Un eredità speciale: Harmony Collezione
Di Emily Dalton
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Info su questo ebook
Passare dalle vesti della fotografa specializzata in reportage antropologici a quelle di spia non sarebbe stato semplice nemmeno per una personalità eclettica come Alex Koskov Ethington, ma la posta in palio è troppo importante per lasciare che la burocrazia faccia il proprio corso. Si tratta di scoprire se l'affascinante Spencer Jones merita la curiosa eredità che ha appena accettato con entusiasmo e dedizione: l'affidamento delle sue nipotine. Grazie alla propria faccia tosta, e a un pizzico di fortuna, Alex entra nella vita di Spencer sotto mentite spoglie, ma tutto ciò che riesce a scoprire è che... si è innamorata di lui! Anche Spencer pende dalle sue labbra, perciò come farà a rivelare la propria identità senza rovinare tutto?
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Anteprima del libro
Un eredità speciale - Emily Dalton
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
A Precious Inheritance
Harlequin American Romance
© 2000 Danice Jo Allen
Traduzione di Carla Ferrario
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-375-3
Frontespizio. «Un'eredità speciale» di Dalton Emily1
«Non posso essere incinta, dottor Jones!»
Spencer si spinse in avanti sulla sedia, intrecciò le lunghe dita e appoggiò le mani sulla scrivania, fissando negli occhi turbati la donna che sedeva di fronte a lui. «Eppure lo è. Di tre mesi almeno...»
«Ma... ma ho già quarantadue anni! Pete ne ha quarantasei!»
Spencer sorrise. «Non significa che sia già pronta per la casa di riposo. Anzi, a quanto pare è ancora piuttosto attiva sessualmente.»
Kathy arrossì e nascose un sorriso imbarazzato.
Spencer era il medico degli Anderson da quando, cinque anni prima, aveva occupato il posto di suo nonno. Non aveva dubbi che Kathy e Pete fossero innamorati come il giorno del matrimonio, né che l’elemento fisico del loro rapporto fosse vivace, e costante come il passaggio della posta. I cinque figli che avevano, oltre a quello in arrivo, ne erano la prova più lampante.
«Non deve sentirsi imbarazzata, è fantastico che abbiate una relazione ancora tanto vivace. Mi sorprende solo che non abbiate usato delle precauzioni. Non le avevo prescritto la pillola a basso dosaggio?»
«Sì, ma non l’ho mai presa. Pensavo di essere troppo vecchia per rimanere incinta» confessò Kathy, con le lacrime agli occhi. «Ho cicli irregolari già da due anni...»
«Come vede non è un anticoncezionale sicuro» rise lui. «Non si preoccupi, avrà un’ottima gravidanza.»
Kathy si morse il labbro e annuì.
Spencer attese un attimo prima di domandare: «Non vuole il bambino?».
Kathy alzò la testa di scatto. «Certo che voglio il bambino! Il fatto è che... il minore dei miei figli quest’anno comincia la scuola superiore. Che cosa diranno i miei ragazzi?» Abbozzò una risata nervosa. «Che cosa dirà Pete? Mi sento così stupida!»
Spencer si alzò in piedi, raddrizzò la cravatta verde brillante con impressa l’immagine di Bugs Bunny e girò attorno alla scrivania per posare una mano sulla spalla di Kathy. «Si abitueranno in fretta, e si troverà con un’intera agenzia di baby-sitter in casa! E scommetto un camion di noccioline che anche Pete sarà al settimo cielo.»
Kathy gli rivolse un sorriso lacrimoso. «E che cosa me ne faccio di un camion di noccioline? Scommettiamo qualcosa di utile, per esempio un camion di pannolini.» Sospirò. «Se ce ne sarà bisogno, farà una chiacchierata con Pete e i ragazzi? È incredibile come le persone le diano retta, nonostante quelle orribili cravatte che porta...»
«Se non ricordo male, lo scorso Natale proprio voi avete incrementato la mia collezione regalandomene una con minuscoli angeli in smoking.»
«Lo ammetto. Però l’aveva scelta Pete...»
Spencer le strinse la mano ridendo, poi prese dalla scrivania la cartella clinica. «Li mandi pure da me, se vuole, ma sono convinto che non sarà necessario.»
Medico e paziente si salutarono, e poco dopo Spencer la osservò lasciare lo studio con un sorriso incerto, ma felice, sulle labbra, con la borsa carica di vitamine e con le impegnative per un’ecografia e una visita di controllo.
Era convinto che la famiglia Anderson avrebbe accolto con gioia la novità. Se però fosse toccato a lui ricevere una notizia del genere...
Spencer abbozzò una smorfia e scosse la testa. Le sorprese non gli piacevano, ed essendo scapolo, una gravidanza imprevista sarebbe stata una pessima sorpresa.
Terminò di compilare la cartella clinica di Kathy e recuperò quella del paziente successivo. Proprio allora entrò Velma, la sua segretaria.
Era una donna bassa e robusta, che sotto il camice portava sempre calze scure e una gonna bianca. I capelli erano tinti e scuri proprio come le calze. Gli occhi, allungati in stile anni ‘60 con un tratto di eyeliner, dietro gli enormi occhiali dalla montatura rosa parevano due pesci in una boccia di vetro.
Ma nonostante il look retro, Velma era una segretaria perfetta, oltre che un’amica intima di Spencer. Aveva lavorato dieci anni per suo nonno e quando Spencer ne aveva preso il posto era rimasta con lui.
Il nonno di Spencer, Benjamin Jones, era morto all’improvviso a settantotto anni per un colpo apoplettico, precipitando i concittadini nel panico.
Suo figlio David, appena diventato dermatologo, si era trasferito a Boston e una volta in pensione si era ritirato a vivere in Florida, mettendo a rischio la tradizione cittadina, iniziata ai tempi del fondatore Josiah Jones, di avere in città un dottor Jones.
Si raccontava che Josiah avesse effettuato la sua prima operazione estraendo l’appendice infetta di un cacciatore con un coltello, usato fino a poco prima per pulire il pesce e spellare i conigli, lavato e bollito nell’acqua e poi immerso in una brocca di whisky. Il resto del liquido era stato versato in bocca al paziente e l’ultimo sorso Josiah lo aveva riservato a se stesso.
Munito solo di una predisposizione naturale e di una rivista medica, aveva condotto l’operazione con successo, rendendosi conto di poter essere di grande aiuto ai concittadini, se solo dotato di strumenti adatti. Perciò aveva ordinato tutto il necessario a Boston e poche settimane dopo si era recato con un carro a Lancaster, la città più vicina, per ritirare i rifornimenti.
Da quella giornata memorabile, la famiglia Jones aveva prodotto un medico o due in ogni generazione. Immancabilmente, uno di loro si stabiliva a Jonesville, occupandosi di tutto, dai parti alle verruche, e dispensando consigli nelle materie più disparate.
Spencer era cresciuto a Boston, dove si era specializzato in medicina interna, e non avendo intenzione di seguire le orme del nonno, si era limitato a sostituirlo, in attesa di trovare un altro medico. Invece, dopo qualche settimana trascorsa lì, si era reso conto di non poter vivere in nessun altro posto, trasferendosi perciò nella casa accanto a quella di sua nonna, a pochi isolati dallo studio.
Si era guadagnato in fretta la simpatia dei concittadini perché somigliava al nonno in modo straordinario: come lui era alto e snello, possedeva un passo dinoccolato, gli stessi capelli biondi dritti e gli occhi azzurri. Qualcuno arrivava a sostenere che avesse addirittura la stessa voce.
L’unica enorme differenza tra loro, rilevata da tutti, consisteva nell’abbigliamento. Sotto il camice, infatti, Spencer portava preferibilmente pantaloni di velluto a coste, oppure di stoffa color cachi, camicie di colori sgargianti e comodi mocassini. In quanto alle cravatte... era famoso per la loro eccentricità. Lui garantiva che era il mezzo migliore per distrarre i pazienti, offrendo un argomento di cui parlare e ridere, consentendogli di vagliare i dati in suo possesso per approdare a una diagnosi il più possibile corretta.
Nel corso degli anni aveva raccolto una vera e propria collezione di cravatte bizzarre spesso regalate dai pazienti, come quella di Bugs Bunny.
«C’è una telefonata per te» annunciò Velma.
Concentrato nell’esame delle cartelle cliniche, Spencer non aveva neppure udito lo squillo del telefono. Alzò lo sguardo solo il tempo necessario a incontrare quello di Velma.
«È un avvocato, un certo Liebermann, da Boston. Dice che si tratta di una cosa urgente a proposito di una certa... Karlie Ethington. Insiste e...»
Spencer non aveva bisogno di sentire altro. Appoggiò la cartella sulla scrivania e prese il telefono.
«Sono il dottor Jones.»
All’altro capo del filo seguì una pausa imbarazzata. «Purtroppo ho delle cattive notizie.»
Spencer sentì lo stomaco contrarsi. «È successo qualcosa a Karlie?»
«Sfortunatamente la signora Ethington e suo marito sono rimasti uccisi in un incidente aereo la scorsa settimana...»
Se fosse riuscito a definire quello che sentiva, forse Spencer avrebbe anche saputo che cosa dire, ma che sentimenti provava nei confronti di quella che era stata la sua fidanzata al liceo e che, alla vigilia del loro matrimonio, sei anni prima, gli aveva scritto una lettera per informarlo che aveva conosciuto un altro e che sarebbe andata a Las Vegas per sposarlo? Karlie gli era rimasta vicino durante gli anni del liceo, dell’università, della specializzazione, per mollarlo quando era finalmente stato sul punto di aprire uno studio...
Spencer l’aveva perdonata ormai da molto tempo, ma la batosta ricevuta il giorno prima del matrimonio lo aveva lasciato diffidente nei confronti di qualunque imprevisto, e soprattutto del matrimonio.
«Dottor Jones?»
«Mi scusi, sono sconvolto...» Aggrottò la fronte, improvvisamente conscio della stranezza di quella telefonata. «Ma perché chiama proprio me?»
«Il suo nome compare nel testamento dei signori Ethington. La chiamo per informarla dei dettagli sull’apertura del documento e per offrirle di raggiungerci a nostre spese.»
Spencer scosse la testa, incredulo. «Il mio nome compare nel testamento?»
«Il fatto è che...» L’avvocato si schiarì la voce. «La signora Ethington e suo marito, Richard Ethington III, le hanno lasciato... qualcosa.»
«Di che cosa si tratta?» domandò lui brusco. «Non intendo accettare denaro. Forse Karlie pensava di dovermi qualcosa, ma...»
«Troverà un jet privato ad aspettarla all’aeroporto di Lancaster. Deve presentarsi nei nostri uffici venerdì 24 luglio alle tre del pomeriggio.»
«Chi altro sarà presente?»
«Solamente il padre del signor Ethington, Richard Ethington II. Il signor Ethington è divorziato, e la prima moglie, madre del defunto Richard Ethington III, è a sua volta deceduta.»
«E i genitori di Karlie?»
«Si sono rifiutati di partecipare.»
«Che cosa?» Per quanto Spencer non provasse alcuna voglia di incontrare gli stravaganti genitori di Karlie, gli sembrava impossibile che si sottraessero alla lettura del testamento della loro unica figlia.
«Le spiegherò venerdì, le ho già detto tutto quello che posso, per ora.»
Spencer restò in silenzio. Provava una forte irritazione mischiata al dolore per la morte di Karlie, anche se l’idea che lei avesse voluto includerlo nel testamento toccava un punto sensibile del suo cuore.
Mi avrà lasciato vecchie lettere d’amore, o poesie che avevo scritto per lei, o forse l’anellino che le avevo regalato quando ci siamo messi insieme... mi fa piacere avere un ricordo di Karlie... purché non sia denaro.
Quello che non riusciva a spiegarsi era perché Richard Ethington III avesse scelto di nominare suo erede l’ex fidanzato di sua moglie.
«Prima di accettare devo farle un’ultima domanda» riprese con decisione. «Che cosa mi ha lasciato il signor Ethington?»
«Risponderò a tutte le sue domande venerdì pomeriggio. La prego» l’avvocato prevenne le sue obiezioni, «stiamo solo perdendo tempo. Ci sarà?»
Spencer sospirò. «D’accordo.»
«Ottimo. Per quanto riguarda il trasporto...»
Spencer prese nota di tutte le informazioni relative al jet privato che lo avrebbe trasportato fino all’aeroporto Logan di Boston e alla limousine che avrebbe trovato ad attenderlo. Quando la conversazione surreale con l’avvocato ebbe termine, riagganciò il telefono e si rivolse a Velma,