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Sedotta per inganno: Harmony Collezione
Sedotta per inganno: Harmony Collezione
Sedotta per inganno: Harmony Collezione
E-book169 pagine2 ore

Sedotta per inganno: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Donato Salazar non riesce a dimenticare il proprio passato e non ha alcuna intenzione di perdonare il responsabile di tanta sofferenza. Abbandonare all'altare Ella Sanderson, la figlia del suo nemico, sarebbe la ciliegina sulla torta della sua vendetta...

Ella però non è la sciocca ragazzina viziata che lui si aspettava e non ne vuole sapere di sposarlo, ma quel rifiuto non fa altro che aumentare il suo desiderio. Sempre più impegnato in un'intensa opera di seduzione, Donato si ritrova profondamente coinvolto in quel magnetico rapporto, e con il giorno del finto matrimonio che si avvicina dovrà capire molto in fretta cosa ha davvero intenzione di fare con lei.
LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2016
ISBN9788858952290
Sedotta per inganno: Harmony Collezione
Autore

Annie West

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Sedotta per inganno - Annie West

    successivo.

    1

    «Certo che lo farai. Sai che lo farai.» Reg Sanderson si fermò mentre riempiva un bicchiere di whisky per rivolgere uno sguardo penetrante alla figlia. Come se potesse in quel modo piegarla alla sua volontà, come aveva fatto tanti anni prima.

    Ella scosse la testa, chiedendosi come un uomo potesse essere accecato dalla propria considerazione di sé al punto di non accorgersi dei cambiamenti avvenuti intorno a lui, avvenuti in lei, da quando se n'era andata. Persino Rob e Fuzz erano cambiati, ultimamente, ma il loro padre non si era accorto di nulla, troppo concentrato sulle proprie macchinazioni, l'ultima delle quali coinvolgeva pericolosamente la sfera personale, oltre a quella commerciale.

    Non c'era da stupirsi se Fuzz era scappata di casa. Felicity Sanderson, figlia prediletta di uno degli uomini più ricchi d'Australia, poteva essere volubile e viziata ma non era certo stupida.

    «Non essere assurdo» replicò Ella ignorando lo sguardo tagliente del padre. Le ci erano voluti anni per imparare a ignorare il comportamento brutale dell'uomo, e ormai le veniva naturale. «La cosa non mi riguarda. È un problema che dovrai risolvere da solo.»

    Chi avrebbe mai pensato che Reg Sanderson sarebbe stato costretto a rivolgersi alla sua seconda figlia, quella che aveva ignorato tanto a lungo? Non che la sua fosse stata una vera richiesta d'aiuto, si era limitato a telefonarle intimandole di raggiungerlo immediatamente perché sua sorella Felicity stava per distruggere la sua vita.

    «Certo che ti riguarda» ruggì. Poi fece una pausa, cambiando strategia. «Sei la mia unica speranza, Ella.» Questa volta il suo tono era conciliante, quasi complice.

    Ella rabbrividì, tesa. Suo padre urlava ogni volta che non otteneva immediatamente quello che voleva, ma era quando si dimostrava amichevole che bisognava davvero fare attenzione.

    «Mi dispiace.» Si morse la lingua, ricordando a se stessa che non aveva nulla di cui scusarsi. Ma le abitudini sono dure a morire. «È un'idea folle, e anche se non lo fosse non potrei rimpiazzare Felicity. Io non...»

    «Certo, non puoi competere con tua sorella, ma con qualche accorgimento, potresti andare.»

    Ella mantenne il proprio contegno. Per anni, quei costanti riferimenti ai mille modi in cui non era all'altezza della sorella maggiore l'avevano ferita a morte, ma ora sapeva che nella vita c'erano cose più importanti che tentare inutilmente di ottenere l'approvazione del padre.

    «Stavo per dire che non mi interessa affatto conoscere i tuoi soci in affari, tanto meno sposarne uno.» Ella rabbrividì. Era scappata dalle grinfie del padre durante l'adolescenza senza mai guardarsi indietro, quell'uomo con cui voleva entrare a ogni costo in affari doveva essere fatto della stessa pasta, avido, egoista, disonesto. Aveva già incontrato i suoi soci, in precedenza.

    «Sono sicura che, se gli spiegherai la situazione, capirà.» Si alzò dalla bianca poltrona di pelle, prese la borsetta e si avviò verso la porta.

    «Capire?» La voce di Sanderson si ruppe su quell'unica parola ed Ella si immobilizzò. Era la prima volta che sentiva qualcosa di simile a un'emozione provenire dal padre. Persino dopo la morte della moglie non era riuscito a spargere che poche lacrime di coccodrillo.

    «Donato Salazar non è un uomo comprensivo. Non capisci quanto io abbia bisogno di lui. Ho proposto un matrimonio per cementare i nostri legami d'affari e lui ha accettato di considerare l'idea. Ho bisogno dei suoi soldi. Senza il suo aiuto sarò presto rovinato.» Il viso mostrava tutti i segni dell'avanzare dell'età, nonostante i suoi tentativi per mettere un freno allo scorrere del tempo. «Ho bisogno di instaurare con lui un legame personale

    L'idea che l'immensa fortuna del padre fosse in pericolo avrebbe dovuto sconvolgerla, ma in un certo senso non la sorprese. Era sempre stato incauto.

    «Non ti fidi di lui» disse rivolgendogli un'occhiata disgustata, «eppure vuoi convincere tua figlia a sposarlo.»

    «Oh, non fare la moralista. Mi ricordi tua madre. Salazar può dare a una donna tutto ciò che il denaro può comprare, saresti sistemata per la vita.»

    Ella non fiatò. Lei conosceva il valore della madre e sapeva che il denaro non poteva comprare le cose più importanti, nella vita, ma sapeva che sarebbe stata una discussione inutile. Fuzz era scappata di casa, piuttosto che incontrare Salazar ed Ella non aveva alcuna intenzione di sacrificarsi ai contorti giochi di potere del padre. Inoltre, non vedeva come quel potente imprenditore potesse essere interessato all'altra figlia di Reg Sanderson. La figlia noiosa, insignificante, che lavorava per vivere.

    Era una semplice infermiera che eseguiva visite a domicilio, non aveva nulla in comune con uno squalo dell'alta finanza. Ella si voltò nuovamente verso la porta.

    «Senza i soldi di Salazar perderò tutto. L'azienda, la casa. Tutto. E se io finirò sul lastrico, cosa credi che succederà ai tuoi fratelli?» Fece una pausa abbastanza lunga perché quella rivelazione si facesse strada nella mente di Ella. «Cosa mi dici dei soldi per la nuova impresa di tuo fratello?» Il veleno nella sua voce era fastidioso. «Quella in cui Rob è talmente coinvolto da aver addirittura abbandonato l'azienda di famiglia. Quella che dà lavoro a tua sorella Felicity e al suo fidanzato

    Ella si voltò di scatto, il cuore in gola. «Soldi di Rob, non tuoi.»

    Il padre scrollò le spalle, distogliendo lo sguardo. «Io... ne ho usato una parte per rimanere a galla.» Doveva aver avvertito il suo biasimo, perché continuò senza darle il tempo di ribattere. «Se io vado a fondo, loro affondano con me. Cosa pensi faranno una volta che i soldi per rinnovare il loro resort di lusso saranno finiti?» I suoi occhi furono illuminati da una pallida luce di trionfo.

    Ella si sentì accecare dalla rabbia. Aveva rubato i soldi di Rob e ora si aspettava che lei lo aiutasse. Stava usando il suo affetto per i fratelli per controllarla.

    Era davvero felice che Fuzz e Rob avessero finalmente interrotto qualunque contatto con il padre, quell'uomo aveva avvelenato la loro esistenza troppo a lungo, ma se avessero perso quell'occasione di costruire qualcosa con le proprie forze... Ella rabbrividì. Rob avrebbe potuto cavarsela. Aveva dimostrato una notevole forza di volontà, voltando le spalle a tutto ciò che il padre poteva offrire. Ma Fuzz aveva fatto così poco per se stessa. Nonostante il suo atteggiamento indifferente, Ella sapeva che aveva molti dubbi riguardo alle proprie capacità, e un ostacolo come quello...

    Irrigidì le spalle, ma ogni fibra del suo corpo urlava la propria protesta. «Va bene. Lo incontrerò.» Ma solo per spiegargli che Felicity non avrebbe più dovuto essere considerata parte dell'accordo.

    Avrebbe chiarito ogni cosa, immediatamente. Dopotutto, quale uomo sano di mente si sarebbe aspettato un matrimonio per suggellare un accordo economico?

    «Eccola qui, finalmente.» La voce del padre era carica di buonumore. «Sono lieto di presentarti mia figlia Ella.»

    Lei rimase ancora per qualche secondo voltata verso il porto di Sydney, avvolto nella luce dorata del sole al tramonto poi, con un profondo sospiro, si girò.

    «Ella, mia cara.» L'accoglienza del padre la lasciò senza parole. Era la prima volta che si rivolgeva a lei con un tono di approvazione e piacere e quella messa in scena fece risuonare echi dolorosi nelle profondità del suo cuore.

    Lei si costrinse a sorridere. Alzò lo sguardo e poi lo alzò di nuovo su Donato Salazar, il suo equilibrio minacciato ancora più che dalle parole del genitore.

    L'uomo davanti a lei non assomigliava affatto agli abituali soci del padre, fu il suo primo pensiero. Quegli individui di solito erano subito riconoscibili come subdoli manipolatori, ma quell'uomo era troppo... diverso per adattarsi a quella descrizione. Una forza della natura, fu la prima definizione che le venne in mente. Bellissimo, fu la seconda.

    Persino la sottile cicatrice che gli attraversava una guancia non sottraeva nulla e anzi, sembrava enfatizzare la bellezza del suo viso.

    Era attraente come una cima remota per uno scalatore, misteriosa e piena di insidie, come un temporale in mezzo al mare, in tutta la sua magnificenza. Questo la portò a pensare una nuova definizione: pericoloso.

    Non era solo la sua immobilità, la sua completa concentrazione mentre la osservava quasi la stesse studiando attraverso un microscopio. C'era qualcosa nelle linee del suo viso, taglienti, affilate, non conteneva nulla di morbido, arrotondato. A eccezione della bocca sottile, perfettamente delineata, che attirò subito lo sguardo di lei.

    Nella sua professione aveva visto bocche modellate da ogni genere di emozione: gioia, sollievo, dolore, pena. Non ne aveva mai vista una simile, sensuale e crudele allo stesso tempo.

    Un forte senso di pericolo riempiva l'aria intorno a lui, avvolgendo e attraendo Ella.

    Quelle labbra sensuali si mossero, articolando parole che lei non riuscì a cogliere, poi si incurvarono in un sorriso e tutto sembrò accelerare, il suo battito, i suoi pensieri, il suo respiro.

    «Scusi?»

    «Ho detto che è un piacere per me conoscerla, signorina Sanderson.» La sua bocca si incurvò nuovamente ma Ella ebbe la netta impressione che non fosse affatto piacere, quello che Donato Salazar stava provando.

    Impressione che fu confermata quando incontrò i suoi occhi, un profondo oceano blu arginato da folte ciglia scure. La sua espressione era calcolatrice e... annoiata?

    «È un piacere anche per me, signor Salazar.»

    «Signore, signorina, non c'è bisogno di essere tanto formali» intervenne il padre. Ella non era mai stata più felice della sua presenza. Sembrava quasi affabile in confronto all'uomo al suo fianco. «Dalle del tu, Donato, e chiamala Ella.»

    «Ella.» Donato Salazar aveva una voce bassa e profonda. «E tu devi chiamarmi Donato.»

    «Gentile da parte tua... Donato.» L'espressione dell'uomo sembrò scomporsi per un secondo ed Ella provò una strana soddisfazione. Era umano, dopotutto.

    «So che sei di Melbourne. Ti tratterrai a Sydney a lungo?»

    «Dipende...» Lui e suo padre si scambiarono un'occhiata. «Per il momento non ho programmi per il rientro.

    Ella annuì, ignorando volutamente il fatto che i suoi programmi includessero sposare la figlia di Reg Sanderson. Non sarebbe mai accaduto.

    «Speriamo che il tempo si mantenga al meglio per tutta la durata del tuo soggiorno. Sydney è una città che dà il suo meglio con la luce del sole» disse premendo una mano sullo stomaco, terribilmente vuoto. Fuzz se n'era andata poche ore prima dell'incontro con l'uomo che suo padre voleva farle sposare, Reg aveva ordinato a Ella di raggiungerlo subito dopo il lavoro e, anche se gli alcolici non mancavano, il cibo non aveva ancora fatto la sua comparsa sulla terrazza.

    «Ah, il tempo.» Il tono di Donato era indecifrabile, i suoi occhi seri, eppure un angolo della sua bocca era arricciato in una smorfia divertita. «Un argomento di conversazione educato e prevedibile. Mi dirai anche di quanto sia migliore qui, rispetto all'umida, ventosa Melbourne?»

    «Non ci avevo pensato.» Ella finse sorpresa per nascondere la propria irritazione. Ne aveva abbastanza di costituire una fonte di divertimento per gli amici del padre. «A Melbourne sono davvero così suscettibili per quanto riguarda il tempo? Credevo avessero di meglio a cui pensare.» Ignorò l'occhiata torva del padre. «Sentiti, comunque, libero di scegliere un altro argomento di conversazione, preferibilmente educato.»

    Qualcosa si accese, negli occhi di Donato, e lei raddrizzò le spalle con aria di sfida.

    «Ella...» intervenne il padre.

    «No, no. Il tempo sia, Ella.» Donato pronunciò il suo nome lentamente, quasi assaporandolo e a lei sembrò di cogliere un che di esotico e straniero nella sua voce. Assurdo, visto che l'accento di lui era australiano tanto quanto il suo, eppure il suono del suo nome sulle sue labbra conteneva una nota sconosciuta, stranamente attraente.

    «Dimmi, visto che ti interessi di previsioni del tempo. Pensi che ci si possa aspettare un temporale estivo, più tardi? Tuoni e fulmini, magari?»

    Ella portò lo sguardo sul padre, l'espressione di ghiaccio, sul cielo perfettamente limpido e poi nuovamente su Donato Salazar, con i suoi occhi dall'espressione enigmatica. Sapeva quanto il padre fosse nervoso per quell'incontro e non gliene importava nulla. Lei era divisa tra l'ammirazione e la rabbia.

    «Tutto è possibile, con le giuste condizioni

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