Matrimonio all'italiana: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Non può esistere matrimonio senza amore: è questo il primo pensiero di Bianca, quando Cesare le propone di sposarlo.
Bianca Jay è da alcuni mesi la compagna di Cesare Andriotti, un ricco e attraente uomo di affari conosciuto a Londra grazie al suo lavoro di P.R. La loro relazione, senza progetti per il futuro, sta diventando sempre più seria e Bianca teme di lasciarsi coinvolgere troppo e di innamorarsi. Così, non riuscendo più a sostenere la situazione, decide di troncare ogni rapporto con Cesare. Lui, però, infastidito da quella improvvisa decisione, tenta di sorprenderla proponendole il matrimonio. Bianca accetta di seguirlo in Sicilia, la sua terra natale. E qui, tra dubbi, ripensamenti e chiarimenti, alla fine riusciranno anche a dichiararsi il loro amore.
Diana Hamilton
Prolifica autrice inglese, adora la bellissima villa in stile Tudor in cui vive con il marito.
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Anteprima del libro
Matrimonio all'italiana - Diana Hamilton
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Italian’s Trophy Mistress
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2002 Diana Hamilton
Traduzione di Loretta Marsilli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5892-660-4
www.harlequinmondadori.it
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1
«Santo cielo! Hai sentito? Henry Croft sta divorziando dalla sua terza moglie per sposarne una quarta!»
Dall’altra parte del tavolo, i grandi occhi scuri di Claudia Neill brillavano di quella che Bianca Jay avrebbe descritto come gioia mista a malizia. Un brivido le corse lungo la schiena mentre la sorella minore di Cesare continuava: «Amanda è distrutta, naturalmente. La poveretta vive sull’orlo del baratro da quando Henry è stato fotografato alla cerimonia degli Oscar in compagnia di quella prorompente stellina con i capelli biondi lunghi fino alla vita... in questo momento mi sfugge il nome... ma la conosci anche tu. Piccole parti, perlopiù, in passato era la cantante di un gruppo rock. Bada bene, la povera Amanda riceverà i suoi alimenti...».
Claudia si strinse nelle spalle. «Credo che nessuna cifra riuscirà a ricompensarla dall’essere stata lasciata per una modella più giovane e più sexy. D’altra parte, che cosa si aspettava? Se sposi un uomo notoriamente infedele, con un’immagine da preservare e tanti soldi da non sapere dove metterli, ti puoi considerare fortunata se duri più di un paio d’anni!»
Bianca si chiese se per caso dovesse rispondere, e decise che non ne valeva la pena. Si sentiva assolutamente fuori posto in mezzo a quella gente, a quei discorsi, così fatui, così vuoti. Ben ti sta!, si disse. Potevi rifiutare l’invito.
Ma Cesare le aveva detto: «Mi dispiace, anche perché è la prima sera che passo a Londra dopo tanto tempo. Però è il compleanno di mia sorella e le ho promesso che l’avrei invitata a cena a casa mia. Saremo solo noi quattro: tu, io, Claudia e Alan. E andranno via presto. Credo che la loro babysitter non si fermi oltre le undici. A quanto pare, ha rinunciato a cercare di far addormentare quei due mostriciattoli! E poi saremo soli».
E, come sempre, lei non era riuscita a dirgli di no.
Da diversi giorni un dubbio le attanagliava la mente, occupando tutti i suoi pensieri. Infatti, per tutta la sera, non aveva pensato ad altro. Che cosa era meglio? Dire a Cesare che voleva troncare la loro relazione prima di farsi coinvolgere troppo e procurarsi guai seri, o continuare così, sapendo con certezza che, prima o poi, lui si sarebbe stancato e l’avrebbe lasciata, magari per una donna più giovane e sexy?
«Naturalmente» continuò Claudia, «Alan non è tanto ricco da potersi permettere di barattarmi con una più giovane, perciò immagino di poter stare tranquilla.»
Fece una risatina ipocrita, poi puntò gli occhi su Bianca. «Almeno fra te e Cesare è tutto chiaro... Ho sempre pensato che una relazione passeggera offra innumerevoli vantaggi, soprattutto alla donna. Tanto per cominciare, non devi ottemperare a nessuno degli obblighi che la vita matrimoniale inevitabilmente comporta.»
«Obblighi?» Alan sollevò un sopracciglio fingendosi oltraggiato, e sua moglie Claudia fece roteare gli occhi.
«Oh, lo sai, caro... far quadrare i conti della spesa, badare ai gemelli, organizzare i turni delle babysitter...»
Ma Bianca non stava ascoltando. Claudia aveva fatto un esplicito riferimento al suo status di amante, e non era una condizione di cui andava orgogliosa. Per come la vedeva lei, nell’ambiente di Cesare l’amante era una sorta di trofeo che gli uomini ricchi e potenti come lui amavano esibire nei posti giusti, e che lasciavano senza farsi troppi problemi quando una donna più giovane e più eccitante stuzzicava il loro interesse.
Aveva conosciuto Cesare Andriotti grazie al suo lavoro di PR, quando aveva dovuto organizzare la festa per l’inaugurazione dell’ultimo albergo di una lussuosa catena di sua proprietà.
Era stata attrazione a prima vista.
Sapeva perfettamente i rischi a cui andava incontro, così come sapeva che non sarebbe stata una situazione facile da gestire. Era una donna in carriera, indipendente, e non aveva tempo per impegnarsi in una relazione stabile.
Senza contare che, se solo avesse voluto, avrebbe trovato mille motivi per detestare Cesare Andriotti.
Ricchissimo, affascinante, carismatico come solo gli italiani sapevano essere, con quel tocco di arroganza che metteva i brividi a qualunque donna lo avvicinasse. Il tipo d’uomo che non doveva chiedere mai perché aveva già tutto, che si prendeva un’amante e la riempiva di regali per poi mollarla - con molta classe, s’intende - appena gli andava di farlo.
Aveva cercato di tenerlo a distanza, almeno questo era quello che si era proposta di fare, ma un mese dopo il loro primo incontro era già la sua amante. Semplicemente non era stata capace di farne a meno. Cesare l’aveva sopraffatta, abbattendo una dopo l’altra tutte le sue riserve, morali e pratiche.
Adesso la stava osservando. Bianca sentiva i suoi occhi su di sé. Un brivido le corse lungo la schiena. La stava osservando da quando sua sorella aveva fatto quell’infelice riferimento alla loro relazione.
Si rifiutò di girarsi a guardarlo, di incontrare quei suoi incredibili occhi grigi, di soffermarsi sulla sua bocca, di divorare le linee di quel suo corpo elegante, apparentemente indolente. Farlo avrebbe significato perdersi un’altra volta in lui.
«Posso chiederle un favore, signore?» Alan arrossì e si corresse: «Cesare».
Alan Neill era il commercialista della succursale britannica dell’immenso impero finanziario della famiglia Andriotti. Si era innamorato di Claudia quando lei era andata a far visita a Cesare, e faceva ancora fatica ad accettare che il suo capo fosse anche suo cognato.
Nessuna meraviglia che il giovane faccia fatica a chiamarlo per nome, pensò Bianca.
A trentaquattro anni, alla guida dell’impero Andriotti da quando suo padre si era ritirato dagli affari, quattro anni prima, Cesare incuteva timore nella mente e nel cuore di chiunque lo incontrasse. Alan era esattamente l’opposto. Era semplicemente delizioso, troppo flemmatico e leale anche solo per pensare di tradire la sua inquieta mogliettina. Claudia poteva stare tranquilla: non l’avrebbe mai barattata con un’altra donna.
Claudia inarcò un sopracciglio, e Alan proseguì, impuntandosi leggermente sulle parole: «Ci presterebbe l’aereo della compagnia, i primi di agosto? So che è chiedere molto, ma il fatto è che è impensabile far viaggiare i gemelli su un volo di linea... Non starebbero fermi un secondo, toccherebbero tutto e sa quanto gridano i bambini della loro età quando si eccitano...». Si passò le dita fra un folti capelli biondi e si sforzò di sembrare rilassato abbozzando una risata. «Non posso pensare di infliggere un simile tormento a dei viaggiatori paganti.»
«Tesoro...» Claudia gli posò una mano sul braccio, «rilassati. Sono sicura che Cesare non avrà alcun problema a darci l’aereo.» Sorrise a suo fratello, sbattendo le palpebre. «Mamma e papà insistono che portiamo i bambini in Calabria per il loro anniversario di matrimonio, in agosto. Immagino che verrai anche tu. Perciò, se sei d’accordo, potremmo fare il viaggio insieme. Ma se pensi di non farcela...» Sporse le labbra. «... allora sei così gentile da prestarci il Lear?»
Bianca posò una mano sopra il bicchiere quando Cesare fece per riempirglielo di nuovo, mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé, un sorriso di circostanza appiccicato sulla faccia. Ma non stava ascoltando una parola di quell’amabile conversazione familiare. Era probabile che Claudia sapesse come girarsi il fratello intorno al dito ancora prima di aver imparato a camminare.
Qualunque programma stessero facendo per la loro riunione di famiglia, di certo non l’avrebbero inclusa. Cesare ci teneva molto che lei si fermasse a dormire da lui, quand’era a Londra, ma non la considerava abbastanza importante da portarla a conoscere i suoi genitori.
Bianca non aveva mai visto i suoi due nipotini, però ne aveva sentito parlare.
All’inizio della loro storia, quando Bianca aveva precisato che non aveva intenzione di impegnarsi in una relazione a lungo termine, Cesare l’aveva rassicurata dicendole: «Neanch’io. Perché mai dovrei sposarmi? Ci ha pensato mia sorella a fare anche la mia parte, regalando alla famiglia due gemelli!».
Almeno era stato onesto, pensò stancamente Bianca, mentre osservava il cameriere della ditta di catering alla quale Cesare si rivolgeva sempre quando invitava degli ospiti nel suo appartamento londinese venire verso di loro con il vassoio del caffè. Come sapeva fin troppo bene, molti uomini nella sua posizione si sposavano e divorziavano con monotona regolarità.
Ma quella conversazione aveva avuto luogo diverso tempo prima, ormai. Adesso la situazione non era più la stessa: Cesare stava cominciando a volere delle cose che lei non era disposta a concedere.
Ed era venuto il momento di dare un taglio netto e deciso alla loro relazione. Altrimenti ne sarebbe uscita distrutta.
Posò il tovagliolo sul tavolo. «È stata una bellissima serata, ma adesso devo proprio andare. Divertiti, Claudia.»
Bianca, un sorriso formale appiccicato sulle labbra, si alzò in piedi. Dentro era tutta in subbuglio, ma nessuno doveva intuirlo.
«Oh, cara, devi proprio?» chiese Claudia, fingendosi addolorata. «Spero di non averti annoiata