La proposta della governante: Harmony Collezione
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Rosie è disposta a tutto per proteggere la sua isola, persino sposare Xavier. In cambio, vuole da lui la promessa di lasciare intatta la bellezza incontaminata di Isla Del Rey. Ma potrà fidarsi del suo nuovo e affascinante marito?
Susan Stephens
Autrice di origine inglese, è un ex cantante professionista oltre che un'esperta pianista.
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La proposta della governante - Susan Stephens
successivo.
1
«Questa è una spiaggia privata...»
Rosie dovette alzare la voce per farsi ascoltare dall'uomo che stava gettando l'ancora della lucente lancia nera al largo della riva. Lui si era fermato, quindi l'aveva sentita, ma per qualche ragione aveva deciso d'ignorarla. Agitare le braccia non sortì alcun effetto.
Dannati invasori, avrebbe brontolato la defunta datrice di lavoro di Rosie, Doña Anna, agitando il bastone da passeggio contro qualunque marinaio abbastanza audace da calare l'ancora vicino alla sua isola privata. Non può nuotare qui! Questa è la mia isola! Con le mani sui fianchi ossuti e l'aria a dir poco belligerante, avrebbe continuato a inveire contro i visitatori finché questi non avessero capito di non essere benaccetti e non se ne fossero andati.
Rosie s'irrigidì quando l'uomo la fissò. Quello sguardo penetrante la colpì come una freccia e il suo corpo reagì stranamente, addolcendosi e bramando la forza di quella personalità.
Fu subito sul chi vive, pronta a lottare o a fuggire. Solo la dannata testardaggine acquisita all'orfanotrofio la teneva inchiodata sul posto. La sua vita poteva non aver avuto un inizio facile, ma non era una vittima, e non lo sarebbe mai stata.
E una promessa è una promessa, giurò Rosie. La sua promessa fatta a Doña Anna di proteggere l'isola era sacrosanta. Per quanto l'uomo apparisse minaccioso, finché non avesse capito che cosa voleva, non si sarebbe allontanata.
L'uomo aveva altre idee.
Il cuore le balzò nel petto quando lo vide salire agilmente sul parapetto, pronto a lanciarsi. Forse difendere l'isola avrebbe richiesto più delle buone intenzioni. Era grande il doppio di lei, con il fisico di un gladiatore.
Il suo tuffo increspò appena l'acqua. Riemergendo, lo sconosciuto cominciò a nuotare verso la spiaggia. C'era qualcosa d'implacabile nell'uomo che le fece perdere tutta la sua sicurezza. D'abitudine l'equipaggio di uno yacht indossava una specie di uniforme con il nome della barca. Ma non lui. Aveva solo dei jeans tagliati al ginocchio, doveva essere sulla trentina... Maggiore di lei in ogni caso.
Rosie era poco più che ventenne. Non era nemmeno sicura della propria data di nascita. Non c'erano documenti al riguardo. Un incendio all'orfanotrofio aveva distrutto ogni traccia della sua storia poco dopo il suo arrivo. La sua esperienza di vita era limitata allo strano mondo isolato dentro l'istituto, e ora a una piccola isola al largo della punta meridionale della Spagna.
Era stata fortunata a ottenere un lavoro su Isla Del Rey, grazie a un progetto per giovani svantaggiati gestito da un'associazione benefica. Il posto comportava un periodo di prova come dama di compagnia di un'anziana signora che aveva già cacciato le sei precedenti. Non sembrava molto promettente, ma Rosie avrebbe afferrato al volo qualunque occasione di sottrarsi all'ambiente opprimente dell'istituto, e l'isola pareva offrire un rifugio dalla dura realtà del mondo esterno.
E ora quel mondo era tornato con forza, pensò Rosie mentre l'uomo s'avvicinava alla riva.
Rosie si preparò a cacciarlo. Doña Anna le aveva offerto più di un tetto sulla testa e proteggere l'isola era qualcosa che doveva all'anziana signora.
Contrariamente a ogni aspettativa, Rosie le si era affezionata, ma mai avrebbe immaginato che in un ultimo gesto di straordinaria generosità, nel suo testamento Doña Anna avesse lasciato metà dell'isola all'orfanella Rosie Clifton.
L'eredità di Rosie era diventata uno scandalo internazionale. Non era stata esattamente la benvenuta nella classe dei proprietari terrieri. Perfino l'avvocato di Doña Anna aveva trovato delle scuse per non incontrarla. La sua lettera formale trasudava disprezzo da ogni riga. Come poteva una governante di umili origini e orfana entrare a far parte dell'aristocrazia spagnola? Nessuno pareva capire che ciò che aveva ricevuto era la fiducia di una vecchia signora. E il suo amore.
Il generoso lascito di Doña Anna era stato un'arma a doppio taglio. Rosie amava l'isola, ma senza un centesimo e senza uno stipendio riusciva a mantenersi a stento, senza poter aiutare gli isolani a vendere i loro prodotti sulla terraferma, come aveva promesso di fare.
L'uomo aveva raggiunto l'acqua bassa e si stava dirigendo verso la spiaggia. Con il torace nudo e muscoloso e il corpo abbronzato che gocciolava, era uno spettacolo. Un uomo così non veniva certo con il cappello in mano a chiedere un prestito.
Una cosa in cui Rosie aveva fallito miseramente. Le lettere che aveva scritto a possibili investitori non avevano ottenuto risposta.
L'uomo la trafisse con un'occhiata. Rosie immaginò che avrebbe potuto aprire qualunque porta. Ma non questa. Avrebbe mantenuto la promessa fatta a Doña Anna e continuato a lottare per mantenere intatta l'isola. Il che, nel linguaggio di Doña Anna, significava nessun visitatore, soprattutto non un uomo che la guardava come se fosse un relitto portato a riva dalla marea. L'avrebbe cacciato come avrebbe fatto Doña Anna, decise. Be', forse non nello stesso modo. Era più portata a convincere che a gridare.
Il cuore le martellava nel petto, vedendolo avvicinarsi. Era sola e vulnerabile. L'uomo aveva scelto il momento migliore per coglierla di sorpresa. Non era un segreto che lei amasse nuotare la mattina presto, prima che la gente si alzasse. Quando era viva, Doña Anna aveva incoraggiato quell'abitudine, sostenendo che avrebbe dovuto prendere una boccata d'aria fresca prima di passare la giornata dentro casa.
Afferrando il telo dallo scoglio dove l'aveva steso ad asciugare, si coprì con modestia. Anche così, non era certo vestita per ricevere ospiti. La casa era lontana, in cima a un ripido sentiero, e nessuno l'avrebbe sentita chiamare aiuto.
Non che intendesse farlo. Era proprietaria di metà dell'isola, e l'altra metà apparteneva a un grande di Spagna assenteista.
Don Xavier Del Rio era nipote di Doña Anna, ma non si era mai preoccupato di venire a trovare la zia mentre Rosie era sull'isola. Non aveva nemmeno partecipato al funerale, e Rosie dubitava che si prendesse ora il disturbo. Secondo Doña Anna, era un playboy che conduceva una vita dissoluta. Rosie lo considerava un bruto senza cuore, che non meritava una zia così affettuosa.
Doveva ammettere, però, che sembrava avere successo negli affari.
Ma milionario o no, secondo Rosie si sarebbe dovuto degnare di far visita a Doña Anna. O forse era solo troppo importante per curarsene.
Non riusciva a credere ai propri occhi. La ragazza se ne stava sulla spiaggia come se fosse lui l'intruso. «Ha ragione» sbraitò. «Questa è una spiaggia privata. Quindi che cosa ci fa lei qui?»
«Io possiedo... cioè, vivo sull'isola» rispose Rosie, sollevando il mento nel tentativo di guardarlo negli occhi.
L'uomo la sovrastava. Lei era piccola, giovane e snella, con straordinari capelli lunghi e rossi e un'espressione spavalda dipinta in volto. L'avvocato l'aveva avvertito che gli avrebbe dato filo da torcere.
«L'ha mandata l'avvocato?» lo provocò Rosie.
«Non mi ha mandato nessuno» replicò lui, valutandola.
«Allora perché è qui?»
Lui serrò i pugni. L'unico segno di nervosismo. Aveva coraggio a sfidarlo, ma non era un attaccabrighe e lei era una ragazzina sola sulla spiaggia. Si rilassò. «Sono qui per vederla.»
«Me?»
Rosie posò una mano sul seno che faceva capolino dall'asciugamano. Poi la brezza le agitò i capelli. L'impulso di afferrarglieli per tirarle indietro la testa e baciarle la gola fu travolgente.
Sì, poteva essere attraente, ma se era riuscita a convincere la bisbetica zia a lasciarle un'eredità così ragguardevole doveva essere più astuta di quanto apparisse.
«Dobbiamo discutere di affari.» Lanciò un'occhiata verso la scogliera, in direzione della casa.
«Lei può essere una sola persona» ribatté la ragazza, guardandolo freddamente. «Gli avvocati non hanno dimostrato alcun interesse per me, né per l'isola. Preferiscono lasciar andare tutto in malora. Ogni porta in città mi è stata sbattuta in faccia, ma immagino che questo lo sappia già... Don Xavier.»
Lui rimase impassibile. Il giorno in cui era stato reso noto il testamento della zia, gli avvocati l'avevano contattato per garantirgli la loro eterna lealtà. Lavoravano da anni per la famiglia Del Rio, come si era premurato di rammentargli il capo dell'ufficio legale, e tutti i soci appoggiavano Don Xavier in quella spiacevole situazione. C'erano buone possibilità d'impugnare il testamento, gli aveva assicurato l'avvocato, ma Xavier aveva rifiutato quel suggerimento. Si sarebbe occupato personalmente della situazione, così come si sarebbe occupato della ragazza.
«Devo prendermela con lei se mi hanno ignorata in città?» lo sfidò la giovane, serrando la mascella.
«No» rispose sinceramente Xavier. La zia era sempre stata maliziosa, e mai come quando aveva redatto il testamento. Ora che aveva incontrato la ragazza con cui condivideva il lascito, sospettava che Doña Anna avesse provato un enorme piacere nel mettergli i bastoni fra le ruote prima che potesse rivendicare un'isola che era sua di diritto. «Ma di certo nel mondo della finanza la pensano come me, e cioè che la responsabilità di Isla Del Rey non può restare nelle mani di una sola ragazzina.»
«Be', non credo che le interessi la mia opinione» ribatté lei.
Xavier sospettava che gliel'avrebbe fatta sapere comunque.
La giovane confermò subito i suoi timori. «Chiunque sia abbastanza fortunato da avere dei parenti dovrebbe amarli e non abbandonarli, per quanto possano essere difficili da gestire...» borbottò.
«Era una frecciata per me?» domandò Xavier, leggermente divertito. «Sta forse insinuando che i miei diritti sull'isola sono scarsi quanto i suoi?»
«Lei ha il nome» ammise Rosie, sebbene a malincuore, «ma anche qualcos'altro. Perché sua zia avrebbe dovuto lasciare l'isola che amava più di ogni cosa a un uomo con la sua cattiva reputazione?»
Per un attimo la franchezza di quella dichiarazione lo ridusse al silenzio, e a denti stretti provò un certo rispetto. La sua audacia era scioccante, ma anche tonificante. Quel carattere brusco doveva essere stato forgiato da un'infanzia difficile. La ragazza aveva dovuto trovare il modo di sopravvivere e aveva preferito la logica e la caparbietà alla remissività e all'autocommiserazione. Era coraggiosa. Doveva riconoscerglielo. Non molti gli avrebbero tenuto testa.
«Nessuna obiezione, Don Xavier?»
Lui aggrottò un sopracciglio. Ciò che aveva detto era vero. La sua reputazione era pessima. Viveva in fretta, e il suo stile di vita era garantito dalle iniziative imprenditoriali di grande successo. Non era interessato all'amore. In passato gli aveva causato solo delusioni. Non aveva tempo per cose del genere. I suoi genitori avevano cancellato in lui qualunque pensiero sull'argomento.
Altro dolore? Altro rimpianto? Perché avrebbe dovuto cercarli? Aveva fatto quello che gli aveva chiesto Doña Anna, cioè guadagnare più denaro per finanziare quei progetti di cui lei andava fiera, e questo doveva bastare.
Ma la maliziosa zia pretendeva di più nel testamento. Immaginava che si fosse divertita, aggiungendo una particolare clausola per ostacolarlo.
«Suppongo che siano state le clausole del testamento di sua zia a portarla qui» commentò la ragazza.
Erano affari suoi?
Suo malgrado, Xavier provò una certa eccitazione mentre lei continuava a interrogarlo con quegli straordinari occhi color ametista.
«Siamo entrambi qui per la stessa ragione, immagino» ribatté. «Per sistemare le clausole del lascito.»
«Io vivo qui, lei no» lo sfidò Rosie con un lieve sorriso.
Accampava diritti? Se aveva letto il testamento, e Xavier ipotizzava che l'avesse fatto, doveva sapere che avrebbe potuto perdere la propria metà dell'isola se non