Il letto dello scapolo: eLit
Di Jill Shalvis
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Info su questo ebook
Lani Mills ha una cotta colossale per Colin West, ma ha scarse possibilità di fare breccia nel cuore dello scapolo d'oro della California, dal momento che lei, pur carina, dolce e con un cuore grande, non è altro che la sua governante. Ma quando Colin ha bisogno di una finta fidanzata che plachi le velleità da Cupido della sua cara mammina, pensa subito a Lani, che sembra davvero perfetta per il ruolo: fidata e innocua, almeno finché smette di rifare i letti e... comincia a disfarli!
Jill Shalvis
JILL SHALVIS è una scrittrice che ha fatto del rosa malizioso e seducente la sua bandiera. Donna eclettica e vivace, sa dimostrarlo pienamente in ogni suo libro.
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Anteprima del libro
Il letto dello scapolo - Jill Shalvis
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Bachelor’s Bed
Harlequin Temptation
© 2000 Jill Shalvis
Traduzione di Marilisa Pigoni
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2001 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-660-2
www.harlequinmondadori.it
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Prologo
«Ha dimenticato di prendere l’assegno, signorina.»
Al tono inconfondibile di quella voce così sensuale Lani avvicinò la cornetta ancora di più all’orecchio. Non erano completamente estranei, ma non poteva neppure permettersi di scherzare con lui dell’effetto che le faceva la sua voce. Sospirò cercando di non fare troppo rumore e con un respiro profondo controllò quella strana emozione che le formava come un nodo in gola.
«Signorina Mills?»
«Sì, sono qui.» Lui non poteva sapere che lei avrebbe riconosciuto la sua voce ovunque. Certo, non aveva molto senso perdere tempo a fantasticare così su un cliente. Ma il vero problema era che quell’uomo rientrava nelle fantasie di ogni donna nella piccola città di montagna di Sierra Summit. Non si poteva dire che fosse una cittadina noiosa, ma Colin West era il tipo giusto per scatenare le più romantiche fantasie femminili.
«Le devo quel denaro per il servizio di pulizia di casa mia, ricorda?» ribadì Colin senza perdere la pazienza. «Lo ha dimenticato sul mobile all’ingresso.»
«Sì, mi scusi» replicò Lani imbarazzata. Ricordava perfettamente perché era successo. Lui l’aveva guardata con una strana luce negli occhi e Lani era riuscita a malapena a balbettare un saluto prima di chiudere la porta dietro di sé dimenticandosi dell’assegno.
«Nulla di grave, signorina Mills.»
Era quel tono così caldo e rassicurante che le faceva perdere al testa. Si riteneva una donna abbastanza intelligente da non poter amare un uomo che non conosceva davvero, eppure non poteva fare a meno di sognare Colin West a occhi aperti.
Lui era il tipo d’uomo che sa quello che vuole e sa anche come ottenerlo. La gente in città lo descriveva come una persona sfuggente e aggressiva, ma Lani era convinta del contrario.
Secondo lei Colin non era affatto così pericoloso e inavvicinabile. Aveva invece un qualcosa di magnetico e di misterioso.
Si conoscevano da circa un anno, da quando cioè Lani aveva accettato di fornirgli il servizio di pulizia della sua villa una volta alla settimana. In tutto quel tempo aveva sperato che il loro rapporto potesse farsi un po’ meno formale e diplomatico. Ma evidentemente quella era una speranza che solo lei nutriva.
Sospirò di nuovo e cercò di liberare la mente da quegli strani desideri. «Prenderò l’assegno quando verrò da lei la settimana prossima. La ringrazio, comunque.»
«È stato un piacere.» La sua voce sembrò farsi ancora più calda e per un istante Lani s’illuse di nuovo che in fondo anche lui volesse dirle qualcosa di più.
Strinse la mano sulla cornetta e si morse il labbro inferiore. Doveva smetterla di fantasticare. Sapeva bene di essere una perfetta nullità davanti agli occhi di Colin West. Tutto quello che la sua ditta di pulizie riusciva a guadagnare in un anno era molto meno di quello che lui aveva in tasca ogni settimana e il suo ufficio era poco più grande della cabina armadio che aveva in camera da letto.
Probabilmente lui non sapeva nemmeno come si chiamava di nome.
«D’accordo. Alla prossima settimana, Lani.»
Lei riappoggiò piano il ricevitore con lo sguardo perso nel vuoto e un sorriso sognante sulle labbra.
Allora lo sai come mi chiamo!
La settimana successiva, quando Lani arrivò alla villa di Colin, era già buio e lei si sentiva piena di delusione e di rabbia.
Aveva corso come una matta per tutto il giorno nella speranza di potere arrivare lì in anticipo per potere assaporare un po’ la sua vista. Ma era stato tutto inutile e ormai era già molto tardi. Colin probabilmente era uscito per cena.
Lani entrò in cucina e notò subito la busta con il suo nome sopra appoggiata sul tavolo.
«Questa volta spero che non se ne dimenticherà.»
Lani sussultò con un brivido lungo la schiena nel sentire alle spalle l’inconfondibile tono vellutato della sua voce.
Colin era sulla porta che dava sul corridoio e quasi la riempiva con la sua altezza e il suo fisico possente. Ma non le incuteva paura né soggezione. In qualche modo era sicura che quell’atteggiamento da duro nascondesse un cuore grande e pieno di un dolore segreto. Il suo sguardo era imperscrutabile come sempre e intenso. «No, certo» rispose Lani timidamente.
«Dovrebbe chiedere un aumento.»
«Dice davvero?»
«Certo, lei vale molto di più» rispose Colin sincero ma distaccato come sempre.
Non aveva importanza. Lei era convinta che il suo fosse solo un atteggiamento di difesa ed era contenta che lui avesse apprezzato il suo lavoro. Sorrise inclinando un po’ la testa di lato.
Lui la fissò stupito e senza ricambiare il sorriso. Ma per la prima volta Lani riuscì a leggere il suo sguardo. Le sembrava quello di una persona confusa e soprattutto sorpresa di esserlo visto che tutti lo conoscevano come un uomo sicuro di sé.
Evidentemente Colin non gradì quella situazione per lui così insolita e scomparve nel corridoio dopo averla salutata con un cenno del capo.
Non lo rivide più per tutto il mese, anche se per due volte le aveva lasciato biglietti su quanto fosse soddisfatto del servizio.
Lani li aveva conservati domandandosi quando le sarebbe capitato di incontrarlo di nuovo. Si domandava spesso cosa avesse significato quell’espressione disorientata, e se anche lui avesse più ripensato a quel loro strano incontro.
1
Colin non avrebbe mai detto che la disperazione potesse essere uno dei tratti più tipici della sua personalità, almeno fino a quel momento. Si passò la mano sulla fronte e sbuffò guardandosi intorno. L’edificio era ormai completamente vuoto a quell’ora, e Colin era sicuro di essere l’unico a essere rimasto ancora nel suo ufficio.
Era il momento migliore per lavorare e, se solo avesse potuto, avrebbe trascorso dietro a quella scrivania tutta la notte. Anzi, quel progetto per lui era talmente importante che avrebbe volentieri rinunciato a tutto il resto per riuscire a terminarlo il prima possibile. Gettò un’occhiata al prototipo che aveva sulla scrivania e sorrise al pensiero di quanto quella sua invenzione sarebbe stata importante per tutta l’umanità.
Invece di dedicare anima e corpo al miglioramento del laser era costretto a tornare a casa e cercare di risolvere ben altri problemi.
Non aveva altra scelta. Doveva affrontare la realtà e combatterla come se si trattasse di una pericolosa bomba pronta a esplodere da un momento all’altro.
Si trattava di sua madre e delle sue due zie. Adorabili, ma impiccione.
Le tre signore avevano deciso di impegnarsi per distruggergli la vita e non si sarebbero fermate davanti a niente.
Già da parecchio tempo volevano che lui si sposasse e più di una volta lo avevano costretto a incontrare delle ragazze scelte da loro. Ciascuno di quegli appuntamenti alla cieca si era trasformato in una serata da incubo difficile da dimenticare.
Non aveva idea di quale fosse adesso il loro piano, ma era passato ormai troppo tempo da quando l’avevano costretto a uscire con la signorina Mary Martin, la bibliotecaria della città che lo aveva tormentato per più di un mese con telefonate a tutte le ore del giorno e della notte finché non aveva cambiato numero.
No, non poteva permettere che ricominciasse tutto da capo.
In qualche modo doveva riuscire a impedirlo.
La macchina di Lani si fermò davanti al viale d’ingresso con uno strano sibilo. «Eccoci qui. Il mio bolide ce l’ha fatta anche questa volta.»
Carmen le sorrise con un’espressione sollevata, ma senza nessun tipo di entusiasmo.
Era una signora di sessant’anni e soffriva di una leggera forma di sordità. Non aveva un carattere molto disponibile e si rifiutava categoricamente di pulire i vetri. Insomma, non era il massimo come impiegata, ma Lani era così a corto di personale che quel giorno aveva dovuto rimboccarsi le maniche e partecipare alla parte più attiva della sua agenzia di pulizie. Tutto sommato non era nemmeno un sacrificio visto che dovevano pulire la casa di Colin. E Colin West era bello come un sogno.
A volte aveva sperato che lui la potesse considerare non una semplice donna delle pulizie. Avrebbe voluto avere un’occasione diversa per potergli fare conoscere la sua simpatia, la sua prontezza di spirito. Ma sapeva bene che quella era solo un’illusione perché lui era semplicemente troppo perfetto.
Eppure non riusciva a smettere di sognare a occhi aperti e forse un giorno avrebbe anche seguito il consiglio della zia Jennie. Avrebbe smesso di preoccuparsi così tanto delle conseguenze e dei rischi e avrebbe vissuto il resto della sua vita afferrando al volo ogni occasione di felicità senza paura di bruciarsi le ali.
Carmen sospirò infastidita mentre Lani fissava il vuoto soprappensiero. Si affrettò a togliere i secchi e la scatola con i detersivi dal bagagliaio mentre Carmen si sistemava i capelli.
Sarà una lunga giornata, pensò Lani osservando l’aria distaccata della sua compagna. Doveva smetterla di assumere le persone solo perché le dispiaceva deludere qualcuno. Ma no, in fondo Carmen era una brava persona anche se adesso le faceva portare tutta quella roba da sola senza fare nemmeno il gesto di darle una mano.
Si dice che l’aria di montagna rende forti e Lani aveva sempre vissuto a Sierra Summit, proprio alla base della catena montuosa che circonda Los Angeles. Ma il caldo di luglio saliva dalla pianura fin lassù e la faceva sentire debole e fiacca.
Si passò la mano sulla fronte sudata e raccolse con fatica il secchio e la scatola di detersivi inalando il profumo intenso di limone e pino.
Carmen finalmente decise di darle