Sconosciuti per una notte: Harmony Bianca
Di Tina Beckett
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Dopo aver scoperto che il suo fidanzato la tradisce, la dottoressa Cassandra Larrobee mette da parte ogni inibizione - insieme all'anello di fidanzamento! - e fa irruzione in un bar, decisa a prendersi la sua rivincita. Una notte tra le braccia di uno sconosciuto è proprio quello che le serve per dimenticare e Cassandra ha individuato subito la preda che fa per lei: alto, moro, occhi penetranti, fascino latino. Impossibile resistergli! La mattina dopo Cassie si rende conto che il sapore della vendetta è molto più dolce di quanto si aspettava, ma il suo sogno si trasforma in un incubo quando incontra l'uomo che credeva non avrebbe mai più rivisto proprio nell'ospedale in cui lavora, scoprendo che il carismatico dottor Rafael Valentino le ha lasciato molto più di qualche ricordo bollente...
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Sconosciuti per una notte - Tina Beckett
successivo.
Prologo
L'uomo seduto al banco sembrava triste come lei.
Se non altro a causa dei tre bicchieri vuoti che gli stavano davanti. Ne teneva un quarto fra il pollice e l'indice, fissando il liquido ambrato come se cercasse un oggetto perduto.
Più o meno come lei, a parte il fatto che lei non aveva perso niente. Sembrava piuttosto che lo avesse buttato via. Echi dell'infanzia...
Puoi farlo.
Cassandra Larrobee respirò profondamente, si sfilò l'anello dall'anulare della mano sinistra e lo gettò nella borsa. Sempre meglio che gettarlo sotto la pioggia che scrosciava all'esterno ma non altrettanto soddisfacente. Avrebbe dovuto capire da un pezzo che le relazioni permanenti non facevano per lei.
Strofinò il segno lasciato dall'anello, esitò un momento e attraversò la sala di Mad Ron's, dirigendosi verso l'unico sgabello disponibile... quello accanto allo sconosciuto.
Mad Ron's, il bar più popolare di Little Heliconia, prendeva nome dal suo eccentrico proprietario e da anni era il ritrovo obbligato di quel quartiere di Miami. Si dava anche il caso che fosse il primo bar nel quale si fosse imbattuta quando era fuggita dal luogo del crimine.
Il crimine del suo fidanzato.
Il tintinnio dei bicchieri e le risate rauche le offrivano un accogliente rifugio. Un santuario. E se l'uomo seduto al bar era disposto a bere un goccio con lei, tanto meglio. Sarebbe stato un contatto breve, non abbastanza lungo per affezionarsi. Cassie sapeva gestire una situazione temporanea. Se non altro poteva sfumare il ricordo di quello che aveva visto durante la serata, anche se non cancellarlo del tutto.
Quando giunse a destinazione, si appese la borsa alla spalla e s'inerpicò sullo sgabello. Ron in persona le comparve davanti con una camicia hawaiana e una scompigliata massa di capelli bianchi.
«Prendo quello che prende lui» disse Cassie prima che Ron potesse domandarle che cosa voleva.
Che cosa le era saltato in mente?
«Certamente, chica.»
Mentre Ron prendeva la bottiglia dallo scaffale dietro il banco, l'estraneo si volse a guardarla continuando a rigirarsi il bicchiere fra le dita. E quegli occhi... castani e predatori, incrociarono il suo sguardo, ricacciandole in gola la battuta spiritosa che si era accinta a pronunciare.
Spiritosa? Cassie non si sarebbe descritta in quel modo.
Capace? Prudente? Cauta?
Sì a tutte e tre le cose. Ma in quel momento nessuna le si addiceva.
«Sa che cosa prendo?» domandò l'uomo, alzando il piccolo bicchiere.
La tenue illuminazione del bar faceva sembrare il contenuto più scuro. Più pericoloso.
O forse dipendeva dall'uomo.
«Di qualunque cosa si tratti, sono sicura di poterla reggere.»
Il barista le depose davanti un bicchiere identico. All'improvviso Cassie non fu più così sicura di poter reggere il contenuto. Ma non voleva apparire codarda e aveva sempre affrontato le sfide. Almeno quando non aveva alternative.
Alzò il bicchiere e toccò quello di lui, poi se lo accostò alle labbra e lo scolò in un sorso.
Fatto. Come prendere una medici...
Il fuoco liquido le infiammò la gola e le bruciò la pancia. Mentre l'uomo beveva a sua volta, lei si sforzò di sostenere il suo sguardo e riuscì perfino a sopprimere il bisogno di tossire. Sbuffando una boccata d'aria nella speranza di alleviare il bruciore, depose con un tonfo il bicchiere sul banco. Proprio come nei film.
«Un altro?» propose Ron, accennando a una bottiglia mezza vuota.
Un angolo della bocca dello sconosciuto s'incurvò un poco mentre lui continuava a osservarla e posava il proprio bicchiere senza il minimo rumore. Lo sapeva, accidenti. Sapeva che lei non tollerava l'alcol. Non che lo stesse sfidando, in ogni caso. Lui aveva già preso quattro drink, lei sarebbe crollata sulla lustra superficie del banco prima del terzo.
Così Cassie cambiò tattica. «Stavolta prendo un Margarita.»
Mad Ron era conosciuto in tutta Miami per i migliori Margaritas. Era un drink che lei poteva sorseggiare lentamente invece di trangugiarlo d'un fiato.
«Rafe, che cosa prendi?»
«Caffè. Nero.»
Che cosa...?
«Subito.»
Accidenti non riusciva nemmeno a convincere un estraneo a bere con lei in quella sera di dolore. Ma ora conosceva il suo nome. Non che fosse importante...
Cassie si girò un poco sullo sgabello per fronteggiare il suo vicino. «Ne ha già abbastanza?»
«Glielo dirò più tardi.»
Cassie trattenne il fiato.
Rafe stava parlando dei drink? Si sentiva un po' stordita ma era sicura che l'alcol non c'entrasse e che la causa fosse l'uomo al suo fianco.
Be', perché no? Il suo fidanzato l'aveva tradita. Perché non poteva ripagarlo con la stessa moneta?
Ma se il fidanzamento era finito, si poteva parlare di tradimento?
Non importava. Poteva considerarlo la conclusione di una relazione fallita.
Ron depose un bicchiere davanti a lei, la fetta di limone espertamente infilata sull'orlo salato dell'enorme calice.
Oh, Dio, aveva scordato che quei drink potevano essere delle bombe. Ron dovette notare la sua indecisione, perché inarcò un sopracciglio. «Tutto bene?»
«Credo di avere cambiato idea. Prendo un caffè anch'io.»
«Certamente, chica.»
Ron le strizzò l'occhio, prese il bicchiere e gridò ai clienti: «Chi vuole un Margarita? Offre la casa».
Il drink trovò subito un cliente e al suo posto le fu servito un café con leche. «Grazie.»
Forse il latte avrebbe raffreddato il whisky che le stava ancora infiammando lo stomaco. Oppure il senso di calore era provocato da qualcos'altro?
«Be', grazie a Ron conosci il mio nome» osservò l'uomo, cominciando a darle confidenzialmente del tu. «Ma non conosco il tuo.»
E Cassie non voleva che lo conoscesse. Considerò un paio di risposte pepate e le respinse entrambe. Non lo avrebbe mai più rivisto. Un nome o l'altro, che cosa importava?
«Bonnie.»
Incrociò le dita sotto il banco, pregando il cielo che la perdonasse per avere usato il nome della sua migliore amica.
Rafe bevve un altro sorso e le rivolse uno sguardo imperscrutabile. «Non sembri una Bonnie.»
«No?» chiese lei, deglutendo a fatica. «Che cosa sembro, allora?»
«Una bella donna che ha appena concluso una relazione dolorosa.»
Cassie lo fissò allibita. «Prego?»
Come faceva a saperlo? Che la voce si fosse già diffusa?
Lui accostò la mano alla sua, posata sul banco, e accarezzò l'anulare con la punta dell'indice, indugiando sulla base. «Ti sei appena tolta l'anello. Ti ho vista gettarlo nella borsa prima di venire qui. A meno che tu non stia soltanto progettando di spassartela un po'. Ma non mi sembri il tipo.»
Stavolta lei non volle mentire. «Infatti. E tu perché sei qui?» Accennò ai bicchieri vuoti. «Oppure ti sbronzi ogni sera?»
«Oh.» Lui le accarezzò di nuovo l'anulare, procurandole un brivido di eccitazione. «Non sono sbronzo. Nemmeno un po'.»
Il barista conosceva il suo nome, così doveva essere un cliente abituale. Lei frequentava il bar ogni tanto con amici, ma non abbastanza perché Ron la conoscesse per nome. Grazie al cielo. Altrimenti avrebbe raccontato la storia a quell'uomo. E lei non voleva.
«Quattro drink sono molti per una sera.»
«Può darsi, ma da almeno diciotto anni commemoro questo giorno da Ron's. Conosco i miei limiti.»
Okay, lei preferì non fare domande, poiché sembrava che quella data non evocasse buoni ricordi. Specialmente se ogni anno lui passava la serata a ubriacarsi.
Morte di una moglie? Di un figlio? Un divorzio?
Cassie considerò ogni alternativa ma la tenne per sé. Tuttavia la sua veste professionale prese il sopravvento, spingendola a rivolgere una domanda. «Di solito non torni a casa in macchina, vero?»
«No, passo la notte in un albergo all'angolo.»
Lei sbatté le palpebre. Aveva detto la frase in un modo...
Oh.
«Non eri solo, quando sei venuto.»
«No.»
Cassie sbirciò la tazza di caffè davanti a lui. Perché aveva improvvisamente smesso di bere?
Forse per la stessa ragione che l'aveva spinta a sedersi su quello sgabello e attaccare discorso con un bell'uomo. Lo aveva fatto soltanto per vendicarsi del suo ex?
Sì. Perché no? Darrin non lo avrebbe mai saputo. Ma lei sì. E poteva mostrare al mondo che sapeva come giocare la partita.
Alzò la testa. «Nemmeno io ho progettato di andarmene sola.»
Lui smise per un attimo di accarezzarle il dito. «Pensi a qualcuno in particolare?»
«Sto parlando di te.»
Cassie non credette alle proprie orecchie. Aveva veramente detto quelle parole? Ma perché non si sarebbe potuta divertire un poco? Se anche lui celebrava un evento triste e oscuro, facevano il paio.
A meno che non fosse un serial killer o qualcosa di simile. Forse le sarebbe convenuto controllare. «Come mai conosci Ron?» chiese a bruciapelo.
«La mia famiglia lo conosce da anni. Compresi mi hermanos.»
Era passato allo spagnolo senza difficoltà, segno che doveva parlare regolarmente quella lingua. Tuttavia non aveva parlato di genitori, soltanto di fratelli. In ogni caso, se la sua famiglia era amica di Ron, non poteva essere Jack lo Squartatore. Da quello che lei aveva visto e sentito, Ron sapeva giudicare le persone.
Come a un segnale, il barista comparve davanti a loro. «Come vanno le cose?»
«Credo che possiamo andarcene.»
Rafe tolse di tasca il portafoglio e depose alcune banconote sul banco.
«Posso pagare il mio drink» dichiarò Cassie per nascondere la delusione causata dalla perdita del suo tocco.
«Lo pagherai la prossima volta.»
Non ci sarebbe stata una prossima volta e lo sapevano entrambi. Ma non valeva la pena di mettersi a discutere, guastando la deliziosa atmosfera che si stava creando fra loro.
Così Cassie lasciò correre. Poteva sorvolare su quella bugia. A differenza della dichiarazione del suo fidanzato, le cose non stanno come credi. Di solito le cose stavano esattamente come sembravano. Non vuoi più un figlio? Trasferiscilo in un'altra casa. Sei stanco della tua fidanzata? Prendi un'altra donna.
Vuoi un'avventura? Va' al bar Mad Ron's.
Sì, sapeva decisamente come