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Epistola di Barnaba
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E-book75 pagine55 minuti

Epistola di Barnaba

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Info su questo ebook

La Lettera di Barnaba (gr. Βαρνάβα Ἐπιστολή) è una lettera anonima, una delle Lettere apocrife del Nuovo Testamento. Fu composta in greco koinè tra il 70 e il 132. Fu attribuita a Barnaba apostolo, collaboratore di Paolo di Tarso, da Clemente Alessandrino (150 circa – 215 circa) e ancora da San Girolamo (347 – 419/420), ma dagli studiosi moderni è considerata opera di uno scrittore sconosciuto. La datazione, come il luogo di composizione della Lettera, sono incerti
LinguaItaliano
Data di uscita18 ago 2020
ISBN9781716645402
Epistola di Barnaba

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    Epistola di Barnaba - AA.VV.

    Note

    Epistola di Barnaba

    Autori Vari

    Introduzione

    Si suppone che l'autore di questa Epistola fosse un ebreo alessandrino dei tempi di Traiano e Adriano. Era un laico; ma forse portava il nome di Barnabas, e così è stato confuso con il suo nome santo e apostolico. È più probabile che l'Epistola, essendo anonima, sia stata attribuita a San Barnaba, da coloro che supponevano che quell'apostolo fosse l'autore dell'Epistola agli Ebrei, e che scoprirono somiglianze nella pianta e nello scopo delle due opere. È con grande riluttanza che cedo agli studiosi moderni, nel respingere l'argomentazione ingegnosa e moderata dell'arcivescovo Wake [1438] per l'origine apostolica di questo trattato. Il dotto Lardner [1439] condivide le sue convinzioni; e le visioni molto interessanti e ingegnose di Jones [1440] non mi sono mai apparse soddisfacenti, pesato con argomenti preponderanti, dall'altro lato. [1441]

    Lo spirito maccabeo degli ebrei non bruciò mai più furiosamente che dopo la distruzione di Gerusalemme, e mentre accendeva l'incendio scoppiato sotto Barchochebas, e divampò così terribilmente nell'insurrezione contro Adriano. [1442] Non è credibile che gli ebrei cristiani ad Alessandria e altrove potessero emanciparsi dal loro spirito nazionale; e di conseguenza il vecchio giudaizzare, che san Paolo aveva anatemizzato e confutato, si sarebbe affermato di nuovo. Se tale era l'occasione di questa Epistola, come oso supporre, le si deve attribuire un carattere più elevato di quanto si potrebbe altrimenti affermare. Questo spiega, anche, il grado di favore con cui fu accettato dai fedeli primitivi.

    È interessante come esempio dei loro conflitti con un giudaismo persistente che san Paolo aveva sconfitto e anatematizzato, ma che stava sempre affiorando tra i credenti originari degli ebrei. [1443] Le loro abitudini di allegorizzazione e i loro gusti orientali, devono essere tenuti presenti, se siamo prontamente disgustati dalle fantasie e dalle raffinatezze del nostro autore. San Paolo stesso rende un tributo pratico ai loro modi di pensare, nella sua Lettera ai Galati IV. 24. Questa è la forma di retorica ad hominem, familiare a tutti gli oratori, che esponeva persino l'apostolo alla calunnia dei nemici (2 Cor. Xii. 16), che era astuto e catturava gli uomini con l'astuzia. È interessante notare lo spirito più occidentale di Cipriano, rispetto al nostro autore, quando si contende anche il giudaismo.

    È da osservare che questo scrittore a volte parla come un gentile, un fatto di cui alcuni hanno trovato difficile spiegare, supponendo che fosse un ebreo, se non anche un levita. Ma così anche san Paolo a volte parla da romano, a volte da ebreo; e, a causa del carattere misto della Chiesa primitiva, scrive ai Romani iv. 1 come se fossero tutti israeliti, e di nuovo alla stessa chiesa (Romani xi. 13) come se fossero tutti gentili. Quindi questo scrittore a volte si identifica con il pensiero ebraico come figlio di Abramo, e ancora una volta parla dalla posizione cristiana come se fosse un gentile, identificandosi così con la cattolicità della Chiesa.

    Ma l'argomento così aperto è vasto; e l'Epistola di Barnaba, così chiamata, attende ancora un editore critico, che allo stesso tempo sarà un esperto espositore. Nessuno può rispondere a queste richieste, chi non può, a tal fine, essere un cristiano dei tempi di Traiano.

    Ma si osserverà che questa versione ha grandi vantaggi rispetto a qualsiasi suo predecessore ed è una preziosa acquisizione per lo studente. I dotti traduttori hanno avuto davanti a sé l'intero testo greco del IV secolo, deturpato è vero dalle corruzioni, ma comunque molto prezioso, anzi come hanno potuto confrontarlo con il testo di Hilgenfeld. Le loro note editoriali sono sufficienti per il nostro piano; e poco mi è rimasto da fare, secondo lo schema di questa pubblicazione, salvo rivedere la copia per la stampa. Sono lieto di non addentrarmi oltre in un simile labirinto, riguardo al quale il dotto e attento Wake professa modestamente: "Ho cercato di raggiungere il senso del mio autore e di renderlo il più semplice e chiaro possibile. Se in qualsiasi cosa ho avuto per caso di scambiarlo,

    Introduzione originale

    Nulla di certo è noto all'autore della seguente Epistola. Il nome dello scrittore è Barnaba, ma quasi nessuno studioso lo attribuisce all'illustre amico e compagno di San Paolo. Le prove esterne ed interne qui entrano in conflitto diretto. Gli antichi scrittori che fanno riferimento a questa Epistola unanimemente la attribuiscono a Barnaba il Levita, di Cipro, che occupava un posto così onorevole nella Chiesa nascente. Clemente di Alessandria lo fa ancora e ancora (Strom., II. 6, II. 7, ecc.). Origene la descrive come un'epistola cattolica (Cont. Cel., I. 63), e sembra classificarla tra le Sacre Scritture (Comm. In Rom., I. 24). Altre dichiarazioni sono state citate dai padri, per dimostrare che essi ritenevano che questa fosse un'autentica

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