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Sangue sulla sposa (eLit): eLit
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E-book183 pagine2 ore

Sangue sulla sposa (eLit): eLit

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Info su questo ebook

ROMANZO INEDITO

Cole Grayson si trova davanti un caso complesso, quale mai gli è capitato nella sua carriera di detective: ha investito una donna che indossava un abito da sposa macchiato di sangue. Dopo l'incidente, la donna non ricorda nulla, nemmeno il proprio nome, così Cole la prende sotto la sua protezione, anche perché qualcuno, forse un maniaco, la sta perseguitando. Poi, un giorno, il sedicente fidanzato della ragazza la reclama e lei è costretta a seguirlo...
LinguaItaliano
Data di uscita1 mar 2019
ISBN9788858999219
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    Anteprima del libro

    Sangue sulla sposa (eLit) - Sally Steward

    successivo.

    1

    A bordo della sua vecchia decappottabile, Cole Grayson percorreva il Turtle Creek Boulevard, respirando l'aria fragrante del profumo di fiori per scacciare il sapore amaro lasciatogli dal suo ultimo incarico.

    La sera di inizio giugno e il luogo erano perfetti, ma la magia non funzionava, non riusciva a dissolvere il senso di nervosismo. Che cosa gli succedeva? Sarebbe dovuto essere felice.

    Aveva appena consegnato il rapporto finale su una sventata truffa a una compagnia di assicurazioni. Il lavoro procedeva a gonfie vele; i guadagni erano molto più alti dello stipendio di poliziotto e i rischi erano senz'altro minori.

    E Cole si sentiva del tutto inutile.

    Un attimo dopo, una donna emerse da un passaggio tra due edifici e si fermò, guardando a destra e a sinistra. Cole si raddrizzò sul sedile e batté le palpebre, incredulo.

    La donna indossava un vestito da sposa.

    Sarebbe bastato l'abito per fargliela notare, ma fu soprattutto il volto, pallido e con gli occhi sbarrati per la paura, ad attirare la sua attenzione.

    Sollevò il piede dall'acceleratore e lo tenne sospeso sul freno, ma alla fine s'impose di proseguire. Non erano affari che lo riguardassero. Non era più un poliziotto, e la donna non sembrava ferita, perciò non aveva alcun motivo per interferire.

    Un uomo vestito in modo trasandato le si avvicinò e le mise una mano sul braccio. La donna urlò e, girandosi di scatto, lo tempestò di pugni. Lui tentò di afferrarla per i polsi, ma lei schizzò in mezzo alla strada, proprio davanti all'auto di Cole, tra uno svolazzare di metri di seta e pizzo.

    Cole pigiò a fondo sul pedale del freno. Gli si rivoltò lo stomaco quando udì un tonfo raccapricciante e la sposa scomparve dal suo campo visivo, nascosta dal cofano dell'auto.

    Scese con un balzo dalla vettura, imprecando contro se stesso, contro la donna, contro l'uomo che l'aveva spaventata e contro il mondo intero.

    Lei giaceva per terra, quasi nascosta da strati di tessuto prezioso.

    Cole s'inginocchiò al suo fianco e le sollevò un braccio. Gli tremavano le dita mentre gliele chiudeva intorno al polso e il cuore gli batteva così forte da avere difficoltà a percepire il suo battito cardiaco.

    Alla fine lo trovò, debole e rapido come se lei fosse in stato di shock, o ancora in preda al terrore che le aveva scorto sul volto, però era viva. Grazie al cielo, lui stava andando piano.

    «Tutto bene?» chiese un uomo. Non l'individuo che l'aveva spaventata, ma uno che stava facendo jogging.

    «C'è un cellulare sulla mia auto! Chiami il novecentoundici. Presto! Non perda altro tempo.»

    Si era già radunata una piccola folla di curiosi.

    La sposa gemette e si mosse, come se volesse girarsi.

    «Piano» l'ammonì Cole. «Cerca di non muoverti fino all'arrivo dell'ambulanza.»

    Senza dare segno di averlo udito, lei si girò con un movimento lento e languido, con un braccio sopra la testa, come se si stesse muovendo nel proprio letto. Sollevò su di lui lo sguardo vacuo di chi non ha ancora preso coscienza della situazione.

    Subito dopo, nei suoi occhi affiorarono la confusione e la paura; le pupille, ridotte a punte di spillo, erano circondate da un azzurro così chiaro e trasparente da sembrare quasi argento.

    «No!» ansimò, mettendosi a sedere. Cole notò allora che il davanti del suo abito era macchiato di sangue, tanto sangue.

    Cominciò a sudare mentre alla memoria gli si presentava l'immagine di un'altra donna, coperta di sangue per colpa sua.

    La donna in abito da sposa tentò con frenesia di allontanarsi da lui, rischiando di finire in mezzo al traffico.

    «Dannazione, ragazza!» Cole la trattenne per un braccio e lei, scoppiando in lacrime, gli crollò contro.

    «Lasciami andare! Per favore, lasciami andare!» lo supplicò.

    Era proprio quello che Cole avrebbe voluto fare, lasciarla andare e fingere che non fosse successo niente, ma non poteva. Perciò la sorresse con estrema cautela, considerando la gravità della ferita che doveva averle causato.

    «Andrà tutto bene» la rassicurò, anche se non ne era molto convinto. «Quel barbone che ti stava infastidendo se n'è andato.»

    Le accarezzò la schiena per tranquillizzarla e alle narici gli salì un profumo di fiori. Lei era così esile e fragile da dare l'impressione di poter spezzarsi da un momento all'altro.

    Cole fu di nuovo assalito dall'immagine di una bambola rotta, rotta per colpa sua.

    Dannazione! Perché doveva capitargli una cosa del genere? Durante i dodici anni nella polizia non aveva avuto problemi a trattare con assassini, ladri e spacciatori di droga, ma non gli si poteva chiedere di affrontare una donna fragile e terrorizzata. Non era in grado di farlo, e l'aveva dimostrato tanto tempo prima.

    «Sdraiati» le ordinò in tono brusco.

    «No, no, no!» Con la faccia ancora premuta contro il suo torace, lei scosse la testa, facendo ondeggiare il velo da sposa.

    «C'è del sangue sul tuo vestito. Devo vedere dove sei ferita» insistette Cole con dolcezza, per non spaventarla.

    Lei continuò a scuotere la testa e a piangere.

    Cole la prese per le esili spalle e la scostò da sé, costringendola a guardarlo. «Ascoltami! Non intendo farti del male, ma devi permettermi di esaminare la tua ferita.»

    Una donna si staccò dal gruppetto di persone e le s'inginocchiò accanto. «Lasciami vedere, tesoro. D'accordo?»

    Le lacrime si arrestarono come per incanto e la sposa sollevò sulla donna uno sguardo perplesso, quindi lo girò sul cerchio di persone, come se solo allora si fosse accorta di loro.

    «Oh, mio Dio!» esclamò la donna, quando, costringendola con dolcezza a voltarsi, vide le chiazze color cremisi.

    Seguendo il suo sguardo, la sposa trasalì e guardò di nuovo Cole, con occhi ancor più confusi e spaventati.

    Ora che poteva osservarla meglio, lui si rese conto con sollievo che l'abito non era strappato e che il sangue non poteva provenire da ferite provocate dall'impatto con la sua auto.

    Era possibile che il sangue appartenesse all'uomo che l'aveva spaventata?

    Per un riflesso automatico, si alzò per andare a esaminare il punto del marciapiede in cui l'uomo aveva avvicinato la donna e controllare se c'erano tracce di sangue o un'arma.

    «Non lasciarmi!»

    Una mano gli serrò il braccio con forza sorprendente e, girandosi, Cole vide la sposa che tentava di alzarsi in piedi. Era alta, ciò che faceva risaltare ancor di più la sua esile corporatura, e barcollava, come se non fosse in grado di reggersi senza il suo sostegno, ma non sembrava che fosse ferita in modo grave.

    «Un minuto fa volevi allontanarti da me a tutti i costi» le ricordò Cole.

    «Lo so.» La donna gli lasciò andare il braccio e si portò le mani al volto. «Cioè, non lo so perché volessi allontanarmi da te. Chi sei?»

    «Cole Grayson. E tu?»

    La donna si toccò di nuovo il volto. Quando le sue dita incontrarono l'orlo del velo, si accigliò, attese qualche secondo, quindi lo strappò via, rivelando una cascata di capelli biondo cenere. Studiò il velo, rigirandolo come se le sue pieghe nascondessero dei segreti, abbassò lo sguardo sul vestito macchiato di sangue, poi lo sollevò di nuovo su Cole. Nei suoi occhi, la paura si era trasformata in panico. «Non lo so» bisbigliò.

    Una sirena ululava nella testa di Cole. Amnesia. Commozione cerebrale. Danni al cervello, pensò. Colpa mia.

    La donna alzò di scatto la testa, e lui si rese conto che la sirena era reale.

    «Ambulanza, polizia, pompieri, forse tutti e tre» disse Cole, per tranquillizzarla.

    Lei annuì. «Lo so. Quello che non so è chi sono.»

    «Rilassati. È per via dello shock. Fra pochi minuti ti sarai ripresa.» Quanto meno, Cole se lo augurava. «Il sangue. Puoi dirmi da dove viene?»

    Abbassando lo sguardo, la donna avvicinò la mano al tessuto ma la ritirò subito, rabbrividendo. Si morse il labbro e scosse il capo. «Non so nemmeno questo» mormorò.

    Forse stava mentendo. Come ex poliziotto, quella sarebbe dovuta essere la sua prima conclusione. Mentivano tutti.

    Eppure, un residuo dell'uomo che era stato un tempo era convinto che lei stesse dicendo la verità. La sua paura era troppo autentica.

    «Avevi un coltello? Hai ferito l'uomo che ti ha spaventata?» insistette Cole, cercando di attenersi alla logica.

    «L'uomo?» ripeté lei, inebetita.

    «Non ricordi l'uomo che ti si è avvicinato, ti ha messo una mano sul braccio, e tu hai iniziato a colpirlo prima di correre in mezzo alla strada?»

    Lei scosse di nuovo la testa. «No. Non ricordo nessun uomo.» Il suo sguardo passò da lui alla gente, alla strada, agli edifici su un lato, al torrente sull'altro. Cole percepì il terrore che dilagava in lei mentre recepiva la gravità di ciò che le era successo. Lo afferrò per un braccio. «Come sono arrivata qui? Dove mi trovo?»

    Un'auto della polizia e un'ambulanza si arrestarono poco lontano con uno stridore di pneumatici. Ne scesero paramedici e agenti.

    Uno degli agenti era Pete Townley e Cole fu contento e al tempo stesso imbarazzato di vedere il suo vecchio amico ed ex compagno di pattuglia. S'infuriò con se stesso perché si sentiva imbarazzato. Non aveva niente di cui vergognarsi. Il suo era un lavoro rispettabile.

    «Ehi, amico» lo salutò Pete. «Non riesci a stare lontano da noi, vero? Che è successo?»

    «Questa ragazza mi si è parata all'improvviso davanti all'auto e io l'ho investita.»

    Pete si rivolse al suo partner, uno che Cole non aveva mai visto. «Vedi se ci sono testimoni e prendi le loro deposizioni. Io mi occuperò di questo losco individuo.»

    La squadra di paramedici li circondò. Aggrappata al braccio di Cole, la sposa senza nome scuoteva il capo a ogni loro domanda.

    «Ascolti, signora» sbottò alla fine uno di loro, esasperato. «Ci sono delle procedure che dobbiamo seguire. Lei è stata investita da un'auto e, per prima cosa, deve stendersi sulla lettiga e lasciare che le applichiamo questo collare e che la visitiamo. Si fidi di me, dopo si sentirà meglio.»

    La sposa accentuò la stretta sul braccio di Cole. «No.»

    Lui le diede un colpetto sulla mano. «Andrà tutto bene. Questi uomini vogliono aiutarti, e io devo parlare un momento con il tenente.»

    «Non lasciarmi! Qui sei l'unica persona che io conosca.» Si guardò in giro con frenesia. «L'unica persona che conosco in tutto il mondo.»

    Era ovvio che aveva cambiato musica, e quel fatto lo innervosiva. In vita sua, non era mai stato capace di salvare damigelle in pericolo.

    «Non mi conosci» protestò.

    «Sì» replicò lei, di colpo più calma, guardandolo negli occhi. «Ti conosco e mi fido pienamente di te.»

    Cole non avrebbe saputo dire che cosa gli avesse letto nello sguardo; di certo non la verità, altrimenti non si sarebbe fidata di lui.

    «Non vado da nessuna parte» sospirò. «La polizia non mi lascerà andare senza prima sottopormi al terzo grado.»

    Lei acconsentì con riluttanza di stendersi sulla barella, ma rifiutò in modo categorico il collare. Mentre controllavano i suoi segni vitali, tenne lo sguardo inchiodato su Cole, aggrappandosi a lui come a un'ancora di salvezza. L'ironia del paragone gli strappò una smorfia.

    «È da molto che non ci si vede» commentò Pete. «Che sta succedendo? Sbavi a tal punto per le donne che ti sei messo a investirle?» Subito pentito per quella frase infelice, Pete si tolse il berretto e si passò una mano nella rossa chioma. «Oh, accidenti, ho parlato senza riflettere.»

    Cole sprofondò le mani nelle tasche dei jeans e si costrinse a sorridere. «Scordatene. Diavolo, nemmeno io avevo pensato ad Angela finché hai cominciato a sprofondarti in scuse.»

    Era una bugia, ma solo in parte. Certo che aveva pensato ad Angela, al suo corpo immobile coperto di sangue, alla sua fragilità, al proprio ruolo nella sua morte. A prescindere dalla battuta infelice di Pete.

    «Ascolta, forse dovresti controllare il marciapiede per cercare tracce di sangue o una qualche arma. Lei è uscita di corsa dal passaggio tra quegli edifici e ha lottato con un tipo male in arnese, probabilmente un mendicante, che l'ha comunque afferrata per un braccio. Gli è sfuggita e ha attraversato la strada, proprio davanti alla mia auto. Non penso che abbia avuto il tempo di ferire quel tale, però non si può mai sapere.»

    Pete annuì e si allontanò per verificare la scena.

    Sentendo su di sé gli occhi della donna che lo attiravano come una calamita, Cole tornò al suo fianco. «Sta bene?» chiese.

    «Sembra di sì» rispose uno dei paramedici. «Dobbiamo comunque portarla in ospedale, per precauzione.»

    «No!» La sposa respinse i paramedici e si mise seduta. Il terrore era evidente nel suo sguardo e nella mano tremante che sollevò verso Cole. «No! Per favore, non permettergli che mi ci porti!»

    Lui le si accovacciò accanto e, con dolcezza, la costrinse a distendersi di nuovo. «Ssh. Pensa solo a rilassarti, d'accordo?»

    Non permettergli che mi ci porti? Perché aveva parlato al singolare quando c'erano due paramedici? C'era qualcos'altro dietro la paura di essere portata in ospedale da sconosciuti?

    «Adesso sto bene, davvero. Mi ricordo come mi chiamo e dove abito. Il mio nome è Mary Jackson, e abito al millequattrocentonovantadue di Main Street.»

    Era evidente che mentiva, mentre con gli occhi supplicava Cole di crederle, di aiutarla,

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