Un gioco eccitante (eLit): eLit
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Lisa Renee Jones
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Anteprima del libro
Un gioco eccitante (eLit) - Lisa Renee Jones
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Hard and Fast
Harlequin Blaze
© 2007 Lisa Renee Jones
Traduzione di Elisabetta Frattini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5897-298-4
1
Amanda Wright aveva l’impressione di vivere in un sogno.
Scarpe nuove, abbigliamento costoso e pass della stampa appeso al collo a garantirle l’accesso agli spogliatoi di una squadra di giocatori di baseball professionisti, dove avrebbe trovato corpi maschili statuari con pochissimi indumenti addosso.
In pratica, la realizzazione della fantasia femminile per eccellenza.
O almeno così doveva essere.
Peccato che in quel momento si sentiva come se stesse per entrare in una gabbia di leoni pronti a sbranarla.
I tacchi alti ticchettavano sul pavimento di cemento del passaggio sotterraneo che portava agli spogliatoi dei Los Angeles Rays. I piedi le facevano male e la mente correva inquieta, incapace di fermarsi su un unico pensiero. Nonostante l’attività del dopo partita che si svolgeva dall’altra parte della porta stimolasse il suo istinto di giornalista, Amanda rallentò il passo. Forse era ancora in tempo a voltare i tacchi e a tornarsene di corsa a Dallas, dove lavorava per un quotidiano sportivo locale che seguiva le imprese degli atleti universitari. Poco importava che si trattasse di un’occupazione affatto interessante e che in determinanti frangenti rasentasse pericolosamente la noia, era comunque un impiego sicuro che le permetteva di vivere vicino ai suoi genitori e a sua sorella Kelli in un accogliente appartamentino sulle rive del lago White Rock, la cui vista aveva da sempre il potere di rasserenarla.
In preda alla tensione nervosa si bloccò. E se si fosse in qualche modo resa ridicola? Che cosa sarebbe successo se non fosse riuscita a impressionare positivamente l’editore con il suo primo articolo? O ad attirare l’attenzione dei lettori?
Respirando a fondo si impose di ricordare che si trovava lì per realizzare il sogno di vedere la sua firma su un giornale sportivo di grande tiratura e che erano anni che aspettava quell’occasione.
Il trillo del cellulare le offrì la scusa perfetta per evitare di entrare in azione. Scostandosi una lunga ciocca di capelli castano chiaro dal viso, estrasse il telefono dalla borsetta Louis Vuitton che Kelli le aveva regalato per festeggiare il nuovo lavoro.
«Lo sapevo.» Parlando del lupo...
«Sapevi, che cosa?»
Kelli ignorò la domanda. «Perché rispondi al telefono?»
Amanda sollevò gli occhi al cielo. «Perché mi chiami, se non vuoi che risponda?»
«Perché sapevo che mi avresti risposto, ma speravo di sbagliarmi. Non dovresti essere negli spogliatoi brulicanti di eccitanti corpi maschili mezzi nudi a sbavare per entrambe?»
«Come fai a sapere che non è così?»
«Se così fosse, non avresti risposto.» Amanda immaginò sua sorella che scuoteva la testa. «Sei bloccata dai dubbi, ammettilo. Ti succede sempre.»
«Non è vero» mentì Amanda.
«Certo» commentò Kelli sarcastica. «Non sono nata ieri e so che te ne stai lì, fuori dalla porta, alla ricerca di un motivo per rinunciare al tuo sogno.»
«Va bene, è così, ma...»
«Smettila di cercare giustificazioni. Sono anni che ambisci a scrivere su un giornale importante e ad avere la tua rubrica. È l’unica cosa di cui tu abbia mai parlato con entusiasmo dopo aver lasciato il nuoto.»
Amanda si incupì. Non aveva lasciato il nuoto. Un problema al ginocchio le aveva rubato tutte le aspirazioni. Scacciando il pensiero poco piacevole, cercò di concentrarsi sul presente che in quel preciso istante le prospettava una nuova montagna da scalare, o meglio, uno spogliatoio da conquistare.
«Finora mi sono occupata di società amatoriali» fece presente alla sorella troppo ottimista, appoggiandosi alla parete. «I giocatori che devo intervistare sono dei professionisti.»
«Hai già avuto modo di metterti alla prova con atleti professionisti.»
Aver seguito per anni, da ragazzina, suo padre, medico sportivo di una delle squadre di football più prestigiose, non era una qualifica sufficiente. «Ma è stato anni fa!»
«Se la pensi così, allora faresti meglio a tornare a casa, al tuo vecchio impiego.»
Il commento sarcastico di Kelli indusse Amanda a riflettere. Aveva sempre desiderato uscire dal circuito scolastico, ma il suo ex marito non aveva voluto spostarsi da Dallas, impegnato com’era a entrare nelle grazie del suocero per raggiungere la clientela d’élite che gli avrebbe permesso di ottenere prestigio e denaro. I suoi obiettivi erano sempre stati più importanti di quelli di Amanda, che alla fine aveva accolto con sollievo il divorzio, tornando ad appoggiarsi alla famiglia che non l’aveva mai delusa.
C’era voluto parecchio tempo per imparare a camminare con le proprie gambe, e ora che aveva finalmente trovato il coraggio di spiccare il volo, non poteva mandare tutto all’aria per un attacco di ansia.
«Non so se detestarti per il tuo atteggiamento da ficcanaso o se ringraziarti» concesse alla fine.
«L’importante è che non ti lasci intimorire. Il senso dell’umorismo e la tua nuova immagine ti renderanno irresistibile. A proposito, che cosa indossi?»
Amanda sorrise ricordando la giornata trascorsa a fare spese con la sorella un mese prima. Era stato in quell’occasione che aveva deciso di optare per un aspetto più sexy e di affrontare il mondo sfoggiando tutta la grinta che possedeva.
«La gonna nera di Jones» la informò. Adorava il suo nuovo stile e continuava a chiedersi per quale motivo avesse insistito a nascondersi con gonne lunghe e sandali piatti per tanto tempo.
Dopo essere stata Amanda la nuotatrice, era diventata Amanda la moglie, trascurando la donna e la cronista sportiva. Fortunatamente, a poco a poco era riuscita a ritrovare se stessa e il coraggio di perseguire un nuovo obiettivo.
«Molto bene» annuì Kelli in tono di approvazione. «Quella gonna è una delle mie preferite. Hai messo i sandali di Bandolino?»
«Sì, ma i piedi mi fanno un gran male.»
«Tu pensa a sorridere. Sono molto sexy ed è questo che conta. Ti mando un bacio e in bocca al lupo.»
Amanda sorrise, salutò la sorella e ripose il telefono nella borsetta, pronta a entrare negli spogliatoi. Né i piedi indolenziti né l’agitazione l’avrebbero fermata.
In fondo presentarsi con qualche minuto di ritardo poteva giocare a suo favore. I ragazzi non si aspettavano di vederla e avrebbero abbassato la guardia regalandole spunti interessanti per un articolo.
Peccato che, non appena mise piede negli spogliatoi, non furono le loro guardie ad abbassarsi, ma la sua.
Circondata da bellissimi uomini seminudi, Amanda sgranò gli occhi. Ovunque guardasse vedeva muscoli tonici e schiene poderose messe in evidenza da asciugamani che bastavano appena a coprire le parti più intime. Per una ragazza che come lei non faceva sesso da tanto, troppo tempo, la vista, oltre a essere innegabilmente eccitante, era anche imbarazzante.
Avendo visitato innumerevoli spogliatoi insieme a suo padre si sarebbe dovuta aspettare uno spettacolo di quel genere, ma era evidente che lavorare nel circuito dilettantistico dei licei le aveva fatto dimenticare quanto fossero attraenti i corpi degli uomini adulti.
E questi uomini adulti – e mezzi nudi – la fissavano tutti nel silenzio che all’improvviso era sceso nella stanza.
Amanda si sentiva profondamente a disagio. L’abbigliamento che fino a qualche minuto prima le aveva conferito sicurezza le sembrava adesso eccessivamente provocante.
«Salve. Sono la nuova reporter del Tribune» si presentò mostrando il tesserino.
In risposta ottenne alcuni sorrisi e qualche saluto. La maggior parte dei giocatori, soddisfatta la propria curiosità, le voltò le spalle, solo in pochi rimasero imperterriti a guardarla. Senza rendersene conto, Amanda fece quello che si era ripromessa di non fare. Abbassò lo sguardo, passando in rassegna una serie di toraci vigorosi e muscoli addominali molto ben definiti e, come se non bastasse, a un certo punto si scostò i capelli dal viso per vedere meglio.
Quando si accorse di quello che stava facendo, temendo di essere colta in flagrante, si affrettò a distogliere lo sguardo. Non doveva dimenticare che si trovava lì per ottenere materiale per l’articolo che avrebbe lanciato la sua carriera di cronista sportiva. Sospirando rifletté sul fatto che era arrivato il momento di porre rimedio allo stato di privazione sessuale di cui soffriva, se non altro per evitare di sentirsi in imbarazzo alla vista di tanti uomini nudi.
«Bella partita, ragazzi» commentò sorridendo. «Chi vuole essere il protagonista del mio primo articolo?»
«Starai scherzando, spero.» La voce apparteneva a un uomo sopra i trent’anni in jeans e giacca sportiva, i cui occhi neri, penetranti e importuni, la squadravano dall’alto in basso. «Kevin dev’essere impazzito.»
«Kevin?» chiese Amanda. Era arrivata in città solo il giorno prima ed era stata presentata in fretta ai colleghi quella mattina, però le sembrava di ricordare una sola persona che rispondesse a quel nome. «Ti riferisci a Kevin Jones, il mio capo?»
L’uomo incrociò le braccia davanti al petto. «Mi sorprende che non abbia scelto una bionda con un seno della quinta misura.»
Ma chi era quell’idiota? «Con chi avrei il piacere di parlare?» gli chiese lanciandogli un’occhiata annoiata.
«Jack Krass» rispose lui tronfio.
Amanda non batté ciglio. Tutti conoscevano Jack Krass. La sua faccia appariva ovunque in città sui cartelloni che pubblicizzavano i suoi articoli, scritti per un giornale concorrente. Amanda avrebbe dovuto riconoscerlo, avendolo sostituito al Tribune dopo che altri due giornalisti non si erano dimostrati all’altezza del compito.
«Il tuo nome mi suona vagamente familiare» commentò e portandosi un dito sul mento finse di concentrarsi. «Ma certo, ecco dove ti ho visto! Un paio di ragazzi al giornale giocano a freccette lanciandole contro un tabellone con incollata sopra la tua foto.»
Una risata divertita attirò l’attenzione di Amanda sul bel viso di Brad Rogers, texano come lei. Il biondo lanciatore dagli occhi azzurri aveva un braccio veloce come il fulmine e una reputazione di seduttore.
Era anche il giocatore preferito di suo padre, perciò Amanda lo conosceva bene, come del resto la maggior parte delle donne. Brad era bello come un dio greco e di persona era ancora più affascinante che sullo schermo.
Appoggiato all’armadietto, la fissava con sguardo invitante e a un certo punto le strizzò l’occhio.
Un’ondata di calore investì Amanda. Se avesse dovuto scegliere un uomo per mettere fine all’astinenza da sesso, lui sarebbe stato perfetto. Peccato che le loro rispettive professioni glielo impedissero.
«Noi l’abbiamo soprannominato lo Sfigato, ma sopportiamo pazientemente la sua presenza» spiegò Brad con il suo accento strascicato.
«La verità è che sopporti la mia presenza perché ti faccio una gran bella pubblicità» replicò Jack, acido.
«In realtà è per via della birra che ci offri.»
«Mettila come vuoi, ma sappiamo tutti che io so incantare i lettori, a differenza di altri» sentenziò il reporter spostando lo sguardo su Amanda.
«Da quando la faccia di Jack appare sulle fiancate degli autobus e sui cartelloni pubblicitari lui si illude di essere importante» replicò Brad. «Ma noi sappiamo che non è così.»
Ignorandolo, Jack si rivolse ad Amanda. «Tu hai almeno qualche minima nozione di baseball?»
A quel punto Amanda si dichiarò ufficialmente indispettita. Jack aveva esagerato ed era arrivato il momento di rimetterlo al suo posto. «Intendi dire che bisogna conoscere il baseball per fare questo mestiere? Caspita, non ne avevo idea. Forse potresti incominciare tu a insegnarmi qualcosa.»
La risata collettiva che riecheggiò nello spogliatoio la incoraggiò a non lasciarsi intimorire e le numerose offerte di insegnarle qualcosa sul baseball che arrivarono da diversi giocatori indispettirono Jack. «Tesoro, essere carina ti servirà a farti portare a letto, ma non a ottenere materiale per un articolo.»
Amanda rise, nonostante il commento l’avesse ferita, poi puntò lo sguardo sull’addome prominente del collega. «Intendi dire che avere un aspetto gradevole è controproducente? Forse dovrei cominciare a bere più birra per ottenere un fisico come il tuo e di conseguenza maggiore credibilità.» Amanda tirò fuori dalla borsetta carta e penna. «Ti dispiace se prendo degli appunti? Che cos’altro dovrei sapere?»
Le risate dei giocatori squarciarono l’aria. Jack arrossì. «Divertente, molto divertente, ma vedremo chi riderà quando nessuno leggerà i tuoi articoli.»
Amanda si guardò le unghie fingendosi annoiata, poi congedò Jack con un gesto della mano. «Ciao, ciao. Va’ pure a farti massaggiare l’ego altrove.» Voltandogli le spalle, si rivolse a Brad. «A proposito, oggi non hai sbagliato un lancio.»
Brad sorrise soddisfatto. «Grazie.»
«Hai realizzato due shutout di fila, ma il tuo ex compagno di squadra, Mike Ackers, sostiene di poterti battere la settimana prossima. Che cosa rispondi?»
Brad lanciò un’occhiata divertita a Jack, poi invitò Amanda ad avvicinarsi al suo armadietto. «Sarò più che felice di rispondere a tutte le tue domande, magari a casa mia, davanti a qualcosa da bere.»
Amanda non ebbe bisogno di voltarsi a guardare Jack per sapere che ribolliva di rabbia. Sentiva il suo sguardo perforarle la schiena ed era felice di aver vinto quella piccola schermaglia verbale.
Avvicinandosi a Brad inalò il profumo di bagnoschiuma e provò una sensazione a cui non era preparata e che non aveva niente di professionale.
«Ritornando agli shutout...» Amanda perse il filo del discorso seguendo le mani di Brad che aggiustavano l’asciugamano stretto in vita. Deglutendo a fatica si sforzò di sollevare lo sguardo. «Forse è meglio che prima ti conceda il tempo di vestirti.»
Gli angoli della bocca di Brad si incurvarono in un sorriso sornione. «Conto sul fatto che, se l’asciugamano dovesse cadere, chiuderesti gli occhi.»
Amanda rise pensando che nel caso in cui Brad Rogers fosse rimasto nudo, per niente al mondo avrebbe chiuso gli occhi.