I.M.I. n. 66484. Diciotto mesi sulle sponde del RenoDalla Divisione Cuneense allo Stalag XII A
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Info su questo ebook
Sicuramente in cuor loro le giovani reclute auspicavano che la guerra cessasse ed invece otto mesi dopo fu l’inizio del momento più tragico della loro gioventù.
A distanza di molti decenni il figlio Dino ha cercato di mettere insieme, quasi di “ricucire”, le frasi, i ricordi, i racconti di papà Corinno che, dopo anni di quasi silenzio, in vecchiaia aveva cominciato a fare riaffiorare eventi, nomi, circostanze. Diciotto mesi di prigionia, in particolare nei due campi di concentramento dove è rimasto più a lungo, lo Stalag XII A a Limburg e Stalag XII F a Forbach nella parte sud-ovest della Germania, fino alla liberazione da parte delle truppe statunitensi il 22 marzo 1945. A fine agosto il rientro in Italia con una tradotta militare con prima fermata, il 30 agosto, alla stazione di Novara. Dopo il passaggio obbligatorio dal distretto militare di Lucca, Corinno rientra a casa, a Vergnano, il 3 settembre. Erano passati quasi tre anni. Corinno aveva 22 anni e la vita era ritornata a sorridergli.
Questo libro ha vinto il premio Letterario Tralerighe Storia 2020.
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Anteprima del libro
I.M.I. n. 66484. Diciotto mesi sulle sponde del RenoDalla Divisione Cuneense allo Stalag XII A - Dino Magistrelli
edizioni
Copyright
Questo libro ha vinto il premio Letterario Tralerighe Storia 2020.
© Copyright Argot edizioni
© Copyright Andrea Giannasi editore
Lucca, agosto 2020
1° edizione
Tutti i diritti sono riservati. Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171
della legge 22 aprile 1941, n. 633).
ISBN 9788832281545
I lettori che desiderano informazioni possono visitare il sito internet:
www.tralerighelibri.com
Magistelli Corinno
Magistrelli Corinno (Vergnano di Piazza al Serchio 8 maggio 1923 – Vergnano di Piazza al Serchio 13 marzo 2012).
Soldato nel Corpo degli Alpini- Divisione Cuneense
presso il II° Reggimento Alpini - IV Compagnia – Battaglione Dronero
a Dronero (Cuneo).
Foglio matricolare n. 15420- Distretto militare di Lucca.
Numero identificativo da prigioniero: n. 66484 - Stalag XII A.
epigrafe
"Chi non è vissuto in un lager non può comprendere quanto ci si abitui a soffrire fino a fare della sofferenza una propria seconda natura".
Leonetto Amadei
Internato militare, parlamentare
e presidente della Corte Costituzionale
La guerra
Nel tardo pomeriggio del 10 giugno 1940, Benito Mussolini, duce e capo del Governo, dal balcone di Palazzo Venezia a Roma annuncia l’entrata dell'Italia in guerra al fianco della Germania, contro Francia e Gran Bretagna. La politica del ventennio fascista giungeva così al suo punto culminante, trascinando l’Italia in un conflitto per il quale non era pronta né da un punto di vista militare, né da un punto di vista economico.
Il discorso del Duce, pieno di retorica, come ci hanno fatto conoscere le cronache di quel giorno, viene più volte interrotto dagli applausi, anche se non entusiasti, né troppo spontanei, delle migliaia di persone presenti:
"Combattenti di terra, di mare e dell'aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del Regno d'Albania! Ascoltate! L'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra Patria. L'ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l'esistenza medesima del popolo italiano…".
Corinno Magistrelli, mio papà, abitante a Vergnano di Piazza al Serchio, quel giorno aveva compiuto da poco 17 anni ed era con nonno Adelio sull’Alpe di Borsigliana per il taglio del fieno.
Da alcuni giorni erano lassù con le pecore al pascolo. Avevano la necessità di tagliare velocemente l’erba per farla essiccare, sperando poi di non imbattersi in qualche temporale estivo che avrebbe fatto allungare la permanenza nella loro capanna a poco più di mille metri di altezza, sotto il monte Frignone.
"Il mattino successivo - ricorda, qualche decennio dopo, papà Corinno, chiamando suo padre nonno Adelio, in quanto si rivolgeva a me -, mentre eravamo intenti a svoltolare il fieno per scuoterlo dalla guazza notturna, arrivò zio Luigi, fratello maggiore di nonno Adelio di undici anni, che stava andando a controllare il tetto del suo casello per delle riparazioni. ‘Avete saputo, no?’ - affermò serio serio Luigi. ‘É morto qualcuno?’ subito di rimando nonno Adelio. ‘Peggio, perché di morti ce ne saranno a migliaia. Mussolini ha dichiarato la guerra alla Francia e agli inglesi. Da ieri siamo in guerra. Meno male, Corinno, che hai 17 anni. Speriamo che quando andrai militare sia finita’.
‘Quel testone fottuto - borbottò nonno Adelio - c’è l’ha fatta a farsi abbindolare dalla Germania, eh? Una guerra si sa quando inizia, ma non quando finisce. Poveri ragazzi che sono sotto le armi, ma anche per noi cambieranno tante cose. Potessi averlo qua davanti quel pelatone. La mia forca per qualche secondo la toglierei volentieri dallo svoltolare il fieno…’.
Probabilmente a nonno Adelio passarono davanti agli occhi i circa sette anni trascorsi sotto le armi, tra militare di leva, richiamo e l’intera prima guerra mondiale tra Veneto e Friuli. Ritornato a casa, aveva ripreso la vita di contadino, criticando in ogni occasione la guerra come portatrice di soli mali e rifiutando di prendere la tessera degli agricoltori fascisti, rischiando più volte di dover bere qualche bicchiere di olio di ricino, ma gli andò sempre bene".
"Fino ad allora - racconta papà, dando il via alla sua sofferta e angosciosa testimonianza - alla guerra ci avevo, diciamo, soltanto giocato nelle cosiddette premilitari della domenica mattina a Piazza al Serchio, ma quella parola pronunciata dallo zio Luigi, da quel giorno mi sembrava che avesse preso un suono diverso, sinistro, presagio di sventure. Comunque, dentro di me, mi ero rallegrato di essere stato all’Alpe. Fossi