L isola della felicità
Di Sandra Field
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Info su questo ebook
Sandra Field
Prolifica autrice inglese, cura con particolare amore la sua piccola collezione di bonsai.
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Anteprima del libro
L isola della felicità - Sandra Field
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Millionaire’s Marriage Demand
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2003 Sandra Field
Traduzione di Edy Tassi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-894-9
Frontespizio. «L'isola della felicità» di Field Sandra1
Grazie al cielo, aveva il molo tutto per sé, pensò Julie allegramente. Gli scogli e gli spruzzi salati della costa dove era cresciuta le erano mancati più di qualsiasi altra cosa, mentre era all’estero. Le onde lambivano la banchina: lei fece scivolare i piedi dai sandali e, con poco riguardo per il suo bell’abito estivo, si sedette sul legno grezzo facendo dondolare le gambe oltre il bordo. Un’onda le bagnò i piedi nudi e lei rise, sorpresa e spaventata: l’acqua era gelida.
Che cosa si aspettava? Dopotutto, quello era il Maine, ed era ancora giugno. Agitò con vigore i piedi nell’acqua, guardando come la luce dorata della sera si confondeva con la schiuma.
Il molo si trovava alla fine di una strada polverosa. Alle sue orecchie giungeva il sospiro del vento attraverso i pini, il cinguettio dei passeri nel sottobosco e, sopra a ogni cosa, il mormorio regolare della risacca sulla riva.
La sua destinazione era Manatuck Island, l’isola di Charles Strathern, il cui figlio, Brent, l’aveva invitata per la festa dei sessant’anni del padre.
Quel pomeriggio aveva lasciato il lavoro in ritardo, così aveva perso la lancia che doveva trasportarla sull’isola insieme ad alcuni degli addetti al banchetto. Ora la lancia avrebbe dovuto fare un altro viaggio solo per lei.
Ben lontana dal sentirsi in colpa per questo, agitò ancora i piedi, sollevando piccoli spruzzi d’acqua e domandandosi se Charles Strathern avesse una piscina riscaldata a Castlereigh, la sua residenza su Manatuck. Brent si era preoccupato di mettere subito in chiaro che suo padre era molto ricco, lasciandole intendere che, quindi, anche lui era più che benestante.
Julie sospirò. Brent era bello, affascinante e amava divertirsi. E questo significava, senza dubbio, che prima o poi lei avrebbe dovuto respingerlo. Il suo spirito avventuroso, che l’aveva portata a vivere durante gli ultimi anni in posti lontani, non sempre particolarmente confortevoli e sicuri, non prevedeva il sesso. O il matrimonio.
Ma durante il weekend, circondata dalla famiglia di Brent, sarebbe stata abbastanza al sicuro.
Improvvisamente voltò la testa, disturbata dal rumore di un veicolo lungo la strada. Non voleva compagnia e Oliver, il capitano della lancia, aveva detto chiaramente che lei era l’ultima ospite attesa per quel venerdì. Guardò torva gli alberi dorati, sperando che l’intruso si fermasse all’ultimo cottage, a circa cinquecento metri dal molo.
Non appena gli pneumatici della sua affusolata Porsche nera slittarono sulla ghiaia, Travis staccò il piede dall’acceleratore. Stava guidando troppo velocemente, nel tentativo di recuperare il ritardo accumulato. Quell’emergenza nel reparto di Terapia Intensiva si era risolta bene per il paziente, ma a lui aveva rovinato i programmi. Il ritardo, però, non era l’unica ragione della sua guida spericolata. L’altro motivo era l’ansia che gli attanagliava lo stomaco. Le sue labbra si stesero in un sorriso senza gioia.
In un bel venerdì sera come quello, in cui avrebbe potuto navigare a Penobscot Bay o andare all’opera con quell’infermiera dagli occhi carichi di promesse, stava invece recandosi nell’unico posto al mondo dove di certo sarebbe stato accolto freddamente.
Ancora cinquecento metri... Avrebbe usato il telefono del molo per chiamare Oliver e farsi venire a prendere. Una volta che fosse stato sull’isola, che provassero pure a rispedirlo indietro!
Dal finestrino aperto, colse il profumo della resina mista a quello dell’oceano; respirò profondamente, riempiendo i polmoni, e per un istante tornò a essere il ragazzino che girovagava tra le scogliere, lungo la costa frastagliata di Manatuck Island. Felice. Sicuro. Senza alcun presagio di ciò che sarebbe accaduto.
Era una pazzia tornare. Una pura pazzia.
La macchina superò l’ultima curva e, dall’alto, Travis vide la baia aprirsi davanti a lui: le sue verdi isole che punteggiavano vellutate la superficie dell’acqua, la schiuma che le orlava come colletti bianchi. La sua gola si chiuse. Una delle ragioni per cui aveva lavorato troppo, negli ultimi anni, era stato il tentativo di seppellire quel miscuglio di struggimento e vuoto chiamato nostalgia.
Frenò di colpo. Una donna sedeva sulla banchina.
Maledizione! Non aveva bisogno di compagnia proprio nel momento in cui più desiderava essere solo.
E la donna doveva essere la proprietaria della macchina parcheggiata sul lato della strada, ai piedi del molo. Travis si fermò dietro la berlina blu, uscì sbattendo la portiera e si avviò a grandi passi lungo la banchina. Si sarebbe liberato di lei e poi avrebbe contattato Oliver.
Il sole splendeva alle spalle della donna, circondandola di luce dorata. Il suo abito a fiori era sagomato da un corpetto che aderiva al seno e lasciava scoperte le braccia e le spalle. Le caviglie e i piedi erano completamente bagnati. I suoi capelli biondi, lunghi, raccolti in cima al capo, enfatizzavano la linea sottile della gola e le sopracciglia arcuate. Era deliziosa. Incredibilmente bella. E altrettanto contrariata, realizzò lui.
Infatti, prendendo l’iniziativa in un modo che lo infastidì, la donna si alzò e chiese: «Buongiorno, si è perso?». Poi sottopose a un rapido esame il suo metro e ottanta di altezza, i suoi jeans sbiaditi e la camicia aperta sul collo.
«No» rispose Travis bruscamente, «non mi sono perso, e lei sta violando una proprietà privata, che appartiene al proprietario di Manatuck Island.»
«Sto proprio andando lì.»
«Oh. Ma la festa è per domani.»
Gli occhi di lui si incontrarono con quelli verdi di lei. Non possono essere veramente di quel colore, pensò. Occhi così verdi erano rari e inevitabilmente venivano paragonati agli smeraldi. La luce giocava contro i suoi zigomi e lui desiderò accarezzarli; solo con un cosciente sforzo di volontà riuscì a tenere le mani a posto e a mantenere lo sguardo al di sopra dell’incantevole scollatura. Cosa diavolo gli stava succedendo?
Pensa, Travis. Usa il cervello. «Mi faccia indovinare. Sta andando sull’isola con un giorno di anticipo perché è la ragazza di Brent?» chiese dolcemente.
Lei si morse un labbro. «Come lo ha capito?»
«Brent ha sempre avuto un debole per le belle donne» replicò Travis con una smorfia sprezzante.
«I suoi complimenti suonano più come un insulto...»
Una folata di vento improvvisa le incollò la gonna addosso e poi la gonfiò, denudandole le gambe. Mentre lei afferrava il tessuto leggero, Travis le chiese con voce rauca: «I suoi occhi... Porta delle lenti a contatto colorate?».
Non aveva nessuna intenzione di chiedere qualcosa di così personale; nonostante ciò, si infuriò quando la donna ignorò la sua domanda e chiese senza troppe cerimonie: «Anche lei va a Manatuck Island?».
«Sì.» Un monosillabo secco e nessuna spiegazione.
«E con chi ha appuntamento?»
«Sono da solo» replicò Travis con un sorriso che non raggiunse i suoi occhi, sorprendentemente blu e intensi. «Non appartengo a nessuno, è contro i miei principi» lo sentì aggiungere un attimo dopo.
«Un principio che condivido.»
«Non credo, visto che è qui per Brent.»
Julie arrossì. «Non è un appuntamento di quel tipo...» Poi si fermò. Perché si sentiva in dovere di difendere i propri principi con un estraneo?
«Mi fa piacere che non le importi di finire la frase. D’altra parte, vista la reputazione di Brent...» sogghignò lui.
«Non le chiedo se lei è un suo amico. Ovviamente non lo è» dedusse lei.
«Infatti.»
La profonda amarezza di quell’uomo turbò Julie, che divenne all’improvviso conscia di quanto era teso. Come se fosse sul punto di esplodere da un momento all’altro, pensò a disagio, e per la prima volta desiderò che il molo non si trovasse in un luogo così isolato.
Lei non era un tipo che si spaventava facilmente: aveva avuto troppe occasioni per esserlo, e quello era il Maine, non Lima, o Dar es Salaam, o Calcutta. Quando però era sceso verso il molo, lui si era mosso con la grazia inconsapevole di una tigre. E lei sapeva per esperienza che le tigri potevano essere eleganti, ma erano anche pericolose e avevano denti aguzzi.
Sangue freddo, si impose Julie. Che importava se lui era il classico uomo per il quale ogni donna degna di questo nome avrebbe fatto follie? Con un coraggioso tentativo di essere amichevole, allungò una mano. «Mi chiamo Julie Renshaw» si presentò.
Con evidente riluttanza, Travis gliela strinse e poi la lasciò andare quanto più velocemente poté senza apparire scortese. «Travis Strathern.»
Lei aggrottò le sopracciglia: «È un cugino di Brent?».
«No.»
Julie arrossì di nuovo a quella risposta, la cui brevità rasentava la scortesia. «In tutta onestà, stavo molto bene da sola; ed è piuttosto evidente che anche lei non impazzisce all’idea di avere compagnia. Nonostante questo, dobbiamo aspettare qui l’arrivo della lancia e fare insieme il viaggio fino all’isola. Non potremmo almeno parlare del tempo? Che, fra l’altro, è splendido.»
«Se pensa che questo tramonto sia bello, aspetti di vedere l’alba attraverso la foschia che sfiora l’acqua...» E per un attimo il suo sguardo si perse nel passato.
«È chiaro che è già stato qui, prima di oggi. Ha visitato spesso Manatuck?»
«Non la vedo da anni» fu la concisa risposta. «Come ha conosciuto Brent?»
«Attraverso amici comuni. Siamo usciti insieme solo un paio di volte. Ma ho sempre desiderato vedere una di queste isole, e devo ammettere di avere colto la palla al balzo.»
«Allora non è l’amante di Brent?»
La domanda di Travis rimase sospesa nell’aria.
«Non intendeva davvero chiedermi questo, vero?» ribatté Julie freddamente.
Era troppo astuta per i suoi gusti. «Ha ragione, è stata una domanda fuori luogo» ammise.
«Quindi, se non è un cugino di Brent, chi è?» chiese lei, cambiando saggiamente discorso.
«Il fratello maggiore, forse?»
«Non mi ha mai parlato di un fratello.»
«Ne sono sicuro. E adesso perché non mi svela qual è il vero colore dei suoi occhi?»
Julie sollevò lo sguardo su di lui. Era abbastanza onesta da sapere che gli occhi erano il suo punto forte. Quanto al resto, la sua pelle color crema era molto delicata, e il suo corpo l’aveva cacciata nei guai troppe volte per considerarlo un vantaggio. Improvvisamente si mise a ridere. «Non porto lenti a contatto, colorate o meno: ho dieci decimi di vista. Vuole sapere qualcos’altro? Mia madre dice che sono ostinata, ma, paragonata a lei, sono una vera e propria dilettante.»
Sebbene il suo sorriso fosse riluttante, lo trasformò completamente. Il naso importante, le labbra severe e il mento scolpito erano ancora gli stessi, così come i capelli indomabili, tanto scuri da essere quasi neri, ma il sorriso diede vita ai lineamenti e li rese mascolini e incredibilmente sexy. Pura energia maschile, pensò Julie, stordita. E si sentì avvolta, come se lui l’avesse circondata con le braccia. Senza fiato, arretrò di un passo. «Ho incontrato parecchi uomini, negli ultimi anni, molti dei quali decisamente attraenti. Ma lei, devo ammetterlo, li batte tutti.»
Lui batté le palpebre. «Bella mossa» replicò in tono ironico. «E ora, ha intenzione di chiedermi il numero di telefono? A Brent non piacerà.»
«Non mi dica che le donne non la interessano, perché non le crederei.»
«Come ho già detto, non appartengo a nessuno» cantilenò lui.
«Lo stesso vale per me» disse lei. «E per Brent.»
Un fremito di rabbia annullò qualunque traccia di sorriso dal volto di Travis; a meno che non si fosse sbagliato clamorosamente, Brent era colui che aveva provocato il suo esilio da Manatuck tanti anni addietro. Era quello il motivo per cui non poteva sopportare il pensiero che Julie fosse l’amante del fratello? L’aveva appena incontrata, perché doveva importargli che cosa faceva e con chi?
«Lasci che le