Al servizio di sua maestà
Di Julia Byrne
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Info su questo ebook
L'Europa è in subbuglio dopo la fuga di Bonaparte dall'Elba, e in Inghilterra i servizi segreti sono in stato di allerta: molte infatti sono le spie francesi che agiscono nel paese. Nicholas, l'affascinante e tenebroso conte di Ravensdene, agente della Corona, si è appena trasferito nella tenuta del Sussex con l'incarico di scovare uno di questi delatori. I suoi sospetti cadono immediatamente su sir Jasper Lynley e sulla nipote. Possibile che la piccola dolce Sarah, come tutti chiamano la fanciulla, nasconda un simile segreto? Certo è che intorno a lei, unica giovane della contea non intenzionata a dare la caccia a uno scapolo d'oro come lui, aleggia qualcosa di misterioso, e Nick è intenzionato a scoprire cosa sia.
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Anteprima del libro
Al servizio di sua maestà - Julia Byrne
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Ravensdene’s Bride
Harlequin Mills & Boon Legacy of Love
© 1996 Julia Byrne
Traduzione di Maria Letizia Montanari
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-426-3
1
Era come vivere in stato d’assedio. Non c’era altro modo per definirlo. E nessuno a Comberford Place sembrava avere la minima idea di come far fronte a quell’incresciosa situazione.
Nicholas Everard Dalton, quinto conte di Ravensdene, lanciò uno sguardo di fuoco a Winwick, il maggiordomo del suo defunto nonno, che stava uscendo dal salottino. Quella era già la terza volta, nel giro di pochi giorni, che era stato costretto a informare il servitore che non doveva annunciargli la visita di signorine sconosciute, anche se latrici di storie strazianti come per esempio quella cui era sfuggito il cagnolino oltre le sbarre del cancello, o quell’altra che aveva avuto la sensazione di essere inseguita da terribili, ma fantomatici briganti, o infine l’ultima, che, guarda caso, si era slogata malamente una caviglia proprio davanti al cancello!
«È inutile che guardi con tanto cipiglio la porta, Nick, vecchio mio» lo redarguì il gentiluomo biondo che stava consumando una sostanziosa prima colazione insieme a lui. «Il povero Winwick è solo colpevole di avere il cuore tenero. Probabilmente non gli è mai capitato di dover tenere testa a femmine così intraprendenti prima d’ora. Non credo che tuo nonno venisse inseguito con tanta pervicacia dalle rappresentanti del gentil sesso, quando era in vita.»
Nick rivolse uno sguardo eloquente al gentiluomo. «Non dire sciocchezze, Dev.»
Il visconte Barney Devenham, amico di vecchissima data, non ebbe alcun problema a ignorare quel gelido avvertimento. Sogghignò. «Pensi che miss Smisby si lasci ricondurre a casa, ignominiosamente sconfitta?»
«Se rifiuterà la mia offerta di un passaggio in calesse, potrà tornarsene alla magione zoppicando» rispose lui con noncuranza.
«Incredibile come diventi disdegnoso uno scapolo d’oro» insinuò con finta contrizione il visconte.
«Oh, mi sarei comportato esattamente alla stessa maniera anche prima di ottenere il titolo» replicò asciutto Nick, ma un sorriso malizioso apparve sulle sue labbra. «E, poi, anche tu, in fondo, sei uno scapolo d’oro, no?»
Il visconte scosse il capo. «Non allo stesso modo. A sentire quello che dicono le mie sorelle, tu sei circondato da un alone di pericolo che a me manca. Insomma, sei un uomo fatale!»
Sarò fatale solo alle mie indagini se non esco da questo punto morto, pensò cupamente Nick. Ma i commenti di Dev avevano toccato un punto dolente. Il conte lanciò uno sguardo all’amico e ripensò a quanto le loro esistenze fossero diverse.
Entrambi avevano sperimentato la forza distruttrice della guerra, ma Dev ne era uscito immutato: la sua era stata combattuta sui campi di battaglia, luoghi nei quali gli uomini venivano uccisi in modo impersonale. Lui, invece, aveva conosciuto il mondo segreto e oscuro delle spie. Un mondo nel quale si guardava il nemico morente negli occhi, ed era necessario essere più rapidi e spietati degli avversari se si voleva sopravvivere. Un mondo in cui la linea di demarcazione tra il bene e il male era a volte assai sottile.
Con una stretta al cuore, Nick ricordò l’orgoglioso e giovane tenente che una decina di anni prima aveva lasciato l’Inghilterra insieme alla moglie appena sposata, la mente colma di sogni di onore e gloria, e paragonò quell’immagine con il viso asciutto che lo guardava dallo specchio ogni mattina quando si radeva. Non c’era più traccia di gioventù o ideali in quei freddi occhi verdi, nessun sorriso sulla linea tirata delle labbra. Come era accaduto spesso, in quegli ultimi mesi, Nick si domandò che specie di uomo fosse diventato e si chiese se, trovando una risposta, sarebbe stato in grado di sopportarla...
«Ovviamente il vero problema è tua madre» proseguì Devenham, apparentemente ignaro dello struggimento dell’amico, mentre si versava un’altra tazza di caffè. «Non so se hai fatto bene invitandola qui... è proprio lei che attira tutte le fameliche donzelle che ti danno la caccia: non vede l’ora che ti sposi!»
Nonostante il cattivo umore, Nick scoppiò in una fragorosa risata. «Un quadro terribile, non c’è dubbio! Ma devo confessarti che non ho invitato io la mia cara madre a Comberford. Si è invitata da sola, forse avrei dovuto proibirle di venire.»
Il visconte lo guardò sconvolto. «Mio Dio, no! Non avresti potuto farle una cosa del genere! Questa è la casa della sua infanzia! Credo che non la vedesse da anni.» Tacque per qualche secondo, poi aggiunse in tono casuale: «Non sapevo che tua madre ti avesse chiesto di accompagnarti. Credevo, anzi, che l’avessi voluta qui per farle capire che avevi intenzione di riprendere moglie».
Nick non rispose, ma aggrottò le sopracciglia in modo tale che Devenham comprese che il suo commento non era stato gradito.
«Be’, era un pensiero lecito» mormorò. «So che la morte di Marianne ti ha sconvolto, vecchio mio, ma adesso hai ricevuto il titolo... sai bene che hai anche dei doveri nei confronti del casato. E dal momento che accompagnerai Sua Signoria a tutti gli eventi mondani del Sussex, mi sembra ovvio che lei creda che sei propenso a trovare moglie.»
Un silenzio carico di tensione rimase sospeso nell’aria, poi Nick tese le lunghe gambe incrociandole e fissò la punta degli stivali lucidissimi. «Non esattamente. In effetti pensavo che la presenza di mia madre potesse dare maggior credito alla mia copertura. Vedi, Dev, io sono sì in caccia... ma di un paio di traditori» spiegò guardando fisso negli occhi l’amico.
Al visconte andò di traverso un sorso di caffè. «Maledizione, Nick» bofonchiò tra un colpo di tosse e l’altro. «Dovresti dare con maggior cautela simili notizie. Un paio di traditori? Qui?»
«Uno qui, l’altro in città.»
«Oh, mio Dio! Dunque non stai scherzando... Chi... che cosa?»
«Il che cosa è la parte semplice. Da parecchi anni, molte informazioni riservate filtrano dal Ministero degli Esteri fino al continente tramite una persona che risiede in questa parte del Sussex. Un paio di anni fa, quando venne intercettato questo passaggio, un agente governativo fu incaricato di indagare e alla fine scoprì in quale zona della Francia entravano le informazioni. Ne seguì a ritroso il percorso fino ad arrivare a una spiaggia a due miglia da qui. Poi si trovò a un punto morto.»
«E poi?»
«E poi più niente... Quegli idioti sollevarono l’uomo dall’incarico quando Napoleone abdicò e fu mandato all’Elba, l’anno scorso.»
Devenham gemette. «Non mi dire! E adesso sono in preda al panico perché Bonaparte è fuggito dall’esilio. Che situazione complicata, Nick! Non puoi certo ignorare la possibilità che la spia si sia rimessa in attività! Quei ranocchi darebbero l’anima per conoscere i movimenti di Wellington» commentò, usando il termine dispregiativo che veniva solitamente usato nei confronti dei francesi.
«Una situazione che posso provare a volgere a nostro vantaggio, anche se sarebbe lecito pensare che un uomo sfuggito per tanto tempo all’arresto difficilmente cadrebbe ora in trappola.»
«Quindi tu sei sul punto di far scattare una trappola? E per chi? Sospetti di qualcuno in particolare?»
Nick scrollò le spalle. «Mi interessa sir Jasper Lynley. Tuttavia non è l’unico gentiluomo che si è ritirato dal servizio attivo continuando a mantenere contatti con Londra.»
«È vero... c’è qualcosa di ambiguo nei Lynley» convenne il visconte, annuendo lentamente. «Non so nulla di sir Jasper, ma ogni volta che si fa il nome di miss Lynley, tutti si chiudono a riccio. Eppure ha un aspetto così grazioso... e inoffensivo...»
«Forse... ma vorrei saperne qualcosa di più.»
La conversazione venne interrotta dall’arrivo di lady Ravensdene nella stanza.
«Ho scoperto il segreto del tuo udito tanto fine» sussurrò in tono frustrato Devenham mentre si alzava insieme al suo amico. «Tua madre è incredibilmente silenziosa nell’incedere.»
Il commento era più che giustificato. Hermione, contessa di Ravensdene, vedova del padre di Nick, era una creatura eterea, la cui bellezza bionda ed esile era stata molto lodata in gioventù. I capelli ora erano color argento, ma gli occhi azzurri erano vividi e vigili.
A dispetto della corporatura delicata, aveva dato alla luce quattro figli maschi, bruni, vigorosi e atletici, e nonostante la sua apparente fragilità era una donna dall’animo di acciaio temprato, realtà di cui il figlio era ben consapevole.
«Buongiorno» la salutò Nick offrendole una sedia. «Vi siete alzata insolitamente presto. Siete venuta a fare colazione con noi?»
Sua Signoria rabbrividì delicatamente. «Come potete pensarlo, Nicholas? Sapete che la mattina bevo solo una tazza di tè leggero... Buongiorno, Barney» disse, salutando il visconte.
«Volete che suoni perché Winwick vi porti del tè?» domandò a quel punto Devenham.
«Grazie, Barney, ma la mia cameriera me ne porta sempre una tazza in camera. Inoltre Winwick sembra impegnato in una fitta conversazione con qualcuno davanti ai gradini di casa. Non riesco proprio a immaginare di cosa possa trattarsi.»
«È miss Smisby» spiegò sollecito il visconte mentre tornava a sedersi. «Ha cercato di arrivare fino a Nick, ma Winwick si sta sbarazzando di lei proprio ora.»
«Lascia stare...» intervenne Nick severo. «Madre, temo che dovrete sopportare la vista del tavolo apparecchiato fino a quando Winwick non si sarà liberato di questa visitatrice inopportuna.»
«Bene, allora. A proposito di visite, sono venuta a chiedervi se sareste così gentile da scortarmi a casa Wribbonhall. Augusta e io abbiamo intenzione di andare a fare spese a Eastbourne. Mi sembra inutile farla passare di qui a prendermi costringendola a un giro inutile. E poi, quando noi saremo partite, voi potreste condurre miss Wribbonhall a fare una passeggiata a cavallo. Sono sicura che lei sarebbe felicissima di indicarvi tutti i cambiamenti che sono avvenuti qui intorno dalla vostra ultima visita nel Sussex. È una fanciulla di natura molto docile.»
Nick si scambiò un’occhiata con Devenham. «Sfortunatamente, la mia non è altrettanto docile» dichiarò brusco. «Nel caso lo abbiate dimenticato, io sono qui per rimettere ordine nella situazione, e questo significa che è necessaria la mia presenza sul posto. Da ciò, com’è ovvio, non consegue che i vostri divertimenti debbano essere guastati. Tutte le carrozze sono a vostra disposizione e potete portare con voi come scorta tutti i valletti che volete, ma...» Riconoscendo i segni premonitori di pericolo nel vedere la madre che si abbandonava contro lo schienale della sedia e contemporaneamente infilava la mano nella reticella alla ricerca dei sali, Nick si trattenne e non aggiunse altro.
«Davvero, Nicholas, non vedo proprio il motivo per cui dobbiate parlare così aspramente alla vostra povera madre. È naturale che non mi aspetti che mi accompagniate ovunque, anche se fino a questo momento lo avete fatto con molta buona grazia.»
«Purtroppo la situazione si è lievemente modificata» intervenne Devenham. «Ogni volta che esce di casa, Nick viene fatto oggetto delle attenzioni soffocanti di una o più fanciulle. Ricordate quella civetta che l’altra sera ha finto di svenire alla festa dei Langdon al solo fine di attirare la sua attenzione?»
Sua Signoria serrò le labbra. «Non sono mai stata così umiliata in vita mia! Non esito a informarvi, Nicholas, che il vostro comportamento è stato oltraggioso. Come avete potuto scostarvi in quel modo lasciando che miss Sherington scivolasse svenuta a terra?»
«Ho potuto perché quella insulsa creatura stava fingendo!» ringhiò lui.
Devenham scoppiò a ridere. «Credo sia proprio così! Non ho mai visto una donna riprendere i sensi così in fretta!»
Davanti a quella sfacciata solidarietà maschile, lady Ravensdene ritrovò il tono dolce della voce. «Certo, la tentazione di dare una lezione a miss Sherington deve essere stata grande» concesse. «Tuttavia, non temo smentite affermando che la maggior parte delle fanciulle è di natura più modesta. Miss Wribbonhall, per esempio, non farebbe mai...»
«Sentite, madre, prima che voi andiate avanti, voglio mettere in chiaro una cosa...»
Ancora un volta Devenham decise di intervenire per placare gli animi. «Sarò lieto di accompagnare Sua Signoria dai Wribbonhall questa mattina» propose all’amico. «Sempre che voi, signora, non abbiate obiezioni a salire sul mio veicolo sportivo. Ho promesso a miss Wribbonhall di insegnarle a guidare un phaeton uno di questi giorni.»
Lady Ravensdene gli rivolse un sorriso serafico che la diceva lunga sulla sua abilità nel parare i colpi bassi. «Caro Barney» mormorò. «Sempre così gentile...» Si alzò e, nel passargli accanto, accarezzò con gesto distratto il braccio del figlio, un gesto che tuttavia lasciò intendere che lo aveva perdonato.
Nick la precedette per aprirle la porta. «Dev sarà da voi tra un momento, mamma» disse, chiudendo poi con fermezza la porta alle sue spalle. Quindi tornò a rivolgersi al visconte. «Non ho mai visto una donna più decisa ad accasare il figlio...» commentò cupo.
«Non hai tutti i torti, vecchio mio. Che cosa conti di fare?»
Nick si appoggiò alla porta e incrociò le braccia. «Reclutarti per distrarre mia madre» annunciò con un sorriso diabolico.
Il visconte si prese il capo tra le mani. «Sapevo che non mi avevi invitato qui solo per giocare a scacchi» si lamentò. «Così dovrò occuparmi di tua madre mentre tu interrogherai chissà quale fosco e tenebroso personaggio, eh?»
«Non credo che il vicario rientri in una simile categoria, però, sì!, intendo parlare con lui oggi stesso. Forse è l’unica persona nella contea che può chiarirmi le idee sui Lynley.»
«Ti raccomando allora di usare con lui maggiore delicatezza rispetto a quella che hai utilizzato con me, altrimenti te ne tornerai con le pive nel sacco» lo avvertì l’amico.
Tuttavia, quando più tardi Nick raggiunse il reverendo Butterlow nel piccolo giardino che circondava il vicariato di Comberford, fu costretto ad ammettere di non essere assolutamente portato agli interrogatori condotti con delicatezza. Lui era decisamente più abituato a tenere il coltello puntato alla gola dell’avversario mentre lo sottoponeva a una sfilza di domande. Poteva essere un metodo non molto fine, ma aveva sempre dato eccellenti risultati...
Ricordando a se stesso di essere ormai un civile, obbligato quindi ad agire di conseguenza, Nick tentò ancora di ottenere qualche informazione sul vicinato. «Così il proprietario di La Grange si è trasferito qui undici anni fa. Voi lo conoscerete bene, senza dubbio...»
«Sir Jasper Lynley? Oh, sì. Lo conosco benissimo. E sua nipote anche, miss Sarah.» Il vicario interruppe la contemplazione delle sue adorate rose per sollevare uno sguardo radioso sul suo visitatore. «Una fanciulla molto intelligente. Una giovane interessata ad argomenti di più elevata natura che non le frivolezze mondane, se capite che cosa intendo dire.»
Nick inclinò la testa di lato come se approvasse incondizionatamente, ma nel frattempo si chiese come mai anche il reverendo Butterlow, come tutti gli altri con i quali aveva conversato di quell’argomento, sembrasse incapace distogliere la propria concentrazione da Sarah Lynley. Dal momento che era altamente improbabile che una simile perla di virtù fosse impiegata come spia al servizio di Napoleone durante il tempo libero, Nick non aveva più bisogno di sentire il racconto delle belle gesta di miss Sarah Lynley.
Suo zio