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La damigella e il testimone: Harmony Collezione
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E-book177 pagine2 ore

La damigella e il testimone: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Lulu Lachaille soffre in segreto di una forma di agorafobia, ma per nulla al mondo rinuncerebbe a partecipare, in qualità di damigella d'onore, al matrimonio della sua migliore amica. Non è però il disagio che le causa la sua malattia a farle battere il cuore all'impazzata...



Alejandro du Crozier, affascinante testimone dello sposo, odia da sempre i matrimoni, ma cambia idea all'istante quando a causa di un inconveniente si ritrova bloccato nelle Highlands scozzesi in compagnia della seducente damigella della sposa.
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2017
ISBN9788858964507
La damigella e il testimone: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    La damigella e il testimone - Lucy Ellis

    successivo.

    1

    Alejandro la notò all'imbarco perché era senza dubbio l'immagine migliore a disposizione: una goccia di dolcezza in una giornata tetra. Una ragazza con un fisico da urlo, seduta con le lunghe gambe snelle piegate sotto le ginocchia. Leggeva con la testa china e la massa di riccioli sapientemente acconciati le ricadeva attorno al viso. Indossava abiti vintage molto femminili, come decretava l'ultima moda. Mentre lui percorreva il corridoio verso il proprio posto, la ragazza alzò gli occhi dall'e-reader e li fissò nei suoi. Scoprì che quei riccioli incorniciavano lineamenti delicati, un nasino all'insù, grandi occhi marroni e una bocca simile a un bocciolo di rosa.

    I suoi occhi sembrarono ingrandirsi, ma non c'era nulla di invitante nel modo in cui lo fissò e subito si riabbassarono quasi risentiti. Gli ricordò una delle puledre a casa, all'estancia, che grattava il terreno per attirare l'attenzione poi si scansava, ma non gli dispiaceva la timidezza, la sapeva gestire. Come previsto, la ragazza rialzò di nuovo lo sguardo e lanciò un'altra occhiata, questa volta un po' più spavalda e la sua bocca voluttuosa sembrò fremere nell'accennare un sorriso. Alejandro lo ricambiò impercettibilmente, perché era davvero fuori esercizio al riguardo.

    Lei arrossì poi abbassò di nuovo gli occhi sul piccolo schermo, conquistandolo. Si era appena seduto al suo posto, quando la ragazza fece un cenno alla hostess. Nei venti minuti che seguirono, lui osservò divertito Occhi Castani tempestare l'equipaggio dell'aereo con un flusso continuo di futili richieste. Bicchieri d'acqua, un cuscino, una coperta... ma fu solo quando iniziò a sibilare furiosa alla hostess ormai esausta, che i punti che la ragazza si era conquistata per il suo aspetto grazioso sparirono.

    «No, non posso assolutamente spostarmi!» La sua voce stridula, nonostante il sensuale accento francese, gli fece posare il tablet e quando l'agitata hostess risalì il corridoio, Alejandro chiese quale fosse il problema.

    «Un signore anziano ha difficoltà a recarsi ai servizi» gli spiegò, «e speravamo di riuscire a spostarlo in un posto più vicino.» Non accennò all'intransigente Occhi Castani, ma era impossibile sbagliarsi. Alejandro afferrò la sua giacca e si alzò verso l'armadietto soprastante.

    «Non c'è problema» osservò. Risedutosi più indietro, riaprì il suo tablet, dimenticò la ragazza e si concentrò sullo schermo. I giornali del mattino sul suo computer non erano molto incoraggianti riguardo alla sua destinazione. Faceva notizia che uno dei più ricchi oligarchi di Russia si legasse a una frizzante showgirl dai capelli rossi in un castello scozzese e da quello che Alejandro aveva sentito dallo sposo stesso, la stampa si era già istallata nella cittadina circostante per riprendere con potenti macchine fotografiche gli ospiti. Essendo lui stesso uno di loro, aveva deciso di entrare nel paese senza fare sensazione. Era convinto che, per non attirare l'attenzione, bastasse tenere un profilo basso. Il che significava volare in classe economica poi fare un viaggio di poche ore, da Edimburgo alla costa, un giorno prima. A quel che si diceva, il tragitto lo avrebbe portato attraverso una pittoresca campagna e lui aveva intenzione di arrivare a Dunlosie in incognito.

    La baraonda dov'era diretto non lo incoraggiava a credere che si sarebbe trattato di qualcosa di diverso da un weekend cui sopravvivere. Spazientito, Alejandro gettò da parte il suo tablet e si sporse dal sedile, non gli era mai riuscito rimanere seduto immobile a lungo. In quel momento, alla sua sinistra risuonò un leggero colpo di tosse così volse lo sguardo. Era Occhi Castani. Stava incespicando su e giù per il corridoio diretta ai servizi. O aveva qualche problema alla vescica o, più probabilmente, era in cerca di attenzione. Lui la osservò freddamente, a mano a mano che avanzava lungo il corridoio il suo passo diveniva sempre più barcollante, Alejandro sospettava che fosse ubriaca.

    Era decisamente alta per essere una donna, ma abbassando lo sguardo ne scoprì la causa: un paio di scarpe turchesi dai tacchi vertiginosi, ridicolmente ornate da nastri che spiccavano sulle sue caviglie esili. La ragazza ricambiò il suo sguardo, tutta occhi scuri e riccioli acconciati. Era più bella che mai. «Pardon, monsieur.» La sua voce suonava un po' confusa, era decisamente ubriaca.

    «Forse dovrebbe andarci piano con i liquori, señorita, farebbe un favore a tutti noi» le rispose lui, serio.

    Lei trasalì. «Pardonnez-moi?»

    «Mi ha sentito.»

    Per un momento lei sembrò rimanere senza parole, poi arricciò il naso e batté il piede. Gli occorse tutto il proprio autocontrollo per non sorridere. «Perché non si leva dai piedi invece di fare il bullo?» esclamò. Il suo accento francese dava un tocco di classe all'inglese impeccabile che usava.

    Alejandro fece scorrere uno sguardo insolente dalla cima dei suoi riccioli brillanti ai nastri che le ricadevano oltre le scarpe e di nuovo a tutto ciò che c'era in mezzo e che era molto ben distribuito. La ragazza indietreggiò, ma lui non aveva intenzione di lasciare che la facesse franca. «Lei è davvero un brutto soggetto, non è vero, chica?» biascicò.

    «Scusi?»

    «L'aereo non porta il suo nome e i componenti dell'equipaggio non sono i suoi schiavi personali. Che ne direbbe adesso di dare tregua a noi poveri passeggeri?»

    «Non so proprio di cosa lei stia parlando...» borbottò la ragazza sbuffando. «Ora, forza, perché non si sposta?»

    Era tutto quello che gli serviva. «Ci provi.»

    La ragazza rimase a bocca aperta, lui stesso era sorpreso. Non era sua abitudine combattere le donne e specialmente le ragazzine che dovevano ancora crescere. Per un momento pensò che quei grandi occhi castani stessero per riempirsi di lacrime, così si spostò. Lei emise un suono di disapprovazione, evitò di guardarlo e tornò al suo posto, ancora una volta concentrata su se stessa, puro egoismo su due gambe. Solo allora rovinò tutto con un'occhiata quasi furtiva da sopra la spalla, come per assicurarsi che non la stesse seguendo. Il primo accenno di dubbio sfiorò Alejandro, forse aveva tratto alcune dure conclusioni da pochi elementi, ma la vita gli aveva insegnato a prestare attenzione a quello che la gente faceva, non diceva. La ragazza aveva appena raggiunto il suo posto, quando la sentì emettere un grido. Alejandro si voltò di scatto.

    «No, lasci stare quelle cose!»

    Si rilassò, sorpreso dai propri riflessi, visto che quella donna non gli piaceva nemmeno. Ora stava di nuovo rendendo un inferno la vita di tutti con una sommessa scarica di quello che sembrava un furibondo francese, ma parlava così in fretta che era difficile dirlo. La sua ira era rivolta al povero steward, che stava riordinando la confusione che aveva creato lì attorno. Alejandro controllò il telefono, aveva chiuso con lei. C'era un messaggio dello sposo.

    Cambio di programmi. Fammi un favore, dai un passaggio a una damigella di nome Lulu Lachaille. Uscita volo 338. È un carico prezioso. Se la perdi, Gigi mi strozzerà e annullerà il matrimonio.

    Alejandro, per un attimo, valutò di rispondere no, mentre diceva addio al suo pacifico viaggio. I matrimoni erano il suo peggiore incubo e passare lunghe ore in macchina con una damigella chiacchierona non lo eccitava. Tuttavia, la sposa e il suo seguito erano sicuramente provvisti di ragazze dalle gambe lunghe, quindi forse non sarebbe poi stato così male... Dios. Si sporse nel corridoio e scoprì che in quel momento si era sporta anche Occhi Castani. Aveva l'espressione aperta e speranzosa di una principessa dei fumetti, che aspettava aiuto da una delle sue magiche creature. Poi lo vide, il suo viso si oscurò e gli occhi si ridussero a due fessure. Come per un segnale, una hostess apparve al suo fianco, con altra acqua e un medicinale. Un'emicrania? Di bene in meglio! Lui aprì di scatto l'allegato che Khaled gli aveva mandato, ma sapeva già cos'avrebbe visto. Non sapeva se ridere o piangere. Una donna incantevole lo fissava seria dallo schermo.

    Alejandro gettò uno sguardo rassegnato lungo il corridoio. Il solo problema era... che era proprio lei.

    2

    Ci provi!

    Mentre si affrettava a scendere dall'aereo, Lulu era furiosa. Sua assoluta priorità era fare le rimostranze alla compagnia aerea. Le donne avrebbero dovuto essere libere di volare senza essere molestate da bruti che pensavano di detenere una sorta di superiorità morale e probabilmente l'avevano, sospirò. Immaginava che quel tipo pensasse il peggio di lei perché non aveva ceduto il proprio posto. Lulu sentì il cuore precipitarle.

    Aveva visto gli sguardi eloquenti sui visi degli altri passeggeri e compreso che tutti la pensavano allo stesso modo, ma cos'avrebbe potuto fare? L'equipaggio era stato messo al corrente della sua condizione ed era stato sollecito a tutte le sue richieste. Solo una di loro, chiaramente, non aveva ricevuto la comunicazione di servizio riguardante i suoi problemi e quando le era stato chiesto di spostarsi in un altro posto, i suoi piedi si erano rifiutati di muoversi. Solo l'idea di spostare tutto, dopo che si era creata un piccolo spazio sicuro, era stata destabilizzante. Avrebbero potuto anche chiederle di saltare dall'aereo, a quel punto!

    Mentre aspettava i bagagli al nastro trasportatore, Lulu era davvero depressa. Che genere di persona non rinunciava al proprio posto a favore di un uomo anziano e malato? Forse avrebbe dovuto dare retta ai consigli di sua madre e portare qualcuno con sé. Ma come avrebbe mai potuto avere una parvenza di vita normale, se era sempre costretta a stare insieme a qualcuno? Era una donna adulta, non un'invalida! Poteva fare di meglio e mettercela tutta... ce la stava mettendo tutta. Da quando aveva tentato di mandare in pezzi la relazione della sua migliore amica sei mesi prima, si era davvero impegnata. Aveva trovato un terapista diverso da quello procuratole dai suoi genitori e ottenuto una vera diagnosi. Almeno ora sapeva che le sue azioni con la sua cara amica Gigi erano state motivate da ansia di separazione ed erano un sintomo della sua malattia. Tuttavia, sarebbe stato troppo facile giustificare il proprio comportamento, usando come scusa la sua condizione. Aveva mentito per riportare Gigi a casa con lei e sentirsi così più sicura e, facendolo, aveva rischiato di rovinare per sempre la gioia che lei aveva trovato con un uomo.

    Chi faceva una cosa del genere? Una persona bloccata, disperata, ecco chi! E lei non voleva essere più così, ecco perché era sul punto di sovvertire completamente la propria vita. Si era iscritta a un corso di costumista e ora aveva altre ambizioni oltre al cabaret. Era stata quella singola azione che le aveva dato la fiducia necessaria per intraprendere quel volo da sola, ma tutti i suoi preparativi non avevano previsto la presenza di quello sconosciuto che l'aveva bloccata nel corridoio, mentre tornava dai servizi, dove aveva lasciato il contenuto del suo stomaco. Un brutto soggetto l'aveva definita, come se lei fosse deficiente ed era proprio su questo che stava lavorando con il terapista, per convincersi di non esserlo. Lulu realizzò che le stava tremando la mano, mentre indicava il proprio bagaglio al gentile assistente di volo che si era offerto di aiutarla, cosa che avrebbe potuto fare anche quell'orribile uomo sull'aereo, invece di trattarla in quel modo.

    Oh, lascia perdere, si disse. Probabilmente si sarà già dimenticato di te! A essere onesti, mentre si dirigeva verso gli Arrivi con il suo trolley, si sentiva angosciata e non vedeva l'ora di incontrare le sue amiche damigelle, Susie e Trixie. Almeno loro avrebbero fatto da respingente al resto del mondo. Dieci minuti dopo, stava ancora scrutando ansiosamente tra la folla e chiedendosi se sarebbe mai arrivata al castello prima che Gigi dicesse lo voglio.

    Aveva già estratto il telefono per rintracciare le altre ragazze, quando fu sospinta da una nuova ondata di persone che si riversarono attorno a lei e fu sballottata all'indietro contro un corpo caldo e massiccio. Mascolino, a giudicare dalla stazza e dalla solidità delle mani forti che le afferrarono le spalle per sorreggerla. Lui disse qualcosa e Lulu si raggelò perché riconobbe la voce.

    Dieu, era il bullo dell'aereo. Corri... corri! Ma le gambe erano divenute acqua, per quanto ripetesse a se stessa che gli uomini ostili non la spaventavano più e che anche lei aveva dei diritti. Si sentì più che mai vulnerabile. Detestava quel sentimento, perché stava cercando disperatamente di essere forte. Questo però non spiegava perché fissasse incantata la grande bocca sensuale dell'uomo, notando l'ombra di barba scura sul suo mento. Lui era molto virile e Lulu ricordò a se stessa che non le piacevano gli uomini così. Non le piaceva il modo in cui si facevano strada nel mondo, grazie al loro modo di intimidire il prossimo. Tuttavia, quel tipo non la rendeva nervosa, ma qualcos'altro ed era quel qualcos'altro contro cui lei ora stava lottando. Era alto, con spalle possenti e un viso stupendo, tutto zigomi, bocca sensuale e occhi dorati che sembravano magnetici contro la sfumatura olivastra della sua pelle. I capelli castani arruffati erano così sottili e morbidi che le sue dita fremettero per toccarli.

    Lulu strinse le mani a pugno. Non le piaceva e la stava guardando come se anche lui non la trovasse di suo gusto. Dio, era reciproco! Odio a prima vista, non era altro. Quindi che importanza aveva se somigliava a...? Ebbene sì, somigliava a Gary Cooper. Ai licenziosi inizi della sua carriera, quando rimorchiava

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