Tra le braccia di un pirata (eLit)
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Quella fiabesca isola nel Mediterraneo non ha mai subito invasioni. Almeno fino a quando i regnanti, i tre Principi di Mardivino, non vengono assediati da occhi incantevoli e suadenti voci femminili.
Distesa a prendere il sole su una barca, Gabriella Scott si lascia trasportare dalle onde del mare e dell'immaginazione, ma nemmeno nei suoi sogni più audaci, può intuire quanto sta per accaderle. Qualcosa che cambierà la sua vita e che ha un nome piuttosto altisonante: Niccolò Louis Fantone. Professione: principe. Anche se quell'uomo più che un raffinato nobile sembra un pirata. Una volta abbordata e sequestrata la barca su cui si trova Gabriella, Niccolò porta lei e i suoi compagni di viaggio sulla sua splendida isola. Un regno dove qualsiasi cosa può accadere.
Sharon Kendrick
Autrice inglese, ama le giornate simili ai romanzi che scrive, cioè ricche di colpi di scena.
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Anteprima del libro
Tra le braccia di un pirata (eLit) - Sharon Kendrick
978-88-3052-690-7
1
Era soltanto un puntino bianco nell'azzurro sconfinato del mare e il sole era troppo forte perché lei potesse vedere chiaramente. Ella richiuse gli occhi. Non poteva essere un'isola... Probabilmente era solo un frutto della sua immaginazione, un miraggio, simile a quello che hanno i viandanti nel deserto.
«Mark.» Pronunciò quel nome poco familiare con labbra riarse dalla sete. «Mark, ci sei?» Poi cercò di ricordare il nome di una delle donne. «Helen!»
Ma non ottenne risposta. Del resto, non c'era da meravigliarsi. Dalla cabina proveniva una musica che copriva la sua flebile voce. Si udivano anche le risate femminili un po' sguaiate di chi aveva bevuto troppo.
Ella gemette.
Quanto tempo era che non si bagnava neppure le labbra? Voleva dell'acqua fresca, ma le gambe, pesanti come il piombo, si rifiutavano di rispondere ai suoi comandi. Tentò di togliersi la ciocca di capelli che le solleticava il viso, ma non riuscì a fare neanche quello.
Stava per morire. Lo sapeva. Sentiva che le forze la stavano abbandonando mentre un ronzio sempre più insistente le offuscava l'udito e il cuore sembrava balzarle fuori dal petto. La pelle, poi, pareva andarle a fuoco.
L'interno della cabina, fresco e in penombra, era molto allettante, ma un istinto persino più forte del desiderio di ripararsi dai raggi del sole le impediva di assecondare quell'invito.
Sotto coperta regnava il caos, inoltre non c'era possibilità di fuga. Lì fuori, almeno, qualcuno poteva vederla.
Le palpebre si abbassarono come due saracinesche troppo pesanti.
Signore, fa' che qualcuno mi veda, fu l'ultimo pensiero di Ella prima di perdere conoscenza.
Con gli scuri capelli agitati dal vento e il corpo in pieno relax, Nico stava fissando il punto in cui cielo e mare diventano una cosa sola. Poi qualcosa all'orizzonte attirò la sua attenzione.
Stava sognando o quella era proprio una barca? Una barca nelle acque riservate ed esclusive dell'isola di Mardivino? Nico serrò le labbra. Che fossero banditi intenzionati ad approdare in quel controllatissimo paradiso fiscale riservato a ricchi magnati?
Nel corso dei secoli l'isola era stata spesso meta di incursioni da parte di pirati e bucanieri. In tempi più recenti le cose non erano cambiate se non per le modalità: al posto dei vecchi pirati c'erano i più moderni paparazzi, perennemente a caccia di scandali e notizie piccanti con macchine fotografiche dotate di obiettivi grandi come cannoni.
Nico si rabbuiò. Dov'era la guardia costiera?
Il suo spirito d'avventura, però, lo indusse a ignorare il potenziale pericolo. Puntato il suo acquascooter verso la barca, girò la manopola del gas partendo in planata sul mare, lasciando dietro di sé una lunga scia di spuma bianca.
Avvicinatosi all'imbarcazione, fu in grado di distinguere un corpo sdraiato sulla coperta. Sembrava una donna che stava prendendo il sole. Accostandosi ancora di più, ne scorse i dettagli. Aveva i capelli rossi, proprio come il colore della sua pelle bruciata. Era magra, flessuosa e soda come solo un fisico giovane può esserlo. Nico si chiese se quello era il solito vecchio stratagemma per riuscire ad accostarsi all'isola e ai suoi abitanti.
No, quella donna non stava prendendo il sole. La posizione e l'immobilità di quel corpo gli fecero capire subito che c'era qualcosa di strano.
Con gesti rapidi e sicuri, assicurò il suo acquascooter al natante e salì a bordo guardandosi intorno con circospezione e aguzzando l'udito. C'era una musica che proveniva da sottocoperta, ma la donna lì sopra era sola.
La raggiunse in pochi passi e, piegandosi su di lei, la fece girare, reprimendo la reazione istintiva che ebbe nel vedere quel seno gonfio e perfetto agitarsi sotto lo striminzito bikini verde giada che indossava.
Quella donna stava male.
La scrutò dalla testa ai piedi valutandone lo stato. Respirava debolmente, aveva gli occhi serrati e la pelle infiammata. Le mise una mano sulla fronte e capì immediatamente che aveva la febbre alta. Doveva aver preso un colpo di sole.
«Si svegli!» la sollecitò scuotendola. Non ottenendo risposta, provò a parlarle prima in francese e poi in spagnolo alzando di volta in volta il tono della voce.
Come se stesse riemergendo dall'aldilà, Ella udì in lontananza una voce profonda che la stava chiamando. Tentò di aprire gli occhi, ma la luce era troppo accecante e così si riabbandonò alle tenebre.
«Si svegli!»
A quell'ennesimo richiamo, Ella aprì gli occhi e intravide un bel volto maschile segnato dalla preoccupazione. Sembrava un angelo nero. Stava sognando o, peggio, era già alle soglie del paradiso.
«Oh, no!» esclamò lo sconosciuto nel vedere che la donna stava nuovamente perdendo conoscenza. «Mi sente? Resti sveglia! È un ordine!»
La voce era senza dubbio autoritaria, ma Ella aveva la febbre troppo alta per essere in grado di ubbidire.
«Va' via» mormorò con voce flebile, ma rabbrividì terrorizzata nel vedere che lo sconosciuto l'aveva riadagiata sul ponte e, obbedendo al suo ordine, l'aveva lasciata nuovamente sola.
Nico scese sottocoperta e studiò per qualche istante la scena che si presentò ai suoi occhi.
C'erano cinque persone, tre uomini e due donne, tutti in evidente stato di ubriachezza. Una donna giaceva in terra senza reggiseno e russava sommessamente. L'altra girava intorno a un uomo muovendosi come una modesta ballerina di lap dance.
Solo uno degli uomini sembrò rendersi conto del suo arrivo. «Ehi, chi sei?» biascicò sollevando una bottiglia di scotch mezza vuota.
«Sa di aver superato il limite e di trovarsi in acque protette?» lo apostrofò Nico.
«No, bello mio, credo proprio che sia vero il contrario. Questa barca è mia. Mi è costata un occhio della testa. Sei tu ad avere invaso una proprietà privata. Il mare, invece, è di tutti» obiettò l'altro con voce impastata.
«Non qui. Queste sono acque riservate.» E con quelle parole, Nico ritornò sui suoi passi. Quando fu sopra coperta, estrasse il cellulare da una tasca e compose un numero privato che lo mise in contatto con il capo della polizia.
«Pronto? Sì, sono Niccolò» disse in italiano.
Seguì un breve colloquio.
«Vuole che li arrestiamo tutti, principe?» domandò alla fine il commissario.
«Perché no? Una notte in prigione li aiuterà a smaltire la sbornia e a ricordarsi di non mettersi nei guai.» Chiuse la comunicazione e guardò la ragazza svenuta. Lei non era ubriaca, stava male. Si piegò su di lei e la prese per le spalle.
La donna schiuse le palpebre. Aveva due occhi smarriti e verdi come un prato primaverile.
«La prego, non mi abbandoni» lo implorò, aggrappandosi a lui come se quello sconosciuto fosse la sua ultima speranza di sopravvivenza.
L'intensità di quelle parole colpì l'uomo nel profondo, ma l'appello era del tutto superfluo perché lui aveva già preso la sua decisione.
«Non ho alcuna intenzione di lasciarla qui» disse prendendola in braccio prima che lei potesse protestare.
Ma lei non protestò affatto. Al contrario, si aggrappò al suo collo e si rannicchiò tra le sue braccia in totale fiducia. Poi lui la trasportò sul suo acquascooter.
Molti uomini avrebbero avuto problemi nel sollevare il corpo inerme di una donna pressoché svenuta, ma Nico era nato per affrontare le sfide. Quando raggiunsero la terraferma, sul suo volto era spuntato un sorriso.
Lui era sempre a caccia di avventure, ma quella era la prima volta che gli capitava di salvare una damigella in pericolo.
Quale emozione!
2
Una piacevole sensazione di fresco le scivolò lungo le guance ed Ella emise un sommesso sospiro. «Mmh! Che buona!»
«Beva!»
Era sempre la stessa voce che Ella udiva, una voce che non accettava un no per risposta e che continuava a sentire nei pochi momenti di coscienza prima di perdere nuovamente i sensi. Una voce senza dubbio autoritaria, dall'accento straniero, ma allo stesso tempo irresistibile.
Ella aprì docilmente la bocca e bevve con maggiore avidità, al punto che un po' d'acqua le scivolò sul mento e poi sul collo restituendole un briciolo di lucidità.
«Così va bene» disse la voce profonda con approvazione. «Beva ancora, adagio, e poi apra gli occhi, lentamente.»
Ancora stordita, Ella fece come le era stato detto, ma quando fu in grado di guardarsi intorno si sentì più smarrita che mai.
Già, perché l'uomo che le stava vicino non lo aveva mai visto.
Oppure sì?
Lo fissò studiandone i lineamenti, mentre il cuore prendeva a pulsarle nelle vene perché un uomo così era un vero e proprio schianto.
I lineamenti decisi gli conferivano un aspetto autocratico, attenuato da una bocca morbida e sensuale. Gli occhi a mandorla erano circondati da folte ciglia nere mentre i capelli, nerissimi e mossi, gli si arricciavano sul collo. Aveva un'aria risoluta, che trasmetteva potere: era vagamente familiare, sebbene Ella non sapesse dire chi fosse.
La carnagione olivastra brillava grazie a una intensa abbronzatura dorata. Quel volto era apparso e scomparso durante il suo delirio, calmandola e rassicurandola. Aveva creduto che fosse un angelo nero. Un guardiano del cielo.
Dunque, non aveva sognato, né, a quanto pareva, era morta.
Continuò a guardarsi intorno costernata. Si trovava in una camera molto semplice ed essenziale. C'era un tavolino di legno con ai lati un paio di sedie. Il pavimento era costituito di assi di legno e anche le pareti erano di legno. Si udiva il rumore delle onde. Era un posto fresco, avvolto dalla penombra, e lei giaceva in un letto basso, coperta da un pezzo di stoffa che era troppo spessa per essere un lenzuolo e troppo sottile per essere una coperta.
Toccandosi, trasalì.
Non indossava niente a parte una