Sulle note del sirtaki (eLit): eLit
Di Anne Mather
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Sulle note del sirtaki (eLit) - Anne Mather
successivo.
1
L'uomo seduto accanto al tavolo non era Martin Price!
Doveva esserci stato un errore, pensò Paige mentre seguiva il cameriere che le faceva strada nella sala. Le spalle di Martin non erano così ampie, la sua pelle non era così scura e i bei riccioli biondi non avevano nessuna somiglianza con quella massa di capelli nera e folta che risaltava sul collo della camicia bianca, indossata sotto la giacca grigio antracite.
Era proprio sul punto di protestare quando l'uomo si alzò in piedi e si voltò verso di lei. «Ah, Paige!» esclamò. «Sono contento che tu sia venuta.»
Paige non sapeva cosa fare o cosa dire. L'errore c'era, e anche grosso. Era andata in quel ristorante credendo di dover incontrare il suo ex fidanzato, invece...
«Perché non ti siedi?» la invitò l'uomo, indicandole la sedia opposta alla sua. Un sorriso incurvò le sue labbra. «È bello rivederti» aggiunse.
Paige esitò. «Io... Io non capisco.»
«Capirai presto, se mi concederai qualche minuto del tuo tempo.»
«Perché dovrei?» replicò lei, mentre avvertiva i primi sintomi del panico che stava avendo il sopravvento sul suo autocontrollo.
«Perché tu mi devi molto più di questo» affermò l'uomo. «Per favore, siediti» concluse in un tono che non ammetteva repliche.
Non ho molta scelta, rifletté Paige prendendo posto con evidente riluttanza.
«Bene» commentò lui con un sorriso soddisfatto. «Gradisci un aperitivo?» chiese poi, quando il cameriere si avvicinò per prendere le ordinazioni.
Lui stava bevendo vino, notò Paige. Vino rosso che rifletteva la luce del lampadario posto sopra le loro teste e che assumeva un riflesso color rubino. Fu tentata di imitarlo: le piaceva il vino, ma, nella sua condizione di svantaggio, non voleva rischiare di perdere la poca lucidità che le rimaneva.
«Solo acqua minerale, per favore» disse quindi al cameriere, che si allontanò subito.
«Acqua minerale?» ripeté l'uomo in tono ironico.
«Che cosa vuoi, Nikolas?» chiese Paige, evitando il suo sguardo beffardo. «Dov'è Martin?»
«Non verrà. Ah, ecco la tua acqua.»
«Cosa vuol dire non verrà?» replicò Paige, ignorando il cameriere che le stava porgendo il bicchiere. «Faresti meglio a dirmi subito cosa sta succedendo.»
«Ne deduco che Martin non ti ha spiegato la situazione quando ti ha parlato al telefono.»
«No, non l'ha fatto» confermò lei, evitando di aggiungere che era stata la segretaria dello studio a contattarla per fissare quell'appuntamento.
Era stata così felice di avere notizie di Martin che non si era chiesta perché, dopo aver rotto il loro fidanzamento, lui l'avesse improvvisamente invitata a pranzare in uno dei ristoranti più esclusivi della città. Non solo... Si trattava del loro locale preferito, e quel particolare l'aveva indotta a credere che Martin avesse avuto dei ripensamenti circa la loro relazione.
Era stata una stupida.
«Dunque non sai perché ti ho invitata qui?»
«Non l'ho appena detto, forse?» Le sue parole erano state troppo brusche, Paige lo sapeva, ma non aveva potuto evitarlo. Quella era solo una delle tante occasioni in cui niente si svolgeva com'era stato previsto.
«Raccontami» aggiunse Nikolas dopo qualche istante, con quella voce così seducente che rivelava appena il suo accento straniero. «Quanto tempo tu e Martin siete stati insieme?»
«Non credo che siano affari tuoi.»
«Rispondimi.»
«Perché?»
«Be'... Se noi due dobbiamo avere un rapporto di lavoro...»
«Un cosa?» gridò Paige. Fu sul punto di scattare in piedi, ma una mano forte come l'acciaio si appoggiò sul suo braccio impedendole di muoversi.
«Calmati» la esortò Nikolas. «Stai cercando un lavoro, giusto? Io posso offrirtene uno.»
«No, grazie.»
«Bevi.» Lui spinse il bicchiere di acqua minerale verso di lei. «Ti sentirai meglio.»
«Non voglio niente.» Paige raddrizzò le spalle e si costrinse a guardarlo in viso. «Mi piacerebbe solo sapere come mai Martin era a conoscenza del fatto che io e te... Io e te...»
«Siamo stati amanti?» concluse lui.
«Che io e te ci conoscevamo» precisò Paige. «Non abbiamo mai avuto una vera relazione.»
«Infatti, altrimenti non ti saresti comportata come invece hai fatto, giusto?»
«Proprio tu osi criticare il mio comportamento!» si difese lei con veemenza, poi scosse la testa e tacque per un istante. «Allora, come faceva Martin a sapere che noi due ci conoscevamo?»
«Non lo sapeva. Per quello che riguarda il tuo fidanzato, noi non ci siamo mai visti prima d'ora.»
«Martin non è il mio fidanzato. Suppongo che tu abbia trovato divertente raggirarlo?»
Nikolas scrollò le spalle. «Il tuo Martin non è di certo l'uomo più perspicace del mondo, purtroppo per lui.»
«Non è il mio Martin.»
«No» confermò l'uomo, un'espressione soddisfatta dipinta sul viso. «Anche lui ha detto la stessa cosa.»
«Ti ha detto...» Paige spalancò gli occhi per la sorpresa. «Martin ha discusso della nostra relazione con te?»
«Diciamo che è stato fatto il tuo nome quando l'ho convinto a confidarsi con me. Io so essere molto persuasivo, se ben ricordi.»
Paige scosse la testa, incredula. «Cosa ti ha raccontato? Come lo hai conosciuto?» chiese.
«Ah!» Nikolas si appoggiò allo schienale della sedia. «Ero in cerca di un nuovo consulente finanziario e lo studio di Seton Ross ne aveva uno eccellente.»
«Dunque si è trattato di una coincidenza.»
«E di cos'altro?»
«Io non ti credo» affermò Paige.
«Perché?» replicò Nikolas con aria innocente.
«Perché se Nikolas Petronides si rivolge a uno studio come quello di Seton Ross, non viene messo in contatto con uno dei soci minori. Neville Ross o Andrew Dawes si sarebbero occupati di te.»
Lui sorrise. «Trovo lusinghiero il fatto che tu mi ritenga degno di una consulenza più esperta di quella che il tuo amico è in grado di offrire. Sei fortunata che Martin abbia deciso di rompere il fidanzamento, aghapita. Tu meriti molto di più, credimi.»
«Non mi servono i tuoi consigli» replicò lei in tono aspro. «Ma vorrei sapere perché avete parlato di me» insistette.
«Sì, vediamo... Com'è successo? Dunque, stavamo discutendo del recente crollo della borsa e naturalmente si è accennato a Tennant...»
«Naturalmente.»
«La morte di tuo padre è stata una vera tragedia, credimi» aggiunse Nikolas serio, «non so dirti quanto mi sia dispiaciuto per te e tua sorella.»
«Noi non abbiamo bisogno della tua compassione» replicò Paige fieramente.
«Sono sincero» le assicurò Nikolas. «Anche se non avevo nessun rapporto con lui, non avrei augurato una cosa simile neppure al mio peggiore nemico.»
Lei gli scoccò un'occhiata glaciale. «Così hai deciso di offrirmi un lavoro. Ma che pensiero gentile!»
«Non essere acida, Paige, non ti si addice. Solo perché il tuo fidanzato ti ha lasciato...»
«Come osi?»
Di nuovo Paige tentò di alzarsi, ma questa volta fu il cameriere a impedirle la fuga. In effetti doveva aver pensato che lei desiderava solo avvicinare di più la sedia al tavolo e si affrettò ad aiutarla. «Tornerò fra pochi minuti per prendere le ordinazioni» aggiunse, porgendo loro il menu.
Paige fu costretta a restare seduta, tuttavia questo non le impedì di rivolgere all'uomo seduto davanti a lei uno sguardo furente. «Come hai osato?» sibilò. «Come hai osato parlare della mia vita privata con... con...»
«Con l'uomo che speravi di sposare?» suggerì lui allegramente. «Forse dovresti chiederti perché il tuo Martin racconta a tutti che le sorelle Tennant sono completamente al verde.»
«Oh, sta pur certo che esigerò delle spiegazioni.»
«Cosa?» Nikolas inarcò un sopracciglio in un'espressione ironica. «Dandogli la soddisfazione di fargli sapere quanto ti ha fatto soffrire? Pensaci bene, Paige. Te lo dico ancora una volta, lui non merita nulla.»
«E tu? Sei diverso da lui?»
«Francamente io avrei anche dei motivi per godere della tua umiliazione, lui non ne ha mezzo.»
«È di questo che stiamo parlando? Di umiliazione?»
«No.»
«Per favore, almeno abbi la decenza di dirmi la verità.»
«Lo farò, se me ne darai il tempo.» Nikolas scrollò le spalle. «Resta a pranzo con me. È per questo che sei venuta qui, in fin dei conti.»
«Sono venuta per pranzare con Martin» precisò Paige. «Perché dovrei restare?»
«Perché sei qui e sei curiosa. Ora ti spiego perché ho convinto Price a organizzare questo incontro.»
Lei sospirò, chiedendosi cosa fare, ma ancora una volta fu il cameriere a decidere per lei. Si avvicinò al tavolo con il blocco in mano e restò in attesa delle ordinazioni.
«Scelgo io anche per te?» propose Nikolas. Poi, senza aspettare una risposta, si rivolse al cameriere: «Allora, prenderemo la mousse di avocado con salmone alla griglia».
Il cameriere riprese il menu e si allontanò, lasciando campo libero al sommelier.
«Una bottiglia di Chardonnay del '97» decise Nikolas, guardando la carta dei vini.
Paige sospirò. Stava cercando di riguadagnare un po' di controllo su se stessa, ma era un'impresa titanica. Comunque, nonostante tutto, non poteva negare di percepire una sorta di esaltazione. Era passato tanto tempo da quando aveva provato sensazioni forti come quelle che Nikolas evocava in lei.
Nikolas era l'emblema stesso della virilità, era l'unica persona che lei avesse mai conosciuto in grado di convincerla a fare qualcosa con un semplice sguardo. O almeno così era stato quando lei era più giovane e meno saggia.
«Dunque» riprese Nikolas, strappandola al filo dei suoi pensieri, «vuoi sapere del lavoro?»
«Se si tratta davvero di un lavoro» replicò lei, la voce priva di inflessione.
«Prima di tutto, mi sbaglio nel credere che stai cercando un impiego?» chiese lui.
«Se Martin ti ha detto così, allora deve essere vero» rispose Paige, il viso rosso. «Suppongo che ti abbia anche detto che io non ho nessuna qualifica.»
«Gli hai chiesto di aiutarti?»
«No, è stata Sophie a farlo. Lei vuole disperatamente che io trovi una occupazione, così potremo andare a vivere altrove.»
«Sophie, tua sorella» commentò lui. «È un peccato che tu non me l'abbia mai presentata.»
Paige scrollò le spalle. «Era a scuola quando... quando...»
«Quando tuo padre ha cercato di offuscare la mia capacità di ragionamento usando come arma la bellezza della sua figlia maggiore?» suggerì Nikolas, le labbra incurvate in un sorriso ironico. «Quanti anni ha?»
«Sedici» rispose lei. Poi, visto che non poteva permettergli di infangare la memoria del padre, aggiunse frettolosamente: «Mio padre si è limitato a farci conoscere. Non è stata colpa sua se noi, anzi, se tu hai tradito la sua fiducia».
«Non credi davvero