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Nozze in vista (eLit): eLit
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E-book149 pagine2 ore

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Info su questo ebook

Lyon Buchanan è l'uomo più insopportabile che Silke abbia mai conosciuto. È arrogante, cinico, conformista al massimo. Sarebbe una noia mortale, se non fosse bellissimo. Certo Silke, da parte sua, deve ammettere di non avergli facilitato le cose presentandosi da lui, per uno sfortunato equivoco, vestita da coniglietta di Playboy. Ciononostante, tra loro sono scoccate subito scintille, presto divampate in un fuoco di passione.
LinguaItaliano
Data di uscita4 mag 2020
ISBN9788830511408
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Autore

Carole Mortimer

Zu den produktivsten und bekanntesten Autoren von Romanzen zählt die Britin Carole Mortimer. Im Alter von 18 Jahren veröffentlichte sie ihren ersten Liebesroman, inzwischen gibt es über 150 Romane von der Autorin. Der Stil der Autorin ist unverkennbar, er zeichnet sich durch brillante Charaktere sowie romantisch verwobene Geschichten aus. Weltweit hat sie sich in die Herzen vieler Leserinnen geschrieben. Nach der Schule begann Carole Mortimer eine Ausbildung zur Krankenschwester, musste die Ausbildung allerdings aufgrund eines Rückenleidens nach einem Jahr abbrechen. Danach arbeitete bei einer bekannten Papierfirma in der Computerabteilung. Zu diesem Zeitpunkt schrieb sie ihren ersten Liebesroman, das Manuskript wurde abgelehnt, da es zu kurz war und die Handlung nicht den Ansprüchen des Verlags genügte. Bevor sie einen zweiten Versuch wagte, schmollte sie nach eigenen Angaben erst einmal zwei Jahre. Das zweite Manuskript wurde dann allerdings angenommen, und es war der Beginn ihrer erfolgreichen Karriere als Autorin von modernen Liebesromanen. Sie selbst sagt, dass sie jeden Augenblick des Beginns ihrer Karriere genossen hat, sie war die jüngste Autorin des Verlags Mills & Boon. Carole Mortimer macht das Schreiben viel Freude, sie möchte gern mindestens weitere zwanzig Jahre für ihre Leserinnen schreiben. Geboren wurde Carole Mortimer 1960 in Ost-England, und zwar in einem winzigen Dorf. Sie sagt, das Dorf sei so klein, dass, sollte der Fahrer beim Durchfahren einmal zwinkern, er den Ort vollkommen übersehen könnte. Ihre Eltern leben immer noch in ihrem Geburtshaus, ihre Brüder wohnen in der Nähe der Eltern. Verheiratet ist sie mit Peter, ihr Mann brachte zwei Kinder mit in die Ehe, sie leben in einem wunderschönen Teil Englands. Die beiden haben vier Söhne, zusammen sind es sechs Kinder, zwischen dem ältesten und jüngsten bestehen 22 Jahre Altersunterschied. Außerdem haben sie einen Kleintierzoo sowie einen Hund, der zur Hälfte von einem Kojoten abstammt und den die Familie aus Kanada mitbrachte.

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    Anteprima del libro

    Nozze in vista (eLit) - Carole Mortimer

    successivo.

    1

    Se un altro maschio opportunista avesse usato il pompon bianco che portava a mo' di coda come scusa per toccarla, Silke si sarebbe messa a urlare!

    Prima era stato un gruppo di adolescenti a tormentarla, dei ragazzotti entrati a bighellonare nel prestigioso grande magazzino Buchanan anche se non potevano permettersi di comprarci nulla. E ora, anche un signore anziano!

    A Silke non importava che fosse un uomo distinto, con schietti occhi grigi e un sorriso amichevole. La pacca che le aveva dato sul sedere le era sembrata anche troppo confidenziale, e gli aveva procurato un rimbrotto dei più bruschi.

    Certo, Silke aveva previsto che quell'abbigliamento avrebbe attirato l'attenzione. S'era aspettata battutine e occhiate allusive, ma tanta familiarità era offensiva! Santo cielo, per forza Nadine aveva trovato qualcosa di più importante da fare quel giorno. Doveva avere imma-ginato come sarebbe finita.

    Quella sera, Silke avrebbe detto due paroline a sua madre, per l'imbarazzo che...

    «Cosa diavolo crede di fare?»

    Silke si girò di scatto al suono di quell'aspra voce maschile. Di scatto, quanto glielo potevano permettere quelle stupide scarpe a tacco alto del costume da coniglietta. Si sentiva in bella mostra così, con le lunghe gambe inguainate in un collant setificato nero e il corpo appena coperto da un costume da bagno nero la cui unica somiglianza con un coniglio era il soffice pompon bianco sul fondoschiena. Perlomeno, la maschera di peluche bianco con le lunghe orecchie le copriva i capelli e buona parte della faccia. Sarebbe morta di vergogna se qualcuno l'avesse riconosciuta con quel costume!

    Nel voltarsi verso la voce arrogante, Silke ringraziò il cielo di avere quella maschera, perché l'uomo dall'aria tempestosa stava fissando proprio lei! Era sicura di non averlo mai visto prima. Si sarebbe ricordata di lui. Non era uno che si potesse dimenticare facilmente.

    Aveva un'altezza superiore alla media, ben oltre il metro e ottanta a giudicare dal modo in cui torreggiava su di lei. Portava i capelli neri tagliati rigorosamente corti e aveva folte sopracciglia scure sopra gli occhi grigi più freddi che Silke avesse mai visto. Il lungo naso diritto e la mascella volitiva contribuivano a dare al suo viso un'espressione aggressiva. Un'aggressività che, in quel momento, sembrava diretta proprio contro di lei!

    Prima di poter aprire bocca, Silke si trovò un braccio stretto in una presa micidiale. Il vassoio che teneva in mano si inclinò precariamente. «Attento, sto...»

    «Si muova!» si limitò a dire lui, e Silke rischiò di cadere su quegli assurdi tacchi alti mentre l'uomo la trascinava per il grande magazzino in direzione dell'ascensore sotto gli occhi di tutti.

    E questa era una cosa che aveva dell'incredibile. Nessuno dei clienti sembrava far minimamente caso alla ragazza col costume da coniglietta che veniva malmenata da quel bruto inferocito. E il personale del magazzino, addirittura, guardava dall'altra parte!

    «Dentro» ordinò aspro l'uomo quando lei si guardò attorno disperata vedendo che le porte dell'ascensore si aprivano silenziosamente davanti a loro. Non che le istruzioni fossero proprio necessarie. Con quella presa mortale al braccio, dove poteva andare?

    L'unica possibilità che le restava era di mettersi a urlare. Sua madre le aveva assicurato che da bambina aveva uno strillo capace di fermare il traffico. Non che avesse più avuto modo di metterlo alla prova, in età adulta, ma...

    «Ultimo piano, Charlie» ordinò seccamente l'uomo al lift in livrea.

    Silke s'irrigidì. L'ultimo piano? Era quello che ospitava gli uffici della direzione del lussuoso grande magazzino Buchanan.

    Lentamente si voltò a guardare l'uomo che stava così rigido al suo fianco, e l'urlo le morì in gola. Cosa poteva aver fatto, nel breve tempo da quando aveva preso servizio, per attirare su di sé le ire di uno degli alti papaveri di Buchanan? Non le sembrava di...

    Oh, cielo. L'anziano signore. Quello che aveva messo al suo posto con due paroline secche solo pochi minuti prima... Possibile che fosse andato a lamentarsi per il suo atteggiamento? Le era sembrato di vedergli negli occhi uno scintillio d'ammirazione anche dopo il rimbrotto, ma questo non significava che non ci avesse ripensato e non fosse andato a protestare in direzione. Considerato come s'era comportato, era lei quella che si sarebbe dovuta sentire offesa, ma Silke dubitava che il management del grande magazzino l'avrebbe vista in quel modo. Il cliente aveva sempre ragione, no? E poco importava il fatto che lei non fosse uno dei loro dipendenti. Anzi, in un certo modo, peggiorava le cose. Sua madre s'era mostrata elettrizzata quando aveva ricevuto la chiamata dell'ufficio personale di Buchanan. Sarebbe rimasta mortificatissima se Silke le avesse fatto perdere il prestigioso nuovo cliente al primo incarico.

    Silke alzò gli occhi sull'uomo che ora sapeva essere uno dei manager di Buchanan. «Se si tratta dell'anziano signore di poco fa...»

    «Grazie, Charlie.» Mentre le porte dell'ascensore si riaprivano, l'uomo tornò a rivolgere la parola al lift. E continuò a ignorare deliberatamente Silke, se non per trascinarla fuori della cabina. Guardò inferocito i suoi piedi quando lei inciampò per l'ennesima volta nei tacchi alti. «Se non sa camminare con quei maledetti trampoli, allora, per l'amor del cielo, se li tolga!» sibilò disgustato.

    Le guance in fiamme, lei aprì la bocca per ribattere, quando si rese conto che le porte dell'ascensore erano ancora aperte e che Charlie li stava guardando con avido interesse. Non avrebbe dato altro spettacolo! Si abbassò con grande dignità e si sfilò le tanto disprezzate, quanto scomodissime, scarpe.

    Il sollievo durò solo un attimo. Sfumò non appena l'uomo al suo fianco fece un grugnito sprezzante. «Santo cielo, ragazza, ma quanto è alta?»

    Silke s'irrigidì. Neanche il fatto di essere il manager di una prestigiosa catena di negozi gli dava il diritto di offenderla per la sua statura. Sapeva benissimo di essere piccola. Era stato il cruccio della sua adolescenza il rendersi conto di aver smesso di crescere appena superato il metro e cinquanta. Alzò il mento con aria di difesa, e immediatamente si rese conto di quanto fosse inutile il suo gesto. L'uomo non poteva accorgersi di quanto fosse oltraggiata, dietro quella maschera da coniglio.

    «Alta quanto basta!» sbottò. E si irritò per la stupidità delle proprie parole, oltre che per quella del costume che aveva addosso. Quanto basta per cosa?, si chiese, disgustata.

    Anche l'uomo doveva aver trovato ridicola quella frase, perché la guardava ironico dall'alto in basso.

    Lei aprì la bocca per aggiungere qualcosa in propria difesa, ma la richiuse appena si accorse che erano arrivati davanti all'ufficio del capo del personale. S'era presentata da Doug Moore quel mattino, appena era arrivata, e nonostante la sicurezza con cui l'uomo s'introduceva nell'ufficio e passava davanti alla segretaria senza neppure usare la cortesia di salutarla, Silke sapeva che non era lui il signor Moore. Il capo del personale era un uomo alto e snello, coi capelli biondi un po' lunghi e i modi galanti.

    Un uomo che Silke si sentiva in grado di gestire, mentre questo...

    Appena si accorse che Doug Moore non era nel suo ufficio, l'energumeno girò sui tacchi delle lucidissime scarpe, sempre trascinando Silke per un braccio, per parlare con la strabiliata segretaria.

    «Trovi Doug e lo mandi nel mio ufficio» ordinò senza preamboli. E non si fermò neanche un attimo a vedere se la povera donna avesse recepito le istruzioni.

    Le aveva pronunciate col tono di un comando reale, pensò Silke disgustata. E non si stupì affatto, quando ebbe l'ardire di voltarsi, nel vedere che la segretaria aveva già preso il telefono, in affannosa ricerca del suo capo. Come ordinato.

    Quell'uomo, chiunque fosse, si credeva il padreterno! E, francamente, Silke ne aveva abbastanza di lui.

    «Senta, non so chi è lei» iniziò esasperata, cercando di liberarsi dalla sua stretta e riuscendo solo a farsi male. Lui stava continuando a trascinarla senza cerimonie lungo il lussuoso corridoio verso quello che lei supponeva fosse il suo ufficio. Tirò un bel respiro, determinata a non apparire intimidita. Anche se lo era. «Ma...»

    «No, non lo sa, vero?» disse l'uomo cupo, gli occhi che si stringevano minacciosi. «Ma io so chi è lei. O, almeno, cosa sarebbe dovuta essere.» Sembrava di nuovo furioso. «Non è certo quello che volevamo.»

    Silke l'aveva detto, a sua madre, che era troppo piccola e magra per fare la coniglietta, ma non occorreva certo che quell'uomo continuasse a insultarla per le sue carenze fisiche!

    «Guardi...» sibilò, intendendo dirgli esattamente che cosa ne pensava della sua opinione. E cosa lui potesse farsene!

    «L'ho fatto.» E, per sottolineare meglio quelle parole, l'uomo lanciò un'altra occhiata sprezzante al costumino succinto. «E così l'ha guardata ogni cliente che è entrato in negozio questa mattina! Lei è l'ultima amichetta di Doug, vero? È difficile dire cosa ci sia sotto quella ridicola testa da coniglio, ma immagino che sia un bel faccino. E so che Doug ha un debole per le bamboline, così è possibile che sia questa la spiegazione. Ma non è una spiegazione accettabile. Per me» aggiunse, truce.

    Silke rimase senza parole un'altra volta. L'arroganza di quell'uomo! Bel faccino? Bamboline? Ma come si permett... All'improvviso Silke si ricordò cosa stava, o meglio non stava indossando, e capì che non poteva difendersi dalle infamanti accuse.

    Ebbe appena il tempo di notare il lusso dell'ufficio in cui lui la trascinò, quando scorse il signore anziano seduto in una delle poltroncine che stavano di fronte all'imponente scrivania. Stava impestando la stanza di fumo di sigaro. Dietro la maschera da coniglio, Silke arricciò il naso disgustata.

    Ma, almeno, ora aveva la spiegazione. Il vecchio s'era lamentato del tono aspro che aveva usato con lui poco prima. Silke non poteva fare a meno di chiedersi come avesse spiegato d'essersi procurato un tale rimbrotto. Lei dubitava altamente che avesse ammesso di averla toccata sul... sulla coda!

    «Mi sono acceso uno dei tuoi sigari... Oh, santo cielo, Lyon.» Gli occhi dell'uomo anziano si dilatarono divertiti quando scorse Silke al fianco di Lyon... Lyon, che razza di nome! Eppure, in qualche modo, gli si adattava alla perfezione. «So d'aver detto che era una donnina deliziosa, piena di fuoco, ma non era il caso che tu me la portassi fin quassù per...»

    «Sta' zitto, zio Henry» sospirò stancamente l'uomo che ancora teneva Silke per un braccio. «Si sieda» le ordinò brevemente, indicando la seconda poltroncina messa di fronte all'opulenza della scrivania di mogano.

    Lo zio Henry! Così, lei aveva fatto l'errore di riversare la propria indignazione sullo zio di quell'uomo. Questo spiegava molte cose. Si sarebbe dovuta rendere conto alla prima occhiata che quei due erano parenti. Avevano entrambi quegli insoliti occhi grigi e, ognuno a modo suo, la stessa arroganza. Lo zio Henry le aveva dato un pizzicotto come se avesse tutti i diritti di farlo e suo nipote l'aveva trascinata fin lassù senza una spiegazione. Santo cielo, che

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