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Il mago di Venere: Carson di Venere 5
Il mago di Venere: Carson di Venere 5
Il mago di Venere: Carson di Venere 5
E-book88 pagine1 ora

Il mago di Venere: Carson di Venere 5

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Fantascienza - romanzo breve (65 pagine) - L'ultima storia del divertente e avventuroso ciclo di Venere dal creatore di Tarzan e John Carter di Marte, dove Carson Napier è nei guai, prigioniero di un folle mago

Carson Napier è intrappolato nel castello di un folle "mago" venusiano che tiene schiava la popolazione locale attraverso l'uso di poteri ipnotici. Napier, che è in possesso di poteri analoghi che finora ha utilizzato esclusivamente per trasmettere il suo racconto delle sue avventure venusiane sulla Terra, riuscirà a contrastare con successo il tiranno e liberare le sue vittime.

Edgar Rice Burroughs (1875-1950) è senza alcun dubbio uno degli scrittori d'avventura di maggior successo. Eppure la sua carriera è nata quasi per caso: senza istruzione oltre la scuola dell'obbligo, non riesce né nella carriera militare né in quella professionale, passando da un lavoro all'altro senza mai fortuna. Ormai sull'orlo del suicidio prova con la scrittura: il suo primo romanzo, Sotto le lune di Marte, pubblicato a puntate sulla rivista The All-Story, viene accolto con entusiasmo e sarà l'inizio di un ciclo – quello di John Carter di Marte – che arriverà a contare undici volumi.
Ma è nulla rispetto al successo che ottiene due anni dopo, con la pubblicazione di Tarzan delle scimmie. Una serie che diventa un clamoroso fenomeno che darà il via non solo a numerosi romanzi, ma a oltre trenta film, e fumetti, serie tv, cartoni animati. Al punto che ben due città, Tarzana in California e Tarzan in Texas, prendono il nome dal suo personaggio.
Oltre a Marte e alla giungla Burroughs visita il centro della Terra con la serie di Pellucidar, la Luna col ciclo del Popolo della Luna, e Venere col ciclo di Carson di Venere, che presentiamo in questa collana.
LinguaItaliano
Data di uscita22 giu 2021
ISBN9788825415285
Il mago di Venere: Carson di Venere 5
Autore

Edgar Burroughs

Edgar Rice Burroughs (1875-1950) was born in Chicago, Illinois and spent much of his adult life working various jobs. When he was unable to maintain steady employment, he began writing fiction in his spare time. He solicited pulp magazines and published his first story “Under the Moons of Mars,” in 1912. It jumpstarted his literary career, which would soon consist of classic science fiction, fantasy and adventure novels. His most enduring titles include Tarzan of the Apes and John Carter of Mars, which is part of the popular Barsoom novel series.

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    Anteprima del libro

    Il mago di Venere - Edgar Burroughs

     Premessa

    Mi capita spesso di ricordare il modo in cui Carson Napier mi si presentò.

    «Se una figura femminile avvolta in un velo bianco entrerà nella sua camera da letto a mezzanotte del tredicesimo giorno di questo mese, risponda a questa lettera, altrimenti non lo faccia. » Così cominciava la lettera che mi aveva scritto… la lettera che per poco non finì nel cestino della carta straccia.

    Tre giorni più tardi, il tredici del mese, una figura femminile avvolta in un velo bianco entrò a mezzanotte nella mia camera da letto e fu così che Carson Napier si convinse che lui e io eravamo in sintonia psichica e che io ero l’uomo attraverso cui avrebbe potuto trasmettere le cronache dei suoi vagabondaggi interplanetari.

    Quando c’incontrammo di persona lui mi spiegò come avesse acquisito poteri mistici mediante i quali proiettare qualsiasi visione desiderava a qualsiasi distanza e far sì che qualcun altro la vedesse. È mediante questo sistema, che aveva appreso da un vecchio abitante dell’India, Chand Kabi, che lui è riuscito non soltanto a trasmettermi la storia delle sue avventure su Venere ma anche a permettermi di assistere a molte di esse come se fossi stato effettivamente al suo fianco sulla Stella del Pastore.

    Mi sono spesso chiesto come mai lui usi così di rado questi poteri per fare fronte alle emergenze davanti a cui si viene a trovare. In questa, la più recente storia delle sue avventure che io ho ricevuto, vi ha fatto ricorso.

    Honolulu, 7 Ottobre 1941.

    Edgar Rice Burroughs

    Capitolo primo

    Ritengo che sia stato Roy Chapman Andrews a dire che le avventure sono il risultato dell’incompetenza e dell’inefficienza, o qualcosa del genere. Se è davvero così, allora io sono il più grande incompetente di due mondi perché vado incontro di continuo alle più stupefacenti avventure.

    Mi sembra di progettare sempre ogni cosa con intelligenza e a volte con eccessiva meticolosità, poi il Diavolo ci mette la coda e tutto va per il verso sbagliato… anche se devo onestamente ammettere che in genere i contrattempi avvengono per colpa mia e sono da attribuire a una mia eccessiva impetuosità di carattere.

    Sono imprudente e tendo a correre rischi, pur sapendo che è stupido e che torna a discredito della mia intelligenza il fatto che io sappia che una cosa è stupida e tuttavia la faccia lo stesso. Gioco d’azzardo con la morte usando come posta la mia vita, ma mi diverto immensamente e finora sono sempre riuscito a sconfiggere la mia avversaria.

    La disavventura che aveva alterato la direzione di volo del mio razzo, facendomi atterrare su Venere invece che su Marte, era stata il risultato di un minuscolo errore di calcolo da parte di uno dei più famosi astronomi americani, i cui dati erano stati controllati e ricontrollati da parecchi suoi eruditi colleghi oltre che dal sottoscritto, quindi ritengo che in quell’incidente non si sia potuto parlare di mancanza d’intelligenza o di eccesso di stupidità, e tuttavia la conseguenza è stata una serie di avventure di cui nessun uomo ha probabilmente mai vissuto l’eguale.

    Lascerò a chiunque legga il resoconto di questa mia più recente avventura il compito di decidere in quanta parte il caso e la stupidità ne siano stati responsabili.

    A voi il compito di giudicare, lettori: accendete la vostra lampada da lettura, sistemandola accanto alla vostra poltrona preferita ed esaminate le prove.

    Avevo conosciuto Ero Shan a Havatoo, quella città modello che sorge sulle rive del Fiume della Morte, e lui era stato il mio migliore amico laggiù, aiutandomi a costruire il primo aeroplano che avesse mai volato nei cieli di Venere. Duare lo aveva battezzato anotar, o nave-uccello, e in esso noi due eravamo fuggiti da Havatoo dopo che un errore giudiziario aveva condannato Duare a morte.

    Il mio successivo incontro con Ero Shan era poi avvenuto quando lo avevo trovato paralizzato dal collo in giù e appeso a una parete in un museo di storia naturale nella città di Voo-ad.

    Duare e io avevamo subito la stessa sorte ed eravamo stati appesi accanto a lui; durante quella strana prigionia, Ero Shan mi aveva raccontato di essere riuscito a costruire un altro anotar con l’aiuto delle migliori menti scientifiche di Havatoo e di essersi imbattuto nel corso del volo di prova nella stessa spaventosa tempesta che aveva sospinto Duare e me fuori rotta di migliaia di chilometri, finendo per essere costretto a un atterraggio di emergenza accanto a Voo-ad, dove era finito a fare da esemplare da museo per il quotidiano divertimento di centinaia di creature ameboidi.

    Eravamo poi riusciti a fuggire da Voo-ad insieme a lui, e dopo una serie di terribili avventure eravamo tornati a Sanara, la capitale di Korva, una nazione del continente di Anlap. Korva è il solo luogo di Venere che Duare e io possiamo considerare la nostra dimora, perché dopo aver combattuto contro i folli rivoluzionari zanisti e aver salvato la vita della figlia dell’attuale jong e mio buon amico, Taman, io ero stato da lui adottato come suo figlio ed erede.

    Di conseguenza, al nostro ritorno a Sanara dopo oltre un anno di assenza, Duare e io avevamo ricevuto un benvenuto regale, sia dal punto di vista figurato che da quello letterale, perché gli abitanti di quella città avevano da tempo abbandonato ogni speranza di rivederci.

    Per giorni interi erano stati dati banchetti e feste in nostro onore, e perché il popolo ci potesse vedere e festeggiare avevamo girato per la città sulla sfarzosa portantina del gantor reale, una di quelle enormi bestie da soma le cui dimensioni rendono insignificanti al confronto quelle di un mammuth o di un mastodonte. Il nostro corteo era stato composto da duecento di quegli enormi animali, carichi di nobili e di guerrieri, e nel vederci la gente era parsa impazzire di gioia, a riconferma della nostra popolarità e della bellezza di Duare.

    Finalmente avevamo una casa ed eravamo a casa. Adesso guardavamo a molti anni di pace e di felicità, senza più viaggi o avventure. Non so se ai principi della corona piaccia portare le pantofole e piazzare i

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