Morte a mezzogiorno
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Anteprima del libro
Morte a mezzogiorno - Valentina Morelli
Morte a mezzogiorno
Translated by Chiara De Luca
Original title: Tod zur Mittagsstunde
Original language: German
Revisione editoriale di Katia Cavallito
Copyright © 2020, 2022 Valentina Morelli and SAGA Egmont
All rights reserved
ISBN: 9788728062425
1st ebook edition
Format: EPUB 3.0
No part of this publication may be reproduced, stored in a retrievial system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.
www.sagaegmont.com
Saga is a subsidiary of Egmont. Egmont is Denmark’s largest media company and fully owned by the Egmont Foundation, which donates almost 13,4 million euros annually to children in difficult circumstances.
1
"Porca miseria! Con questo caldo torrido non si fa neanche uscire un asino dalla stalla!" esclamò suor Maria Alessia e non si diede neppure la pena di interrompere la sua furibonda sfuriata davanti alla badessa Maria Filomena, neppure quando questa le lanciò uno sguardo severo e poi una manciata d’erba in faccia affinché finalmente la piantasse.
Maria Isabella sogghignò tra sé e sé, sebbene anche a lei facessero male le ossa e avesse la sensazione che la schiena si fosse incurvata estirpando erbacce e raccogliendo pomodori troppo maturi. Inoltre, stava sudando sette camicie sotto la tonaca di trama spessa.
Il sole di inizio estate in Toscana era spietato. Soprattutto all’ora di pranzo, quando perfino le rade ombre degli ulivi si ritiravano e le suore al lavoro in giardino restavano senza alcuna protezione. Ansando, Maria Isabella si guardò il polso sinistro… e non vide l’orologio. Certo, l’aveva lasciato sul comodino della sua cella, proprio accanto alla Bibbia, consumata a forza di leggerla, che aveva ricevuto in dono da sua nonna per la prima Comunione. Era un libro molto particolare, non prezioso in senso tradizionale, ma di inestimabile valore per lei, un lascito di quella nonna della quale portava il nome: Maria Stella. Era stata una donna orgogliosa, che non aveva mai accettato idee diverse dalle proprie. E non si era lasciata sfuggire l’occasione di regalarle quella Bibbia per la prima Comunione.
Isabella aveva apprezzato oltre ogni modo quel regalo. E non soltanto per via di quelle dieci banconote da 50.000 lire che la nonna aveva infilato tra le pagine e che erano scosciate come una pioggia di soldi addosso a Isabella mentre si teneva il libro capovolto sulla testa.
Questa Bibbia era un’eredità di famiglia da ben già cinque generazioni.
Isabella amava quel libretto rilegato in cuoio nero opaco, con i bordi dorati delle pagine, dall’aspetto così nobile, perché quel regalo aveva rafforzato la sua fede. Non che questa avesse bisogno di esserlo: la fede in Dio era sempre stata radicata in Isabella, ma la dedizione alla rettitudine scaturiva da quel regalo o, per meglio dire, dal suo contenuto. Già da ragazzina sapeva quello che il destino aveva in serbo per lei, il suo futuro era letteralmente in quel libro, tra la rilegatura in cuoio. Non c’era mai stata un’alternativa, mai un altro progetto di vita.
Neppure quel caldo infernale (potesse Dio perdonarla) poteva cambiare le cose. Peccato solo che non sapesse quanto ancora mancasse alla meritatissima pausa di mezzogiorno.
Poteva già sentire la zuppa di cavolo di suor Hildegard, che dalla cucina emanava un magnifico profumo di timo e aglio fresco. Il suo stomaco non voleva smetterla di brontolare e non avrebbe avuto nulla da obiettare anche su un bicchierino di Chianti di produzione propria. A chi lavorava duro era anche permesso bere vino. Su questo tutte le suore erano d’accordo.
Si asciugò il sudore dalla fronte e guardò il cielo strizzando gli occhi per il sole abbagliante.
Maria Isabella era piuttosto brava a orientarsi con la posizione del sole, lo aveva imparato dai boy scout, i giovani esploratori: stando alla sua stima, mezzogiorno era già passato da un po’.
Perché le campane non suonano?
Ma che dice l’orologio?
chiese suor Alessia, che era accovacciata accanto a lei e che, essendo piuttosto corpulenta, con quel calore soffriva ancora di più per la fatica del lavoro, ma la badessa era spietata e pretendeva uguaglianza per tutte. Perfino alla più anziana tra loro, suor Immacolata, fu messa in mano una scopa affinché spazzasse la corte della torre. E in convento c’era sempre qualcosa da spazzare.
Il vento soffiava di continuo nell’aria la sabbia della spiaggia, la trascinava per molti chilometri, fino alle mura del convento, dove la depositava in un sottile strato di polvere… a condizione che glielo permettessero. La sabbia pensa con la sua testa, era solita dire la badessa. A Isabella sembrava piuttosto che fosse la badessa a pensare con la sua testa.
Perché?
sbuffò di malumore suor Alessia.
Non sarai mica già stanca? Si lavora finché le campane non suonano.
Isabella fece un rapido cenno di assenso. In fondo, conosceva le regole. Però si fermò. Ma non suonano.
Perché non è ancora mezzogiorno
, s’intromise la badessa e strappò un fitto ciuffo di dente di leone dalla terra.
Controlla un po’!
esortò Isabella, rivolgendosi alla superiora, che la guardò sorpresa. Maria Filomena non era abituata a ricevere ordini. Tuttavia, alzò il braccio sinistro e guardò l’orologio, poi si voltò verso Isabella con gli occhi sgranati. Lentamente, il suo sguardo si spostò di nuovo sull’orologio, dapprima incredulo, poi irritato.
Che ora è?
insistette Isabella.
Mezzogiorno e mezzo.
A poco a poco, le altre suore che stavano intorno smisero di lavorare, scambiandosi sguardi interrogativi.
Ma…
, disse una.
Mi sembrava di non finire mai
, mormorò un’altra.
Nello stesso momento, tutte le teste si girarono lentamente in direzione del campanile, che si ergeva sopra di loro imponente e silenzioso. Soprattutto silenzioso.
Chi è di turno?
La badessa aveva adottato un tono di rimprovero.
Suor Maria
, rispose subito Maria Alessia.
Quale Maria?
sbottò Maria Filomena. Osservò Maria Alessia con occhi torvi. La sua irritazione non si poteva biasimare. Il caso voleva che la metà delle suore residenti nel convento si chiamasse Maria. Il nome più santo che si potesse dare a una bambina oppure che si potesse dare a una ragazza quando accedeva alla vita claustrale, com’era tradizione per molte suore. Perciò, costanti e fastidiosi equivoci erano all’ordine del giorno, cosa che aveva indotto la badessa a rinunciare sempre più spesso al nome di battesimo e a rivolgersi alle consorelle con il loro secondo nome.
Maria Raffaella
, rispose prontamente Maria Alessia.
Tipico
, proruppe la badessa. È probabile che si sia di nuovo attaccata alla grappa. Tutti sanno che bere prima del riposino pomeridiano è peccato.
Una delle suore presenti si fece il segno della croce.
Da quel che poteva ricordare Isabella, non c’era scritto nulla di simile nella Bibbia. Né nel Vecchio né nel Nuovo Testamento, ma non approfondì il discorso, si stirò la schiena e mise le mani sui fianchi.
Vado a dare un’occhiata
, disse alle altre.
Forse ci sono dei problemi con la corda.
Ci fu un mormorio di approvazione.
Succedeva spesso che la corda si aggrovigliasse e non si riuscisse più a suonare la campana. In tal caso, una mano in aiuto non poteva certo nuocere.
La strada per raggiungere il campanile alto quarantatré metri la portò ad attraversare la corte interna costellata di orticelli e di aiuole di erbe aromatiche, passando accanto ai pollai, dai quali si levò un vivace schiamazzo nella speranza che arrivasse qualcosa da mangiare. Per i pennuti le donne in abiti monacali bianchi e neri significavano cibo. Talvolta Maria invidiava l’animo semplice di quegli animali: non dovevano estirpare erbacce né chiedersi se si potesse bere vino prima di pranzo.
Quando girò l’angolo delle stalle il suo sguardo cadde sulla panca di pietra circondata dagli archi del chiostro che si trovava all’ombra del campanile.
Lì era seduta Immacolata. Accasciata. Accanto a lei c’era la ramazza con la quale quella mattina se n’era andata quatta quatta sotto gli occhi vigili della badessa.
Isabella la guardò preoccupata. L’anziana donna non si muoveva. Con cautela, Isabella le si avvicinò e le diede un colpetto, dapprima con titubanza. Quando non vide alcun movimento, con più fermezza. Suor Immacolata s’inclinò semplicemente su un fianco.
Oh no!
sfuggì a Isabella. Trattenne il fiato per la paura quando risuonò un intenso russare, così forte, che il petto dell’anziana tremava a ogni respiro.
Sollevata, Isabella le si avvicinò, le guardò il viso solcato dalle rughe. Per un