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Cecità bianca
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E-book48 pagine33 minuti

Cecità bianca

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Info su questo ebook

Fantascienza - racconto lungo (29 pagine) - Tutto è bianco attorno a Martin. Conta e clicca tutto il giorno, ogni giorno della sua vita in una routine quasi senza coscienza, rinchiuso nel candore accecante dell’ufficio. Una notte però scopre qualcosa che lo cambierà per sempre...


“1… 2… 3…” Martin non fa altro che contare meccanicamente le teste intorno a sé, seduto alla sua scrivania, intrappolato tra pareti bianche. Conta e clicca, tutto il giorno, una testa tra tante altre teste dell’azienda per cui lavora e che non ricorda nemmeno quando e come ha iniziato quella interminabile routine. Una notte però qualcosa cambia. La routine si spezza, portando alla luce dettagli inquietanti su se stesso e sull’azienda.

Cecità bianca è un racconto dove la scoperta di sé attraversa sentieri inesplorati e senza facili risposte.


Ilaria Pasqua nasce a Roma e si laurea alla magistrale del Dams. Da sempre coltiva la passione per la letteratura e il cinema, ma anche per la scrittura che ha il tempo di approfondire durante gli anni dell’università. È una cinema-dipendente senza speranza e una lettrice onnivora, anche se la fantascienza resta il suo genere del cuore.

Nel 2013 apre un sito internet con un blog in cui pubblica recensioni e successivamente fonda insieme a tre amici e colleghi il progetto Sad Dog.

Nel corso degli anni collabora con alcune riviste online e non, scrivendo periodicamente articoli di cultura, media e innovazione, e pubblica i romanzi Le tre lune di Panopticon, Il nostro gioco, la trilogia Il giardino degli aranci, Susan & Susan e Bomb Man.

LinguaItaliano
Data di uscita24 nov 2020
ISBN9788825413809
Cecità bianca

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    Anteprima del libro

    Cecità bianca - Ilaria Pasqua

    Man.

    A volte la risposta appropriata alla realtà è diventare pazzi.

    Philip K. Dick

    1

    Specchi.

    Li aveva sempre amati. Gli davano quel non so che di rassicurante.

    Specchiarsi era la prima cosa che faceva la mattina, e l’ultima quando scendeva la sera.

    Martin si sentiva al sicuro quando si vedeva riflesso sulla superficie, come se avesse paura di non esistere. Si poggiava la mano sul petto e restava ad ascoltare il ritmo del suo cuore, quel battito che dimostrava la sua esistenza.

    Quella mattina si era alzato come ogni mattina. Gli strascichi di sogni incomprensibili gli affollavano la testa e la pallina la bruciava sulla tempia. La pallina, aveva preso a chiamarla così perché altri prima di lui l’avevano chiamata così. Era piccola, rotonda, incollata alla pelle e di uno splendido colore madre perla che risplendeva sotto la luce artificiale dell’edificio.

    – Buongiorno Martin – la voce del collega risuonò ovattata tra le alte pareti.

    – Buongiorno Frankie.

    – Hai dormito bene?

    – Ho dormito bene. E tu?

    – Bene.

    Come ogni giorno, dalla sua stanza bianca usciva sul corridoio bianco, incontrava Frankie alla prima intersezione, poi proseguivano in silenzio fino alla loro sala. Erano vicini, al lavoro. Erano vicini tutto il giorno. Come gli altri 145 chiusi assieme a loro nella stessa stanza.

    Li contava spesso quando si stufava di guardare lo schermo. A volte staccava le mani dal mouse e prendeva a sussurrare – Uno… due…tre…– fino a quando non raggiungeva le centoquarantasette teste. Una meccanica che si perdeva nei giorni, non ricordava quando aveva iniziato a farlo, sapeva solo che era in grado di rilassarlo quando era agitato.

    – Uno… due… tre…

    – Stai ancora contando – gli fece notare Frankie, era l’unico che conoscesse il suo segreto e sapeva accorgersene quando lo faceva.

    – Centrotrentuno… – mormorò senza voltarsi.

    – Lavora. Sennò ti licenzieranno.

    – Magari. – Da qualche settimana aveva iniziato a domandarsi perché faceva determinate cose. Non ne aveva mai avuto il bisogno.

    Frankie tornò al suo schermo. Un click, click, click ben cadenzato si diffondeva per la sala.

    Click, click, click era l’unico suono. La sola musica che accompagnava le loro eterne giornate di nulla, e di click, click e ancora click.

    Martin finì di contare, non riusciva mai a interrompersi prima di aver raggiunto l’ultimo numero, sé stesso, girò meccanicamente la testa a sinistra, verso la parete bianca e luminosa, e a destra, verso la seconda parete bianca e luminosa. Poi davanti, contò le cinque porte candide che si aprivano e si chiudevano solo al momento giusto, al suono del segnale, e dietro, verso i lunghi banchi carichi di bicchieri.

    Riafferrò il mouse senza pensare e si aggiunse ai centoquarantasei click, click, click. Uno al secondo per ogni testa, pensava lui quando era in grado di farlo. Era talmente assorbito dal processo che

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