Terzani: Verso la rivoluzione della coscienza
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Gloria Germani
Dopo gli studi di filosofia moderna e antica si è dedicata alle filosofie e religioni dell’India e dell’Estremo Oriente. Collabora con il Centro studi Caterina Conio, dedicandosi in particolare alla filosofia comparata e al dialogo interreligioso. Ha pubblicato i volumi Teresa di Calcutta: una mistica tra Oriente e Occidente (Paoline, 2003, con la prefazione di Tiziano Terzani) e Tiziano Terzani: la rivoluzione dentro di noi (Longanesi, 2008).
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Anteprima del libro
Terzani - Gloria Germani
Parte prima
TIZIANO TERZANI
VERSO LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA
di Gloria Germani
Negli ultimi mesi di vita, quando non era più fisicamente in grado di scrivere, il giornalista Tiziano Terzani volle consegnare al figlio Folco il senso della sua vita insieme a quello di un’epoca – non solo dell’Occidente ma anche dell’Asia – di cui era stato testimone ed acuto osservatore¹.
Non era vanità ciò che lo spingeva ma un autentico bisogno di comunicare, soprattutto ai giovani, quello che credeva di aver capito attraverso un ampio bagaglio di esperienza spesa a cavallo tra Occidente e Oriente. Dobbiamo fare una silenziosa rivoluzione interiore, dobbiamo imboccare una strada diversa che ci porti ad una vita più semplice, più umana, più in armonia con la natura. In questo lungo racconto registrato che è una sorta di ultimo testamento, Terzani ci consegna due grandi moniti su cui occorre riflettere.
Questa nostra civiltà moderna è una civiltà andata matta, andata matta per l’economia².
Questa secondo me sarà la grande battaglia del futuro: la battaglia contro l’economia che domina le nostre vite, la battaglia per il ritorno a una forma di spiritualità – che puoi chiamare anche religiosità – a cui la gente possa ricorrere… Occorrono nuovi modelli di sviluppo, non solo crescita, ma parsimonia³.
Terzani parlava così nella primavera del 2004, quando non c’era ancora la crisi finanziaria ed economica mondiale e il termine «decrescita» non era diffuso. In verità, Terzani non usò mai questo slogan provocatorio nato in Francia nel 2002 durante un Convegno tenuto all’Unesco per denunciare la falsità dell’ideologia dello sviluppo⁴. Egli amava piuttosto riprendere da Gandhi la parola d’ordine «digiuno».Tuttavia l’ampiezza della sua esperienza – era stato corrispondente dall’Asia per oltre 25 anni – insieme alla profondità della sua riflessione, lo rendono uno dei più significativi precursori della decrescita intesa in maniera forte, come passaggio di civiltà.
Certamente il contributo di Terzani alla corrente culturale degli obbiettori della crescita e di coloro che vogliono costruire una vera società alternativa, non proviene dal gruppo degli economisti e degli eco-economisti, ma da un altro gruppo di personalità che hanno vissuto a lungo nel cosiddetto «terzo mondo» o che hanno messo in questione l’idea stessa di progresso e di sviluppo, tra cui spiccano Ivan Illich e Helena Norberg-Hodge, oltre a Serge Latouche.
Questo giornalista «anomalo» – che finì per impegnarsi contro la guerra in Afganistan e in generale contro ogni «guerra al terrorismo», e per accettare persino il cancro come un compagno di viaggio⁵ – si era personalmente guadagnato una visione del mondo fuori dal coro. Con quello sguardo, poteva mettere in discussione la civiltà occidentale moderna a partire dalle sue basi immaginarie – principalmente l’idea di Progresso ma sopratutto quella di Scienza attraverso cui si era imposta sulle altre culture come «la civiltà moderna e superiore».
Terzani non ci fornisce una teorizzazione sistematica della decrescita in campo economico, ma proprio l’ampiezza del suo approccio gli permette di indicarci le strade diverse che dovremmo imboccare a livello ecologico, economico, insieme esistenziale ed eventualmente politico, per ridare un senso al nostro futuro.
¹Il presente saggio rappresenta una sintesi del mio Tiziano Terzani: la rivoluzione dentro di noi. Decrescita Digiuno Nonviolenza, Tea, Milano 2012, a cui rimando per ogni approfondimento.
²Questo racconto registrato – scandito e talvolta indirizzato dalle domande del figlio Folco – è stato curato da quest’ultimo per diventare il libro La fine è il mio inizio, pubblicato postumo da Longanesi nel febbraio 2006.
³Ibid., p. 400.
⁴Gli atti si trovano ora pubblicati in AA.VV., Disfare lo sviluppo per rifare il mondo, Jaca Book, Milano 2005.
⁵Di queste importanti scelte, Terzani ci parla in Lettere contro la guerra, Longanesi, Milano 2002, scritto subito dopo l’11 settembre e Un altro giro di giostra. Viaggio nel male e nel bene del nostro tempo, Longanesi, Milano 2004.
UNA VITA TRA ORIENTE E OCCIDENTE
Tiziano Terzani nasce, il 14 settembre del 1938, in un quartiere popolare e periferico di Firenze: Monticelli. Figlio unico, cresce in un ambiente modesto, condividendo con i genitori e la nonna una casa piccola a buia in via Pistoiese. Il padre, che ha combattuto tra i partigiani della Resistenza, è operaio e gestisce una piccola officina per la riparazione di biciclette, la madre è cattolica e lavora come sarta. Un professore delle scuole medie, colpito dalla brillante intelligenza di Tiziano, convince i genitori a non mandarlo a lavorare appena terminate le medie. Nel 1957, dopo aver conseguito un’ottima maturità classica, Tiziano riesce a vincere il prestigioso concorso di ammissione alla Scuola Normale di Pisa dove compie gli studi di Giurisprudenza tra il 1957 e il 1961 presso il Collegio Medico-Giuridico Sant’Anna¹. A questo periodo risale anche l’incontro con la donna che sarà al suo fianco per quarantaquattro anni: Angela Staude. Appena più giovane di lui, era figlia di genitori tedeschi, il padre pittore, la madre architetto. In qualche maniera era la quintessenza di tutto il diverso che Tiziano cercava. Nel 1961 Terzani si laurea in legge con 110 e lode e dopo un master di sei mesi all’Università di Leeds, in Inghilterra, nel 1962 sposa Angela nel piccolo comune di Vinci. «Figlio di comunista e da sempre un mangiapreti», Terzani era andato a cercare l’unico comune dove era in carica un sindaco comunista. Accetta quindi un impiego presso la fabbrica di macchine da scrivere di Adriano Olivetti e lì percorre una veloce carriera che lo porta fino alla gestione del personale, italiano e anche estero.
Nel gennaio del 1965, a ventisette anni, viene per la prima volta in contatto con l’Oriente. Inviato a Tokyo presso la sede giapponese dell’Olivetti, vi rimane un mese e mezzo e sulla via del ritorno si ferma a Hong Kong, Singapore e Delhi. Come scrive in un lettera ad Angela, ha deciso: nel suo futuro c’è l’Asia².
Si sentiva infatti già «frustrato da cinque anni di lavoro nell’industria»³, e appena un professore della John Hopkins University, incontrato per caso nel 1966, gli ventila la possibilità di una borsa di studio negli Stati Uniti, Terzani si licenzia e nel settembre del 1967 si imbarca insieme ad Angela su una nave diretta a New York. Il suo progetto intanto sta prendendo forma: alla Columbia University studia Affari internazionali e insieme Lingua e cultura cinese. Sogna la Cina e sogna la rivoluzione di Mao. Conoscere quel mondo lontano, essere testimone di quello che si stava lì realizzando, diviene il catalizzatore della sua vita insieme all’idea di diventare corrispondente estero.
Nel 1969 torna in Italia insieme ad Angela e al piccolissimo Folco, la secondogenita Saskia nascerà un anno e mezzo più tardi. Diventa giornalista professionista ma dopo 18 mesi si licenzia dal Giorno e va in giro per l’Europa per trovare una testata che gli permetta di fare quello che ormai era il suo obiettivo: essere giornalista in Cina. Ad Amburgo ha finalmente inizio la lunga collaborazione con il settimanale tedesco Der Spiegel.
All’inizio del 1972 Terzani, raggiunto qualche mese più tardi da tutta la famiglia, è a Singapore, con l’incarico di coprire la guerra del Vietnam. Il primo libro scritto in questi anni, Pelle di Leopardo, diario vietnamita di un corrispondente di guerra, del 1973, porta l’impronta della curiosità di capire le ragioni di coloro che gli americani definivano «i nemici», la voglia di capire gli asiatici, che caratterizzerà tutta la sua esistenza.
Mettendo più di una volta a repentaglio la propria vita, passa le linee del fronte per riuscire a capire chi sono, cosa vogliono, i comunisti vietcong, e il 30 aprile del 1975 è tra i pochissimi giornalisti ad assistere in prima persona alla presa di Saigon da parte degli uomini di Ho Chi Minh. Da questa eccezionale esperienza e dall’entusiasmo provato da Terzani per la vittoria dei vietnamiti, nasce Giai Phong! La liberazione di Saigon, pubblicato nel 1976. Finalmente aveva fine una guerra di liberazione durata 30 anni per scacciare dalle terre vietnamite prima i colonizzatori francesi e poi la superpotenza americana⁴.
Ma Terzani continua a guardare con lucidità la realtà che ha di fronte e nel giro di un paio di anni si renderà conto che i comunisti vincitori in Vietnam si rivelano oppressori corrotti e inefficienti. Nel 1980 Terzani è tra i primi giornalisti a scrutare con i propri occhi l’orrendo massacro di due milioni e mezzo di persone messo in atto da Pol Pot nel perseguire il suo obbiettivo di costruire una Cambogia comunista e rivoluzionaria. Il resoconto di questa esperienza traumatica, Holocaust in Kambodscha, è pubblicato in tedesco da Der Spiegel nel 1981⁵.
¹A. De Maio e Dino Satriano, Tiziano Terzani. Il mio fratellone, Tea, Milano 2001.
²T. Terzani, In Asia, Superpocket, Milano 2000, p. 14.
³T. Terzani, Un altro giro di giostra, p. 54.
⁴T. Terzani, Giai Phong! La liberazione di Saigon, Feltrinelli, Milano 1975 p. 243. Il libro fu tradotto in molte lingue, adottato nelle scuole vietnamite, ricevette numerose recensioni positive dalla stampa internazionale e fu selezionato in America come Book of the Month.
⁵Ora nel volume postumo Terzani, Fantasmi. Dispacci dalla Cambogia, Longanesi, Milano 2008.
LE RAGIONI DEI POPOLI ASIATICI: I COLONIZZATI
Possiamo dire, in sintesi, che Terzani approda al