Michael vorrebbe che tu lo corteggiassi un po'.»

    «Ah! E chi sarebbe?»

    Furono interrotte dalla cameriera che annunciò l'arrivo del primo ospite.

    «Ne parleremo dopo, cara. Stanno arrivando gli amici.»

    «Ma dov'è Michael?»

    «È stato trattenuto in ufficio, però ha promesso di essere puntuale per la cena.»

    Juliet conosceva quasi tutti e chiacchierò amabilmente con gli ospiti. Stavano bevendo un cocktail in attesa di andare a tavola, quando Melanie fu chiamata al telefono. Juliet le si avvicinò. «Qualcosa che non va?»

    «Oh, che seccatura! Duncan Evans non può venire, il che significa che saremo tredici a tavola! Telefonerò a Michael e gli dirò di portare qualcuno. Duncan doveva essere il tuo cavaliere, tra l'altro» spiegò formando il numero dell'ufficio del marito.

    Juliet conosceva vagamente Duncan Evans. Era il direttore di un popolare settimanale femminile e spesso pubblicava a puntate i romanzi editi da Michael. Per una volta Melanie aveva scelto qualcuno che le avrebbe fatto piacere incontrare. Peccato che avesse disdetto l'invito. Forse la compagna che gli avevano destinato non gli interessava: dopotutto chi era lei? Una qualsiasi Juliet Chase, ex compagna di scuola di Melanie.

    Melanie tornò tutta raggiante. «Michael stava uscendo e aveva già pensato di portare qualcuno. Grazie a Dio, avremo chi sostituirà Duncan!»

    «Bene. E chi mi è toccato questa volta?»

    «Su, non fare il broncio. Sono sicura che ti piacerà. Michael dice che è una persona di prim'ordine.»

    «Ma chi è?» insistette Juliet prima che Melanie le sfuggisse di nuovo. Sembrava avere l'argento vivo addosso. Non si riusciva mai a trattenerla più di un minuto.

    «Oh, non lo so. Michael non me l'ha detto e io non ho pensato a chiederglielo. Ma credo che si tratti di qualcuno che era alla riunione con lui.»

    Juliet era seccata. Chissà chi avrebbe dovuto sorbirsi per il resto della serata. A quel punto avrebbe potuto portare uno dei suoi amici, Ben o Stephen sarebbero andati benissimo, i due giovani pendevano dalle sue labbra. Il che non era strano: Juliet era una bella ragazza. I capelli ramati le ricadevano sulle spalle in morbide onde inquadrando un volto molto grazioso. Gli occhi viola erano velati da lunghe ciglia ricurve, una spolverata di efelidi dava un tocco infantile al suo viso mentre il naso regolare, le labbra carnose e il mento a punta le conferivano un'aria risoluta.

    A ventiquattro anni era abbastanza soddisfatta della sua vita. Aveva Ben e Stephen, amava il suo lavoro e, soprattutto, si godeva la libertà, non avendo legami sentimentali.

    Melanie e Michael erano sposati da tre anni e non facevano che perorare la causa del matrimonio, di qui tutti quegli inviti a cena e la quantità di uomini che le facevano conoscere. Melanie era sicura che prima o poi, nel mucchio, Juliet avrebbe trovato uno che le piacesse e che meritasse un secondo incontro.

    L'uomo che arrivò insieme a Michael era completamente diverso da quelli che Melanie le aveva già presentato. Per prima cosa era più giovane, trentacinque o quarant'anni al massimo. I capelli neri erano lievemente spruzzati di grigio alle tempie, i lineamenti marcati e il naso diritto gli davano un'aria severa, gli occhi penetranti, di un azzurro cupo, scrutavano con freddezza la piccola folla di invitati. Una smorfia ironica conferiva più fascino alla bella bocca regolare e una profonda fossetta gli incideva il mento. Era molto alto, di corporatura massiccia e atletica, eppure aveva mani delicate e sensibili da artista.

    L'abito scuro da sera esaltava l'imponenza delle spalle, i fianchi stretti, la muscolatura possente. Era decisamente un bell'uomo e sapeva di esserlo. Il suo atteggiamento esprimeva una profonda sicurezza, accentuata da una sfumatura di alterigia.

    Juliet colse in lui qualcosa di familiare. Quel sorrisetto ironico che si rifletteva negli occhi azzurri, la determinazione di quelle spalle atletiche... Sì, le ricordavano qualcuno, ma chi? Eppure, un uomo come quello non si poteva dimenticare facilmente: l'eccitazione, il magnetismo che suscitava attorno a sé erano straordinari. Era sicura di averlo già visto, ma non riusciva a ricordare assolutamente dove e quando.

    Ora Melanie lo stava accompagnando da lei. Juliet vide lo sguardo compiaciuto dell'uomo passarla in rivista minuziosamente: dai capelli ramati, alla figura slanciata, giù fino alle lunghe gambe perfette e ai piedi curati racchiusi negli alti sandali. Finalmente i suoi occhi tornarono all'altezza del viso. Juliet sostenne il suo sguardo acuto in cui lesse curiosità e ammirazione.

    Come donna era piuttosto alta, ma l'uomo che le stava di fronte la dominava dal suo metro e novanta, avvolgendola nel discreto aroma di un raffinato profumo maschile.

    Melanie sembrava soddisfatta di aver finalmente sistemato tutti i suoi ospiti. «Cara, voglio presentarti David Matthews. David, questa è Juliet Chase, la mia migliore amica. Ora vi lascio a fare conoscenza e vado a dare un'occhiata in cucina. Spero che non sia successo qualche disastro...»

    David Matthews! Juliet si irrigidì leggermente a sentire quel nome. Nessuna sorpresa se le era parso familiare! David Matthews teneva una rubrica settimanale di critica letteraria alla televisione e scriveva articoli sferzanti su uno dei più importanti quotidiani nazionali. Come aveva fatto a non riconoscere subito quell'aria arrogante, quella smorfia sarcastica?

    Sperò che la sua conversazione non avesse lo stesso tono delle critiche che elargiva dal piccolo schermo e dai giornali, altrimenti la serata sarebbe stata peggiore delle altre. Bastava che quell'uomo dicesse una parola e un libro era stroncato oppure diventava il più acclamato bestseller del momento. Si chiese perché Michael lo avesse invitato. Forse riteneva conveniente tenersi amico un uomo simile. Michael, dopotutto, era un abile uomo d'affari.

    «Signorina Chase, fortunatissimo» disse David dopo aver ingoiato un sorso di whisky. «Ho saputo che è rimasta senza cavaliere...»

    Juliet arrossì violentemente. «Non era il mio cavaliere. Un ospite di Melanie ha disdetto l'invito all'ultimo momento e... Se pensa di avere degli obblighi, le assicuro che...»

    «Non intendevo questo, signorina Chase. Al contrario, mi congratulavo con me stesso per la fortuna che mi è capitata.»

    Juliet passò dall'indignazione alla sorpresa. David Matthews non era il tipo da complimenti oziosi, dunque era sincero. Ma l'avversione per lui era troppo radicata per essere spazzata da due paroline dolci.

    «Grazie» disse freddamente. «Trovo molto... interessante il suo programma, signor Matthews.»

    «La ringrazio. Ma la prego, se posso avere il privilegio di chiamarla Juliet, lei mi chiami David.»

    «D'accordo.» Juliet fu attratta dai gesti frenetici che Melanie stava facendo per attirare la sua attenzione. «Credo ci stiano chiamando per andare a cena» disse.

    Come aveva pensato e temuto, Melanie li aveva messi vicini a tavola e David Matthews sembrò deciso ad approfittare al massimo del suo vantaggio. «Mi sto chiedendo» esordì appena si furono seduti, «a quale titolo ti trovi in mezzo a scrittori famosi, divi della televisione, celebri avvocati e – Dio mi perdoni! – campioni di cricket!» Il suo sguardo sarcastico si posò sull'asso della squadra nazionale inglese. «Perché è qui anche lui?» chiese con una risatina.

    «È un vecchio amico di Michael» lo informò Juliet.

    «E tu?»

    «Sono una vecchia amica di Melanie. Tu, invece, sei un famoso critico letterario, perciò la tua presenza è ovvia.»

    «Perché non ti sono simpatico, Juliet?» chiese bruscamente David Matthews, facendola arrossire. «Eppure ancora non ci conosciamo.»

    Né ci teneva a conoscerlo, arrogante e presuntuoso com'era! «Semplicemente non sono d'accordo con alcune delle tue opinioni. Tutto qui. Le tue critiche sono molto feroci, a volte.»

    David Matthews scrollò le ampie spalle. «Se gli autori non sopportano le critiche, farebbero meglio a non scrivere. Un libro è lì per essere criticato.»

    «È lì per essere letto e apprezzato, anche.»

    «Se è buono, l'apprezzo, se non vale niente lo dico.»

    «Sì, l'ho notato. Un paio di mesi fa hai stroncato L'audacia del diavolo di Gregory James e mi hai tolto ogni gusto nel leggerlo.» E poiché Gregory James era uno dei più quotati scrittori di gialli e lei lo amava molto, la cosa l'aveva terribilmente irritata. «A mano a mano che leggevo mi venivano in mente i difetti che tu avevi sottolineato...»

    «Oh, L'audacia del diavolo era robaccia. L'autore ormai si è fatto un nome e così pensa di poter tirar via, prendere in giro il pubblico; tanto, qualsiasi cosa scriva, tutti lo comprano. Il paradosso è che molta gente ha comprato il libro proprio dopo aver sentito la mia critica.»

    «Che impressione ti fa essere detestato?» chiese Juliet.

    «Oh, posso assicurarti che nessuno mi detesta. Anzi, molti mi amano e mi approvano. Esistono perfino dei club di sostenitori di David Matthews» rispose lui sorridendo.

    Già, forse per il suo aspetto affascinante, non certo per la sua cattiveria. «Ho trovato ingiusta la tua recensione di Caroline Miles. Michael non pubblicherebbe mai un libro brutto o mediocre. E non sarebbe l'editore di successo che è, se scegliesse con meno rigore.»

    David sembrava indifferente. «Ho detto soltanto ciò che pensavo.» Il suo tono era tollerante, come di uno che non prenda troppo sul serio le osservazioni che gli

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