La congiura: del 5G
Di scanu davide
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Anteprima del libro
La congiura - scanu davide
Prefazione
Il giovane giallista Davide Scanu dopo l’interessante esordio di Assassinio a Villacasu
si ripropone con una nuova opera, dalla trama intricata e dal tema attuale La congiura del 5G
.
Villacasu, l’immaginario paesino della piana oristanese, è ancora teatro di un assassinio e delle indagini dell’investigatore Andrea Sanna, coadiuvato sia dal narratore, l’insegnante di inglese Paolo Fadda che dallo psicologo Luigi Yang.
Anche Villacasu è stata sottoposta al lockdown per gli effetti della pandemia di Covid-19 e nell’Hotel L’Asfodelo
viene organizzato il convegno Verità su Covid e 5G dall’Asvisali, Associazione Vita e Salute in Libertà. Tutto il paese e i dintorni sono scossi e condizionati dalle tesi negazioniste e complottiste e l’evento riscuote una grande partecipazione di pubblico nonostante le restrizioni.
Durante una pausa del convegno uno dei relatori verrà trovato morto, certamente assassinato. Parte così un’articolata indagine di Andrea Sanna, assunto dallo scrittore e giornalista Luca Borghi, uno degli organizzatori del convegno e sostenitore di tesi negazioniste e NoVax.
Davide Scanu ci offre una struttura complessa e ben congegnata, con una narrazione fluida e matura. La congiura del 5G
è un romanzo piacevole con un tema attuale, adatto agli amanti del giallo classico e degli enigmi difficili da risolvere. Senza bisogno di immagini violente e delle cupe atmosfere dei noir di oggi, l’autore ci conduce per mano in un’avventura che ci terrà incollati ad ogni riga del libro.
Roberto Sanna
1- INIZIO
Santo cielo, non è possibile continuare in queste condizioni! Siamo quattro gatti e stiamo aspettando che gli altri si connettano da venti minuti ormai!
disse Valeria Piras, una mia collega, esasperata. Io mi limitai ad annuire, dimenticandomi che non ero riuscito a configurare la webcam del mio laptop e che quindi nessuno mi poteva vedere.
Eppure ieri era andato tutto per il meglio, nessuno era assente
, rispose Collu, un altro docente, il cui volto era reso irriconoscibile dalla cattiva connessione. La vicepreside prese parola.
Dunque, ho appena parlato con i docenti Bellu e Marongiu. Bellu è tutta la giornata che non riesce ad accedere a Internet, quindi non può presenziare. Marongiu invece dovrebbe unirsi a noi a breve, lo sta aiutando la moglie
.
Sospirai stancamente. Era l’ultimo scrutinio della giornata, ma a causa dei ritardi e dei problemi tecnici che si erano verificati anche con quelli precedenti, avevamo passato quasi tre ore in più del dovuto. Mi alzai un attimo per andare a prendere dell’acqua e mi resi conto che mi sarei dovuto sgranchire le gambe molto prima. Non feci in tempo ad aprire il rubinetto che qualche collega mi stava già chiamando.
Ci puoi sentire? Paolo, sei lì? Noi non ti sentiamo, tu ci senti?
Mi affrettai a tornare al mio posto per rispondere, facendo cadere maldestramente un po’ d’acqua.
Sì che vi sento! Sono qui
, dissi mentre poggiavo il bicchiere sul tavolo dopo averne bevuto un generoso sorso.
Devi attivare la tua telecamera, Paolo. Come mai non l’hai attivata?
Ero sicuro che la vicepreside mi avesse già fatto quella domanda anche il giorno precedente.
Credevo di aver già detto che ho avuto qualche problema nel configurarla
, dissi un po’ imbarazzato, visto che il processo, a detta di tutti, era molto facile. Ma d’altro canto più della metà dei nostri colleghi sembrava non riuscire a connettersi.
Eh, esatto Paolo. Devi attivarla quella telecamera!
ribadì la vicepreside imperterrita, come se non avesse sentito la mia spiegazione. Rimasi interdetto. Il microfono funzionava di sicuro, e doveva avermi sentito perché mi aveva risposto. Mi limitai ad assentire pazientemente.
D’accordo, dopo vedo se riesco ad attivarla
.
Ma non puoi attivarla adesso?
La vicepreside non demordeva. Spensi il microfono, misi le mani sui capelli e gemetti esasperato. Dopo essermi sfogato, mi arresi e dissi che avrei tentato.
Mezz’ora dopo ricevemmo notizie da Marongiu: non era riuscito a collegarsi nemmeno con l’aiuto della moglie. Fu quindi aggiornato lo scrutinio. Dopo aver salutato i colleghi, tirai un lungo sospiro di sollievo e sconforto, perché, per quanto fossi felice che avessimo terminato, significava che avremmo dovuto riconnetterci un altro giorno. Magari la prossima volta andrà meglio, pensai speranzoso.
Spensi il computer e restai per un po’ immerso nel silenzio del soggiorno.
Pensai che non mi avrebbe fatto male uscire un po’. In quegli ultimi giorni ero rimasto in casa quasi tutto il tempo, per via dei vari scrutini e delle riunioni che si erano tenute online. Se ripensavo a quanto fosse diversa la vita qualche mese prima, non mi sembrava vero.
Al tempo stesso, nonostante la pandemia e il lockdown imposto in tutta Italia da marzo, non molte cose erano cambiate a Villacasu. Immaginavo che ciò potesse valere per quasi tutti i paesini scarsamente popolati. Con un paio di centinaia di abitanti, coordinarsi era davvero facile, nessuno veniva lasciato indietro.
In paese praticamente tutti i negozi sono di alimentari e, visto che nel primo periodo della quarantena si rimaneva spesso in casa, i servizi di asporto e consegna a domicilio, seppure improvvisati e su base volontaria, divennero presto di uso comune. Inoltre a Villacasu ci conoscevamo tutti, il che rendeva facilissimo monitorarsi a vicenda. Se qualcuno si fosse ammalato, l’intero paesino sarebbe arrivato a saperlo nel giro di un’ora al massimo. Ma nessuno si ammalò e tanto meno nessuno entrò in paese durante il lockdown.
Dopo un primo periodo segnato da preoccupazione e tensione, tutto andò per il meglio. La sarta del paese iniziò a produrre delle mascherine, che permettessero di essere riutilizzate. Quando il governo iniziò ad allentare alcune restrizioni, a Villacasu c’eravamo tutti adattati al nuovo stile di vita. Di conseguenza non cambiò molto quando entrammo anche noi nella fase tre.
Col tempo, diverse persone partirono a Cagliari per riunirsi ad amici e parenti, e Villacasu divenne ancora più deserta. Ciò nonostante, avevo sentito che negli ultimi giorni l’affittacamere del paese era riuscito a occupare tutte e tre le stanze, grazie all’arrivo di tre esperti scientifici, o qualcosa del genere, che erano stati invitati per un evento che si sarebbe svolto lì vicino. Non ricordavo che tipo di evento fosse e nemmeno i titoli dei nuovi arrivati, sebbene fossero diventati il centro dell’attenzione di molte comari locali, ma ero felice per l’affittacamere.
Un’ora dopo avevo pranzato ed ero finalmente riuscito a fare l’upload dei documenti scolastici on line che, per qualche motivo che trascendeva la mia comprensione, non ne volevano sapere di caricarsi correttamente la mattina.
Finalmente libero, pensai di fare una visita a una mia amica, Cecilia Corda. Mi preparai, mi guardai allo specchio per vedere se ero presentabile e constatai che avevo lasciato crescere i capelli un po’ troppo durante la quarantena. Dopo averli sistemati come meglio potevo ed essermi quasi dimenticato la mascherina quando ero già sull’uscio di casa, mi trovai finalmente fuori. Fui abbagliato dalla luce del sole estivo e mi ci volle un po’ più del previsto per adattarmi.
Mentre mi dirigevo verso l’erboristeria in cui lavorava Cecilia, mi presi un po’ di tempo semplicemente per guardarmi attorno e constatare che tutto era come ricordavo. Dalla chiesetta un po’ in rovina al centro del paese, alla bottega di Giuseppe Usai. Dal solito clima temperato, al tipico senso di placidità che aleggiava in tutto il paesino. Ancora una volta Villacasu era rimasta fuori dal tempo, a tal punto che le notizie che venivano trasmesse nei telegiornali sembravano parte di una narrazione surreale, impossibile.
Ero arrivato all’erboristeria. Era aperta. Entrai, accompagnato dal suono del campanello che annunciava l’arrivo di ogni cliente, e mi sanificai le mani come da regola. Riconobbi subito la figura minuta di Cecilia, seminascosta da uno scaffale pieno di prodotti naturali. Ero sul punto di salutarla e di chiederle come stavano andando le cose. Tuttavia non feci in tempo ad aprire bocca.
"Ancora lei? Ho già detto che non ho nessuna Ignatia Amara o Nux Vomica qui, e tanto meno ho intenzione di procurarmeli. Ora vada fuori!" Istintivamente feci per uscire. Poi mi resi conto che Cecilia non mi avrebbe mai dato del lei.
Sono Paolo
, mi limitai a dire un po’ intimorito. Cecilia scattò fuori dal reparto che la nascondeva. Anche lei aveva la mascherina che le copriva la parte inferiore del viso. Quando vidi il suo sguardo corrucciato indietreggiai un poco. Un istante dopo mi riconobbe e capii che era felice di vedermi.
Paolo! Ma sei tu! Scusami tanto per lo sfogo, non ce l’avevo con te
, disse concitata mentre si avvicinava a braccia aperte per poi arrestarsi a qualche metro di distanza. Sospirò nervosamente.
Ah già, quasi dimenticavo. Facciamo che ci abbracciamo a distanza
, e fece un gesto rapido con le braccia, come se stringesse una persona invisibile.
Come stai? Cosa mi racconti? Non ci vediamo da un sacco di tempo. Ah ecco, prendi pure quella sedia e mettiti comodo. Devo sistemare giusto un paio di nuovi acquisti e poi credo che non ci disturberà nessun altro, grazie al cielo
, disse con un’evidente nota di sollievo. Non sapevo ancora come mai la mia amica fosse così stressata, ma ero grato che gli affari stessero andando bene, così mi sembrava.
Le raccontai brevemente del periodo che aveva preceduto il lockdown in Italia, di come andavano le cose al Liceo Gramsci, dove insegnavo e feci giusto un accenno a come si fosse conclusa la tragedia avvenuta l’anno precedente. Le avevo già descritto la maggior parte degli eventi e non mi andava di soffermarmi su certi ricordi in quel momento. Cecilia colse l’occasione per chiedermi come stesse il mio amico Andrea Sanna, che si era occupato anche di quella vicenda.
Sta bene. Mi aveva detto di mandarti i suoi saluti la prossima volta che tornavo qui. Me ne ero quasi dimenticato
.
Poi narrai più nel dettaglio diverse disavventure che mi erano capitate durante il periodo più recente, in cui dovetti imparare a utilizzare diversi nuovi programmi per fare le lezioni online, come Zoom o Classroom, e riuscii a strapparle un paio di risate di gusto.
Tu invece che mi dici? Vedo che hai acquistato parecchi prodotti, quindi immagino che stiano andando bene le cose qui
. A quella constatazione vidi l’espressione di Cecilia alterarsi leggermente. Fece un verso simile a un misto tra uno sbuffo e un brontolio.
In effetti hai ragione. Dal punto di vista economico non mi lamento per niente, anzi. Durante il lockdown non veniva quasi nessuno qui in negozio ma ho potuto contare sul sistema di consegna a domicilio organizzato da Piero Dessì, quindi non ho sofferto molto da questo punto di vista. Poteva andarmi peggio. Da quando sono arrivati quei tre, invece, i clienti sono gradualmente aumentati, sino a ritrovarmi con alcune giornate strapiene e a essere a corto di diversi prodotti
. E indicò eloquentemente un paio di scatole ancora chiuse in un angolo.
"A cosa ti riferisci quando parli di quei tre?"
Ah giusto, giusto. Mi ero dimenticata di accennartelo. Probabilmente eri così impegnato questi giorni che non hai nemmeno fatto la loro conoscenza, cosa per cui ti invidio assai
. La presi sulla parola, anche se ormai ero incuriosito.
Dunque, da dove comincio? Saranno arrivati sì e no una settimana fa, assieme al resto delle persone che ora alloggiano nell’Hotel Asfodelo, quello qui vicino. In pratica i gestori dell’hotel sono riusciti a compensare la mancanza di clienti che hanno avuto durante le fasi uno e due con questa trovata del convegno dei negazionisti
.
Scusami Cecilia, non ti seguo. In effetti avevo sentito parlare di tre... ricercatori o esperti di qualche settore scientifico. Ma cos’è questa storia dei negazionisti?
Non sai chi sono?
A quella domanda mi sentii profondamente in imbarazzo e disinformato. Cecilia vide il mio sguardo e si impietosì.
"Sai, quelli che vedono una cospirazione dietro ogni angolo? Ce ne sono di diversi tipi e variano in base agli