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La trama del male
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E-book314 pagine3 ore

La trama del male

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Info su questo ebook

Stresa. Un caldo lunedì mattina di maggio l'investigatore privato Jack Knight riceve una telefonata. All'altro capo del filo, Rosa, la sua vulcanica segretaria gli annuncia la presenza in ufficio di una donna che chiede di conferire urgentemente con lui. La donna si rivela essere nientemeno che Sofia Bardi, figlia del compianto autore di best seller Cristiano Bardi, morto suicida in circostanze misteriose sei mesi prima. La sua richiesta è semplice: far riaprire le indagini. Nonostante la titubanza iniziale accetta comunque l'incarico.

Quando il giorno successivo al loro incontro Sofia Bardi scompare Jack ha la conferma che i suoi sospetti sono fondati. Qualcuno là fuori non vuole che la verità venga a galla. Nel frattempo, l'indagine divenuta ufficialmente di sequestro di persona viene affidata all'unica donna che Jack abbia mai amato, l'ispettrice di Polizia Chiara Giraldi.

Tra false piste e depistaggi, riescono finalmente a decodificare il filo conduttore che unisce gli eventi. "L'INNOCENZA DEL MALE", il capolavoro assoluto di Cristiano Bardi, potrebbe in realtà essere stato scritto da qualcun altro...
LinguaItaliano
Data di uscita9 mar 2022
ISBN9791220394789
La trama del male

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    Anteprima del libro

    La trama del male - Alex Manna

    LUNEDÌ 6 MAGGIO 2019

    1

    Il telefono squillava ininterrottamente da parecchi minuti nell’immensa villa sulle alture di Stresa, prima che il proprietario, palesemente sotto gli effetti di una sbronza colossale, non lo localizzasse nascosto tra due cuscini del divano in pelle situato all’ingresso. Come accidenti fosse finito lì non avrebbe saputo spiegarlo. Non si diede pena di scoprire chi lo stesse cercando con così tanto fervore, purché quella cacofonia assordante finisse il prima possibile. Fu il primo errore della giornata.

    Prontooo riuscì ad esclamare in tono incerto.

    Siamo più rincoglioniti del solito vedo. Fammi indovinare: ieri sera l’hai presa talmente secca che non ricordi più nulla, vero?

    Era Rosa, la sua segretaria. L’ultima persona che avrebbe voluto sentire quella mattina.

    No, in realtà… tentò di giustificarsi, prima di venire bruscamente interrotto da una risata sprezzante proveniente dall’altro capo.

    Cazzo! Cazzo! Cazzo!

    Non è che la sera prima ci avesse provato con lei?

    No, non era umanamente possibile che fosse arrivato a tanto. Ma allora perché sentiva un brivido corrergli lungo la schiena?

    D’altronde cos’altro sarebbe potuto succedere, che avesse tutta questa urgenza?

    Il lunedì mattina non fissava mai appuntamenti, e pretendeva tassativamente di non essere disturbato per quisquilie. Era giunto il momento di fare capire chi comandava e quando parlò lo fece in tono grave.

    Sentimi bene, quante volte ti devo dire che il lunedì mattina non intendo essere disturbato per alcun motivo…

    Capì che il suo tentativo di sembrare autoritario era miseramente fallito quando venne travolto da una sequela di improperi. Riuscì, nel marasma di quell’orazione prodotta ad un livello di decibel talmente elevato da fare invidia ad un gruppo heavy metal, a carpire solamente poche parole: cazzone, fuck you e aloha.

    Fortuna che il suo cervello non fosse riuscito a decodificare il rimanente lessico capace di far arrossire uno scaricatore di porto.

    Si domandava spesso perché tenesse ancora a libro paga quella scheggia impazzita e ogni volta rimaneva senza risposta.

    Ok, potresti gentilmente ricominciare dall’inizio si sentì dire, manco fosse un automa.

    Sì, potrei, se tu dimostrassi ogni tanto un po’di gentilezza verso i tuoi collaboratori…

    Questa poi, le batteva tutte… Si sarebbe dovuto scusare dopo essere stato vittima di epiteti impronunciabili?

    Era completamente fuori di testa?

    Perché aveva risposto?

    Trasse un respiro profondo e si rese conto dell’inutilità di proseguire oltre quel conflitto.

    E poi in fondo era curioso.

    Va bene, la prossima volta prometto di essere più gentile mentì spudoratamente. Pensò che l’altra non se la fosse bevuta, finché, dopo quasi un minuto disse compiaciuta: Sarà meglio. È ora di un cambio di rotta radicale nelle condizioni di lavoro.

    Sì, sì, pensò, sperando quella giungesse finalmente al dunque.

    Comunque, ti ho chiamato perché ho qui una potenziale cliente che ha bisogno urgente di conferire con te.

    Di che si tratta?

    Non me l’ha voluto dire. So solo che è parecchio agitata e che arriva dalla Francia.

    Una rogna. Una fottuta, dannatissima rogna. Ecco cosa sarebbe stata, se lo sentiva.

    D’altronde, chi si sarebbe presentato un lunedì mattina in ufficio senza il minimo preavviso, con la pretesa di parlare con lui. Dalla Francia, oltretutto. E se fosse stato impegnato in un caso e non fosse stato reperibile?

    O se fosse stato in vacanza?

    A quest’ora avrebbe tranquillamente potuto trovarsi all’altro capo del globo a sorseggiare caipirinha. Ritenti, sarà più fortunata e magari la prossima volta fissi un appuntamento.

    Questo avrebbe dovuto rispondere quella tonta della sua segretaria, ora era troppo tardi per negarsi.

    Ah dimenticavo, è una vera bellezza. Fossi in te mi farei trovare sveglio, non so se mi spiego. Che il destino abbia voluto mandare un segno in questo luogo di sventura…

    Perché non aveva guardato prima di rispondere. Perché?

    Offrile un caffè, arrivo prima possibile disse e riagganciò prima di sentire altre amenità.

    Per l’investigatore privato Jack Knight la settimana si apriva sotto una cattiva stella.

    Ed era solo l’inizio…

    2

    La Special Investigation era un’agenzia particolare, se non altro per l’unico modo con la quale era possibile raggiungerla: in barca.

    Già, perché l’agenzia fondata da Jack nell’ ormai lontano 2012 si trovava su un'isola.

    L’Isola dei Pescatori, con i suoi soli trecentocinquanta metri è la più piccola delle Isole Borromee e a differenza delle sorelle Isola Madre e Isola bella è l’unica ad essere abitata tutto l’anno.

    La scelta di aprire tale attività in un luogo votato esclusivamente al turismo era stata presa all’inizio con ilarità e sarcasmo, specialmente dai cinquanta residenti, che non davano più di sei mesi di vita alla nuova compagnia, definendo Jack un folle, buono solo a sperperare i soldi di famiglia.

    Figlio di una nobildonna, la contessa Ginevra Solavia, e di un magnate americano Richard Knight III, a Jack i soldi non erano mai mancati. Dopo aver frequentato i più prestigiosi college svizzeri e con un futuro già delineato alla guida dell’ impero di famiglia, aveva di punto in bianco mollato tutto ed era partito alla volta degli Stati Uniti per quella che avrebbe dovuto essere una vacanza di pochi mesi e che invece era durata otto anni.

    Anni durante i quali, oltre a finire su ogni rivista di gossip a stelle e strisce per le sue vere o presunte conquiste amorose, gli avevano permesso di approfondire la sua vera passione: la criminologia. Fin da piccolo era affascinato dagli investigatori del piccolo schermo: Colombo, Perry Mason, Kojak. Era ammaliato da come riuscissero a risolvere rompicapi complessi, enigmi inestricabili e diaboliche congetture grazie al loro acume, lo spirito d’osservazione e la logica deduttiva. Superfluo aggiungere come il colpevole, in un modo o nell’altro, finisse sempre nella loro rete. Così, grazie alle pressoché illimitate possibilità economiche a sua disposizione, aveva programmato un percorso di studi che gli consentisse di sviluppare una piena comprensione sulle cause del comportamento criminale e sulle condizioni sociali che contribuiscono ad esso. Dopo aver conseguito una laurea presso la George Washington University, l’università privata con i migliori corsi di criminologia al mondo, non pago, aveva frequentato la N.Y.U., meglio conosciuta come New York University, e la John Hopkins di Baltimora, ottenendo da entrambe un master in scienze forensi, ovvero quella branchia della criminologia che spazia dalla medicina alla fisica, dalla chimica alla psicologia.

    Tornato in Italia nel 2010, decise di stabilirsi nell’unico posto al mondo che avesse mai considerato casa: Stresa. Lì aveva passato le estati migliori della sua adolescenza, si era fatto i primi veri amici della sua vita, aveva avuto le prime esperienze amorose. Insomma, era stato felice. E poi era un peccato lasciare disabitata quella villa, che solo di manutenzione costava parecchie decine di migliaia di euro all’anno, per goderla quando andava bene un fine settimana ogni tanto e un paio di settimane d’estate. Restava solo un problema: trovare la location ideale per la sua agenzia. Un luogo fuori dagli schemi, esclusivo, indimenticabile. Non ci volle molto ad individuarla nell’albergo ristorante più antico dell’isola, un edificio a tre piani, situato proprio di fronte all’attracco delle barche. Perfetto, se non fosse stato per il proprietario che di vendere non aveva alcuna voglia.

    Mi rincresce giovanotto, ma i suoi soldi non mi interessano aveva esordito l’arzillo vecchietto, ormai da parecchie decadi in età da pensione, quando Jack aveva formulato la propria offerta. Anche se tutti sapevano che il locale navigava in cattive acque già da parecchio, nessuno si stupì di quel rifiuto. Il signor Lommi era un dritto, e di sicuro non avrebbe ceduto alla prima offerta, soprattutto se subodorava la possibilità di guadagnare molto di più. L’estenuante trattativa si protrasse per oltre sei mesi, finché Jack la spuntò grazie ad un assegno recante parecchi zeri, di fatto quadruplicando la già generosa offerta iniziale.

    L’inaugurazione avvenne in una ventosa giornata di fine giugno. I lavori di ristrutturazione erano durati quasi un anno, ed avevano radicalmente trasformato quell’immobile vetusto in moderno e funzionale. Oltre a Jack, l’organigramma iniziale comprendeva la segretaria Rosa, assunta col senno di poi sulla base di una transitoria infermità mentale, oltre che su raccomandazioni totalmente confutabili, e Gianni, un ex guardia del corpo alcolizzata, oramai prossima al viale del tramonto. Negli anni l’agenzia, al di là di ogni previsione iniziale, era cresciuta esponenzialmente diventando una sorta di Must per clienti facoltosi che giungevano da ogni dove: Svizzera, Germania e ultimamente proprio dalla Francia, anche se i più numerosi rimanevano gli Italiani, in particolar modo i milanesi. La maggior parte del lavoro aveva un unico filo conduttore: il tradimento. Si rivolgevano a lui, manager, imprenditori, professionisti, calciatori, ma anche mogli, amanti o semplici flirt, tutti con un unico obbiettivo: inchiodare l’infedele di turno e se possibile strappargli un corposo assegno. Ben presto anche la stampa si era interessata a lui. Era successo per la prima volta cinque anni prima, quando quello che per tutti appariva come un suicidio in realtà nascondeva risvolti ben più macabri, che solamente Jack era riuscito a smascherare. Il socio in affari della vittima truccava i conti e, una volta scoperto, aveva messo in piedi quello che riteneva essere il delitto perfetto. L’aveva data a bere alle autorità, ma non ai familiari della vittima che si erano rivolti alla Special Investigation affinché indagasse in maniera più approfondita sui conti della società. Era saltato fuori che il socio, con un abile sistema di scatole cinesi, era riuscito a sottrarre decine di milioni di euro.

    Il movente ideale per un omicidio. Da allora era stata un’ascesa verticale. Altri casi eclatanti erano stati risolti brillantemente ed avevano consegnato a Jack un’aurea quasi mistica. Oltre ad essere incensato per quelle che venivano definite innate doti investigative, veniva esaltato per il suo carisma, il vestire impeccabile, sempre con abiti su misura, i modi raffinati ma quasi naïf e talvolta, se la cronista risultava essere del gentil sesso, anche per i suoi magnetici occhi verdi. Le sue quotazioni erano salite alle stelle, nella ionosfera la sua celebrità. Era ritornato ad essere L’uomo da copertina, un’icona che donava lustro a tutto il territorio e della quale essere orgogliosi. Oggi l’agenzia contava di due nuovi elementi: Rebecca e Billy. La prima, trentuno anni, poteva venire tranquillamente scambiata per una modella di Victoria’s Secret, tanto erano lussuriose le sue forme, ma a differenza di molte sciacquette tutto fisico e niente cervello, il suo di cervello era perfettamente funzionante, anzi, sbalorditivo. Laureata in giurisprudenza, dopo un breve tirocinio aveva compreso che l’azione legale non la soddisfaceva a pieno. Lei desiderava un altro tipo d’azione, quella sul campo. Bramava dell’adrenalina di certi incarichi, fremeva per dare il suo contributo ad ogni caso.

    Arguta, era una vera e propria hacker, capace di ricostruire qualunque traccia online e di estrapolare qualunque dato da un computer, anche senza la specifica autorizzazione del proprietario…

    Billy, chiamato così in onore della leggendaria squadra di pallacanestro guidata da Dan Peterson e del quale il padre era sfegatato tifoso, era coetaneo di Jack, anch’egli nato nell’anno di grazia 1982. Sovrappeso, trasandato, facile agli accessi d’ira, andava maneggiato con cura. Paradossalmente, però, aveva il dono di riuscire a mettere a proprio agio chiunque, facendo cantare anche il più restio. La coppia con Gianni, chissà per quale misteriosa alchimia funzionava, eccome.

    I risultati erano eccellenti.

    Un buongiorno capo cinguettante l’accolse nel moderno open space che fungeva da ingresso, accoglienza clienti e postazione segretaria. Quest’ultima mostrava sempre più spesso repentini e preoccupanti sbalzi d’umore. Solamente un'ora prima assomigliava ad un feroce Rottweiler pronta ad azzannarlo alla giugulare e ora si era trasformata in un docile ed innocuo Chihuahua. Forse avrebbe dovuto chiederle di seguire un percorso di aiuto psicologico… Che fosse bipolare lo dava per assodato, ma qui si era abbondantemente oltre quella soglia.

    Tripolare, quadripolare, mah…

    Lasciò vagare i suoi pensieri finché non intercettò lo sguardo della persona che lo stava aspettando. Per la prima volta in assoluto si rese conto di essere d’accordo con un giudizio dato dalla sua segretaria. La definizione vera bellezza, andava riconosciuto, era perfettamente calzante, forse addirittura riduttiva. Dai lucenti capelli ramati che esaltavano le linee delicate del viso, dove incastonate due ipnotiche gemme color cobalto erano capaci di ammaliare qualunque uomo alla prima occhiata, fino alle forme armoniose del corpo, tutto in lei trasudava eleganza, ricercatezza, perfezione. Anche l’espressione, seppur velata da uno strato di malinconia, magnificava quel quadro perfetto.

    Sofia Bardi disse una voce calda, sensuale, assuefante, nel momento in cui le si avvicinò per stringerle la mano.

    Jack Knight, piacere rispose, scusandosi per il ritardo e tralasciando che ciò era dovuto al suo mancato appuntamento. La condusse nel suo ufficio al primo piano, dove i raggi di un sole già pienamente estivo facevano capolino. Le finestre aperte regalavano oltre ad una leggera brezza, il vociare dei turisti che aumentava di pari passo con il numero delle corse dei traghetti.

    In quell’istante si palesò Rosa con i caffè che prima di salire gli aveva gentilmente chiesto di preparare.

    A Jack piaceva che il cliente si sentisse pienamente a proprio agio, ne facilitava l’approccio. Dopo un breve scambio di convenevoli fece in modo che la conversazione entrasse subito nel vivo.

    Mi è stato riferito che desiderava parlarmi con una certa urgenza disse, sperando per la sua integrità morale che l’altra non avesse ascoltato integralmente la cantilena oscena di poco prima.

    Quando se la sente inizi pure.

    Sarei più a mio agio se potessimo darci del tu disse Sofia Bardi.

    Certamente, come preferisci. Personalmente odio essere informale, ma il personaggio me lo impone.

    Non voleva essere una battuta, ma Sofia iniziò a ridacchiare, mettendo in mostra dei denti talmente bianchi che sembravano appena usciti da una seduta di sbiancamento. Rotto il ghiaccio, finalmente, Sofia Bardi iniziò a raccontare i motivi che l’avevano spinta a rivolgersi alla sua agenzia. Le parole sgorgarono impetuose come un fiume in piena e, quando terminò, fu Jack a rimanerne senza.

    3

    Il padre di Sofia era nientemeno che Cristiano Bardi, un autore di best seller da oltre venti milioni di copie vendute, scomparso prematuramente l’autunno precedente per quello che era stato catalogato fin da subito come un suicidio. Jack si ricordava perfettamente la storia, visto che all’epoca era stata per giorni l’apertura di tutti i tg nazionali, e in seguito anche di molti stranieri, per non parlare delle numerose trasmissioni d’inchiesta che ad ogni puntata promettevano sviluppi sconvolgenti. Con il passare delle settimane, però, la bolla mediatica si era sgonfiata e la notizia da prima pagina trovava spazio solo in brevi ed anonimi trafiletti nelle pagine interne. Ecco perché quel cognome gli suonava familiare pensò Jack, imprecando silenziosamente contro le sue sinapsi ancora ottenebrate.

    Della chiusura delle indagini, avvenuta la settimana precedente, era venuto a conoscenza solamente pochi minuti prima, insieme alla richiesta di svolgerne di ulteriori.

    Mio padre non si sarebbe mai ammazzato, mai gli aveva detto Sofia Bardi con un urlo ancestrale.

    Con le lacrime che gli rigavano il volto l’aveva scongiurato di accettare l’incarico.

    Jack era combattuto se accettare o meno. Di certo il caso aveva molti punti oscuri che andavano quantomeno chiariti, in particolar modo il movente.

    Perché un uomo di successo, ricco, in salute e ancora attivo, visto che era titolare di una cattedra all’università, avrebbe dovuto porre fine ai propri giorni in un’anonima baita di montagna sulle valli ossolane?

    E poi c’era il mistero dell’arma del delitto: una Walther P38 dalla matricola abrasa. Di contro, non era stato rilevato alcun segno d’effrazione nella villetta, affittata dal Bardi con un regolare contratto d’affitto della durata di dodici mesi. Nemmeno sull’arma erano state riscontrate altre impronte all’infuori delle sue. L’equazione tra i pro e i contro era pressoché pari. Se non fosse che era saltato fuori anche un ammanco di oltre un milione di euro, prelevato nel corso dell’ultimo anno dal suo conto personale.

    Decisamente un ottimo movente.

    Per ucciderlo…

    Sapeva che le sue elucubrazioni, anche in questo caso, gli avrebbero fornito una verità alternativa degli eventi, una nuova visione.

    L’esperienza gli aveva insegnato che molto spesso la realtà superava la fantasia, e che raramente accadeva il contrario. Forse la soluzione del giallo era assai semplice: non esisteva alcun giallo. Il professore poteva essersi preso una sbandata per una studentessa, magari piuttosto lasciva, ed essere stato trascinato in una spirale di sesso e passione da mandarlo completamente fuori di testa. Il rimorso di coscienza che ne era seguito poteva averlo spinto a cadere nell’abisso della depressione e condurlo al gesto estremo.

    Sì, potrebbe essere andata così pensò Jack. Caso chiuso.

    Ma perché quel formicolio alla base del collo che lo attanagliava da oramai diversi minuti non voleva andarsene?

    Accetto il caso disse alla fine, come fosse un’ovvietà.

    4

    Sofia Bardi lasciò l’ufficio intorno alle quindici e trenta, con la premessa di risentirsi nei prossimi giorni, quando si sarebbe delineato un quadro complessivo più chiaro e, si sperava, fossero emersi nuovi elementi che contraddicessero le tesi della procura.

    Su ordine di Jack fu accompagnata all’Hotel Riviera.

    La struttura, convenzionata con l’agenzia, era gestita da Johnny, uno dei più cari amici di Jack e veniva utilizzata perlopiù in casi come quello, ovvero, quando clienti troppo scossi o instabili non erano nelle condizioni di guidare in totale sicurezza. Su questo punto Jack era stato categorico: non gli avrebbe consentito di mettersi in viaggio e di sciropparsi ulteriori quattrocento chilometri in quello stato psicofisico. Nonostante la riluttanza iniziale, giustificata dal fatto di dover essere a casa tassativamente entro sera, alla fine si convinse anch’essa che il partire l’indomani, in fondo, era la scelta più intelligente.

    Rimasto solo si avviò verso l’angolo bar situato sullo stesso piano. Aprì il frigo e si stappò una

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