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Il cercatore
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E-book109 pagine1 ora

Il cercatore

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Weird - romanzo breve (66 pagine) - E se fosse un luogo a sentire la nostra mancanza al punto di attirarci in
trappola?


Michele è un uomo grigio e infelice, alla ricerca di un riscatto che però non lo costringa a cambiare davvero. Convinto che il segreto di un’immagine vincente sia nascondersi dietro una macchina fotografica, trova il soggetto ideale in un villaggio tra i boschi che cerca nuova linfa e visibilità proprio come lui. Ben presto però Michele scoprirà che non condividono soltanto l’ambizione, perché anche quel luogo è schiavo del suo passato.


Giovanni Pagogna nasce a Belluno nel 1980 e vive tra i boschi delle Dolomiti. Ha pubblicato il romanzo Il Trono delle Ombre, edito da Rizzoli. Su invito dei curatori, ha contribuito all'antologia fantasy a scopo benefico Storie di Confine.

LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2022
ISBN9788825421675
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    Anteprima del libro

    Il cercatore - Giovanni Pagogna

    1

    Dove diavolo era finito? Michele osservò la casa bianca alle sue spalle rimpicciolirsi fino a scomparire dallo specchietto retrovisore, mentre davanti a lui i fari illuminavano l’inizio dell’ennesimo tornante. La strada diventava sempre più stretta e tortuosa, e il navigatore satellitare mostrava da tempo solo uno spazio vuoto. Ovunque si trovasse, quel posto era fuori dalle mappe.

    – Al diavolo – brontolò. Era la seconda volta che si illudeva di essere arrivato e poi si ritrovava nel bel mezzo del nulla, circondato da boschi così fitti che non riusciva nemmeno a intravedere il cielo attraverso i rami. Dov'era quella maledetta chiesa? E pensare che a quell'ora poteva essere nel suo letto, anziché arrampicarsi su quel sentiero per capre.

    Quando aveva imboccato la strada che saliva verso il paese, passando accanto a chalet che sembravano usciti da una rivista d'architettura e giardini illuminati a giorno in cui scintillavano auto di lusso, si era sentito fortunato a potervi trascorrere le ferie. Sembrava il genere di località esclusiva per cui uno come lui avrebbe dovuto vendere un rene, invece era riuscito a trovare posto per una miseria. Peccato che avesse superato da un pezzo anche l'ultima abitazione e la chiesa che gli avevano indicato come punto di riferimento non si vedesse da nessuna parte.

    Chi me l’ha fatto fare? Michele storse la bocca. Lo sapeva fin troppo bene. Sara se n’era andata da mesi, ma le sue critiche erano ancora vivide nella sua memoria e continuavano a corroderlo come un veleno, tanto da spingerlo a cercare il cambiamento di cui aveva sempre negato di sentire il bisogno. Certo, lei si riferiva a ben altro che riscoprire la sua antica passione per la montagna e aprire un blog, però da qualcosa bisognava pur cominciare, no?

    Un cambio improvviso di pendenza interruppe le sue riflessioni. La strada divenne meno ripida e il bosco si aprì su una conca i cui prati risplendevano di una tonalità azzurrina alla luce della luna. Più avanti, circondate da montagne su tre lati, Michele scorse alcune case e soprattutto un campanile che svettava al centro del paese. Finalmente!

    Spense il navigatore con una manata, se la cavava benissimo anche senza quell’arnese. Secondo le indicazioni che gli avevano dato, ora doveva soltanto raggiungere la chiesa e svoltare a sinistra fino a una grande casa accanto al parco. Provò un brivido di eccitazione: la prima avventura della sua nuova vita stava per cominciare.

    2

    Giunto all’ingresso del paese, Michele rallentò. Fra le case, le tenebre apparivano ancora più fitte e non c’erano lampioni a rischiarare le curve che seguivano l’andamento degli edifici, così cadenti e ravvicinati fra loro da somigliare a ubriachi che si tenevano in piedi a vicenda. Vecchi fienili pieni di buchi si protendevano verso la strada come bocche sdentate, sorretti a malapena da travi che sembravano sul punto di spezzarsi da un momento all’altro, crollando sulle accozzaglie di legno, sassi e mattoni grezzi che qualche coraggioso – o disperato – doveva chiamare casa. Nonostante il buio, era impossibile non notare le facciate scrostate, le grondaie ammaccate che penzolavano dai tetti deformati da anni di nevicate e la ruggine che pareva ricoprire ogni cosa. E poi, realizzò Michele scrutando dal finestrino, non si vedeva anima viva. Non c’erano luci accese, macchine parcheggiate né cani che abbaiavano, solo strade deserte e oscurità. Il contrasto con la parte bassa del paese non poteva essere più stridente. Forse il navigatore non aveva torto a ritenere che la civiltà si fermasse più a valle.

    Questo posto è più vasto di quanto sembri, pensò mentre affrontava un tornante che saliva verso un gruppo di edifici. Superò una strettoia simile alla porta di una fortezza e si ritrovò in una piazza lunga e tentacolare, con case e vicoli che parevano diramarsi in tutte le direzioni. Di fronte a lui, abbarbicata su una collinetta che dominava lo spiazzo, riconobbe la chiesa. Aveva una forma insolita, tozza e squadrata, con feritoie al posto delle finestre e un muro di cinta piuttosto alto che racchiudeva anche il campanile merlato. Soltanto il colore bianco suggeriva che non si trattasse di un castello.

    Michele scrollò le spalle, l’avrebbe osservata meglio nei prossimi giorni. Seguì le indicazioni che aveva ricevuto e poco dopo parcheggiò nel cortile della casa che aveva affittato, un rustico ristrutturato dalla vecchia zia di un ragazzo conosciuto in un forum dedicato al trekking. C’erano due ingressi e il suo era quello accanto alla cuccia del cane, dove avrebbe trovato le chiavi. O almeno così gli avevano promesso.

    Scese senza spegnere il motore. In rete non si poteva mai essere sicuri di niente, magari si trattava di uno scherzo e la sua vacanza sarebbe finita ancora prima di cominciare.

    Accese la torcia del telefono e illuminò l’interno della cuccia, pregando di non trovare ad accoglierlo un luccichio di zanne. Invece conteneva soltanto dei vasi vuoti, perciò Michele tirò un sospiro di sollievo e cercò le chiavi a tentoni, lasciando al loro posto la busta con i soldi.

    – La zietta è ottimista – borbottò. Chissà se qualcuno se n’era mai andato senza pagare. Si chiese come la donna potesse fidarsi tanto degli sconosciuti, poi si rimproverò per averlo fatto. Prendi esempio, piuttosto. È bello che ci sia ancora chi crede nel prossimo.

    Quando si rialzò e diede un’occhiata alla facciata illuminata dai fari, però, si domandò se non fosse stato lui a essere ingenuo. Il muro era scrostato e macchiato di umidità, i serramenti sembravano decrepiti e dai davanzali penzolavano i resti di piante avvizzite. Non era esattamente una reggia.

    D’altronde, per quel prezzo che cosa pretendeva? Una settimana lì costava come un fine settimana in… be’, in qualsiasi altro posto. Di più economico c’è solo la galera. Spense la macchina, prese i bagagli e per prima cosa infilò il cellulare spento nello zaino, con l’intenzione di non riaccenderlo fino alla partenza. Se avesse continuato a frequentare gli stessi siti e fare gli stessi discorsi con le stesse persone, andare via non sarebbe servito a niente. Si era spinto fin lassù per cambiare e lo avrebbe fatto, alla faccia di chi lo accusava di non esserne capace. Vero, Sara?

    3

    Michele si svegliò con l’impressione di avere una torcia puntata in faccia. – Ma che diavolo… – cominciò portando una mano al volto per ripararsi. Sollevò una palpebra e la richiuse subito con un lamento, accecato dal sole che entrava dalla finestra. Non aveva chiuso gli scuri.

    Con un grugnito, sprofondò la faccia nel cuscino e si girò dall’altra parte. Viaggiare col buio per essere già sul posto all’alba non gli sembrava più un’idea così brillante.

    Rimase immobile qualche istante mentre i buoni propositi si facevano strada attraverso il sonno, quindi scostò le coperte sbuffando

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