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Figlio degli Angeli
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E-book321 pagine4 ore

Figlio degli Angeli

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Info su questo ebook

I nephilim, discendenti degli Angeli, vivono segretamente tra gli umani e non esitano ad abusare dei loro poteri. Reclutato dagli angelologi, nemici di lunga data dei nephilim, Andrew è incaricato di infiltrarsi in una delle loro famiglie più potenti. Determinato a combattere le creature che hanno ucciso tutta la sua famiglia, Andrew si avvicina ad Alexander Rajneesh, uno dei membri più temuti del clan e che ha circa duemila anni. Ma Rajneesh si rivelerà molto diverso da come Andrew l’immaginava. Diviso tra l'importanza della sua missione e i suoi sentimenti crescenti per il nephilim, il giovane dovrà fare delle scelte...

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita16 set 2021
ISBN9781667412696
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    Anteprima del libro

    Figlio degli Angeli - Cléa Malherbe

    Figlio degli Angeli

    romanzo

    Cléa Malherbe

    Romanzo autopubblicato

    © 2021 – Cléa Malherbe

    clea.malherbe.autrice@gmail.com

    Tutti i diritti riservati per tutti i paesi

    1

    Andrew, sei davvero sicuro? sussurrò Tania, appoggiandogli affettuosamente una mano sulla spalla.

    Il giovane non si mosse, gli occhi fissi sul vicolo buio che delimitava un lato dell'edificio in cui si trovavano. Stava esaminando i mucchi di immondizia, i vecchi mobili abbandonati, gli angoli bui che i lontani lampioni della strada principale non riuscivano a illuminare. In passato aveva giocato in quel vicolo, aveva vissuto anche dei bei momenti lì. Ma questo fu prima che tutta la sua famiglia venisse massacrata dai nephilim. Andrew fece un respiro profondo e si voltò. Sorrise a Tania con la dolcezza che lo caratterizzava.

    Sono totalmente sicuro, disse con la sua voce calma. Farò tutto il necessario.

    Se ti scoprono... ansimò Tania.

    Andrew sorrise.

    Non accadrà. Fidati, non sospetteranno mai di me.

    Mi fai paura, Andrew. Non devi sottovalutarli, soprattutto lui. È molto intelligente, molto perspicace, se ti scopre non si fermerà davanti a nulla per ottenere da te ciò che sai.

    Poco importa visto che non so niente, Andrew sorrise di nuovo con la stessa calma.

    Tania scosse la testa in segno di disapprovazione. I suoi occhi si offuscarono.

    Devo ricordarti cosa hanno fatto a mia madre quando l'hanno catturata?

    Andrew sospirò. Prese delicatamente la giovane donna per le spalle e la baciò sulla fronte prima di stringerla a sé.

    Starò attento, te lo prometto. Non voglio che ti preoccupi per me. Andrà tutto bene.

    Tania si allontanò bruscamente. Fece alcuni passi indietro, poi fissò a lungo l’esile giovane biondo che le stava di fronte. Mostrava una dolcezza e una gentilezza che Tania aveva visto raramente. Nonostante la sua giovane età, c'era qualcosa di profondamente rassicurante in lui e niente sembrava più semplice che accoccolarsi tra le sue braccia, al sicuro. Tania sapeva che provocava quell'effetto su tutti quelli che lo incontravano, ma le reazioni non erano le stesse. Alcuni si fidavano istintivamente di lui, altri lo disprezzavano altrettanto istintivamente. In ogni caso, Andrew non lasciava mai nessuno indifferente, di certo non la sua referente angelologa. Tania si sforzò di allontanarsi da lui.

    Una volta lì, rimarrai da solo per tre settimane, disse bruscamente. Solo in seguito, il numero che ti ho dato si attiverà e potrai contattarmi. In questo modo vedremo dove ti trovi in quel momento. Ora, ripetimi la tua missione, per favore.

    Andrew alzò gli occhi al cielo, ma le rispose con un sorriso.

    Farmi assumere come domestico in casa Rajneesh, guadagnare la loro fiducia, specialmente quella di Alexander Rajneesh, e scoprire tutto il possibile prima di ucciderlo. La mia memoria sta perdendo colpi?

    Tania non rispose. Si spinse una ciocca di capelli scuri dietro l'orecchio, poi si voltò. Prese la borsa che aveva gettato sul ruvido divano quando era arrivata e si fece scivolare la tracolla sulla spalla. Aveva la sensazione che se non fosse andata via subito, avrebbe cercato di trattenere Andrew.

    A presto, disse senza riuscire a nascondere la sua emozione.

    A presto, rispose dolcemente il giovane.

    Fissò la porta chiudersi e lentamente si accomodò su una poltrona, trasandata come il resto dell'appartamento. Guardò l'orologio. Le dieci. La notte era ancora lunga, ma doveva dormire. Non poteva permettersi di fallire il colloquio di lavoro il giorno successivo. Ottenere quel lavoro avrebbe rappresentato il culmine di anni passati a rimuginare sul modo migliore per vendicare la propria famiglia, il modo più efficace per raggiungere i nephilim e causare loro il massimo danno. Non c'era odio in lui, nemmeno rabbia, solo il pensiero ossessionante che questo fosse il suo destino.

    2

    ––––––––

    Andrew pulì accuratamente il leggero strato di polvere che si era depositato su un tavolino il giorno prima. Con lo straccio in mano, si fermò un momento ad ammirare ciò che lo circondava. Era trascorsa una settimana dal suo arrivo e non era ancora abituato alla sfarzosità della villa dei Rajneesh. La gigantesca sala brillava di mille colori con i suoi marmi, le sue dorature, le cianfrusaglie che valevano una fortuna e le importanti opere d'arte. Nonostante le sue approfondite ricerche sulla famiglia dei nephilim, non si rese realmente conto della loro ricchezza finché non lo vide con i suoi occhi. Eppure, fino a quel momento aveva esplorato solo il piano terra.

    Quest'ultimo era riservato agli spazi comuni, agli alloggi della servitù e a tutta una serie di altre cose materiali di poco conto. Al primo piano risiedevano gli anakim, gli unici a essere autorizzati a servire direttamente i nephilim. Ai meri esseri umani non era permesso per nessun motivo di oltrepassare la grande scala. Ma la servitù ne parlava e così Andrew era riuscito a scoprire che il secondo piano era riservato agli ospiti, mentre la famiglia occupava gli ultimi piani: Alexander Rajneesh al terzo; sua sorella Elizabeth, suo marito e i loro figli al quarto; suo fratello Owen e le sue amanti al quinto; e in cima sua madre, Morgan. Andrew sapeva che questa distribuzione aveva un simbolismo gerarchico ed era stupito che Alexander Rajneesh fosse così in basso in questa gerarchia nonostante la sua reputazione e tutto ciò che aveva già realizzato per i nephilim.

    Era stato ancora più sorpreso di scoprire il modo sprezzante in cui i servi parlavano di lui. Lo temevano, ovviamente, ma non allo stesso modo del resto dei Rajneesh. Questo incuriosì estremamente Andrew perché contraddiceva tutte le informazioni degli angelologi sul funzionamento della famiglia. Purtroppo, per il momento, non poteva indagare a fondo. I nephilim evitavano gli umani e da quando era arrivato, Andrew aveva avuto una sola occasione di vederli, quando Morgan e Owen stavano uscendo per una festa, belli e ben vestiti, chiacchierando tranquillamente. Aveva visto altri nephilim prima di loro, ma non era rimasto sorpreso dalla loro bellezza quanto più dal loro fascino velenoso, quasi irresistibile.

    Andrew si allontanò dal tavolino e proseguì verso la statua di un angioletto che si trovava ai piedi delle scale. Doveva sbrigarsi. Il capo delle pulizie era molto severo sugli orari e non poteva permettersi di mettersi nei guai. Rischiava di impiegare più tempo del previsto per infiltrarsi e doveva integrarsi alla perfezione.

    Mentre si preparava a mettere via lo straccio e ad andare in cucina per aiutare a preparare il pasto, sentì la grande porta d'ingresso aprirsi dietro di lui. L'inverno entrò con una ventata gelida nell'accogliente edificio e Andrew si voltò d’istinto, rabbrividendo. Immediatamente qualcosa gli si contrasse nello stomaco. Alexander Rajneesh era a pochi passi da lui e non poteva fare a meno di divorarlo con gli occhi.

    Il nephilim era alto e snello proprio come i suoi simili, il suo corpo emanava un fascino seducente. Il viso sembrava scolpito come una statua, incorniciato da una folta chioma di capelli scuri disordinati e i suoi occhi erano di un blu scuro talmente particolare che era straordinario persino per uno della sua specie. Ma ciò che lo distingueva dagli altri nephilim era il modo in cui le sue spalle si inarcavano, il modo in cui si appoggiava pesantemente sul suo raffinato bastone, il modo in cui i suoi duri lineamenti apparivano scavati dalla sofferenza. Nonostante gli abiti eleganti e la fredda sicurezza della sua espressione, in lui c'era qualcosa di vulnerabile e quasi... umano.

    Andrew si morse il labbro inferiore. Gli angelologi sapevano da alcuni anni che il nephilim si era ammalato, consumato da una misteriosa malattia che lo indeboliva e gli impediva di agire sul campo come era abituato un tempo. Ma lui e i suoi compagni non avevano mai sospettato che la creatura si trovasse in quello stato. Questa era la prima cosa che doveva inserire nel suo rapporto a Tania.

    Andrew trasalì. Gli occhi di Alexander Rajneesh erano su di lui e lo fissavano con una punta di curiosità. Andrew abbassò immediatamente la testa in segno di umiltà. Rajneesh si voltò velocemente. Ma mentre si dirigeva verso le scale, le sue scarpe bagnate scivolarono sulle piastrelle immacolate e lui cadde violentemente. Andrew fece due passi verso di lui, poi si fermò, esitando. Rajneesh si era raddrizzato appoggiandosi su un gomito, ma non sembrava in grado di alzarsi e sussultava per il dolore. Cadde bruscamente, sbattendo la fronte. Non c'era nessun altro all'ingresso. Era un’ottima occasione, così Andrew si precipitò ad aiutarlo.

    Si gettò in ginocchio accanto al nephilim. A quel punto si accorse che Rajneesh tremava dal dolore, con le palpebre chiuse e le mani strette sulle cosce. I suoi denti erano così serrati che la mascella sporgeva dal suo viso aggraziato mentre un brutto sudore gli imperlava la fronte pallida. Ansimava e ogni tanto gli sfuggiva un debole gemito. Sembrava soffrisse davvero molto e Andrew provò addirittura un pizzico di pietà per lui che, però, scacciò immediatamente. Sfiorò con cautela il braccio del nephilim.

    Signore, cosa devo fare? chiese umilmente.

    Rajneesh non rispose, ritirandosi sempre più in sé stesso e Andrew era sicuro che non l'avesse nemmeno sentito. Esitò a lungo, poi prese coraggio e mise le mani su una delle cosce del nephilim. Anche attraverso il tessuto dei pantaloni, poteva sentire le contrazioni che percorrevano i suoi muscoli, su e giù. Percepì la sofferenza di Rajneesh. Era come se avesse dozzine di crampi simultaneamente. Doveva essere straziante.

    Andrew si passò una mano tra i capelli, si guardò intorno con esitazione e infine decise di correre il rischio. Spinse delicatamente da parte una delle mani serrate di Rajneesh e iniziò a massaggiare una delle sue cosce per lenire le contratture. Due secondi dopo, il nephilim si alzò di scatto e lo afferrò per il collo con violenza.

    Come osi toccarmi? ringhiò furiosamente.

    Andrew indietreggiò, spaventato.

    Volevo soltanto aiutarla, signore! si difese in preda al panico.

    Aiutarmi...? ripeté Rajneesh con malevola incredulità. Aiutarmi...

    Scosse la testa e cadde bruscamente all'indietro con un gemito, nascondendo il viso tra le mani. I suoi tremori aumentarono e nonostante la paura, Andrew riprese il massaggio. Rajneesh gemette per il dolore, ma non si dimenò. Pian piano, la tensione muscolare del nephilim si allentò, mentre Andrew lavorava abilmente. Rajneesh finalmente si rilassò del tutto, ma respirava con affanno, visibilmente esausto. Rimane accasciato sul pavimento gelido con gli occhi chiusi senza muoversi. Andrew stava esitando su cosa fare quando una voce furiosa lo raggiunse.

    Allontanati da mio figlio, verme!

    Andrew fece subito un balzo indietro, il cuore gli batteva forte per la paura. Morgan Rajneesh si precipitò giù per le scale a una velocità disumana. Lo fulminò con lo sguardo e Andrew nascose la testa tra le spalle. Bastava una parola del capofamiglia perché venisse spellato vivo. Se solo avesse interpretato male il suo atteggiamento... Morgan, tuttavia, raddrizzò suo figlio senza preoccuparsi troppo. Rajneesh riaprì gli occhi a fatica e la madre lo guardò con distacco.

    Ti avevo detto di non uscire! sbottò con rabbia. Ti sarebbe potuto succedere di tutto! Hai cose più importanti da fare che frequentare gli umani!

    Avevo bisogno di prendere un po’ d’aria, mormorò suo figlio con voce sommessa. Non sopporto di stare rinchiuso lì, non riesco più a pensare...

    Non mi importa! replicò Morgan. Ti abbiamo affidato una missione, santo cielo! Per quanto tempo ancora dovremo aspettare che tu te ne interessi?

    Te l’ho già detto...

    Basta così! lo interruppe duramente.

    Alexander Rajneesh abbassò lo sguardo, visibilmente umiliato, ma senza più energia per difendersi. Mostrando una forza sovrumana, Morgan lo tirò sgarbatamente in piedi e gli diede in mano il suo bastone. Andrew dovette reprimere un movimento istintivo verso il nephilim che vacillò pericolosamente prima di riuscire a stare in piedi. Morgan balzò così rapidamente verso di lui che Andrew non si accorse di ciò che gli stesse accadendo finché non si trovò in ginocchio, con la mano del nephilim tra i capelli che gli strappava lacrime di dolore.

    Che ti ha fatto questo cane? chiese a suo figlio.

    Alexander Rajneesh abbassò lentamente il suo sguardo annebbiato su Andrew. Ci pensò un attimo, poi scosse la testa.

    Niente, non mi ha fatto niente. Mi ha solo chiesto se avessi bisogno di aiuto.

    Morgan inarcò le sopracciglia per lo stupore, poi sbuffò con fare sprezzante e spinse via Andrew. La sua forza fu tale che il giovane cadde faccia a terra. Batté il mento con forza e si morse la lingua, il sapore del sangue si diffuse immediatamente in bocca. Gemette dal dolore. Morgan gli diede un calcio al fianco con aria di disprezzo.

    Torna al tuo lavoro, cane!

    Andrew si apprestò a obbedire. Balzò subito in piedi e si inchinò di fronte ai due nephilim.

    Grazie, mia signora, balbettò.

    Poi, fuggì senza aggiungere altro.

    3

    ––––––––

    Dopo questo incidente, Andrew rimase in allerta per due giorni interi, ma con suo grande sollievo Morgan sembrava essersene già dimenticata. Ma lui non riusciva a non pensarci. Le condizioni di Alexander Rajneesh, il modo in cui sua madre lo trattava, questa missione di cui aveva parlato... Tutto frullava nella sua testa e non vedeva l'ora di poter comunicare a Tania queste piccole informazioni.

    Sdraiato sul letto con le mani incrociate sotto la nuca, Andrew contava i giorni che mancavano al suo primo contatto telefonico con l'angelologo. Nella cuccetta sotto alla sua, uno dei ragazzi della cucina stava russando rumorosamente. Più lontano, uno dei cuochi stava leggendo alla luce di una torcia. C'erano altre tre persone nella piccola stanza e l'atmosfera era pesante.

    La stanza si trovava nel seminterrato, senza finestre, vicino alla caldaia e faceva molto caldo. Andrew indossava solo un paio di boxer e una maglietta, aveva spinto giù le coperte e il lenzuolo, ma continuava a sudare. Odiava quell'atmosfera ristretta, ma non era nella sua natura ribellarsi a qualcosa che non poteva evitare. Aveva desiderato ardentemente questa missione, era troppo tardi per lamentarsi dei suoi inconvenienti.

    Andrew stava per prendere sonno, i suoi pensieri vagavano in oscuri meandri, quando la porta si aprì improvvisamente. La luce inondò la stanza, spaventando Andrew e svegliando alcuni dei suoi compagni di stanza. Alzandosi con un certo timore, il giovane vide un anakim che li guardava con disprezzo. Lo sguardo della creatura passò su ognuno di loro, poi si fermò su Andrew. Il giovane sentì un nodo alla gola. L'anakim gli fece un segno di sdegno con il mento.

    Tu, vieni con me. Sbrigati.

    Un lungo brivido percorse la schiena di Andrew, ma sapeva che era inutile disobbedire. Scivolò giù dal letto, ma quando cercò di afferrare i suoi vestiti, l'anakim batté il piede con impazienza.

    Non c'è più tempo! Muoviti!

    La creatura lo afferrò per un braccio, trascinandolo fuori dalla stanza sotto gli sguardi sospettosi e assonnati degli altri.

    Andrew non aveva nemmeno avuto il tempo di mettersi le pantofole e, con i piedi gelidi, stava corricchiando per tenere il passo dell'anakim che gli premeva l'avambraccio. Alla fine, raggiunsero un ascensore con porte d'acciaio scintillante. L'anakim spinse Andrew all'interno, poi premette il pulsante di un piano senza che Andrew potesse identificare quale. L'ansia crebbe di colpo in lui e non poté fare a meno di interrogare il suo minaccioso compagno.

    Dove... dove mi sta portando? balbettò. Ho... sbagliato qualcosa?

    L’altro non rispose e Andrew nascose la testa tra le spalle. Questa volta era spacciato. Morgan doveva aver deciso di sbarazzarsi di lui per aver osato toccare un nephilim. O forse aveva scoperto la sua vera identità... In ogni caso, era fregato.

    Dopo aver sudato, ora tremava per il freddo e il pavimento gelido gli bruciava la pianta dei piedi. Incrociò le braccia sul petto, cercando di sopprimere i suoi tremori. L'ascensore si fermò e le porte si aprirono seguite da un suono. L'anakim lo spinse avanti e Andrew si trovò in un lungo corridoio buio. Riusciva a scorgere le forme dei dipinti e delle opere d'arte, ma non vedeva abbastanza per apprezzarne la qualità. Un folto tappeto sprofondava sotto i suoi piedi, l'unica luce filtrava sotto una porta davanti alla quale l'anakim si fermò. Bussò, aspettò invano per qualche secondo, poi fece un respiro profondo, aprì la porta e spinse Andrew dentro.

    Nonostante il suo terrore, il giovane rimase per qualche secondo a bocca aperta di fronte alle dimensioni dell'appartamento che gli si apriva davanti. Occupava una buona parte del piano, ma era un’unica, assolutamente enorme, stanza. Le pareti erano coperte di libri, superbi lampadari pendevano dal soffitto, un magnifico pianoforte nero troneggiava su una piccola piattaforma, ovunque c'erano solo tappezzerie, mobili raffinati, divani dai colori brillanti, gingilli di lusso e delicate opere d'arte. Sembrava la tana di qualche eccentrico che aveva accumulato tutte le cose belle che aveva contemplato nella sua vita.

    Il primo dettaglio che davvero attirò l'attenzione di Andrew in mezzo a tutto questo fu una grande scrivania di mogano ricoperta di carte, pergamene, libri e un computer all'avanguardia, un disordine che sembrava testimoniare un intenso lavoro intellettuale. Il secondo era Alexander Rajneesh. Il nephilim era sdraiato su un grande divano che doveva servire da letto. Rannicchiato su un fianco, ansimava dal dolore mentre fissava Andrew con i suoi occhi blu. Con uno sforzo violento, si raddrizzò, sedendosi. Anche così, era mezzo piegato dal dolore, con entrambe le braccia intorno allo stomaco. Fece un cenno verso l’anakim.

    Lasciaci soli...

    La sua voce sembrava un lamento, ma era comunque autorevole. L’anakim si inchinò completamente.

    Si, mio signore.

    Guardò di nuovo Andrew minacciosamente e lasciò la stanza. Rajneesh chiuse gli occhi per un momento, poi fissò di nuovo lo sguardo su Andrew.

    Avvicinati, mormorò avvilito.

    Andrew obbedì a malincuore e preoccupato poiché non capiva cosa ci facesse lì. Rajneesh si asciugò il sudore dal labbro superiore con una mano tremante. Facendo un passo avanti, Andrew notò che gli occhi del nephilim erano iniettati di sangue, sembravano truccati, per quanto fosse esausto. Tremava continuamente e sembrava essere al limite della sopportazione. Andrew si morse l'interno della guancia. Doveva assolutamente fare attenzione alle sue parole.

    Ventiquattro ore, sussurrò il nephilim fissando il pavimento. Sono passate ventiquattro ore e il dolore non si è placato. Non posso continuare così...

    Alzò la testa e Andrew rabbrividì davanti all'intensità del suo sguardo.

    Voglio che mi massaggi, affermò bruscamente il nephilim.

    "L’ho chiesto al mio anakim, continuò Rajneesh, togliendosi la vestaglia da camera che lo avvolgeva, Ma è un buono a nulla. Tocca a te fare di meglio."

    Andrew deglutì, ma ancora una volta, non poteva lasciarsi sfuggire una tale opportunità di avvicinarsi al suo nemico. Fece un passo, esitante, in avanti.

    Dove devo massaggiarla, mio signore? Dove le fa male?

    Rajneesh fece una risatina amara. Indossava solo un leggero paio di boxer di seta e Andrew riusciva a vedere i segni della malattia sul suo corpo esile, la pelle così pallida da sembrare traslucida.

    Ovunque, ansimò il nephilim. Mi fa male dappertutto... ma puoi iniziare dalla schiena. C’è della crema proprio lì...

    Indicò il tavolino. Andrew recuperò il barattolo di crema. Con delicatezza aiutò il nephilim a sdraiarsi a pancia in giù. Rimase scioccato nello scoprire le due fessure nella schiena della creatura. Da esse sporgevano due moncherini d’ala, anneriti, gonfi e probabilmente molto doloranti.  Aveva visto molte rappresentazioni di Rajneesh e tutte lo mostravano con magnifiche ali, nere e lucenti. Che tipo di malattia può averlo distrutto così? Quello, però, non era il momento di soffermarsi su questi pensieri.

    Andrew prese un po’ di crema, poi si chinò sulle spalle del nephilim e cominciò a sciogliere i suoi muscoli terribilmente contratti. Vide le palpebre di Rajneesh chiudersi mentre i suoi pugni si stringevano, i suoi artigli neri graffiavano il prezioso tessuto del divano. Immediatamente Andrew sospese i suoi movimenti per la paura. Rajneesh aprì di nuovo gli occhi.

    Continua, disse con un filo di voce.

    Andrew fece un respiro profondo e obbedì. Distogliendo lo sguardo dal viso di Rajneesh, si costrinse a concentrarsi sui muscoli della sua schiena, massaggiandoli e lavorandoli finché non furono finalmente rilassati. Ci volle molto tempo, ma ebbe la soddisfazione di sentire il respiro affannato del nephilim placarsi gradualmente. Evitò con cura i suoi moncherini d’ala e alla fine ritirò le mani e si fermò. Rajneesh tirò un profondo sospiro e si raddrizzò sugli avambracci. Si mise a sedere dolorosamente.

    Le mie gambe, mormorò.

    Andrew si inginocchiò ubbidiente davanti a lui e cominciò a massaggiargli le cosce e i polpacci con grande delicatezza. Rajneesh lasciò che la sua testa rotolasse all'indietro per un momento, gli occhi chiusi, poi afferrò un pacchetto di sigarette schiacciato nell'incavo del divano. Ne accese una e da quel momento Andrew sentì che non lo perdeva di vista. Nonostante il suo imbarazzo, il giovane continuò il suo compito con dedizione fino a quando sentì tutti i muscoli della gamba destra di Rajneesh rilassarsi. Poi passò alla gamba sinistra e di nuovo ci volle molto tempo per ottenere un risultato adeguato. Quando finalmente si fermò, le sue mani e le sue braccia cominciavano a dolere. Si raddrizzò e il suo sguardo cadde dritto in quello di Rajneesh. Il nephilim era perfettamente impassibile, ma il suo sguardo scrutatore fece arrossire Andrew suo malgrado. Il silenzio rimase per un momento, inquietante.

    Dove hai imparato a massaggiare così?

    Andrew fece un gesto vago.

    Ho studiato per diventare fisioterapista, mio signore.

    Rajneesh scosse la testa.

    Sono stato da dozzine di fisioterapisti. Nessuno è mai stato in grado di farmi stare così bene. No, c’è qualcos’altro in te. Non so, forse la tua gentilezza...

    Sorpreso, Andrew non sapeva cosa dire. Rajneesh si alzò bruscamente, costringendolo a fare un passo indietro. Zoppicando dolorosamente, si diresse verso un bar di lusso. Prese una bottiglia di champagne da un piccolo frigorifero e riempì due bicchieri prima di porgerne gentilmente uno ad Andrew. Quest'ultimo lo accettò con un misto di stupore e gratitudine. Stava morendo di sete. Rajneesh fece

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