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Le tante facce della vita
Le tante facce della vita
Le tante facce della vita
E-book306 pagine2 ore

Le tante facce della vita

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Info su questo ebook

Belviso Luigi, classe 1938. La sua vita è stata segnata dalla passione per la cinematografia e dalla fotografia. Suo padre è stato il suo primo maestro, la sua attività ha avuto inizio nel 1924 con lavorazione su lastre solo nello studio in sala di posa. Nel 1955 l’ha affiancato attraversando tutte le evoluzioni che ha avuto la fotografia. Ha realizzato 7 libri fotografici sulla storia della sua Città parallelamente a quella che si vive in Italia. Ha prodotto cartoline per quasi tutte le rivendite di tabaccheria della provincia di Foggia, in particolare del Gargano. Ha avuto molti riconoscimenti per il suo lavoro, specializzato in foto matrimoniali, ha immortalato due generazioni di coppie che ancora oggi si affidano con fiducia alla storica azienda di famiglia che nel 2024 festeggerà un secolo di attività.
LinguaItaliano
Data di uscita14 lug 2021
ISBN9791220825924
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    Anteprima del libro

    Le tante facce della vita - Belviso Luigi

    Alberto Sordi

    Il 15 giugno del 1920,

    una bella giornata, il Tevere era tutto agitato,

    Trastevere in festa, Alberto si è presentato.

    Il primo giorno, il primo grande spettacolo,

    tutti ridevano, per gioia o per scherno,

    un bambolotto, un sederino e un bel pistolotto.

    Piangeva, come se recitasse , aveva fame,

    sognava già du spaghetti, du bucatini alla matrisciana.

    Cresciuto con amore, un vero romano,

    sotto il Cupolone, la terra che gli ha dato i natali .

    Trastevere il suo primo teatro, tante facce,

    Mario Pio, Stanlio e Hollyo, un finto americano,

    un vigile sgangherato, parla con gli spaghetti,

    e dice mi avete provocato.

    Tutti l’hanno cercato, senza Alberto,

    non c’era spettacolo, De Sica, Tognazzi, Gasman,

    e la Magnani, uno show senza eguali.

    Medico, straccione o Marchese,

    si dimenticava di essere Alberto.

    A Raffaella gli ha toccato l’ombelico,

    dentro ci ha messo il dito, con Mina,

    si è tanto divertito, a Monica ha detto,sta bona,

    ndo vai se la banana non ce l’hai.!.

    Con tante donne intorno, tutte bone,

    intorno come api, estranee in casa non ne vuole.

    Ha raccontato Roma a tutto il mondo,

    nessuno l’ha dimenticato, stanco se ne è andato,

    su un palcoscenico più grande,

    un grande pubblico già pronto,

    attori, comparse, prime donne,

    un pubblico esigente, che gran divertimento,

    senza tirar fuori neanche un soldo.

    Divertita, in prima fila la Sora Lella,

    AHO!, ndo vai , è tanto che Ti aspetto,

    qui se magna e se beve fino a notte fonda,

    lo show non è finito, è appena cominciato.

    La Domenica, lo spettacolo è speciale,

    il Capo è spettatore in prima fila,

    quando è l’ora che se magna, è a capotavola,

    se magna solo alla romana, fettuccine e salti in bocca ,

    si è tanto divertito , che si è prenotato.

    AMORI DA NATALE A CAPO D’ANNO

    Gli amori moderni sono particolari,

    durano da Natale a capo d’Anno.

    Il primo dell’anno più non si conoscono.

    e’ uno show che dura solo pochi giorni,

    e’ già stato detto tutto, frasi dolci come il miele,

    notti insonne, connessioni durate ore,

    diventate l’incubo di ogni giorno.

    Tante bugie dette per far piacere,

    stringere i tempi per dare e avere,

    tanta noia e tanta fatica,

    poi un messaggino, per dire che è finita.

    Ma come avranno fatto i nostri nonni,

    a stare con la stessa donna per tanti anni,

    capisco perché il nonno aveva la barba lunga,

    la nonna sempre triste, uscivano la sera

    >e non si sapeva mai quando tornavano.

    Il telefonino ancora non c’era,

    era troppo faticoso dirsi addio.

    Che noia sarà stata la loro vita,

    mi spiace per loro che non sia finita.

    I nostri sono amori a breve,

    si gonfiano e si sgonfiano come una palla,

    intensi e appassionati, poi subito,

    sotto a chi tocca, prima che arrivi la noia.

    Le ragazze già lo sanno, non prendono mai impegni,

    giusto da Natale a Capo d’Anno,

    portano i maschietti a spasso come vogliono,

    poi dicono che l’uomo è cacciatore,

    solo se la ragazza decide di essere una preda.

    >Non c’è neanche il tempo per capire,

    se era una storia che poteva funzionare,

    durata solo da Natale a Capo d’anno,

    che è l’inizio della fine, con un augurio ,

    a mezzanotte, un brindisi ed un addio.

    Al diavolo la moda, sono stato bravi i nostri padri,

    da anni stanno insieme fosse anche per noia,

    vai a vedere chi sbaglia, loro che stanno ancora insieme,

    o noi che lo facciamo solo da Natale a Capo’Anno.

    ANGELO È NATO

    Angelo è nato, nessuno ha festeggiato,

    è nato un bimbo, non si conosce il padre,

    la mamma, un poco allegra si è data,

    a uomini che hanno pagato.

    Un angelo sfortunato, in un passeggino,

    ad un angolo di strada, la mamma,

    allunga la mano, il bimbo piange ha fame,

    due stracci addosso fuori fa tanto freddo,

    non ha pietà per chi usa un innocente,

    per intenerire il cuore della gente.

    Lui non ha chiesto di venire al mondo,

    paga colpe di altri, piange di giorno

    e anche di notte, il passeggino gli va stretto.

    Figlio di una mala sorte,

    la mamma lo bacia e l’accarezza per farlo stare buono,

    ed affrontare un nuovo giorno fuori,

    piange, la gente passa,

    mentre la mamma chiede per favore,

    un soldo, perché il bimbo sta male,

    è un Angelo sfortunato, non ha un padre,

    e’ figlio della società, di chi passa, si ferma,

    gli da un soldo, grande o piccolino,

    a casa non l’aspetta nessuno.

    >Ride, non sa come sarà il futuro,>

    quando sarà grande, sarà buono o cattivo!

    non avrà certo bei ricordi,

    >vorrà tutto quello che gli è stato tolto,

    in credito dalla vita, se avrà un figlio,

    sarà più fortunato, avrà una madre ed anche un padre,

    la casa non sarà ma più la strada,

    >avrà un tetto, e crescerà con tanto affetto.

    APPENA APPENA

    Quel costumino appena, appena,

    i capelli sciolti al vento,

    entra in acqua tra una selva di sguardi,

    le donne un po’ gelose,

    chiudono gli occhi ai mariti.

    Casa avrà mai ? cos’è che fa distrarre

    gli uomini sdraiati sotto l’ombra.

    il mare fa richiamo, c’è una preda,

    tanti cacciatori in cerca di emozioni.

    Poi arriva uno grosso li mette tutti in fila,

    li fa tornare all’ombra,

    aggancia con la mano la sirena,

    corrono veloci tra le onde,

    i pesciolini aprono la strada,>

    saltellano nell’acqua felici, seguono la coppia,

    di quello grosso grosso che l’accompagna,

    ne avrebbero fatto a meno,

    spaventerebbe anche un pesce cane.

    Ognuno cambia strada, la sirenetta fa ritorno,

    esce fuori dall’acqua, il costumino sulla pelle,

    fa vedere le sue forme, con dietro

    quell’omone grosso grosso che la solleva

    come fosse una bambola di pezza.

    Spariscono in un baleno dalla vista,

    sulla spiaggia piomba la tristezza,

    una giornata cominciata bene ,

    finita con al braccio una catena.

    Donne assai gelose hanno detto ai mariti,

    stasera vai da Lei che io non posso.

    La stupidità delle donne è sempre eguale,

    uno sguardo e basta, non fa certo male a nessuno.

    ARRIVANO DAL MARE

    Arrivano dal mare, più di cento, non tutti giovani,

    non tutti forti, mamme con in braccio i bambi

    in ansia per la loro sorte.

    Sul gommone che sfiorava l’acqua,

    hanno visto in faccia la morte.

    Si sono in parte salvati col rotto della cuffia,

    grazie ai soccorsi arrivati dall’Italia,

    col cuore e con fatica hanno messi i piedi sulla terra a Lampedusa.

    Prima le mamme con i bambini avvolti nello scialle,

    tremanti come foglie al vento,

    piangendo e ripetendo mille volte grazie.

    C’è chi impreca, perché non stanno a casa!

    fuggono da distruzione e morte, è il viaggio della speranza

    pagato con il rischio della vita.

    A riva si contano gli assenti, caduti perché ne erano tanti,

    buttati in mare per non affondare,

    erano giovani e forti, recuperati inermi

    per dargli una degna sepoltura,

    allineati sulla sabbia bagnata, tante croci tutte eguali,

    un nome ed una data, il giorno della fine,

    non interessa quando sono nati,

    domani di loro non si ricorderà nessuno.

    E’ il triste destino di gente sfortunata,

    che il mondo guarda indifferente,>

    sono problemi che non sente,

    sono lontani dal loro cuore.

    Ancora una volta si alza il grido dell’Italia,

    che da col cuore quello che può dare,

    mentre tutti stanno a guardare,

    e dicono, chi ve lo fa fare?

    loro che avrebbero tanto da dare.

    A svegliare il loro cuore non ci è riuscito neanche il Signore

    che non fa mancare un grazie,

    e una benedizione alla nostra bella Italia

    e il suo disgusto per chi è rimasto spettatore.

    AVANTI CON GLI ANNI

    Credevo di aver già visto tutto quello che c’era da vedere

    io un riferimento per chi ha voglia di sapere,

    ora non so, mi vergogno non so cosa dire,

    davanti alla Tv sempre accesa, tanta speranza e tanta paura,

    è pandemia, se ne parlerà in futuro sui libri di storia,

    un virus invisibile che ha sfidato il mondo,

    è sotto casa ed in ogni parte del pianeta,

    ne ha già presi tanti cominciando dagli anziani

    che già lottavano contro altri mali,

    per paura , per nasconderci ci siamo bendati il viso

    sembrano scene di un film che non finisce mai

    a divertirsi sono solo i bambini stremati fino a sera,

    appena svegli torna ancora la voglia di giocare,

    ma in Tv la scena cambia, si fa più pesante,

    difficile immaginare che in ogni bara c’è un nonno,

    un papà, una mamma, in quelle case c’è chi piange,

    anche i bambini piangono, è un film che nessuno vuole più vedere,

    vogliono andare a giocare giù nel prato,

    la mamma dice no, non si può fuori c’è l’uomo nero,

    mi affaccio alla finestra, non c’è anima c’è il coprifuoco,

    sfogo la rabbia chiuso in camera e piango,

    ma non mi arrendo, ho spento la Tv, non ho molto da perdere

    stanco di nascondermi con l’abito elegante sono sceso in strada,

    con la voglia di abbracciare le persone che incontro,

    non mi nascondo sono pronto a sfidare il nemico,

    la sola arma una mascherina e i guanti alle mani,

    lui prende più facilmente chi si arrende,

    non sono incosciente e neanche un eroe,

    io solo qua, e lui che si nasconde, le panchine sono vuote,

    ma io sono qua, sono pronto, non mi nascondo,

    è da una vita che lotto contro mali peggiori,

    ho sempre vinto, non sono solo siamo in tanti,

    non io , è lui che si nasconde e deve avere paura.

    AVANTI CON LA MUSICA

    Avanti con la musica,

    il treno sulla spiaggia impazzito

    in testa quattro matti non sanno dove andare,

    chi si vergogna in fondo si nasconde,

    chi guarda vede un popolo di matti.

    Passano tra gli ombrelloni prendono quello che trovano,

    un asciugamani, un pareo, e un bichini subito si alza,

    sale in fondo al treno, contagiata canta,

    chi ride e chi grida, “al ladro”

    tutti giovani in cerca di svago,

    una giornata da raccontare a chi si è chiuso in casa,

    sulla spiaggia nessuna ragazza è rimasta sola,

    ogni occasione è buona, chi ha trovato

    scende alla prima fermata.

    Il gioco ha funzionato, è stato un gioco buono,

    di maschi neanche l’ombra, sono rimasti in pochi,

    che schifo di giornata, era meglio rimanere a casa.

    Chi ha già fatto coppia , sale e scende

    non aspetta treni alle stazioni,

    si fermano e viaggiano quando ne hanno voglia,

    viva la gioventù, viva chi è in coppia

    gioca ride e canta sono due facce della stessa medaglia,

    cantano l’amore, si baciano non guardano mai l’ora,

    il tempo vola è già passato un giorno e sembra un ora.

    Le ragazze sole, per necessità, non per scelta

    >si arrabbiano, non ci sono più gli uomini di una volta,

    parlavano poco, arrivavano subito al soldo,

    di babbioni ce ne era uno su cento

    ora su cento ce ne sono tanti,

    a trovarne uno buono sono solo le poche fortunate,

    per tutte le altre, meglio accontentarsi che rimanere sole.

    AVEVO DICIOT’ANNI

    Avevo diciotto anni, i miei modelli di vita,

    mia madre regina in casa, mio padre la mia guida,

    Io principessina, i primi palpiti del cuore,

    ho cercato l’amore ma con un futuro,

    un ragazzo con la faccia pulita

    per mettere nelle sue mai la mia vita,

    vedere una luce accesa, negli occhi dei miei un sorriso,

    erano anni difficili , di rinascita, anni di scelte

    fatte con gli occhi e con il cuore, proibito sbagliare,

    era la scelta per la vita.

    Oggi mia figlia, diciott’ anni, non sono più uguali,

    la scelta non è più la stessa, noi genitori ci manca il sorriso,

    se non è un ragazzo con la faccia pulita,

    a trenta non è cambiato niente,

    a quaranta fidanzatini fuori casa,>

    in fondo al tunnel nessuna luce accesa,

    una bella ragazza nel fiore degli anni,

    senza autostima, senza dignità

    che mette la sua vita nelle mani di chi non la merita,

    gli occhi chiusi sull’orlo di un precipizio,

    gli apre quando è tardi per cambiare strada,

    alle spalle gli anni più belli ,

    davanti un ragazzo che non è più lo stesso,

    non più noi, ma io con gli occhi bui,

    nelle parole non c’è più amore

    le mani non accarezzano

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