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Un duca da non amare: Harmony History
Un duca da non amare: Harmony History
Un duca da non amare: Harmony History
E-book245 pagine4 ore

Un duca da non amare: Harmony History

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1817
Per Jasper Simon Warren, Duca di Stone, è tempo di cambiamenti... o almeno così vorrebbe la sua cara zia Mary, che gli ricorda che un uomo, superati i trenta, non può esimersi dal contrarre un buon matrimonio. E la Stagione è il momento migliore per stringere nuove conoscenze, soprattutto grazie all'aiuto di una vera esperta in affari matrimoniali, Mrs. Amelia Durant. Amelia ha più di una fulgida bellezza da sottoporre a ogni partito, e allora per quale motivo il duca sembra deciso a interessarsi proprio a lei... ancora una volta? Possibile che non l'abbia riconosciuta? Lei lo ricorda benissimo, e ricorda soprattutto che fidarsi delle parole di quell'uomo è l'ultima cosa che deve fare.
LinguaItaliano
Data di uscita20 ago 2020
ISBN9788830518063
Un duca da non amare: Harmony History
Autore

Ann Lethbridge

Ann Lethbridge majored in history and business. She always loved the glamorous, if rather risky, Georgians and in particular the Regency era as drawn by Georgette Heyer. It was that love that prompted her to write her first Regency novel in 2000. She found she enjoyed it so much she just couldn’t stop! Ann gave up a career in university administration to focus on her first love, writing novels and lives in Canada with her family. Visit her website at: www.annlethbridge.com

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    Anteprima del libro

    Un duca da non amare - Ann Lethbridge

    successivo.

    1

    Inghilterra, 1817

    «Jasper, è proprio tempo che tu ti sposi.»

    Jasper Simon Warren, Duca di Stone, Marchese di Felmont e Conte Blackmore, detestava le conversazioni a colazione. Non sollevò lo sguardo dal suo giornale.

    «Capisco.»

    «Jasper, hai sentito che cosa ho detto? Hai un dovere verso il ducato.»

    La nota aspra nella voce della zia Mary indicava che non aveva intenzione di lasciar cadere l'argomento. Jasper abbassò il giornale di una frazione. «Mi stai accusando di trascurare i miei doveri, zia?» Lasciò che il gelo nel suo tono arrivasse alla coscienza dell'anziana donna.

    Il sole primaverile che penetrava dalle finestre della casa di città non dava tregua alla zia Mary. Le rughe sulle guance e attorno alla bocca, la sottigliezza dei capelli accuratamente agghindati denunciavano una signora ben oltre i suoi sessant'anni.

    «Certamente no, Jasper. Voglio solo che tu sia felice.»

    Lui la fissò, stupefatto. «Ti assicuro che sono perfettamente soddisfatto.»

    Le rughe sulla fronte della zia si approfondirono. «Essere soddisfatto non è come essere felice.»

    «Chi può definire la felicità? E da quando si è stabilito che sia indispensabile all'esistenza di una persona?»

    Dopo anni a osservare i matrimoni dei suoi pari, nutriva poche illusioni in merito. E tuttavia... «I miei genitori erano felici, vero?»

    «Non ho mai sentito il contrario.»

    Non proprio un grande incoraggiamento. Forse aveva immaginato che lo fossero? Aveva creato una fantasia per addolcire la propria perdita?

    La zia Mary emise un verso di impazienza. «Inoltre, non importa come, ma il ducato ha bisogno di un erede.»

    «Tutto a suo tempo.» Sollevò il giornale, concentrandosi sull'articolo riguardante la riforma parlamentare.

    «Non stai diventando più giovane» borbottò lei.

    Davvero! Jasper piegò il giornale e lo mise accanto al piatto, dove poche briciole di pane e una traccia di marmellata erano tutto ciò che restava di una buona colazione. «Ho trentacinque anni. Non sono esattamente decrepito.»

    «Ne avrai trentasei il prossimo mese. Voglio che le cose siano sistemate, prima di andare al mio ultimo riposo.»

    Lui spalancò la bocca. «Sei malata? Devo mandare a chiamare un medico?»

    Le guance della zia divennero rosse. «Certamente no. Ma, Jasper, il tempo sta passando. La Stagione è al suo culmine e chi sta cercando una moglie si porterà via la ragazza più adatta in un battibaleno.»

    Jasper sollevò un sopracciglio. «Stai suggerendo che, se mostrassi interesse in una femmina, verrei respinto per qualcuno incontrato in precedenza nella Stagione?»

    «Certamente no. Nessuna donna dotata di buonsenso respingerebbe una proposta da parte del Duca di Stone.»

    Neanche se lo avesse voluto, come lui aveva imparato in gioventù. Respinse il ricordo sgradevole. Indugiare sul passato non faceva bene a nessuno. «Bene, mia cara zia Mary, dato che non ho intenzione di fare una proposta a una donna che non sia dotata di buonsenso, non vedo il motivo di agitarsi.» Guardò il giornale. Lo avrebbe portato nel suo studio. Nessuno avrebbe osato interromperlo, là.

    «Ti respingerebbe, se avesse già accettato un'altra proposta. Come fai a dire che non esiste una tale gentildonna fra tutte quelle della Stagione?»

    «Sono sicuro che siano tutte rispettabili giovani donne, i cui genitori salterebbero alla vista di una corona ducale. Non mi aspetto di incontrare nessuna difficoltà.»

    «Come puoi saperlo, Stone, se non guardi?» La voce della zia era piena di esasperazione. «Vedo che non serve a niente parlare con te di questo. Ma ascolta il mio consiglio: sposati, mentre sei ancora giovane. Nessuno sa cosa nasconda il futuro.»

    Jasper aggrottò la fronte. Zia Mary stava facendo più storie per quella faccenda di quanto avesse fatto da... bene, non riusciva a ricordare da quando. E sì, lui sapeva che avrebbe dovuto scuotersi, a un certo punto. Trovare la donna adatta a essere la sua duchessa. Semplicemente non aveva pensato che fosse così urgente. Sua zia, però, sembrava davvero angosciata. «Molto bene. Per compiacerti, darò un'occhiata al gruppo di quest'anno.»

    Con un'autentica dimostrazione di indifferenza, lei sollevò una pila di inviti posta accanto al suo piatto e li esaminò. Non lo ingannò per un istante.

    «Vorresti aggiungere qualcosa?»

    Lei poggiò gli inviti con uno scatto. «Ci sono due ragazze che potresti voler incontrare. Le sorelle Mitchell. Entrambe adorabili, di lignaggio ragionevolmente buono e con doti eccezionali. Le ho viste alla serata musicale di Lady Dobson, l'altra notte.»

    «Lady Dobson?» Un brivido gli scorse per le vene. «Non esattamente la crema del ton, mia cara. Non il genere di compagnia che mi piace frequentare. E immagino che con lignaggio ragionevolmente buono tu intenda non nobile?»

    La zia fece una smorfia. «Sally Jersey mi ha suggerito di partecipare alla serata per dare un'occhiata alle ragazze. Aveva sentito molto parlare della loro bellezza e dei loro meriti e ha richiesto la mia opinione. Entrambe si presentavano eccezionalmente bene. Un'altra coppia come le ragazze Gunning, direi.»

    Nei salotti del ton si parlava ancora delle sorelle Gunning, che avevano conquistato Londra e si erano sposate ben al di sopra del loro rango. «Non il genere di moglie che io cerco.»

    «Allora, ti stai guardando attorno.»

    Lei parve così sollevata che Jasper non se la sentì di deluderla. La zia Mary era una delle poche persone di cui gli importasse. Lei di solito non se la prendeva per un nonnulla, doveva davvero sentire il peso dell'età se si agitava tanto per il suo matrimonio. E non era del tutto in errore a essere preoccupata. Era davvero tempo che si decidesse.

    Sospirò. «Non ti aspettare che io partecipi a eventi di gente come Lady Dobson.» Suo marito, un banchiere, era stato elevato a cavaliere dal re per servizi resi. Probabilmente per un prestito personale o un'indiscrezione su un investimento vantaggioso.

    «Certo che no. Mrs. Durant si occupa di loro. Dopo la mia approvazione le incontrerai nelle migliori feste.»

    «Durant?»

    «Tre anni fa, suo marito si ruppe il collo durante una gara di salto a ostacoli.»

    «Lo ricordo. Un incredibile idiota. Ma non ricordo che avesse una moglie.»

    «Suo padre era il Visconte Linden. Adesso il titolo è passato a suo cugino. È diventata molto nota per le sue abilità di paraninfa.»

    «Tu pensi seriamente che io dovrei considerare una di quelle ragazze?» Sembrava davvero insolito, da parte di sua zia, e non poté evitare di apparire curioso.

    «Nei dieci anni passati ho continuato a gettare ai tuoi piedi le migliori figlie del ton e tu non hai mai rivelato alcun interesse. Ho pensato che, forse, se i tuoi gusti sono diventati viziati, avrei dovuto tentare con qualcosa di diverso.»

    Viziati? Lui non era viziato. Era cinico. Da quando aveva ereditato il titolo, all'età di quindici anni, una tale massa di adulatori e sicofanti avevano tentato di attirare la sua attenzione che ormai era in grado di riconoscere a miglia di distanza. Ma non era viziato. Stava bene. A suo agio. Aveva un gruppo di amici, per lo più maschi, la cui ricchezza assicurava che non avrebbero cercato di usarlo per i propri scopi e di cui poteva ben fidarsi. Aveva anche un'amante, Jane Garnet, dei cui favori godeva da molti anni. Una donna con cui aveva stretto un accordo esclusivo e che era felice di intrattenerlo ogni volta lui ne sentisse il bisogno.

    «Suppongo che adesso mi dirai che dovrei liberarmi di Mrs. Garnet.»

    Sua zia scorse gli inviti e non incontrò il suo sguardo. «Potrebbe essere un bene.»

    Dannazione.

    Sembrava che la sua confortevole vita stesse per scivolargli dalle mani.

    «Pensavo che la ragazza più grande sarebbe ideale per te. E la più giovane per Albert.»

    Pronunciò l'ultima parola così piano che lui quasi non la sentì. La zia Mary tentava di continuo di spingere Albert Carling, il suo unico parente dal lato materno, in alto nella scala sociale. Il matrimonio con un'ereditiera gli avrebbe di sicuro facilitato il cammino.

    Un tempo, Jasper era stato vicino ad Albert. Sfortunatamente, lui non si era dimostrato sincero e adesso loro erano in rapporti cordiali ma distanti.

    Tre signore stavano tentando di ignorare Mr. Mitchell, impegnato a camminare avanti e indietro per il salotto della casa di città che lui aveva affittato vicino a Bedford Square. Due erano le sue figlie, Charity e Patience, entrambe ragazze bionde, graziose e sul punto di debuttare nella Stagione londinese.

    L'altra, Mrs. Amelia Durant, era una signora dai capelli e occhi scuri, prossima ai trent'anni. Nata e vissuta nei circoli più elevati della società, al momento era stanca di Mr. Mitchell e delle sue tirate.

    «Mrs. Durant, mi era stato detto che voi conoscevate tutte le persone migliori e potevate trovare i mariti giusti alle mie figlie.» L'uomo fece una pausa e fissò Amelia da sopra il pince-nez. Era la mattina dopo la prima uscita delle sue figlie nel ton. «Adesso mi dite che a quel ricevimento non c'era un solo conte o duca.»

    «Oh, papà!» disse Charity, sollevando gli occhi celesti dal lavoro di cucito per incontrare il suo sguardo severo. Gli rivolse un dolce sorriso. «Lord Philpot era là e Sir Robert... qualcosa. Ho dimenticato.» Guardò verso Amelia.

    «Lord Robert Partere» sopperì la donna. «Una famiglia molto antica con eccellenti relazioni.»

    Amelia aveva spiegato il suo piano a Mr. Mitchell più di una volta, ma sembrava che lui non comprendesse la necessità di un tocco leggero. Sposare delle figlie a gentiluomini adatti, soprattutto della nobiltà, era una faccenda molto delicata. Le ragazze potevano essere adorabili ma la loro origine era decisamente della classe media. Represse un sospiro di esasperazione.

    «L'altra sera non serviva a cercare pretendenti...»

    «E a cosa, allora?» tuonò lui.

    «Era per rassicurare il ton che le vostre adorabili figlie possano essere invitate ai ricevimenti più esclusivi, essendo in grado di comportarsi come educate giovani dame.» Rivolse un sorriso radioso alle ragazze. «Ed entrambe hanno superato l'esame, ve lo assicuro. Lady Mary Warren ha fatto numerosi complimenti al loro aspetto e comportamento.»

    C'erano voluti quasi tre mesi, ad Amelia, per assicurarsi che le ragazze sapessero esattamente come comportarsi in una società elevata e per eliminare ogni traccia dell'accento dello Yorkshire che coloriva la conversazione del loro padre. Al ton non sarebbe importato dell'anziano mercante, fintanto che lui destinava una somma adeguata a ognuna delle sue belle figlie e se ne restava al largo dalle loro nuove famiglie. D'altra parte, le figlie non dovevano recare traccia delle loro umili origini, se volevano attrarre proposte dagli scapoli più eleggibili.

    Amelia sapeva esattamente come assicurarsi che delle giovani dame incontrassero dei gentiluomini onorevoli e adatti. Onorevoli era la parola chiave. Lo aveva fatto per anni. Il ton si fidava che lei promuovesse solo le giovani donne più dolci e rigorosamente addestrate per i rampolli della buona società. I genitori di quelle speranzose giovani avevano imparato presto a seguire le sue indicazioni alla lettera, se volevano utilizzare i suoi servigi, per i quali era pagata generosamente. Le sue parcelle si basavano sugli accordi tra le parti, una volta che i matrimoni fossero stati organizzati.

    Le sorelle Mitchell si stavano rivelando una sfida interessante. L'innegabile bellezza apriva loro buone prospettive e la natura amabile gliele aveva fatte apprezzare dal primo incontro. Così, le aveva prese volentieri sotto la sua ala.

    Sfortunatamente, il loro padre, un uomo che si era fatto da solo – e come era orgoglioso di annunciarlo a tutto il mondo – era irascibile e incline a voler affrettare le cose. Non prendeva in considerazione i suoi consigli come avrebbe dovuto e la mancanza di una moglie che gli facesse intendere ragione costituiva uno svantaggio. Naturalmente, avrebbe dovuto essere una donna molto forte per tener testa a papà Mitchell. Le sue figlie non erano certo all'altezza del compito.

    Amelia stava iniziando a pensare di non aver preso una decisione saggia, offrendosi di assisterle nella ricerca di un marito all'interno della nobiltà.

    «Chi è Lady Mary Warren?» chiese Mr. Mitchell, incrociando le braccia sul petto. Era un uomo corpulento, con una florida faccia rotonda e i capelli, un tempo biondi, per lo più grigi e diradati in cima. «Non l'ho mai sentita nominare.»

    «Papà» disse Patience Mitchell, unendo le mani assieme. «Avresti dovuto fare più attenzione alle lezioni di Mrs. Durant sul Debrett's Peerage. Lei è la zia del duca più ricco di tutta la Gran Bretagna.»

    «E anche il più giovane» aggiunse Charity. Aggrottò la fronte. «Sebbene abbia trentacinque anni.»

    «Un uomo nel fiore degli anni» affermò il padre.

    Entrambe le ragazze parvero incerte. «Trentacinque anni sembrano terribilmente tanti» obiettò Charity. Guardò Amelia per conferma.

    «No, non sono così tanti.» In caso contrario, sarebbero stati terribilmente tanti per lei tra soli cinque anni. «Ma il Duca di Stone non ha mai mostrato interesse a sistemarsi. Onestamente, non è l'uomo che raccomanderei come vostro obiettivo. È molto altezzoso ed è improbabile che si proponga a una ragazza che sia meno della figlia di un duca.»

    «Sembra quasi che non vi piaccia» disse Patience.

    Era sia la più giovane delle sorelle che, a giudizio di Amelia, la più brillante. Il padre sembrava favorire la maggiore, ma non c'era davvero molto da scegliere tra loro. Come la maggior parte delle giovani signore alla loro prima Stagione, avevano le teste piene di romanticismo.

    Anche Amelia era stata così, motivo per cui era stato molto facile per il Tenente Durant farle girare la testa. Lui aveva incarnato il sogno di ogni ragazza di un cavaliere in scintillante armatura. Lei non credeva più che esistessero uomini simili. O, se esistevano, di certo non erano dei buoni mariti.

    «Io gli sono stata presentata» disse, ricordando il giorno come se fosse stato ieri. «Non posso dire davvero di conoscerlo, a parte per la sua reputazione.» E per averlo osservato nel corso degli anni. L'uomo era insopportabilmente superbo, anche se sempre del tutto corretto. Le dava l'impressione di non avere grandi emozioni o sentimenti.

    Sì, al loro primo incontro aveva provato nei suoi confronti una scintilla di attrazione, che però era stata rapidamente smorzata pochi giorni dopo, quando il duca aveva fatto scivolare lo sguardo su di lei come se non avesse mai attraversato il suo cammino. Chiaramente, non gli interessava ricordare gli inferiori mortali che incrociavano la sua orbita. Non molto dopo, lei aveva incontrato e sposato Tarquin Durant. Rimasta vedova due anni dopo, era tornata a Londra e si era ritrovata ad aiutare una cugina a evitare un disastro coniugale, scoprendo l'oscuro passato del possibile fidanzato. E non solo: aveva aiutato la giovane donna a catturare lo scapolo più appetibile della Stagione... o almeno il secondo più appetibile. Stone era sempre il primo.

    Da lì, si era costruita una reputazione come paraninfa d'eccellenza. Il denaro che aveva guadagnato nei tre anni passati le aveva consentito una vita decente, una piccola casa di città in un vicinato selezionato e, in più, la soddisfazione di aiutare dei giovani a contrarre buoni matrimoni. Una cosa che, per se stessa, non aveva fatto.

    «State dicendo che pensate che le mie ragazze siano indegne di lui?» disse papà Mitchell, con uno sguardo corrucciato.

    «Certamente no.» Amelia sorrise tranquillamente. «Le vostre figlie sarebbero un vanto per qualsiasi gentiluomo. Ma il duca è molto consapevole del lignaggio della sua famiglia.»

    La belligeranza di Mr. Mitchell aumentò. «Allora io dico che non è buono abbastanza per le mie ragazze.»

    Lei chiuse un attimo gli occhi. «Non concentriamoci su Stone. Rivolgiamo la nostra attenzione agli scapoli che incontreremo nelle prossime settimane e che potrebbero essere dei buoni mariti per le vostre figlie.»

    «Gentiluomini titolati» scattò Mitchell.

    «Giovani gentiluomini con buone prospettive e onorevoli intenzioni, che sarebbero eccellenti mariti. Io non prometto un titolo, ma qualsiasi gentiluomo io raccomandi sarà accettabile secondo ogni parametro.»

    «Una delle sorelle Gunning ha sposato un duca e l'altra un conte» disse Patience.

    «Una di loro ha sposato due duchi» aggiunse Charity.

    Le ragazze scoppiarono in risolini. Apparivano così graziose e allegre che Amelia non fece commenti. Comunque, le avrebbe avvertite di non imitare le sorelle Gunning. Sì, entrambe si erano sposate bene, ma erano anche state invischiate in alcuni scandali. Il ton chiudeva un occhio su alcune indiscrezioni da parte di persone del suo gruppo, ma non di estranei come le ragazze Mitchell. Se il loro padre avesse continuato a respingere i suoi consigli, la sua reputazione di portare all'attenzione della società solo le ragazze più adatte rischiava di essere rovinata e lei sarebbe stata costretta a rompere il loro accordo.

    Come Jasper si aspettava, il ballo di Lady Jersey poteva essere descritto solo come una bolgia. La contessa era una delle patronesse di Almack's e non una che potesse essere facilmente ignorata.

    Quando arrivò, gli ospiti avevano già bloccato le scale verso il salotto del primo piano, in attesa del loro turno di essere annunciati. Con un sospiro impaziente, fece quello che faceva di solito in simili occasioni: si diresse verso la porta ricoperta di panno verde discretamente nascosta sotto l'impressionante scalinata e, con un cenno e una moneta fatta scivolare in una mano in attesa, salì per le scale di servizio.

    Perché mai le persone sentissero il bisogno di far strombazzare i loro nomi in una stanza piena di ospiti intenti a chiacchierare, lui non riusciva a capirlo. Nessuno là dentro avrebbe ascoltato, a parte i padroni di casa. Inoltre, tutti conoscevano tutti.

    Si guardò attorno nell'affollata sala da ballo, cercando una faccia amica. La sua ospite lo individuò e lasciò immediatamente la linea di ricevimento alla porta per salutarlo.

    «Il vostro solito trucchetto, duca?» disse, con un sorriso. «Continuate a insinuarvi di nascosto?»

    Lo aveva colto a entrare in quel modo quando lui era molto più giovane e da allora lo prendeva in giro su quella faccenda. Lui continuava a

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