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Il linguaggio dei fiori (eLit): eLit
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Il linguaggio dei fiori (eLit): eLit
E-book143 pagine2 ore

Il linguaggio dei fiori (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Il seduttore...

Bello e prestante, sicuro di sé senza essere arrogante, votato al successo senza essere presuntuoso, Dylan McKinnon ha quel nonsoché che conquista le donne al primo sguardo.



e il brutto anatroccolo:

Katie Pritchard, proprietaria di un negozio di fiori, sa bene quale effetto susciti Dylan al sesso opposto. Primo, perché lo conosce da anni; secondo, perché passa sempre da lei per mandare fiori alla sua fiamma del momento. E terzo, perché il suo fascino non ha risparmiato neppure Katie.



una coppia perfetta?

Sembra impossibile che tra loro possa funzionare, eppure solo con lei Dylan si sente se stesso e solo con lui Katie trova il coraggio di trasformarsi in uno splendido cigno.
LinguaItaliano
Data di uscita30 mar 2018
ISBN9788858981795
Il linguaggio dei fiori (eLit): eLit
Autore

Cara Colter

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il linguaggio dei fiori (eLit) - Cara Colter

    successivo.

    1

    «E magari qualche giglio» suggerì la signora Johnson con aria mesta. «Gertrude amava molto i gigli.»

    Katie osservò nervosa l'orologio sulla parete. Quasi l'una. Non poteva lasciare a metà l'ordinazione per correre alla vetrina, soprattutto perché si trattava di qualcosa di estremamente delicato come una corona da morto per un funerale. Ma quando la signora Johnson era entrata almeno una decina di minuti prima, affermando di avere molta fretta, lei aveva immaginato che per quell'ora avessero già terminato!

    Sopraffatta da un senso di impotenza, Katie posò la penna sul bancone. Dopotutto, era la proprietaria del negozio La ragazza dei fiori. Era lei il capo. Se voleva andare a dare un'occhiata dalla vetrina, aveva tutto il diritto di farlo!

    «Mi perdoni un momento» si scusò. «Qualcosa in vetrina ha bisogno... ehm, della mia immediata attenzione.»

    Ignorando lo sguardo perplesso della cliente, Katie girò attorno al bancone e si avvicinò svelta alla vetrina. Spostò appena un vaso di flox brillanti, che rappresentano il rinascere della speranza e i dolci sogni della primavera in arrivo.

    Proprio in quel momento, l'uomo che disprezzava più di ogni altro voltò l'angolo della First Street per immettersi sulla Davis. Dylan McKinnon stava facendo jogging, i muscoli delle gambe e delle braccia tesi, i capelli scuri scompigliati dal vento.

    Katie sentì un nodo allo stomaco. Lui indossava un giubbotto nero con il cappuccio, senza maniche; l'abbigliamento perfetto per un uomo con un fisico come il suo. Le braccia esprimevano forza, la linea dei tricipiti era marcata e provocava uno strano effetto al respiro di Katie.

    Quel tipo di felpa era disegnata ovviamente per sottolineare i muscoli. Così come i pantaloncini, che mettevano in evidenza la linea perfetta delle gambe, forti e muscolose.

    Patetico, sbuffò lei tra sé, sapendo bene che in realtà non disprezzava Dylan McKinnon, ma la propria stupida debolezza.

    I capelli di lui, del ricco colore del caffè, gli sfioravano il collo e le provocavano sempre ridicoli pensieri su antichi guerrieri scozzesi che, a giudicare dal suo cognome, dovevano essere suoi antenati.

    Aveva il naso pronunciato, una fossetta sul mento, gli zigomi alti e, quel giorno, appena arrossati. E a sovrastare quei lineamenti tanto perfetti da togliere il fiato, c'era un'espressione di pura determinazione, talmente fiera da incutere quasi timore.

    I suoi occhi, incorniciati da ciglia nere e folte, erano più blu del cielo e gli conferivano l'aspetto di un uomo consapevole della forza che era in grado di esercitare sul mondo che lo circondava.

    Katie si detestava per questo, ma le piaceva troppo osservarlo mentre faceva jogging. Non per niente Dylan McKinnon era lo scapolo più desiderato di tutta Hillsboro, in Ontario.

    Non fermarti, pregò mentalmente, vedendolo rallentare davanti alla sua vetrina. Quando intuì che stava per entrare in negozio, Katie si ritrasse e si affrettò a tornare dietro il bancone. Si infilò gli occhiali e tirò un lungo respiro, cercando di calmarsi e riprendere fiato.

    Dylan aprì la porta e lei lo studiò da sopra le lenti, tentando di nascondere l'affanno.

    «Sto terminando con un ordine» lo accolse. Doveva mantenere un tono professionale. «Sarò da te tra un momento.»

    Il sorriso che lui le rivolse lo fece assomigliare ancora di più a un antico guerriero, ma il sopracciglio sollevato mostrò chiaramente la sua sorpresa.

    Nessuna donna ha mai fatto aspettare il grande Dylan McKinnon.

    Katie serrò le labbra e tornò a occuparsi della signora Johnson.

    Le altre potevano anche soccombere al suo fascino, ma lei no. A lei era sufficiente osservarlo ogni giorno mentre faceva jogging, anche se era un piccolo segreto che preferiva tenere per sé. Dylan avrebbe dovuto attendere il proprio turno, così come qualsiasi altro cliente.

    La signora Johnson, però, frantumò in un solo istante le intenzioni di Katie di rimetterlo al suo posto. «Oh, non sia mai detto!» esclamò la donna senza fiato, dimenticandosi della propria fretta. «Passi pure avanti, signor McKinnon.»

    «Mi chiami Dylan, la prego. È sicura?» le domandò, rivolgendole un sorriso che avrebbe sciolto chiunque.

    «Oh...» balbettò la signora Johnson. «Certo che sono sicura.»

    «Katie, my lady...» esordì allora Dylan con andatura spavalda.

    Lei si irrigidì, nel vano tentativo di resistere a quel sorriso. «Buongiorno, signor McKinnon.»

    «Cosa ne pensi del nuovo giubbotto?» le chiese lui, come se non si fosse reso conto di aver saltato la fila e di stare approfittando del tempo di un'altra cliente.

    Katie lo osservò, notando da vicino come la linea di quell'indumento sottolineasse il fisico scultoreo di chi lo indossava, e deglutì. Riportando lo sguardo sul suo volto, vide lo stemma rosso dei Daredevils sul petto. Quando incontrò gli occhi di Dylan fu certa che lui avesse intuito perfettamente i suoi pensieri, ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di sentirselo dire.

    «Credo sia meglio che i giubbotti abbiano le maniche.»

    Lui si accigliò. «È un indumento sportivo; quando si corre le braccia devono essere libere. Inoltre, la temperatura corporea non deve alzarsi troppo. Lo hanno disegnato i nostri ingegneri. Lo metteremo in produzione la prossima settimana.»

    «Ha un cappuccio» sottolineò lei.

    «Sì, e allora?»

    «Quindi i vostri ingegneri prevedono che la testa possa riscaldarsi, ma non le braccia?»

    Dylan la guardò di traverso. «Parte del motivo per cui è stato disegnato senza maniche è per la questione del sudore.»

    «Sudore?» gli fece eco lei, sperando di non aver pronunciato quel termine come se si trattasse di una parolaccia.

    «È più semplice lavare una canottiera che non tutto il giubbotto.» Fece scorrere la cerniera come se avesse davvero l'intenzione di mostrarle ciò che stava affermando e Katie si sentì mancare il fiato.

    Sto parlando di biancheria intima con Dylan McKinnon!

    Sollevò una mano prima che lui si sfilasse il giubbotto e Dylan la ricambiò rivolgendole un sorriso di scherno.

    «Bene» si riscosse Katie, tentando di nascondere il disagio. «Cosa posso fare per te oggi?»

    «Katie, my lady, dovresti mandare qualcosa a...»

    «Heather» suggerì lei in tono formale.

    «Sì» sorrise lui, «Heather. Grazie.»

    «Messaggio?»

    «Mmh...»

    Katie fece un breve calcolo mentale; era la terza volta che Dylan mandava dei fiori a Heather. «Qualcosa tipo... mi dispiace, mi sono dimenticato?» gli consigliò.

    Dylan annuì con approvazione. Non sembrava sorpreso di essere così prevedibile. «Perfetto. Visto che ci sei, manda qualcosa anche a Tara.»

    La storia con Heather deve essere quasi giunta al termine, suppose lei cinicamente. Tara doveva essere la nuova ruota di scorta.

    Povere ragazze!

    Lui si voltò, rivolse un amichevole cenno di saluto alla signora Johnson e si avviò alla porta. Il negozio di fiori, che solo un momento prima era sembrato allegro e accogliente, all'improvviso apparve grigio e spento, come se Dylan avesse portato via con sé ogni traccia di colore ed energia.

    «Era davvero Dylan McKinnon dei Toronto Blue Jays?» domandò la cliente con gli occhi spalancati.

    Dylan McKinnon aveva smesso di giocare a baseball da più di cinque anni e, in effetti, Katie era convinta che fosse diventato più celebre di quanto meritasse, visto la breve carriera.

    «Già» rispose riluttante.

    «Oh, cielo!» sospirò la cliente.

    Non aveva importanza se fossero giovani o anziane; Dylan McKinnon possedeva quel certo non so che, che lo rendeva irresistibile per l'altro sesso.

    Feromoni, rifletté Katie. Quando lui era presente, le donne avevano ben poche possibilità di scampo. Ma per quelle come lei che possedevano un briciolo di cervello non esistevano scuse. Eppure, se poco prima Dylan si fosse davvero sfilato il giubbotto, lei...

    «Pensiamo alla corona per Gertrude» esclamò d'un tratto, imponendosi di dare una svolta ai propri pensieri. «Che tipo di gigli...»

    «Vive qui vicino?» domandò la signora Johnson eccitata. «Mia nipote è una sua grande fan.»

    Se vuole bene a sua nipote la tenga lontana da quell'uomo, avrebbe voluto consigliarle Katie.

    «Non credo che viva qui vicino» rispose invece in tono professionale.

    In effetti, il palazzo in cui si trovava la sede della ditta di abbigliamento sportivo fondata da McKinnon si nascondeva dietro una discreta targa di bronzo distante solo un paio di portoni dal suo negozio, ma Katie non vedeva alcuna ragione per rivelarlo alla cliente. Se fosse diventato di dominio pubblico che l'ufficio di Daredevils si trovava in quella zona, non sarebbe più riuscita a trovare un parcheggio in tutto il quartiere!

    «I fiori per Gertrude?» insistette.

    «Oh, già.»

    «Che ne pensa di aggiungere dei mughetti? Simboleggiano il ritorno alla felicità.»

    «Oh, mia cara, è un pensiero così gentile. Grazie. Uno dei motivi per cui mi piace comprare qui i fiori è perché lei conosce tutte queste cose.»

    Durante l'epoca vittoriana, la gente aveva sempre associato un significato particolare a ogni tipo di fiore. Katie conosceva tali significati e le piaceva esprimerli nelle sue composizioni floreali.

    «Sarà una corona bellissima» promise alla cliente. Si immaginava già gigli e mughetti tenuti insieme da nastri colorati, ma vedeva con la mente anche il mazzo di fiori che avrebbe dovuto inviare a Heather Richards. Magari qualche bocca di leone in mezzo a delle rose gialle; un avvertimento sul calare dell'amore. Anche se una donna come Heather difficilmente avrebbe colto il significato di quel particolare abbinamento.

    Come la maggior parte delle donne per le quali Dylan McKinnon mostrava interesse, se non erano famose prima di comparire al suo braccio, lo diventavano subito dopo.

    Heather comunque possedeva già una certa celebrità, essendo stata eletta Miss Bikini a Hillsboro.

    A Tara, invece, avrebbe mandato un mazzo di azalee che, nel linguaggio dei fiori, avrebbero dovuto spronarla ad aprire gli occhi e a prendersi un po' più cura di se stessa.

    «A quanto pare Dylan la conosce bene» commentò la signora Johnson. «L'ha chiamata my lady

    «Il signor McKinnon è un buon cliente.»

    «Ritengo che sia molto carino che le abbia dato un soprannome.»

    «Il signor McKinnon è uno che ci sa fare con le donne.» E lei lo sapeva bene; aveva preparato i suoi mazzi di fiori da quando aveva aperto il negozio accanto al suo ufficio, solo un anno prima.

    Dylan McKinnon

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