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La Ragazza Dei Miei Sogni
La Ragazza Dei Miei Sogni
La Ragazza Dei Miei Sogni
E-book306 pagine5 ore

La Ragazza Dei Miei Sogni

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Info su questo ebook

Può l'amore guarire due anime ferite?

Può l'amore guarire due anime ferite? Clara aveva una vita da sogno. Sposata con un uomo meraviglioso, è stata benedetta con la famiglia perfetta quando ha avuto il suo primo figlio. Quella che sembrava essere la sua favola personale, diventa un incubo quando la sua famiglia viene fatalmente distrutta. Devastata dal dolore, deve lottare per raccogliere i pezzi del suo cuore e andare avanti, sostenuta da Leo, un giovane avvocato che risveglia sentimenti che lei non è pronta ad affrontare. Quando Clara scompare dalla sua vita, il cuore di Leo si indurisce, diventando un uomo freddo e distante da qualsiasi tipo di sentimento, promettendosi che non si sarebbe mai più innamorato. Finché lei non riappare, suscitando sentimenti ancora più intensi dell'ultima volta.
LinguaItaliano
EditoreTektime
Data di uscita30 mar 2022
ISBN9788835437161
La Ragazza Dei Miei Sogni

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    Anteprima del libro

    La Ragazza Dei Miei Sogni - A. C. Meyer

    1

    «Il primo amore lascia segni per tutta la vita.»

    Nicholas Sparks

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    Mi stupisce ancora pensare a quanto la strada della vita possa essere sorprendente e condurti su sentieri che non avresti mai immaginato. Un bel giorno, ci si può svegliare e si può perdere tutto ciò che si dà per scontato, causando cambiamenti che non immagineremmo mai di dover affrontare, provocando disturbi simili a quelli forniti dai disastri naturali, come essere sorpresi da una tempesta di sabbia in mezzo al deserto, da un vento improvviso durante un’escursione in barca o come quando la pioggia cade intensa, riempiendo le strade e diffondendo il caos.

    Come la morte.

    Mi guardo indietro e ricordo un tempo in cui tutto era molto diverso. Così semplice, così innocente. Dove non c’era dolore o paura. Erano anni in cui vivevo una vita perfetta, quasi una favola. Avrei dovuto sapere che la perfezione non esiste e che, a un certo punto, la vita avrebbe voluto il prezzo per la felicità. Si fa sempre pagare.

    Mentre chiudo gli occhi, lascio uscire un sospiro e sento chiaramente il profumo dei fiori che mi circondavano in passato e sono trasportata in un tempo in cui tutto ciò che avevo, era la speranza e l’aspettativa di un futuro promettente e felice.

    Quello che non sapevo è che nella vita tutto cambia. Anche ciò che ci dà felicità. Vivere mi ha insegnato che per essere felici bisogna percorrere una lunga strada ed essere pronti ad accettare i cambiamenti che il destino ci riserva.

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    Il primo giorno di primavera è sempre stato il mio giorno preferito. Era incredibile come le giornate, prima fredde e nuvolose, si trasformavano in splendide mattine di sole e i raggi dorati sembravano toccare la pelle, riscaldare il corpo e avvolgerci con il delizioso profumo dei fiori. Inoltre, non mancava molto al mio compleanno. Diciassette anni. Stentavo a credere che quel giorno stesse arrivando. Ricordavo ancora quando avevo 12 anni e pensavo che a diciassette sarei stata già una donna esperta. Che sciocchezza.

    Ancora davanti allo specchio, osservai attentamente il mio riflesso. I miei lunghi capelli lisci erano sciolti e cadevano sulla mia schiena. Presto, con l’arrivo delle vacanze estive, i capelli sarebbero diventati molto chiari per il tempo passato al sole. Indossavo un vestito verde chiaro, un regalo di mia nonna Ruth. Era bellissimo, con maniche corte, una scollatura quadrata e così bassa che, secondo lei, potevo già indossarlo. Si adattava perfettamente al mio corpo, ma non molto, e capii che non ero più una ragazza come prima. Quando il mio seno era diventato così grande?

    Mentre portavo le mani intorno alla vita, mi girai da un lato all’altro, guardandomi allo specchio. I sandali, della stessa tonalità del vestito, facevano sembrare le mie gambe incredibilmente lunghe. Sono stata iperprotetta e cresciuta con rigore. Mio padre, un uomo all’antica, non mi permetteva di truccarmi né di indossare abiti provocanti, il che giustificava la mia sorpresa nel vedermi, per la prima volta, come una ragazza adulta che si guardava allo specchio. Finalmente, secondo papà, a quasi diciassette anni ero abbastanza grande da truccarmi leggermente. Questo pensiero mi fece sorridere tenendo in mano il rossetto rosa che avevo comprato per l’occasione.

    Dopo aver colorato con cura le mie labbra, le premetti l’una contro l’altra per stendere il rossetto. Quando fui pronta, mi guardai ancora una volta allo specchio, sentendomi come se mi si stesse aprendo un nuovo mondo. Mi sentivo bella, come mai prima.

    Soddisfatta del mio aspetto, lasciai finalmente la stanza e mi diressi verso le scale, da dove potevo già sentire la musica. I miei genitori stavano offrendo la tradizionale festa d’inizio primavera e sarebbe stata presente gran parte del vicinato. Vivevamo in una fattoria, in una grande casa a due piani con un bel giardino, che era lo scenario delle feste che amavano dare. Con attenzione, scesi le scale cercando di controllare il leggero tremore del mio corpo. Mi sentivo molto ansiosa, oltre a provare un’altra sensazione che mi brulicava dentro e che non sapevo esprimere a parole... come se quello fosse veramente un giorno speciale... uno di quelli che cambia la vita.

    Attraversai la stanza tranquilla e seguii il corridoio che conduceva alla porta sul retro. Sapevo che erano tutti lì. Probabilmente papà stava vicino al barbecue a parlare con i suoi amici, mentre mamma si faceva strada da un tavolo all’altro salutando le donne e sorridendo e giocando con i bambini. Attraversai la grande cucina e trovai Pipa, la nostra cuoca da molti anni e una persona molto cara alla nostra famiglia.

    «Ragazza mia, sei bellissima!» esclamò e sorrise, tenendomi la mano e facendomi girare per potermi ammirare.

    «Grazie, Pipa,» risposi, passando le mani sulla gonna del vestito e fermandomi davanti a lei.

    «I tuoi amici sono già arrivati. Esci!» disse, spingendomi leggermente verso la porta del giardino.

    Come varcai la porta, mi guardai intorno, notando alcuni sguardi su di me. Sorrisi quando mi sentii notata per la prima volta. Feci qualche passo e cominciai a salutare gli ospiti, finché non vidi Paula dall’altra parte del giardino. Mi salutò ed io le sorrisi, facendole un cenno con la testa in modo che sapesse dove l’avrei trovata. Paula era la mia migliore amica ed era entusiasta della festa. Suo fratello, uno studente dell’Accademia Navale, aveva ottenuto qualche giorno di vacanza e aveva invitato un amico a trascorrere un po’ di tempo a casa sua. Paula aveva parlato del ragazzo per le ultime tre settimane ed era sicura di poterlo conquistare. Io ridevo ascoltando le sue fantasticherie e immaginando che un ragazzo di 21 anni non sarebbe mai stato interessato a giovani donne come noi.

    Camminai per il giardino, fermandomi un momento a baciare zia Flora, la sorella di mia madre, che non vedevo da molto tempo. Mentre mi scusavo e iniziavo a camminare, sentii una strana vibrazione nell’aria, un fastidio alla nuca come se qualcuno mi stesse osservando di continuo.

    Ed era proprio così.

    Non dimenticherò mai la prima volta che lo vidi. Era molto alto. Capelli castani e corti, stile militare. La sua pelle era scura e i suoi occhi erano i più blu che avessi mai visto. Non sapevo chi fosse, non l’avevo mai visto prima, ma quando i nostri sguardi s’incrociarono, qualcosa cambiò. Qualcosa d’inevitabile e irreversibile.

    Ero proprio in mezzo al giardino della casa dei miei genitori, a guardare l’uomo più bello che avessi mai visto, sentendo le mie gambe tremare e il mio cuore battere sempre più forte. Fu lì, in quel momento, nel primo giorno di primavera, quando stavo passando dall’essere ragazza a diventare donna, che m’innamorai perdutamente e a prima vista del bellissimo uomo dagli occhi blu che avrebbe cambiato tutta la mia vita.

    2

    «Non stavo cercando nessuno finché non sei arrivato tu, a regalarmi i momenti migliori della mia vita.»

    Jennifer Lopez

    00002.jpeg

    Quando i miei occhi s’incrociarono per la prima volta con quelli di lui, mi sentii come se avessi perso il cuore. Era come se fossi una di quelle ragazzine dei romanzi che amavo, ma che leggevo di nascosto, perché mio padre riteneva non essere il tipo giusto di lettura per una persona così giovane. Quel bel ragazzo doveva solo fissarmi per essere sicura che fosse l’uomo che avevo aspettato per tutta la vita, anche se non lo sapevo.

    Il mio cuore accelerava di più, le mie mani sudavano e il respiro iniziò a mancarmi. Rimasi lì in mezzo al giardino, senza sapere cosa fare mentre lui mi guardava. Poi sorrise e sentii il mio viso caldo. Non avevo mai avuto un ragazzo e non ero mai stata oggetto di attenzioni da parte di qualcuno, quindi non sapevo nemmeno come comportarmi. Mi guardai intorno, cercando di capire se quel sorriso fosse veramente rivolto a me.

    Quando lo guardai di nuovo, il suo sorriso era ancora più ampio e aveva un’espressione giocosa sul volto. Fece un gesto con la testa, mormorò un saluto e mi sentii arrossire ancora di più. Gli sorrisi di rimando, goffamente, e, prima che avessi la possibilità di rispondere, sentii un paio di mani sulle mie spalle.

    «Oh, ragazza! Finalmente sei venuta in giardino. Pensavo che non saresti mai uscita da casa. È arrivato Breno,» si lamentò Paula, gettandosi i lunghi capelli castani sulle spalle e sorridendo nella stessa direzione in cui stavo guardando io negli ultimi minuti.

    «Uhm.» mormorai, chiedendomi chi fosse Breno.

    Mi piaceva Paula. Era mia amica, praticamente la mia unica amica, ma in certi momenti mi faceva sentire come se fossi una stupida. Sì, ero inesperta. E poiché aveva baciato un ragazzo del liceo, pensava di essere molto più intelligente e vivace di me, e spesso, soprattutto quando si trattava di ragazzi, mi rivolgeva uno sguardo condiscendente che non mi piaceva.

    Mi strinse la mano come se stesse respingendo le mie scuse.

    «Dai, andiamo lì,» disse lei, impaziente e tirandomi.

    Attraversammo il giardino e lei cominciò ad avvicinarsi al ragazzo con cui avevo scambiato degli sguardi. Il giovane stava parlando con altri due ragazzi che non conoscevo oltre a Patrick, il fratello di Paula.

    «Breno, non posso credere che tu sia qui,» disse Paula con un lieve sorriso mentre metteva le braccia intorno al collo del ragazzo. Vedendola che lo abbracciava, provai un misto di delusione e tristezza, perché scoprii che era interessata proprio a chi aveva suscitato in me quella confusione di sentimenti.

    Il giovane la guardò e sorrise senza dire nulla. Poi i suoi occhi si rivolsero verso di me e brillarono in un modo diverso.

    «Non ci presenti la tua amica?» chiese lui e la sua voce roca mi fece venire i brividi sulla pelle.

    Senza lasciarlo, Paula mi guardò rivolgendomi una smorfia, come se mi mandasse una specie di avvertimento.

    «Ehm, questa è Claretta,» Paula usò il mio soprannome, sapendo che lo detestavo, perché mi faceva sentire come se fossi ancora una bambina.

    Breno riuscì ad allontanarsi da lei delicatamente e si avvicinò a me. I suoi occhi s’incollarono ai miei e sentii le mie gambe tremare ancora di più.

    «La piccola Clara? » chiese lui, inarcando il sopracciglio.

    «Ehm… Uhm... Clara» balbettai, sentendo le mie guance diventare calde. Lui sorrise e mi prese la mano.

    «Oh, che bel nome. Clara,» mormorò come se stesse provando l’effetto del mio nome sulle sue labbra. Poi mi baciò la mano. «Vuoi ballare con me?» La domanda mi lasciò stupita e non sapevo come comportarmi. Non mi aspettavo che mi chiedesse di ballare. Rimasi immobile, guardandolo e chiedendomi cosa avrei dovuto rispondere. «Giuro che non mordo,» disse dolcemente, avvicinandosi un po’ di più a me. «A meno che tu non lo chieda,» aggiunse ridendo, e sentii il mio viso diventare ancora più caldo. Prima che potessi trovare le parole e formare una frase, tenendomi ancora per mano, mi condusse verso il gazebo che era stato trasformato in una pista da ballo.

    Il gruppo ingaggiato dai miei genitori iniziò a suonare Kiss Me, del gruppo Sixpence None the Richer, nel momento in cui salimmo sul gazebo. Breno sorrise, ascoltando quella musica romantica. Senza lasciare la mia mano per un secondo, mi tirò a sé e avvolse la mia vita con il suo braccio libero. Il suo corpo era caldo e sodo e profumava di menta.

    Quando iniziammo a muoverci al ritmo di una melodia dolce, sentii il mio corpo rilassarsi contro il suo. Appoggiò il mento sulla mia testa e continuò ad abbracciarmi, facendomi sentire il suo calore e stranamente protetta tra le sue braccia, come se niente e nessuno potesse farmi del male accanto a lui.

    «Clara...» mormorò, scostandosi quel tanto che bastava per guardarmi. Alzai lo sguardo per affrontarlo e lui sorrise. «Wow... Sei la ragazza più bella che abbia mai visto. Sembri un angelo, lo sai?» Il suo tono di voce era così basso che se non lo avessi fissato, forse non sarei riuscita a capire le sue parole.

    «Grazie,» mormorai e distolsi lo sguardo, sentendo il mio viso avvampare di nuovo.

    «Quanti anni hai?» mi chiese senza perdere il ritmo. Breno aveva una bella postura, forse a causa dell’addestramento militare.

    «Sedici. Ne compirò diciassette tra qualche settimana,» risposi e lui sorrise. Una delle sue mani sfiorò il mio viso e il suo indice accarezzò la mia guancia.

    «Quando compirai diciotto anni, ci sposeremo,» disse ed io sgranai gli occhi, stupefatta. Ci conoscevamo appena e già parlava di matrimonio? Che cosa stava succedendo? «Non ho intenzione di dare a un altro ragazzo la possibilità di portarti via da me,» disse e rise. «E dopo che ti sarai laureata, avremo il nostro primo bambino. Sono sicuro che sarà un maschietto.»

    «Tu sei pazzo.» Le parole uscirono dalle mie labbra prima che potessi trattenerle e risi.

    «No, non sono pazzo. Sono diventato pazzo di te quando ti ho visto camminare in giardino. Ma aspetterò, Clara. Ne vale la pena,» rispose, facendomi l’occhiolino.

    «Scusa, Breno,» mormorai, goffamente. «Non sono come le ragazze con cui sei abituato a uscire...»

    «Lo so. So che sei una ragazza speciale...» Il suo braccio mi avvolse più saldamente e mi baciò sulla testa. «Mi dispiace. Sono stato troppo frettoloso.» Sospirò. «Voglio avere la possibilità di conoscerti meglio, Clara... Senti, passo più tempo in caserma che a casa. Non sono un tipo da feste, al contrario. Tu sei una ragazza nuova, forse non sei ancora uscita con qualcuno. Voglio solo un’occasione per conoscerci meglio. Che cosa ne pensi?»

    Mi sollevò il mento con un dito in modo che potessi guardarlo.

    «Per favore, Clara. Permettimi di conoscerti meglio,» chiese, mormorando.

    «Paula è interessata a te.» Sembrava che vicino a lui non riuscissi a tenere la lingua a freno. Sapevo che la mia amica mi avrebbe odiato per averglielo detto. Ma stavo provando qualcosa di molto intenso per lui e non volevo ferirla rubandole l’opportunità di stare con il ragazzo che m’interessava.

    «Te lo prometto; le parlerò e le dirò che non sono interessato a lei. Non riesco a spiegarlo, Clara, ma mi hai davvero incasinato.»

    Distolsi lo sguardo, senza sapere cosa dire. Aveva incasinato anche me. Bastava guardarlo una volta e mi perdevo in un turbine di sentimenti.

    «Sono in vacanza fino alla fine del mese. Posso chiedere il permesso ai tuoi genitori di uscire insieme e conoscerci meglio?» chiese, eccitato. Lo guardai con curiosità, non sapendo cosa pensare di quell’atteggiamento. Un ragazzo come lui, che si comportava in modo così cavalleresco e che andava a chiedere il permesso ai miei genitori era qualcosa che non mi sarei mai aspettata.

    «Va bene.» Sussurrai e sorrisi, sentendo dentro di me che quella era la risposta giusta.

    3

    «Il vero uomo non è quello che conquista diverse donne, ma quello che conquista la stessa più volte.»

    Autore sconosciuto

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    Erano passati solo venti giorni. E quei giorni indimenticabili ebbero il potere di cambiare la mia vita. Durante quel periodo, Breno venne a trovarmi ogni giorno. Portava fiori per mia madre e parlava con mio padre. Passavamo ore a parlare sul portico di casa, con le sue dita intrecciate alle mie. A volte mi portava al cinema e poi a cena. Furono i venti giorni più belli della mia vita. Ero follemente innamorata di lui e quando non stavamo insieme, sognavo di essere al suo fianco.

    Arrivarono il mio compleanno e anche l’ultimo giorno in cui saremmo stati insieme prima del suo ritorno all’Accademia Navale. A ventuno anni, Breno stava per diplomarsi con lode prima di prendere servizio in qualche caserma del paese. Allo stesso tempo, mentre ero felice, il mio cuore si stringeva, spaventata da quello che sarebbe successo da quel momento in poi. Dopo il diploma poteva essere trasferito in una base militare lontano di casa, il che poteva significare la fine della nostra relazione appena iniziata.

    Non volli festeggiare. Preferii cenare con la mia famiglia, alla presenza degli amici più cari di Breno, naturalmente. Lui rimase accanto a me tutto il tempo mentre parlavamo con gli ospiti. Durante la cena, si sedette davanti a me e non smise di guardarmi e di sorridere. Poi, poco prima del dolce, si alzò, colpì leggermente con la forchetta il bicchiere di vino per attirare l’attenzione di tutti i presenti, fece un segno con la testa e cominciò a parlare.

    «Beh, oggi è un giorno molto speciale, perché è il compleanno di Clara. Devo dire che non ho mai incontrato nessuno come lei: dolce, gentile e premurosa. Una ragazza davvero speciale.» Mi guardò negli occhi e continuò. «Domani tornerò in accademia ma, prima di andare, vorrei esprimere un desiderio. Ho parlato con i suoi genitori e sono d’accordo, ma ho bisogno che lei mi faccia il regalo che desidero tanto, anche se è il suo compleanno.» Tutti risero. Il mio stomaco era nervoso per l’attesa. «Clara, mi sono innamorato di te nel momento in cui i nostri occhi si sono incontrati. Non credevo all’amore a prima vista, ma so che è esattamente quello che è successo. Vuoi essere la mia fidanzata?»

    Mi portai le mani alla bocca, davvero sorpresa. I miei occhi si riempirono di lacrime, sentendo la felicità esplodere dentro di me. Come lui, mi ero innamorata perdutamente con quel primo sguardo. Annuii, accettando, e lui girò intorno al tavolo, s’inginocchiò accanto alla mia sedia e tirò fuori qualcosa dalla tasca.

    «Questo medaglione è un regalo, così non mi dimenticherai mentre sarò lontano.» Tirò fuori dalla tasca una vecchia collana d’argento, aprì il piccolo fermaglio e dentro c’era una nostra foto. «Domani parto, ma tornerò da te,» sussurrò, mettendomi la collana al collo, baciandomi la testa e poi le labbra.

    Fu un bacio veloce, quasi uno sfiorarsi di labbra, che mi rubò il respiro. Si allontanò e sorridemmo.

    «Signore e signori, la mia fidanzata,» disse ridendo e m’indicò.

    Tutti al tavolo applaudirono, ma una persona mi sorprese con il suo sguardo arrabbiato. Paula sapeva che Breno aveva cercato di conoscermi meglio. Mi aveva anche parlato, dicendomi che dovevo stare attenta, che lui era un uomo esperto ed io una ragazza sciocca, ma non aveva mostrato alcun malumore. Quando parlammo, le chiesi se fosse stata turbata e lei negò subito. Disse che era felice per me e che aveva già perso interesse per lui. Guardò Breno con rabbia, ma quando si accorse che lui la stava guardando, la sua espressione cambiò e sorrise.

    Mi sto immaginando le cose?  Mi chiesi, stordita dalla trasformazione della sua espressione.

    La notte continuò senza eventi strani. Dopo che tutti se ne furono andati, io e Breno ci sedemmo sulla veranda sul retro. Mise un braccio intorno alle mie spalle.

    «Ti è piaciuta la serata?,» chiese.

    «Mi è piaciuta molto,» risposi, portando la mano al medaglione. Si sedette sulla sedia, mi prese le mani e disse:

    «Clara, domani parto, ma tornerò per Natale. Fino allora, ci scambieremo delle lettere e quando potrò, ti chiamerò.» Mi accarezzò la guancia con un dito. «Prometti che non mi dimenticherai?»

    «Oh, Breno.» Lo guardai. «Come potrò dimenticarti se il mio cuore già sente la tua mancanza?»

    Sorrise, soddisfatto della mia risposta e finalmente mi baciò.

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    I giorni passarono veloci, ma allo stesso tempo lenti. Non vedevo l’ora che arrivasse Natale e che Breno tornasse a casa. Era incredibile come in così poco tempo fosse diventato così importante per me. Ci scambiavamo lettere ogni settimana e lui mi chiamava quasi ogni giorno. Quella settimana avevo appena ricevuto la lettera e stavo ancora sospirando tenendola tra le mani, sperando che il tempo volasse come la coda di una cometa e che finalmente tornasse da me.

    Amore mio,

    Tra una settimana, dopo che avrai ricevuto questa lettera, saremo di nuovo insieme. Non posso crederci. Mi manchi così tanto che quasi mi fa male.

    Sarò in vacanza a casa per 30 giorni e spero che avremo l’opportunità di trascorrere tutto questo tempo insieme. Quando sarò lì, ti porterò a fare un picnic in riva al fiume. Voglio avere la possibilità di vedere i tuoi capelli chiari brillare di nuovo alla luce del sole.

    Adoro l’ultima foto che mi hai mandato. Sei bellissima e non vedo l’ora di abbracciarti e sentire il tuo profumo che mi avvolge.

    So che stiamo insieme da poco tempo, ma ti sei guadagnata un posto speciale nel mio cuore. Un posto che non sapevo nemmeno esistesse.

    Ti amo, mio bel fiore.

    Il tuo,

    Breno.

    «Che cosa nascondi lì, piccola Clara?» Paula si avvicinò a me da dietro, spaventandomi.

    «Oh, niente,» risposi, nascondendo la lettera di Breno.

    «Che cosa è quel pezzo di carta?» chiese, strappandomi il foglio dalla mano. «Bene, bene, una piccola lettera d’amore. Sei così infantile, piccola Clarita.»

    «Paula, per favore, restituiscimi la mia lettera,» chiesi con rabbia e lei rise con un’aria dissoluta.

    «Quante sciocchezze. Voglio vedere tra qualche mese, quando lui sarà stufo di questa piccola dolcezza e vorrà andare avanti nella relazione, se tu cadrai nel suo discorso.»

    «Il nostro rapporto non è così, Paula,» protestai, incrociando le braccia e ansimando. La mia amica aveva cercato deliberatamente di infastidirmi facendo commenti sgradevoli come quello in vari momenti.

    «È un uomo, piccola Clara,» rise, guardandomi dall’alto in basso. «E tu sei solo una ragazza sciocca e ingenua.»

    «Dammi la lettera, Paula,» le chiesi di nuovo, cercando di tenere il respiro sotto controllo. Lei guardò il foglio poi me e rise. Cercai di strapparglielo di mano, ma lei non lasciò la presa e accadde l’inevitabile: la lettera si strappò.

    «Ops!» mormorò, senza un briciolo di pentimento. Il pezzo di carta che era nelle sue mani cadde a terra mentre l’altra parte rimase nella mia mano. «Questa carta è fragile e usa e getta come te, piccola Clara.»

    «Perché sei cattiva con me, Paula?» le domandai, incapace

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