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La vera storia di Elvis
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E-book111 pagine1 ora

La vera storia di Elvis

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Info su questo ebook


Toano, Appennino Emiliano, estate 1955.
Alvisio Presi è un giovane ragazzotto di montagna, diciottenne. Lavora nell’azienda vinicola della famiglia come addetto alle consegne del vino, il famoso lambrusco di Toano che i genitori producono da sempre. Quotidianamente svolge la sua attività con metodo e impegno anche se nella sua testa cresce piano piano il
sogno che fin dalla nascita lo tormenta e assiste. Quello della musica, suonare e cantare.
Un giorno trova in cantina una chitarra sfasciata che nessuno in famiglia ricordava nemmeno di avere. Da quel momento la sua vita assume un significato diverso. Impara a suonare grazie all’aiuto del signor Miller, un Americano trapiantato in Italia alla fine della guerra. Quel sodalizio insegnerà ad Alvisio non solo a suonare una chitarra ma gli impartirà quelle lezioni di vita necessarie affinchè possa affacciarsi al mondo con occhi diversi. Alvisio comincia a scrivere le sue prime canzoni e a coltivare seriamente il suo sogno.
“Ma quelle montagne che fin da bambino sembravano essere dei giganti imprendibili, ora erano divenute soltanto un ostacolo alla sua consacrazione.” Alvisio di giorno lavora e la sera a casa Miller suona e canta, inventa e interpreta la sua realtà trasponendola nelle proprie canzoni. Ormai pienamente in grado di suonare ed esprimersi al meglio con la melodia, Alvisio improvvisamente rimane di nuovo solo con il suo rock ‘n roll a mezz’aria. L’amico Miller, il suo maestro, abbandona Toano e riparte per l’America... Alvisio Presi non è Elvis. Alvisio Presi è anche Elvis. Alvisio Presi rappresenta chiunque abbia in sé un desiderio, un sogno forte e tormentato che vuole realizzare ad ogni costo. 
 
LinguaItaliano
Data di uscita3 nov 2020
ISBN9788897911838
La vera storia di Elvis

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    Anteprima del libro

    La vera storia di Elvis - Lele Silingardi

    Librinmente

    Copyright

    © Copyright Librinmente

    © Copyright Prospettiva editrice

    Civitavecchia, novembre 2020

    1° edizione

    Tutti i diritti sono riservati. Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171

    della legge 22 aprile 1941, n. 633).

    ISBN 9788897911838

    I lettori che desiderano informazioni possono visitare il sito internet:

    www.prospettivaeditrice.it

    dedica

    Da piccolo ero un sognatore.

    Se leggevo un fumetto diventavo l’eroe del fumetto.

    Se guardavo un film diventavo l’eroe del film.

    Ogni sogno che ho fatto si è avverato un centinaio di volte.

    (Elvis Presley)

    Se puoi sognarlo puoi farlo.

    (Walt Disney)

    Genesi (di una favola rock)

    Anche diciott’anni prima gli sguardi premurosi ed eccitati erano sempre quelli di rito. La bella nascita aveva scatenato grande entusiasmo fra le zitelle di paese che si scoprivano ogni volta assalite da una morbosa curiosità e una sottile invidia, nell’osservare quella pratica sconosciuta della quale loro non si sarebbero mai occupate direttamente. La notizia passò sulla bocca delle donne del paese in poco più di un minuto e rimbalzò di casa in casa. Subito dopo erano tutte dai Presi ad assistere da vicino e rendersi utili all’occorrenza. Nove mesi tondi tondi, senza ripensamenti né anticipazioni e con un solo colpo di reni ben assestato, Bianca si scordò tutto in un momento. Assoluta meraviglia e stupore nei suoi occhi immediatamente dopo, alla vista del suo bambino così perfetto e proporzionato nelle dimensioni. La sua vita aveva partorito la vita. Feconda da subito, aveva nutrito quella gravidanza di grandi aspettative. Ci voleva il maschio a tutti i costi, perchè usava così. Il maschio arrivò in quella gelida notte di gennaio del 1937. La neve aveva già coperto ogni cosa fuori da quelle quattro mura e il ghiaccio che circondava il paesaggio, aveva bloccato qualsiasi acrobazia tutt’intorno, sia delle persone sia delle emozioni, che a stento riuscivano a sciogliersi lontano dalla stufa a legna che bruciava a fianco. Ci volle davvero poco quella notte, soltanto pochi istanti di sofferenza e di dolore, tutto venne da sé come la natura comandò di fare. Non ci volle alcuna insistenza o diversi tentativi vani.

    Quella nuova vita si manifestò immediatamente, al primo invito ad apparire al nuovo mondo. Romano aveva tra le sue mani quelle di Bianca e taceva ogni parola fra i denti, come se le fitte in pancia e gli spasmi fossero i suoi. Fissava dritto negli occhi la moglie affaticata e l’incoraggiava di tanto in tanto con lo sguardo compiaciuto, come si fa quando non sei tu a provar dolore. Dei suoi sorrisi in quel momento, francamente, Bianca non sapeva cosa farsene, ma se ne rincuorava comunque. La tinozza dell’acqua tiepida era pronta, i panni umidi anche, ad accogliere il neonato all’uscita del travaglio. Fu dapprima l’ormai nonna Maddalena ad avere tra le mani quello scorcio di futuro in carne e ossa. Lo alzò verso il soffitto per un’istante e con voce calibrata ma profonda esclamò: E’ maschio!

    Ora potevano passarselo fra le mani ed osservarlo nei dettagli. Le somiglianze con i trapassati della dinastia c’erano tutte, ben presenti sul volto del nuovo membro della famiglia Presi. Il nome venne da solo, fu imposto non tanto dalla famiglia ma dalla tradizione più largamente venerata.

    Fu subito Alvisio, come già si era detto se fosse nato maschio.

    Ester

    L’amore e la passione che travolsero Alvisio per Ester furono sicuramente i primi fiori che sbocciarono in quella tarda primavera del ‘55 a Toano. Pochi giorni, attimi. Pochissimi istanti che scivolarono via più veloci dell’acqua, che cade dalla cima della collina nella pancia del ruscello. Un momento prima i due ragazzi nemmeno si salutavano e un momento dopo si stringevano, mano nella mano, su e giù da quei prati fioriti avvolti soltanto dalla loro smania e freschezza adolescenziale alla quale nessuno apparentemente avrebbe mai potuto dare un freno. Quello fu l’esatto momento in cui Alvisio, sebbene avesse appena diciott’anni, sentì dentro di sé agitarsi i primi rimescolamenti tipici del bambino che comincia a divenire uomo.

    Ester era la bellissima figlia primogenita della maestra elementare del paese. La madre era una donna statuaria e altera con lo sguardo sempre concentrato e attento a tutto ciò che la circondava. Una figura altezzosa che la rendeva inavvicinabile. Come unica insegnante della scuola di Toano aveva visto passare fra i banchi praticamente tutti e conosceva bene Alvisio e la sua famiglia.

    La scuola elementare di Toano sorgeva appena dentro il paese sulla destra, venendo dalla strada grande che si srotolava a valle. Era una robusta costruzione risalente ai primi del secolo circondata da una fitta miriade di sassolini fini e bianchissimi. Ad un primo sguardo distratto pareva essere sabbia. Un maestoso cancello in ferro battuto ne delimitava i confini e proteggeva le rincorse dei bambini che, all’ora della merenda, s’inseguivano nel cortile.

    Le urla e il calpestìo dei più piccoli, durante quei minuti di pausa dalla lezione, facevano da sottofondo alle passeggiate degli anziani che transitavano davanti alla scuola a passo lento e calibrato. Qualcuno si fermava ad osservare attentamente in mezzo al mucchio, cercando di intravedere il proprio nipotino per salutarlo con un cenno della mano, per poi continuare la sua camminata verso la sera che, come ogni giorno, non arrivava mai.

    Si arrivava fino alla quinta, giusto il tempo d’imparare a leggere e scrivere e contare fino a dieci. Poi chiunque riprendeva le orme del proprio padre e veniva accompagnato a svolgere il suo mestiere che necessitava di braccia giovani, fresche e forti. Dopo la quinta elementare si era considerati già uomini e la vita andava saputa conquistare giorno dopo giorno, con tenacia e sacrificio.

    L’infanzia quindi, arrivati a quel punto, si era inesorabilmente esaurita. Gli incontri dei due ragazzi erano per lo più sporadici e lasciati al caso, e raramente passavano insieme più di due ore. Si incontravano in giro per Toano a qualsiasi ora del pomeriggio o della sera e se c’era il tempo e la possibilità, andavano a camminare e a nascondersi lontano dallo sguardo indiscreto del coro.

    Ester era così profumata e lucente, incorniciata magnificamente in quei vestiti bianchi che le risaltavano appena la pelle bianca, leggermente ambrata da quei primi pallidi, delicati raggi di sole. Alvisio la guardava e non capiva, tuonava dentro di sé un sentimento sconosciuto che sembrava non riuscire a controllare. Era allo stesso tempo sconfitto da tanta bellezza e tremendamente attratto. Come un pugile sul ring, ormai allo stremo, che conosce la potenza dei pugni dell’avversario ma che, nonostante questo, continua ad andargli incontro incitandolo a colpire sempre più forte. Incurante del dolore e delle ferite, che quell’incontro gli provocherà sulla pelle e più profondamente nell’anima.

    Le ragazze a lui non interessavano proprio, doveva lavorare molto e fino a quel momento non si era nemmeno accorto che il paese potesse offrirgliene una. L’ amore e tutte quelle cose lì, erano esperienze che a lui non lo riguardavano minimamente, o per lo meno fino all’ istante in cui aveva incrociato lo sguardo di Ester. Già mille altre volte aveva incontrato distrattamente per le stradine del paese, ma che solo quella volta si era fermato ad osservarlo e ascoltarlo. Un giorno capitò che lei gli passò davanti all’ improvviso e si scontrarono appena. Quella scintilla illuminò a giorno i loro volti che rimasero per qualche secondo incantati l’uno nelle pupille dell’altro, in silenzio. Poi tutto intorno a loro tornò a rumoreggiare e si svegliarono entrambi da quel sogno e lui disse semplicemente:Scusa...

    Quel momento durò giorni, settimane. Il paese sembrava essere diventato incantato e tutti i rumori che la vita quotidiana produceva sembravano essere piuttosto una serenata d’amore alla loro giornaliera rincorsa. I colori erano più colorati che mai e i profumi che la natura andava via via sfoggiando, erano tutti i profumi di Ester, che Alvisio riconosceva in ogni cosa. Alvisio le ripeteva spesso che se solo avesse saputo suonare e cantare le avrebbe dedicato la canzone più bella del mondo. Una canzone d’amore unica che tutti gli innamorati avrebbero cantato.

    Chiunque ascoltandola, avrebbe

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