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Aiutami! Arriva la mamma: Harmony Collezione
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E-book144 pagine1 ora

Aiutami! Arriva la mamma: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Che cosa non si fa per rendere contente le proprie mamme.

Bianca Peterson non aveva previsto che sua madre decidesse di venirla a trovare. Altrimenti non le avrebbe mai detto che lei era felicemente sposata con il suo amico di sempre, Adam Marsden. C'è un'unica cosa da fare: fingere di essere realmente sposata. Lei e Adam sono molto legati, lui non le rifiuterà mai il suo aiuto.

No! E poi no! Adam non ci pensa proprio a farsi passare per il marito di Bianca. L'ha coperta per tutta una vita e che cosa ci ha ricavato in cambio? Un bel niente! Ma la madre sta arrivando, non può lasciarla nei pasticci. E poi, per quanto sia difficile ammetterlo, Bianca non è solo una cara amica, è anche la donna con cui lui passerebbe volentieri il resto della sua vita.

LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2014
ISBN9788858927366
Aiutami! Arriva la mamma: Harmony Collezione
Autore

Miranda Lee

Scrittrice romantica, e moglie fortunata di un uomo molto, generoso!

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    Anteprima del libro

    Aiutami! Arriva la mamma - Miranda Lee

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Two-Week Wife

    Harlequin Presents

    © 1997 Miranda Lee

    Traduzione di Studio Editoriale Allagash

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 1998 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5892-736-6

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Adam» disse Bianca con quella voce suadente che lui conosceva tanto bene. «Io... be’... sai, avrei un piccolo problema e credo di avere bisogno del tuo aiuto.»

    Adam si voltò lentamente verso di lei, stringendo ancora in mano la bottiglia di whisky e il bicchiere. Era appena rientrato, dopo un sabato pomeriggio terribile passato all’ippodromo, e non si sentiva affatto dell’umore di affrontare uno dei piccoli problemi di Bianca.

    Passò mentalmente in rassegna tutte le possibili avventure in cui la ragazza poteva essersi andata a cacciare. Magari aveva preso a schiaffi qualche poveraccio che le aveva pizzicato il sedere. O forse donato tutti i suoi risparmi a qualche causa benefica. Un’altra volta. Oppure, pensò ancora dando un’occhiata, spaventato, alla stanza, Dio, fai che non abbia portato a casa qualche cane randagio o un gatto che ha trovato per strada.

    Lo faceva spesso, anche se sapeva che in quel palazzo non si potevano tenere animali. Dopodiché, toccava sempre a lui prendere quei sacchi di pulci e portarli al canile, e poi sorbirsi per giorni interi i suoi sguardi accusatori.

    Quando constatò che il soggiorno non mostrava tracce della presenza di animali, fu notevolmente sollevato. E poi Bianca non sarebbe stata tanto nervosa per una cosa del genere. Non ricordava di averla mai vista così prima d’allora.

    Speriamo non sia incinta del suo ultimo fidanzato di passaggio e non voglia che sia io, suo compagno d’appartamento e migliore amico, a pagare per l’aborto, pensò ancora.

    «Per l’amor del cielo, Bianca» disse infine con un moto di impazienza. «Che cosa hai combinato, questa volta?» Gli occhi grigi di Adam erano colmi di frustrazione mentre guardava la donna che aveva amato e odiato per gli ultimi ventotto anni.

    No, non proprio ventotto, a dire la verità. Solo ventitré. L’aveva incontrata il primo giorno d’asilo, quando aveva cinque anni.

    Lui se ne stava tutto solo a piagnucolare in un angolo della classe, quando questa incredibile bambina di quattro anni, con un paio di enormi occhioni blu e una lunga coda di cavallo nera, gli aveva messo un braccio intorno alle spalle dicendogli di non preoccuparsi. Avrebbe badato lei a lui. Lei non aveva nessuna paura, perché sua madre insegnava in quell’asilo.

    Quella piccola diavolessa, all’epoca astutamente travestita da angioletto, sapeva anche dov’erano i bagni, cosa che al momento costituiva la maggior preoccupazione di Adam.

    Da allora era diventato il suo devoto schiavetto.

    E lo era ancora, come Bianca sapeva perfettamente.

    Osservò la sua compagna d’appartamento imprimere al proprio volto un’espressione di totale innocenza. Non era certo una ragazza innocente, pensò, ma riusciva quasi sempre a sembrarlo.

    «Niente di brutto, Adam» disse con la voce più indifesa che ci si sarebbe potuto immaginare.

    «E neanche di pericoloso, spero» ribatté lui.

    Da bambina era stata un maschiaccio. Si arrampicava sempre sull’albero più alto, si buttava nei giochi più duri, insieme ai maschi. Correva velocissima, tirava sassate incredibili e saltava più in alto di tutti i ragazzi della sua classe.

    Ma le cose erano cambiate con l’adolescenza. Il talento e la determinazione non erano più riusciti a compensare il vantaggio fisico dei maschi.

    Con suo grande dispiacere, Bianca aveva smesso di crescere poco dopo aver raggiunto il metro e sessanta, e il suo fisico, con la pubertà, si era fatto molto più esile. Anche così, comunque, era riuscita a farsi ammettere nella squadra di calcio maschile della scuola e a diventare capocannoniere in tutti i campionati a cui aveva partecipato.

    «Non avrai intenzione di entrare nella nazionale australiana di calcio, vero?»

    Bianca era ancora molto appassionata di sport. E di sportivi, anche. Se c’era una cosa che poteva immediatamente eccitarla, erano due spalle larghe e un bel paio di bicipiti. Il cervello le interessava meno. Le piaceva che i suoi uomini fossero alti, il che contrastava con il suo aspetto minuto.

    Anche se era alto un metro e ottanta e aveva un fisico notevole, Adam sapeva che non avrebbe mai avuto i requisiti necessari per suscitare l’interesse sessuale di Bianca.

    Non c’era passione, quando lo guardava.

    Perlomeno, non da parte della ragazza.

    Adam lo sapeva perché glielo aveva detto lei stessa con brutale, ma benintenzionata franchezza, la notte in cui aveva compiuto ventun anni e lui aveva sprecato due dozzine di rose a gambo lungo in un ultimo tentativo di conquistarla.

    Quando le aveva confessato di essere pazzo di lei, Bianca aveva detto che gli avrebbe voluto bene per sempre, ma come se ne vuole a un fratello o a un amico. Le dispiaceva, però, se non poteva accettarla come semplice amica, se non poteva fare a meno di vederla come donna e amante, forse sarebbe stato meglio che non si vedessero più.

    Aveva ragione, naturalmente.

    Ma non poteva fare a meno di lei.

    «Non fare lo stupido. Non le faccio più quelle cose. Lo so che sono troppo bassa per giocare con quei bestioni.»

    Ma solo sul campo da calcio, pensò Adam. La differenza di taglia non le impediva certo di giocarci in camera da letto. Anzi, più erano grossi e meglio era, da quello che aveva saputo.

    «E non guardarmi così, mi fai sentire...»

    «Pazza? Irresponsabile? Impulsiva?» concluse Adam. Sollevò il bicchiere e bevve un’abbondante sorsata di Johnny Walker liscio.

    La ragazza imbronciò un poco le labbra e socchiuse gli occhi. Aveva un aspetto un poco orientale, sottolineato dagli zigomi alti e dai capelli neri raccolti dietro la nuca. Adam aveva spesso avuto delle fantasie in cui lei era la sua geisha privata, con addosso il kimono a fiori bianchi e rossi che le aveva regalato il Natale precedente.

    Maledette fantasie, pensò. Bianca era la ragazza più dissimile da una geisha che ci si potesse immaginare.

    «Dici così solo perché tu non ti sai divertire, Adam, non ti lasci mai andare, non segui i tuoi impulsi.»

    Lui si sedette sulla sua poltrona preferita. «È questo, allora, che credi di fare quando sconvolgi completamente la tua vita a ogni alito di vento? Ti stavi divertendo quando sei venuta da me l’anno scorso, a pezzi e senza neanche un tetto sulla testa? Ti stavi divertendo, quest’anno, quando quel fallito del tuo amichetto ti ha scaricata? Credi davvero che sia divertente lasciare che siano gli altri a rimettere insieme i pezzi della tua vita?»

    «Non ho mai chiesto a te né a nessun altro di rimettere insieme un bel niente. E poi, di solito, sono io che lascio i miei amichetti, e non il contrario.»

    «Almeno su una cosa siamo d’accordo. Ma non divaghiamo. Qual è il piccolo problema di cui parlavi? Sputa il rospo. Non sono dell’umore per sorbirmi i tuoi intrighi, stasera.»

    «Va bene. Stavo solo cercando di dirtelo con gentilezza, di farti capire che non avevo idea che potesse capitare una cosa del genere. Secondo i miei piani, non avresti dovuto essere coinvolto personalmente, ma poi sono successe delle cose e adesso non ho altre possibilità.»

    Adam non capiva le parole di Bianca.

    La ragazza si sedette sul divano, dal lato più vicino alla sua poltrona, e si chinò verso di lui con un sorrisetto dolce e accattivante dipinto in volto. «Per favore, non arrabbiarti con me» disse con una voce che avrebbe sciolto il marmo.

    Per un istante fu sul punto di cadere nella sua trappola, ma poi si riprese. Stava cercando di usarlo un’altra volta, come aveva fatto per anni.

    «Dai, Bianca» tagliò corto. «Niente giochetti. Spara i fatti e poi io deciderò se essere coinvolto o meno.»

    Lei gli rivolse uno sguardo sorpreso. Quindi tese le labbra in un una smorfia nervosa e sollevò il mento con aria di sfida. «Ti dispiacerebbe usare un altro tono con me, per favore?»

    «Senti, non ho voglia di perdere altro tempo. Sputa il rospo e basta!»

    «Va bene, va bene, datti una calmata. Comunque, la questione è che devo fare un favore a mia madre e ho bisogno del tuo aiuto.»

    «A tua madre?» ripeté Adam, sbigottito. La mamma di Bianca era rimasta vedova molti anni prima. Dopo l’incidente automobilistico in cui era morto il marito, si era ritirata in Scozia conducendo una vita molto solitaria.

    Lei era l’unica figlia, ma l’aveva lasciata per frequentare l’università. Da allora era tornata in Scozia solo per rimediare qualche lavoretto prima di partire per un nuovo viaggio intorno al mondo. A Bianca piaceva molto viaggiare attraverso il vecchio continente in compagnia di qualche amica, semplicemente con zaino e sacco a pelo.

    Dopo la morte del marito, la signora Peterson aveva riallacciato i rapporti con i fratelli, cercando di ritrovare un po’ di calore familiare. Ma la sfortuna sembrava perseguitarla: da sei mesi le era stato diagnosticato un tumore al seno.

    «Sta male? Hai bisogno di altri soldi per andare a trovarla?» chiese Adam, preoccupato.

    «No, mio caro» ribatté stizzita. «La mamma sta bene, anzi sta persino migliorando: i medici dicono che il tumore potrebbe essersi fermato. E poi non mi permetterei mai di chiederti un altro prestito: ti

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