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Alla scoperta dell'amore: Harmony Jolly
Alla scoperta dell'amore: Harmony Jolly
Alla scoperta dell'amore: Harmony Jolly
E-book166 pagine2 ore

Alla scoperta dell'amore: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Esiste l'amicizia tra un uomo e una donna? Forse sì e forse no...

Torie Sands non sarebbe mai voluta tornare nella sua città natale. Ma ha una missione da compiere: trovare le prove necessarie a dimostrare che il padre non ha rubato il tesoro della famiglia Huntington. Convinta di non incontrare nessuno della sua passata esistenza, rimane colpita nel rivedere Marc Huntington, il suo più caro e vecchio amico. Che cosa vuole da lei?

Lei è tornata. Marc era convinto che non l'avrebbe più rivista. Anche lui è stato via per molto tempo e ora è di nuovo nella villa di famiglia, che lo ha visto giovane e innamorato. Il furto del famoso tesoro degli Huntington ha cambiato le loro vite, ma forse non tutto è perduto.
LinguaItaliano
Data di uscita9 set 2018
ISBN9788858986776
Alla scoperta dell'amore: Harmony Jolly
Autore

Raye Morgan

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Alla scoperta dell'amore - Raye Morgan

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Heir’s Proposal

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 2013 Helen Conrad

    Traduzione di Anna Sibilia

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A..

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HHarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-677-6

    1

    Torie Sands tremava così tanto che le battevano i denti. Non solo aveva freddo, era anche impaurita.

    Che doveva fare? Era andata su quella lingua di terra quando il sole ancora scintillava, stile spiagge californiane, e aveva fatto un tuffo nei ricordi girando per le grotte in cerca degli anfratti della sua infanzia. Si era dimenticata di quanto rapidamente poteva cambiare il tempo da quelle parti, per non parlare del livello dell’acqua.

    Ora era in trappola. Con l’alta marea, la lingua di terra si era trasformata in un isolotto. E si era alzata la nebbia, silenziosa, rapida e mortale, che adesso avvolgeva tutto smorzando suoni e colori.

    Ora Torie rammentava. Quando era bambina e viveva sulla collina, unica figlia del maggiordomo degli Huntington, quel genere di fenomeno lo chiamavano nebbia assassina. Avrebbe potuto guadare il tratto più basso di acqua, o nuotare, ma non vedeva la terra e la corrente forte spingeva verso il mare aperto. Se vi fosse finita dentro...

    Il rombo di un tuono la fece sussultare. Grandioso. Tra un po’ si sarebbe anche messo a piovere.

    Come districarsi da quella situazione? Non aveva detto a nessuno dove era diretta e il cellulare segnalava che non c’era campo. In più non si era portata una torcia. Avrebbe dovuto passare la notte lì? No di certo!

    E poi venne divorata dal mostro marino...

    Quella frase le riaffiorò alla memoria da una delle tante storie raccontate attorno ai falò, di quando era piccola. Ah, i ricordi, pensò, rabbrividendo ancor più.

    Bene, era tempo di cercare aiuto. Non aveva visto nessuno mentre girovagava tra le dune e le rocce, ma magari... Dopotutto, che altra scelta aveva?

    «Aiuto!» gridò a quel punto, con quanto fiato aveva in gola. «Aiuto! Sono bloccata sull’isola. Aiuto!»

    Niente. Solo il rumore delle onde che lambivano la spiaggia ritmicamente. In lontananza, udì il suono di un clacson. Sconfortata, si strinse nelle braccia, il vento che le gettava in faccia i capelli. Era sull’orlo di una crisi isterica.

    «Signora Marino?» Una profonda voce riverberò nel nulla ovattato. «È lì?»

    Le ci volle qualche istante per registrare il nome.

    Signora Marino? Che diavolo...? Oh sì, quello era il nome che aveva scelto come copertura per non allarmare gli Huntington. Non voleva che sapessero chi era realmente. E quindi lei doveva stare ben attenta a non tradirsi.

    «Sì» rispose, meravigliandosi di quanto le tremava la voce. «Sono qui. Cosa devo fare? Come faccio a tornare sulla terraferma?»

    «Tenga duro. Vengo a prenderla.»

    Torie trasse un profondo respiro e chiuse gli occhi. Si era già invaghita di quella voce. Era forte, maschile... trasudava sicurezza. Con un po’ di fortuna l’uomo sarebbe stato all’altezza della voce e l’avrebbe tirata fuori da quel guaio. O almeno se lo augurava.

    Marc Huntington imprecò tra i denti mentre cominciava a togliersi la giacca e la maglia a maniche lunghe. Non era in quel modo, salvando uno degli avvoltoi che stavano volteggiando su Shangri-La, la proprietà della sua famiglia, che aveva in programma di passare il pomeriggio.

    Era perfettamente consapevole della situazione. Non c’erano più soldi. Era tornato a casa giusto in tempo per assistere alla distruzione della sua eredità. Sfortunatamente, i dieci anni passati nell’esercito non gli avevano permesso di accumulare quanto sarebbe bastato per pagare le tasse che sua madre aveva ignorato per tutto quel tempo. Vendere la proprietà era l’unica soluzione, secondo lei, ed era lei la proprietaria ufficiale. La decisione era sua.

    Così Shangri-La era stata messa in vendita. Gli annunci elaborati di sua madre avevano attirato lì ben otto visitatori, già pronti a fare la loro offerta.

    Per lui erano tutti truffatori. Li avrebbe volentieri guardati affogare.

    Be’, non proprio. Gli anni nell’esercito gli avevano instillato un tal senso di protezione verso gli altri che ci sarebbe voluto ben più del semplice odio per sradicarlo. Era parte di lui, ormai. Come si poteva disimparare qualcosa del genere?

    «Parli» ordinò alla donna, che non riusciva a vedere. «Mi sarà d’aiuto mentre attraverso la corrente.»

    «D’accordo» ribatté Torie, più calma. «Di cosa devo parlare?»

    Marc imprecò di nuovo tra i denti. Che diavolo importava di cosa parlava? Avrebbe ascoltato solo il suono della sua voce. Le parole non gli interessavano. Forse avrebbe dovuto dirle di elencargli i termini di pagamento che aveva in mente per l’acquisto della proprietà della sua famiglia.

    «Canti» le suggerì, abbassando lo sguardo sui pantaloncini da surf e decidendo di tenerli. Si era già tolto maglia e giacca perché era possibile che dovesse nuotare se l’acqua era diventata alta. Ma togliersi i calzoncini non era necessario. «Reciti una poesia. Quello che vuole.»

    Marc avanzò nell’acqua fredda e la sentì lambirgli le gambe. La nebbia era così fitta che non si vedeva quasi niente. A un certo punto sentì che la donna cominciava a cantare qualcosa. Aveva una bella voce. Si fermò e rimase in ascolto. Qualunque cosa stesse cantando, gli suonava familiare. Sembrava una vecchia canzone popolare celtica. Dove l’aveva già sentita?

    Dopo un po’, scosse il capo. Non aveva importanza. Se la Marino avesse continuato a cantare, l’avrebbe trovata abbastanza in fretta. Con un’ultima imprecazione, affrontò la corrente, seguendo la voce nella nebbia.

    Torie lo sentì arrivare nell’acqua. Si stava avvicinando. Un empito di gratitudine la pervase.

    Alzò il viso verso il punto in cui sarebbe dovuto splendere il sole e si mise a cantare più forte, per aiutare l’uomo a individuarla.

    Nel giro di qualche minuto, il rumore dell’acqua mossa si intensificò e poco dopo vide emergere dal nulla una figura alta e scura che si muoveva nella sua direzione.

    «Oh, grazie a Dio!» esclamò sollevata. «Temevo di dover passare la notte al freddo e al buio.»

    Lui non rispose, ma mentre si avvicinava Torie poté distinguere meglio i suoi lineamenti e cominciò a rendersi conto che aveva un aspetto familiare. Aggrottò la fronte. Oh no! Non poteva essere!

    L’uomo si fermò a due passi da lei.

    «Signora Marino, sono Marc Huntington, Marge è mia madre. Giusto perché sappia che non sono un malintenzionato che gira per le spiagge in cerca di prede.»

    Il cuore prese a martellarle in petto. Marc Huntington. Che ci faceva lì? Erano anni che non lo vedeva, almeno una quindicina. Aveva sentito dire che era oltreoceano, in servizio, a combattere contro i cattivi.

    Ma ora eccolo lì, che la guardava, per nulla amichevole nonostante i modi educati.

    «Come diavolo c’è arrivata sin qui?» borbottò. «E perché?»

    Non l’aveva riconosciuta. Meno male. D’altro canto, perché avrebbe dovuto? Anche lei lo aveva riconosciuto a malapena.

    L’ultima volta che lo aveva visto era la metà, un adolescente dinoccolato dalla bocca stupenda che probabilmente non sapeva nemmeno che lei esistesse.

    Ora aveva un fisico statuario, con muscoli scolpiti e spalle larghe. I capelli corvini gli ricadevano sulla fronte, attirando l’attenzione su due splendidi occhi color blu cristallo, visibilmente ostili. Con ogni probabilità era l’uomo più bello che lei avesse mai visto.

    Torie trasse un profondo respiro, ma non riuscì a proferir parola.

    Marc si accigliò. «Tutto bene?» le chiese.

    Lei annuì. Dovette fare due tentativi prima di poter parlare. «Uh... io sono... mi chiamo Torie... Ma immagino lo sappia. Stavo esplorando i dintorni ed è arrivata la nebbia e... e...»

    «D’accordo» tagliò corto Marc, chiaramente spazientito. «Nessun problema. Suo marito ha cominciato a preoccuparsi quando non l’ha vista per il tè. La stanno cercando tutti.»

    Marito? Lei non aveva un marito... Oh sì. Era con Carl Marino, che fingeva di essere suo marito. Doveva tenerlo bene a mente. «Mi spiace di aver creato tanto disturbo» ribatté, riacquistando finalmente il controllo. Lo shock di ritrovarsi faccia a faccia con la persona di cui si era invaghita da ragazzina l’aveva spiazzata, ma ora aveva recuperato l’equilibrio. Doveva rammentare che lui era il nemico, proprio come tutti i membri della famiglia Huntington, il nemico che era venuta a combattere, come il proverbiale drago.

    Peccato che il nemico fosse lì a salvarla. Piuttosto bizzarra come situazione.

    «Ho perso la cognizione del tempo» disse, a mo’ di spiegazione.

    Marc annuì, lo sguardo che vagava sulle braccia e sulle gambe nude nel corto prendisole. «La prossima volta si porti una giacca» le suggerì burbero. «Può diventare freddo in fretta da queste parti.»

    Lo sapeva anche lei. Dopotutto, aveva trascorso le estati della sua infanzia su quella spiaggia. Ma erano passati quindici anni dall’ultima volta che era stata lì ed era così impaziente di rivedere tutti i suoi posticini segreti da dimenticarsi della variabilità del clima.

    «Sto bene» ribadì, nonostante battesse i denti. «Mi guida sulla terraferma?»

    Marc la squadrò dalla testa ai piedi e per la prima volta nei suoi occhi brillò un guizzo di divertimento. «No» le rispose. «La porto in braccio.»

    «Co... cosa?» balbettò lei, cominciando ad arretrare. «No, non può portarmi in braccio.»

    «Perché no? Sono abituato a portare carichi poco maneggevoli e lei ha l’aria di essere un peso piuma.»

    Torie si fermò e lo fissò torva. La stava prendendo in giro? E perché era così ostile? «Poco maneggevoli e con cervello di un uccellino?» insinuò. «Non avevo idea che mi conoscesse così bene.»

    La bocca di lui si incurvò nell’accenno di un sorriso. «Non è questo che intendevo.»

    «No, ma è quello che ha detto.»

    «Senta, signora Marino» replicò Marc, il tono forzatamente conciliante. «Suo marito è in pensiero per lei. Sembra convinto che possa cadere giù da una collina mentre cammina, o roba del genere, se qualcuno non la tiene d’occhio. Perciò intendo riportarla indietro sana e salva. Andiamo. Facciamola finita, okay?»

    Torie lo guardò, guardò la carne soda che avrebbe dovuto toccare se avesse ubbidito, e il cuore iniziò a batterle in petto come un martello. C’era stato un tempo in cui sognava di toccarlo, ma era stato quando si era quasi innamorata di lui. Ora, il solo pensiero la faceva inorridire. Lui era il nemico. Punto.

    «No» disse. «La seguo. Mi terrò a... a...» Stava per dire alla sua maglia, ma lui era a torso nudo e l’unica alternativa era il dietro dei calzoncini da surf. L’idea di posare le dita lì sopra le strappò un ansito.

    Marc la fissava, aspettando che si rendesse conto del problema che aveva. «Esatto» mormorò infine, il tono derisorio. «La porto io.»

    Torie scosse il capo. «Non credo proprio.»

    Marc stava esaurendo la pazienza e si vedeva. «Mi ascolti bene. C’è una corrente molto forte che attraversa la parte più profonda del canale, giusto nel punto in cui dobbiamo passare noi. Se la fa cadere, potrebbe trascinarla verso il mare aperto. Io dovrei nuotarle dietro, e senza alcuna garanzia di riuscire a prenderla. È più sicuro che si lasci portare...»

    «Non c’è altro modo?»

    Il cipiglio di lui aumentava di minuto in minuto.

    «Qual è il suo problema?»

    Torie trasse un gran respiro e glielo disse. «Lei è praticamente nudo.»

    Marc la guardò come se fosse fuori di testa. «Anche lei non è coperta

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