Il fascino della sfida (eLit): eLit
Di Kate Hardy
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Info su questo ebook
"Belli e dannati"
1)C'era una volta la seduzione
2)Il fascino della sfida
3)Dolce tentazione
4)Il tempo del piacere
5)Bacio chi mi pare
Kate Hardy
Autrice inglese, consulta spesso riviste scientifiche per verificare i dettagli tecnici dei suoi romanzi.
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Anteprima del libro
Il fascino della sfida (eLit) - Kate Hardy
successivo.
1
Doveva trattarsi di un incubo orrendo. Non poteva essere vero. Non poteva.
Daisy avvertì un crescente senso di nausea salirle alla bocca dello stomaco.
Diverse persone, completamente sbronze a giudicare dal numero di bottiglie rotte e dagli spruzzi di vomito sparsi in giro, avevano fatto irruzione all'interno del parco dei divertimenti allestito come museo di giostre d'epoca. I giovinastri si erano divertiti a tagliare la coda ai cavalli e a disegnare oscenità con la vernice spray sul fianco degli animali. Avevano trasformato il bar in un baraccone del tiro a segno e distrutto a sassate le lastre di cristallo.
Daisy era sempre stata un tipo pratico, riusciva ad aggiustare qualunque cosa, ma oggi non sarebbe stata in grado di aprire il museo. Ci sarebbero voluti giorni per venire a capo di questo caos e ripristinare ogni cosa in sicurezza per i bambini e le famiglie.
Chi poteva aver fatto una cosa simile? Non riusciva a capacitarsene. Perché mai qualcuno avrebbe dovuto distruggere una giostra così bella, una così preziosa testimonianza del passato, e solo per lo sballo?
Con le mani che le tremavano, Daisy telefonò alla polizia per la denuncia.
Poi chiamò lo zio. Detestava disturbarlo nel giorno libero, proprio quando avrebbe dovuto essere lei a occuparsi dell'apertura, ma ormai questa non era più una domenica come le altre, e lui doveva sapere, visto che aveva dedicato al museo metà della propria esistenza.
«Bill, sono Daisy. Mi dispiace chiamarti a quest'ora di domenica mattina, ma...» Deglutì a fatica, non sapeva che cosa dire, come dargli una notizia così terribile.
«Daisy, stai bene? Che cos'è successo?»
«Stanotte dei vandali devono essersi introdotti nel parco, non so come.» Daisy era certa di aver chiuso bene a chiave la sera prima. «Ci sono vetri rotti dappertutto e hanno danneggiato i cavalli.» Si morse il labbro. «Sta arrivando la polizia. Dovremo tenere chiuso almeno oggi, probabilmente anche domani.»
Doveva proprio accadere all'inizio della stagione? Mandavano avanti il museo con proventi davvero limitati e questo avrebbe creato un buco enorme nel loro budget. Si poteva sistemare tutto, ma ci voleva tempo e avrebbero dovuto pagare l'aumento dell'assicurazione, che certo non sarebbe stato contenuto. Per non parlare dei mancati introiti finché non fossero riusciti a rimettere tutto in funzione. Se si fosse sparsa la voce, questo avrebbe potuto pregiudicare anche i futuri guadagni.
Senza un numero decente di visitatori non avrebbero avuto il denaro per procedere nel programma di restauri. La giostra con le catenelle che era riuscita a salvare l'autunno scorso sarebbe rimasta ad arrugginire per un anno ancora e forse alla fine sarebbe stato troppo tardi per recuperarla. E così, invece di avere un pezzo d'epoca funzionante, in grado di attirare visitatori entusiasti, si sarebbero ritrovati con un ammasso di inutile ferraglia. Un sacco di denaro sprecato, ed era stata lei a insistere per convincere Bill a comprarla. Voleva dimostrargli che sarebbe stata in grado di prendere in mano la situazione una volta che lui fosse andato in pensione, tra un paio d'anni, per questo aveva speso il denaro che avrebbero dovuto tenere da parte per situazioni del genere.
«La polizia ha chiesto di parlare anche con te. Mi dispiace, Bill.»
«Va bene, tesoro. Arrivo» la rassicurò lo zio.
«Grazie. Nel frattempo metterò dei cartelli per avvisare che teniamo chiuso e chiamerò il personale per informarlo» gli annunciò lei.
Daisy fissò il carosello vittoriano realizzato dal suo bisnonno, completo di organetto originale. Era cresciuta con quei cavalli di legno, ricordava quando ci saliva da bambina; ora aveva la sensazione che qualcuno avesse fatto a pezzi parte della sua infanzia e l'avesse calpestata.
Negli ultimi dieci anni aveva contribuito alla realizzazione di questo posto: dieci anni durante i quali aveva seguito un corso durissimo di ingegneria meccanica. Per tutto il tempo aveva dovuto convincere familiari e amici del fatto che stava facendo la cosa giusta e Stuart l'aveva perfino costretta a scegliere tra il parco di divertimenti e lui.
In realtà non era stato poi granché come ultimatum. Un uomo che voleva cambiarla e impedirle di fare quel che amava, non poteva essere quello giusto per lei. Sapeva di aver fatto la scelta più opportuna per entrambi, lasciandolo. Ora lui era sposato e portava regolarmente i figli alle giostre.
Strano che ora riuscisse a capire che cosa lei ci trovasse di tanto speciale.
Ma ormai era troppo tardi, anche se Stuart non fosse stato sposato, non le interessava più. Quando i due ragazzi che aveva avuto dopo di lui si erano rivelati della stessa pasta del primo, aveva deciso di concentrarsi sul lavoro. Perlomeno qui veniva accettata per quel che era; aveva dimostrato di saper ascoltare, lavorare sodo e di essere in gamba.
Era alla scrivania, intenta a telefonare ai colleghi, quando entrarono Bill e Nancy. Lo zio era scuro in volto.
«Non posso crederci. Vorrei mettere le mani su chi ha fatto questo e sistemarli per le feste.»
Daisy strinse i pugni in un gesto di rabbia e di frustrazione al pensiero di come il lavoro di tutti quanti fosse andato distrutto.
«E la gente che progettava di venire oggi resterà delusa. Forse dovrei chiamare Annie.» La sua migliore amica si occupava di cronaca locale. «Potrà fare in modo che la notizia venga data al giornale radio, per evitare un viaggio a vuoto almeno ad alcuni.»
«Buona idea» disse Nancy.
«Ho anche fatto un giro di telefonate per avvertire tutti di restare a casa oggi» aggiunse Daisy. «Hanno detto di avvisarli quando la polizia dirà che possiamo iniziare a risistemare tutto, così verranno ad aiutarci.»
«Abbiamo la fortuna di avere un'ottima squadra» sospirò Bill. «Tu chiama Annie, mentre Nancy e io continueremo con la lista dei volontari.»
Annie arrivò nel bel mezzo del colloquio con la polizia, accompagnata da un fotografo. «Probabilmente è una storia da prima pagina e avremo bisogno di qualche foto. Tu sei perfetta per questo, Daze.»
«Volete fotografarmi?» chiese lei, confusa. «Perché? La scena là fuori non vi sembra già abbastanza eloquente?»
«Sai com'è, un'immagine vale più di mille parole» spiegò Annie. «E tu sei davvero fotogenica, Daze. Inoltre sei talmente trasparente che tutti vedranno quanto sei sconvolta. Il tuo volto susciterà un'enorme solidarietà.»
«Non voglio solidarietà. Voglio che il mio parco dei divertimenti torni come prima» rispose Daisy.
«Lo so, tesoro, e sarà così» la consolò Annie. «Ne parleranno la radio e la televisione locali. Potrai diffondere la notizia della chiusura e questo ricorderà alla gente della vostra esistenza. Con un pizzico di fortuna il prossimo weekend arriveranno molti più visitatori del solito, anche solo per curiosità.»
Daisy fece una smorfia. «Annie, è orribile.»
«È la natura umana» commentò l'amica. «Quel poliziotto laggiù continua a guardarti. Fagli un sorriso.»
«Annie!» Daisy guardò incredula la sua migliore amica. Con tutti quei guai Annie pensava a trovarle un uomo?
«Daze, lavorando qui non hai certo l'occasione di incontrare molti scapoli, e vedi ben pochi uomini al di sotto dei cinquanta» osservò la giornalista, senza la minima remora. «Cogli l'opportunità al volo. È molto carino e decisamente interessato.»
Daisy sbuffò. «Be', io non lo sono, grazie tante.»
«Ti dispiace se vado a farci quattro chiacchiere io?»
«Fai come ti pare, purché non provi a fissarmi un appuntamento al buio con lui.» Daisy la guardò torva. «Non tutti vogliono un compagno per la vita.»
«E tu saresti felice con il tuo gatto?» chiese Annie, per nulla convinta.
«Sì. Titan è un'ottima compagnia e niente affatto esigente» le fece notare lei.
Annie sorrise. «Stiamo parlando del gatto che ha una morbida cuccia in ogni stanza di casa tua e un debole per il salmone fresco al vapore.»
«D'accordo, ma comunque non è esigente quanto lo sarebbe un uomo.» Il suo gatto non voleva che cambiasse e fosse più femminile. Lui l'amava per quello che era, non per quello che voleva che fosse. «Ma perché stiamo parlando di questo? Annie, so che sei felice con Ray, e sono contenta per te, ma io sto bene così, davvero.»
Annie la guardò, dubbiosa. «Io vado a parlare con il poliziotto, mi serve qualche informazione per l'articolo. Nel frattempo Si ti scatterà una foto in cui avrai l'aria turbata.»
«Non sono sicura che sia una buona idea pubblicare una mia foto.»
«Ho già sistemato la cosa con Bill, dice che sei molto più carina di lui, perciò è deciso.» Sorrise.
Daisy sospirò. «Sei una scribacchina ostinata.»
«Puoi scommetterci.» Annie l'abbracciò. «E quando la polizia ce lo permetterà, ti darò una mano a raccogliere i vetri e a cancellare la vernice. Verrà anche Ray ad aiutarci.»
«Grazie, ti devo un favore» disse Daisy.
«Niente affatto. È a questo che servono le migliori amiche. So che faresti altrettanto per me.» Fece una pausa. «Hai già chiamato il resto della tua famiglia?».
«No.» Daisy era perfettamente in grado di gestire la propria vita, ma la sua famiglia continuava a trattarla come una bambina da tenere lontano dai guai. Questo la mandava in bestia ancor più della loro insistenza sull'importanza di un lavoro proficuo e remunerativo, piuttosto che soddisfacente. «Bill, Nancy e io ce la caveremo.»
«Talvolta sei davvero troppo orgogliosa» osservò sommessamente Annie a quel punto.
Daisy sospirò. «Senti, voglio bene a tutti loro e a grandi linee andiamo d'accordo, ma non voglio prediche o discorsi della serie: Te l'avevo detto. Sai bene che sarebbe il prezzo da pagare se mi aiutassero. È meglio evitare discussioni e tenerli fuori da tutto questo.»
«Come vuoi, tesoro. Ma non sarebbe meglio che apprendessero la notizia da te, invece di leggerla domattina sulla prima pagina del giornale?»
Daisy sapeva che l'amica aveva ragione. «Va bene, stasera li