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Fine del Crepuscolo: Collana: Corvi e Draghi, #2
Fine del Crepuscolo: Collana: Corvi e Draghi, #2
Fine del Crepuscolo: Collana: Corvi e Draghi, #2
E-book130 pagine1 ora

Fine del Crepuscolo: Collana: Corvi e Draghi, #2

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Info su questo ebook

Entra in questo magico mondo pieno di oscurità e magia!

La guerra sta per scoppiare. Il Regno delle Ombre, guidato dalla dea Thënda, sta raccogliendo forze, reclutando esseri senza nome e creature della notte che si credevano già estinte.

L'umanità è, senza saperlo, sull'orlo del suo completo annientamento.

Rodrik e i suoi uomini devono raggiungere Nebula, devono allertare il Re Fird, devono affrontare questa minaccia senza precedenti prima che sia troppo tardi... Ma la strada è lunga, i pericoli si nascondono dietro ogni angolo e gli esseri senza nome che ostacolano il loro cammino diventano man mano più potenti, più intelligenti...

Scopri il secondo episodio di questa affascinante serie dark fantasy.

Goditi avventure piene di azione, avventura e magia!

Secondo episodio della saga Corvi e Draghi.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita4 nov 2020
ISBN9781071574003
Fine del Crepuscolo: Collana: Corvi e Draghi, #2
Autore

A.P. Hernández

Ο Antonio Pérez Hernández (Μούρθια, 1989) είναι δάσκαλος στην Πρωτοβάθμια Εκπαίδευση, παιδαγωγός, με Μάστερ στην Καινοτομία και στην Έρευνα στην Εκπαίδευση και Δόκτορ, με τη διάκριση cum laude (έπαινος), για τη Διδακτορική του Διατριβή Αξιολόγηση της ικανότητας στην επικοινωνία δια της γλώσσας μέσα από διηγήματα στην Πρωτοβάθμια Εκπαίδευση. Εργάζεται ως δάσκαλος και συγγραφέας.

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    Anteprima del libro

    Fine del Crepuscolo - A.P. Hernández

    Libro Fantasy, Suspense e Avventure 

    SAGA CORVI E DRAGHI (Nº 2)

    ––––––––

    Fine del crepuscolo

    —Antonio Pérez Hernández—

    Titolo originale: Fin del Ocaso

    Secondo episodio della saga Corvi e Draghi

    ––––––––

    Breve biografia dell’autore:

    Antonio Pérez Hernández è un insegnante di scuola primaria (specializzato in Educazione Musicale, Pedagogia Terapeutica e Comunicazione e Linguaggio). È anche pedagogo, ha ottenuto un Master in Ricerca e Innovazione nell’Educazione, ha svolto un Dottorato, menzione cum laude, per la sua Tesi Valutazione della competenza nella comunicazione linguistica attraverso i racconti nell'Istruzione Primaria.

    Ha ricevuto un premio di consolazione al concorso letterario Premio di Creazione Letteraria Nemira ed è risultato finalista nel Concorso Internazionale di Romanzo Fantastico e del Terrore Dagón.

    Ha pubblicato più di una trentina di libri ed è stato tradotto in sette lingue: tedesco, olandese, greco, inglese, portoghese, italiano e francese.

    Attualmente concilia il suo lavoro di docente con la scrittura.

    ––––––––

    Pagina web: https://www.aphernandez.com/

    Twitter:  @ap_hernandez_

    Instagram: @ap_hernandez_

    CAPITOLO 1

    Era notte fonda, una notte senza stelle, con l'oscurità che stendeva il suo spesso manto sul mondo portandosi via i colori, assorbendo ogni minimo granello di luce.

    Anche le braci del fuoco stavano cominciando a svanire, ma il debole bagliore che emanavano era più che sufficiente. Atóni si guardò intorno e distinse le sagome dei suoi compagni.

    Dormivano tutti.

    Ogrút, a giudicare dall'intensità del suo russare, stava dormendo molto profondamente.

    Ma Atóni non riusciva a dormire. Il Saggio Guerriero gettò da parte il suo spesso mantello di pelle di pecora e lasciò che il freddo della notte gli baciasse il torso nudo.

    Molto meglio —si disse, affondando le dita nella terra.

    Tranquillizzato dal vento gelido, alzò gli occhi al cielo per fissare le infinite stelle... Ma ovviamente non vide nulla. L'oscurità aveva imposto il suo regno di ombre.

    E, proprio in quel momento, quel pensiero emerse nella sua mente. Atóni cercava di non pensarci ma, come navi naufragate, prima o poi le maree della mente rievocano i ricordi sommersi.

    Ti benedico con il Potere del Vento. —Sentì chiaramente la voce di Estrella, come se gli stesse sussurrando all'orecchio.

    Atóni non aveva mai chiesto un tale potere. In effetti, indossava un umile mantello grigio, il che indicava ai quattro venti che non era un mago e che non aveva nessuna conoscenza per controllare gli elementi.

    Perché me l'ha dato?

    La Regina Arciera sapeva che lui aveva lasciato Lência prima di completare la sua formazione eppure, nonostante ciò...

    Mi ha baciato.

    Ovviamente non era un bacio. Il cosiddetto Guerriero Saggio lo sapeva molto bene. Quel bacio era solo un canale di comunicazione tra due anime, un ponte per la trasmissione della sfera di luce.

    E ora quel dono pulsava dentro di lui, gli scorreva sotto la pelle e gli riscaldava il sangue.

    CAPITOLO 2

    La mattina seguente, dopo una veloce colazione a base di bacche e carne salata, gli uomini si misero in cammino. Non c'era tempo da perdere. La strada da percorrere per raggiungere Porto Bianco era ancora lunga.

    Se riusciamo ad arrivarci —pensò Atóni—. Se non moriamo nella Palude dei Dannati.

    Rodrik guidava il gruppo. Come al solito, portava sulla spalla il fagotto che conteneva il frammento di Lei e, come sempre, quella dannata cosa non smetteva di torcersi.

    Atóni era l'ultimo del gruppo e osservava i movimenti bruschi del fagotto che oscillava da destra a sinistra dietro la schiena di Rodrik. Seguendo le indicazioni del Re dei Corvi, Atóni osservava i suoi compagni.

    Veglia sui tuoi compagni —gli aveva chiesto Doncos prima di partire—. Sono brave persone, ma i poteri trasmessi da Estrella sono grandi.

    Ma questo non sembrava preoccupare nessuno, o almeno non in modo evidente.

    Atóni avrebbe vegliato su di loro. Sapeva molto bene fin dove può corrompere il potere. La letteratura della Prima Era narrava molte storie di uomini buoni che, dopo essere stati sedotti da una delle sue tante forme (per lo più dal punto di vista economico), si trasformavano in cattivi.

    Forse l'esempio più illustre è quello di Ginos King —pensò—, un tempo Re di Lökur e che sarebbe stato ricordato come il Re Rosso per la lunga scia di sangue che aveva lasciato dopo il suo breve regno...

    —Alt! —gridò Sean.

    Atóni accantonò le sue riflessioni. Immediatamente, tutti i suoi sensi si misero all’erta. Il suo cuore iniziò a battere forte.

    —Pet ha trovato qualcosa!

    In effetti Pet era fermo, con la testa china e il braccio destro teso, con la mano chiusa a pugno. Non poteva parlare, ma quello era il suo modo per dire che aveva trovato qualcosa di importante.

    Rodrik cercò istintivamente l'elsa della spada e la impugnò saldamente. Se avesse dovuto sguainarla, lo avrebbe fatto senza esitazione. In guardia, avanzò finché non fu accanto a Pet.

    —Cosa succede? —gli chiese.

    Ovviamente non ci fu risposta. Sarebbe stato più probabile che un drago apparisse all'improvviso da dietro il sottobosco piuttosto che aspettarsi una sola parola da quell'uomo. Quindi Rodrik si limitò a seguire il suo sguardo. Qualunque cosa avesse attirato la sua attenzione, Pet lo stava fissando.

    Atóni guardò il sottobosco e sbirciò attraverso la coltre di foglie morte. A parte una pietra con un millepiedi sopra, non vide nulla.

    —Non vedo... —Rodrik ammutolì, capendo tutto. Lentamente, tolse la mano dalla spada. Non ne avrebbe avuto bisogno. Almeno non per il momento.

    Non era una pietra.

    Tutti gli uomini si raggrupparono intorno a Pet.

    —Che diavolo sta succedendo? —volle sapere Ogrút, facendosi largo—. Perché...?

    Lo vide e ammutolì.

    Sotto lo sguardo attento dei suoi uomini, il Capitano Rodrik si accovacciò e, con insolita delicatezza, spinse da parte il manto di foglie, scoprendolo.

    —Maledetti dei! —bestemmiò Läss.

    Era un cadavere. I resti ossei di qualche disgraziato.

    —Ma cosa gli hanno fatto? —chiese Sean, il Serpente che Cammina—. Perché?

    Fu la prima cosa che gli venne in mente e fece la domanda come se fosse uscita dal suo cuore, priva di qualsiasi ornamento. Perché?

    Qualcuno (o qualcosa) aveva attaccato a morte quel disgraziato. Era evidente dai numerosi traumi ossei, principalmente alle braccia e al cranio, che era infossato sia nella parte frontale che nella parte parietale.

    —Sembra che questo poveretto sia stato colto di sorpresa. —Despok indicò l'oggetto che giaceva semi-nascosto nel terreno a un paio di metri dal cadavere.

    Era una spada.

    Läss la raccolse.

    —È nel fodero. —E con un movimento ampio e leggero, la estrasse dalla sua custodia di cuoio. L'acciaio sibilò e lampeggiò alla luce del sole.

    —Che piccola spada! — Läss se la passò da una mano all’altra. Era leggera come una piuma e, sull’impugnatura c’era scolpito un lupo, con due rubini rossi incastonati negli occhi.

    —Me la tengo! —concluse mettendola alla cintura accanto alla sua falce.

    —Il

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