Il commissario Febbraio e il corpo sulla spiaggia
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Il commissario Febbraio e il corpo sulla spiaggia - Vito Maria Di Bona
Vito Maria
Di Bona
Il commissario Febbraio
e
il corpo sulla spiaggia
Indice dei contenuti
Dedica
Personaggi
Introduzione
Immagini
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ISBN: 9791220207379
Titolo: Il commissaro Febbraio e il corpo sulla spiaggia
Autore: Vito Maria Di Bona
Prima edizione e-book: ottobre 2020
Copertina realizzata da Vito Maria Di Bona
A mia madre
Personaggi
Squadra di investigazione:
Stefano Febbraio, commissario di polizia a capo della squadra;
Fabio Perelli, ispettore di polizia;
Vittorio Sorgu, agente di polizia;
Coadiuvano la squadra:
Alessandra Benni, agente di polizia;
Vincenzo Scanno, agente di polizia;
Beatrice Rago, agente di polizia;
Carlo Micheli, agente di polizia;
Altri personaggi:
Aurora Nitti, musicista;
Emera Nitti, sorella di Aurora;
Benedetto Navarrone, barista;
Mara Zappulla, ex-moglie del commissario;
Daniele Febbraio, figlio del commissario;
Simona sghembro, occultista.
Introduzione
Le pagine che seguono presentano un giallo. Vi è, infatti, un caso misterioso da risolvere e una squadra di investigazione che cerca di venirne a capo. Il giallo è condito con un po' di azione e si sviluppa lungo due punti di vista: uno secondario e uno principale; il quale, a sua volta, prevede alcuni cambi di visuale tra personaggi. Perché, ne sono convinto, le storie acquistano sapori
diversi se viste da angolazioni differenti.
Di seguito ho messo alcune immagini di luoghi-chiave della storia affinché, mi auguro, aiutino il lettore.
Vito Maria Di Bona
01
domenica 10 febbraio 2019, ore 6.55
Il commissario Febbraio era intento a corricchiare sulla battigia in linea retta verso il sole nascente. D'un tratto, però, questi deviò l'andatura e s'inoltrò a piedi scalzi nella parte interna della spiaggia in direzione di un mucchio di stracci scuri. Vi si inginocchiò accanto e ne scostò un lembo: sotto, giaceva un corpo senza vita disteso sul fianco destro, che mostrava una ferita sulla tempia, da cui si estendeva un filo di sangue. Era tutto vestito di nero, giovane; una mano protesa oltre la testa ricciuta, nell'atto di afferrare qualcosa. Dietro al corpo, sei metri più in là, sorgeva un boschetto di conifere che correva parallelo al mare, tra un parcheggio, da un lato, e un fiume che attraversava la rena e poi moriva, dall'altro.
Il mugghiare delle onde contro la costa si diffondeva intorno.
Nel cielo sul mare, mentre un venticello gelido spirava, tre gabbiani urlavano tagliando ad ali spiegate le brume del mattino; e sorvolavano i riverberi dei barlumi provenienti dalle montagne a est.
Il commissario allora cavò un cellulare dalla tasca, compose un numero, pronunciò poche parole e lo ripose. Dopo di che, con un gesto secco, tirò via per intero la coperta che aveva davanti: insanguinata in un punto, umidiccia, cosparsa di granelli di sabbia sull'orlo. Per un minuto esaminò il cadavere senza toccarlo. Attorno a esso c'erano alcuni oggetti: un turbante scuro, un paio di occhiali da vista rotti, uno sgabello e un cilindro cavo di gomma, lungo cinque centimetri, che ricordava nella forma il cappuccio di una penna aperto da un lato e chiuso dall'altro.
Due uomini in uniforme comparvero sulla sabbia dietro le spalle di Febbraio, il quale sollevò lo sguardo e si girò.
«Fermatevi lì» disse, rizzandosi in piedi.
Così i due uomini si misero immobili come statue, intanto che il commissario gli si avvicinava. Scalzo e con un paio di pantaloni corti rossi, si fece largo nella foschia strascicando i piedi sulla sabbia, i capelli intrisi di sudore che scendeva sulla fronte in tante goccioline.
«Perdonatemi se ho chiamato così presto in ufficio, di solito mi risponde sempre qualcuno: fa pure freddo oggi.»
«Non si preoccupi, commissario» disse uno degli uomini in divisa. «Io e l'agente Sorgu eravamo già da tempo in ufficio.»
«Sì,» disse Sorgu «oggi è il suo cinquantacinquesimo compleanno. Volevamo farle una sorpresa. Abbiamo anche una torta al cioccolato per lei.»
«Vi ringrazio, la mangeremo dopo, ma adesso abbiamo una faccenda seria per le mani.»
«Che è successo?» chiese Perelli, l'altro uomo in divisa.
«Il motivo per cui vi ho chiamati è che ho trovato un cadavere sulla spiaggia.»
Nel frattempo, una donna giovane e minuta si avvicinò ai poliziotti.
«Scusate!» Si grattò un ginocchio. «Ho visto le divise e mi sono preoccupata. È successo qualcosa?»
Era inguainata in un vestito bianco aderente alle gambe. Bianco era anche il giubbotto a rombi che portava slacciato al collo: attraverso la scollatura risaltava un colletto alla coreana blu.
Il commissario assunse un'aria cupa. «Sì, signora, direi di sì, qualcosa... Potrebbe esserci utile.» Le prime luci dell'alba si facevano via via più forti. «Ho trovato un cadavere sulla spiaggia.»
«Oh, santo cielo! E dove?»
«Pochi metri dietro di noi. Là!»
Il commissario puntò con l'indice un luogo; la donna allora fece un passo avanti, ma lui la frenò subito mostrandole il palmo di una mano.
«La prego, non vada! C'è una particolarità che non vorrei fosse inquinata: non ho rilevato orme né che vanno verso il corpo né che ne vengono via.» Abbassò lo sguardo. «Poi con quelle scarpette bianche così delicate...»
«Le scarpe... Invece come è possibile» osservò Sorgu voltandosi verso il commissario «quel che ci ha appena detto? Voglio dire, come ha fatto quella persona ad arrivare fin lì?»
«Avranno portato il cadavere in braccio» disse Perelli «e poi l'hanno gettato, semplice!»
«No, colleghi» disse il commissario. «Anche se qualcuno avesse trasportato il corpo, avrebbe comunque dovuto lasciare qualche impronta. Lì invece si vedono solo le mie. Sono scalzo e quindi le tracce sono inconfondibili. Vero, Perelli?»
«Be', avranno cancellato le impronte, penso...»
«Non è possibile. L'avrebbero fatto di notte? Non credo. A ogni buon conto, anche se le avessero cancellate, sarebbero comunque rimaste delle tracce. Invece non c'è nulla di significativo.»
«È una cosa inspiegabile» disse la donna.
Febbraio diede un sospiro, guardò il cielo e poi l'orizzonte.
«Inspiegabile... solo in apparenza. Il nostro lavoro è riuscire a spiegarlo; e ci riusciremo entro due giorni, tre al massimo.» Batté i piedi a terra. «La sabbia è umida, quindi è impossibile camminare senza lasciare orme. E se non ricordo male, poco prima di mezzanotte ha pioggerellato.»
«A tratti» replicò la donna. «Il tempo è stato incerto tutta la notte.»
Il commissario la guardò negli occhi.
«Questo vuol dire che lei è stata qui a lungo?»
«Oh, sì. Pescare al buio è molto rilassante e ci vengo spesso. Vede quello là in fondo?» Indicò con la mano un uomo che stava sul bagnasciuga seduto su una piccola seggiola. «È mio marito. Amiamo la pesca notturna. Lo vede? In fondo: quello che pesca... sulla sediolina pieghevole accanto alla lanterna.»
Dopo una piccola pausa, aggiunse: «La lanterna gli sta proprio accanto. Sapete? Di notte, per avere un po' di luce...».
Il commissario osservò il marito della ragazza stringendo le palpebre. Stava in direzione del cadavere: se quest'ultimo avesse avuto la forma di una freccia, con la punta ai piedi e il resto lungo le gambe e il busto, quella freccia avrebbe indicato il pescatore.
«Adesso andiamo in direzione del fiume,» disse il commissario «ma teniamoci alla larga dal corpo, in modo da non lasciare orme troppo vicino.»
I quattro s'incamminarono, passando a un metro dall'uomo descritto come marito, che però rimase comodo sulla sedia a reggere la canna. Giunti sulla riva del fiume, dove questo si accinge a gettarsi nel mare, il commissario vi ficcò dentro una gamba fino al polpaccio. «Qui il fiume è poco profondo e l'acqua è limpida.»
Avendolo ritirato dopo alcuni secondi, si volse alla ragazza: «La corrente fa una bella sensazione, quasi accarezzasse le dita. Suo marito pare non essersi reso conto di noi. Gli siamo passati accanto, ma lui...».
«Ma lui ci ha ignorati del tutto, nemmeno si è mosso di un millimetro. Fa sempre così quand'è assorto nella pesca... quando è concentrato su quello che fa, in generale. Pure se gli scoppia una bomba tra i piedi, lui... niente: rimane impassibile.»
«Commissario!» esclamò Perelli. «Guardi là, in fondo! Se ne sta andando, così...»
Il marito pescatore, infatti, si era alzato in piedi e si allontanava verso il lato opposto della spiaggia: via via che camminava, la foschia lo avviluppava e ne smorzava il profilo. Cappotto grigio addosso, teneva in una mano la canna, eretta al cielo come un obelisco egizio, e un secchio verde nell'altra. Ai piedi, un paio di stivali.
«Quel cappotto gli conferisce un'aria lugubre nella foschia. Sembra un quadro di Monet, tutto tremolante...» osservò Sorgu con un ghigno.
«Non dica scemenze, agente.»
«Un fruscìo, sentite?» gridò Perelli. «Un fruscìo tra le canne.»
Con lo sguardo diretto a una macchia di canne lacustri, indicava le punte di alcune piante che oscillavano.
Sorgu si girò. «Sì, le vedo anch'io. Sembra esserci qualcosa che si muove».
«Qualcosa tra le canne sì, ma voi no; non vi muovete!» disse il commissario. «Sento il fruscìo e vedo anche le canne, lì, tra il boschetto e il fiume.» Si spostò verso la sorgente del suono. «Potrebbe esserci qualcosa che si muove nel canneto, ma magari è solo un animale.»
«Bene, signori» esclamò la ragazza. «Io vado via: devo raggiungere mio marito.»
Il commissario le pose lo sguardo addosso, mentre si girava.
«Dove va così presto?» domandò; ma lei stava già andando via in silenzio.
«Almeno cerchi di non lasciare troppe orme» aggiunse il commissario ad alta voce.
Quando la ragazza si fermò, lui mosse un passo avanti.
«Aggiri il corpo