Il mondo in sette stanze

Di Serena Basso

Una dimora romana, specchio e scrigno di Rosaria, una donna single che vive i giorni della pandemia come un’occasione per raccontarsi. Il quotidiano si intreccia con presenze, assenze e riflessioni che nascono da ricordi e fantasie e dagli oggetti, in particolare da opere d’arte o elementi naturali. Il ritmo è scandito da attività ridotte all’osso, nel fluido scorrere dei pensieri e in libera associazione con stanze e colori.
Il mondo fisico rimane sullo sfondo, come congelato nel tempo, eppure vivo, come un germoglio in attesa della bella stagione. Che, puntuale, arriva.

• Lingua: Italiano
• Editore: Mille Battute
• Data di uscita: 27 lug 2020
• ISBN: 9788835869429

Anteprima del libro

L'autore

STUDIO

Mode: ON

Nello studio, in casa, Rosaria sta sfogliando le pagine di un catalogo di una vecchia mostra di Lucio Fontana a Roma. Lo aveva trovato per caso qualche tempo prima in uno dei banchi di piazza Fontanella Borghese dove vendono libri usati. Le serviva per scrivere un breve racconto per un libro per bambini a cui stava pensando da qualche tempo, e quell’artista l’aveva sempre ispirata.

Il computer sulla scrivania è acceso.

Rosaria è a casa per via di una pandemia che ha colpito il mondo intero costringendo la popolazione a restare ognuno dentro le proprie quattro mura. Lei è chiusa nella sua fortezza come una prigioniera che osserva il mondo esterno dalle fessure della torre.

Ora lei è sola nel suo appartamento. Il suo prima è fatto di inaugurazioni di mostre d’arte e passeggiate in bicicletta nella sua città.

Qui, seduta alla scrivania di legno di noce, con il viso rivolto alla porta di ingresso, Rosaria posa gli occhi sullo schermo del suo nuovo Laptop e si accinge a finire di scrivere i testi che le avevano commissionato per un sito di consigli per il benessere dalla natura, e che deve assolutamente consegnare.

Indossa un cardigan blu con rondini stampate sulle maniche e sul busto: il maglione sembra riflettere quella parte di cielo che si intravede dalla finestra alla sua sinistra e che le illumina il viso di una luce fievole, tipica della primavera. Subito, le sovviene l’ultima volta che era stata al parco della Caffarella con le amiche, forse due mesi prima, quando la città godeva di un caldo fuori stagione. Erano andate in bicicletta al mercato della Coldiretti, e poi si erano messe a piedi scalzi sull’erba per sentirne il fresco sulla pelle e il solletico sotto i piedi; mangiavano assaporando le delizie semplici appena comprate ai banchi. Due fette di pane bianco con prosciutto crudo tagliato a coltello e pecorino fresco, qualche pera e l’acqua frizzantina della sorgente Egeria, che sgorga proprio da lì e con la quale avevano riempito le borracce. Chiacchieravano di amori infelici o da poco ritrovati, come in uno dei più classici Déjeuneur sur l’herbe dei dipinti dei secoli scorsi, e studiati sui libri.

Ecco. Ora ha finito di scrivere il testo. Nonostante la stanza sia tutta bianca, e tutt’intorno a lei i mobili siano bianchi, Rosaria si è distratta. Si prende una pausa per prepararsi una tisana con zenzero e limone che ha trovato quel giorno