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L amante perfetto: Harmony Destiny
L amante perfetto: Harmony Destiny
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E-book190 pagine2 ore

L amante perfetto: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Intrecci scozzesi 2/2
Due fratelli dalle Highlands al North Carolina. Incontri, passioni e scelte inattese

Duncan Stewart è scapolo, scozzese e milionario, praticamente il partito perfetto, ma dovrebbe essere off-limit per la sensuale avvocatessa Abby Hartmann a causa di una serie di intrecci d'affari. Tuttavia, una breve per quanto strabiliante relazione a chi potrebbe nuocere? Peccato che le cose tra loro si riscaldino un po' troppo velocemente e la passione finisca con l'annebbiare ogni loro buon proposito.
Quando però la vera identità di Abby viene a galla, i due amanti dovranno scegliere che direzione dare al loro futuro.
LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2019
ISBN9788830503793
L amante perfetto: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    L amante perfetto - Janice Maynard

    successivo.

    1

    Normalmente, Abby Hartmann amava il suo lavoro. Fare l'avvocato in un piccolo paese prevedeva che le settimane buone fossero molte più di quelle cattive. In quella particolare mattina di sabato – la tanto temuta mezza giornata che arrivava puntualmente ogni mese – le cose stavano prendendo una piega del tutto inaspettata. Con il palmo delle mani sudato e il cuore in gola, si lisciò la gonna e indicò la poltrona imbottita di fronte alla sua grande scrivania in ciliegio. «Si accomodi pure, signor Stewart.»

    Messi in ordine alcuni incartamenti e cartellette, inspirò a fondo. L'uomo la cui sola presenza pareva ridurre drasticamente lo spazio vitale del suo studio aveva un atteggiamento autoritario. Capelli castano scuro tagliati corti. Occhi di un caldo color cioccolato. Fisico agile e snello. E una calma olimpica coniugata a una grande intensità. Come se da un momento all'altro potesse spiccare un balzo per coprire la distanza che li separava, afferrarla e baciarla fino a stordirla. Insomma, le sembrava quasi pericoloso, il che non aveva alcun senso. Forse era semplicemente la sua presenza fisica a inquietarla.

    Quella reazione era sconcertante. Solo perché il tizio aveva un sensuale accento scozzese e un corpo notevolissimo non era il caso di perdere la compostezza. Inoltre, per quanto affascinante, le dava l'impressione di incarnare la spiccata arroganza maschile che da sempre le faceva digrignare i denti. Aveva incontrato dozzine di uomini come lui, scozzesi e non.

    Uomini che prendevano ciò che volevano e che non si curavano di coloro che si lasciavano alle spalle in mezzo alla polvere.

    A uno sguardo più attento, Duncan Stewart le diede l'impressione di essere a sua volta tormentato, ma per tutt'altra ragione. «Non sono sicuro del motivo per cui sono qui» le disse. «Sa, a volte mia nonna ama fare la misteriosa.»

    Abby abbozzò un sorriso. «Isobel Stewart è un po' originale, su questo non ci piove. E non è nemmeno un gran segreto. Ha voluto che aggiornassi il suo testamento e che lo esaminassi con lei. Le spiace se le chiedo come mai ha deciso di trasferirsi dalla Scozia in Nord Carolina?»

    Lui inarcò un sopracciglio. «Pensavo fosse ovvio. Mia nonna ha più di novant'anni. Mio nonno è scomparso da quasi un anno. E, come ben saprà, mio fratello Brody ha pensato bene di tornarsene a Skye con la moglie e il figlioletto avuto da poco.»

    «Sì, l'ho sentito dire. Sua cognata era proprietaria del Dog-Eared Pages, la libreria sulla via principale, giusto?»

    «Già. Dato che nessuno di noi è riuscito a convincere la nonna a vendere e lasciare Candlewick, qualcuno doveva pur venire qui a badare a lei.»

    «Questo è un gesto straordinariamente generoso da parte sua, signor Stewart. Non sono molti gli uomini che conosco, giovani o anziani, che avrebbero messo in secondo piano la propria vita per la loro nonna.»

    Duncan non avrebbe saputo dire se la strana nota che si coglieva nella voce dell'avvocato fosse ammirazione o sarcasmo. «Veramente, non ho proprio avuto scelta» ammise. La sua ritrosia a prestarsi a giocare un ruolo in quella vicenda lo faceva vergognare un po'. In ogni caso, avrebbe fatto la cosa giusta. Questo però non significava che fosse a suo agio di fronte alle lodi dell'avvocato. La donna seduta dall'altra parte della scrivania pareva innocua, ma non moriva dalla voglia di fidarsi di lei. In verità, non nutriva un'altissima opinione dei legali in genere. Aveva visto troppe cattiverie durante il divorzio dei genitori.

    Abby Hartmann lo fissò. «Tutti noi abbiamo una possibilità di scelta, signor Stewart. Inizialmente avrei potuto pensare che lei si fosse lasciato convincere a venire qui per puro calcolo venale, sua nonna, però, mi ha raccontato più di quanto fosse necessario sapere su lei e suo fratello. Sono consapevole che ha un'invidiabile solidità economica con o senza la sua quota nella Stewart Properties

    Duncan sobbalzò. «Immagino che le abbia detto anche che nostro padre non avrà un centesimo, e che lo abbia sottolineato con soddisfazione.»

    Abby gli rivolse un sorrisetto e annuì. «Sì, ha menzionato la cosa. Comunque, ho svolto le mie ricerche su Google. Suo padre ha una dozzina di floride gallerie d'arte in tutta la Gran Bretagna, giusto? Dubito che si preoccupi del denaro di sua madre.»

    «Lui e la nonna hanno un rapporto complicato. Funziona meglio se vivono in due continenti diversi.»

    L'avvocato fece una smorfia, e il volto le si rabbuiò per un attimo. «Posso capirlo.»

    Anche se non era stato esattamente entusiasta alla prospettiva di recarsi allo studio legale, Duncan si ritrovò incline a prolungare la conversazione per godere della compagnia dell'avvocato. Si era aspettato una donna di mezza età in tailleur grigio e occhiali spessi dalle opinioni precise e gli atteggiamenti estremamente misurati. Invece era al cospetto di uno schianto di ragazza alta poco più di uno e sessanta ma con tutte le curve al posto giusto.

    Forse si era fatto un'idea strana circa gli avvocati in gonnella attraverso tivù e film, ma Abby Hartmann era di tutt'altra pasta. Secondo i diplomi appesi alla parete dietro di lei, doveva essere prossima alla trentina. Era cordiale e accattivante, e niente in lei appariva rigido e antiquato. Con un taglio curato che le arrivava al mento, aveva dei capelli leggermente mossi che non erano né biondi né rossi, ma una sapiente combinazione delle due cose.

    Indossava una gonna a tubino nera che le arrivava al ginocchio e che le metteva in risalto un fondoschiena da urlo e un paio di gambe tornite al momento nascoste dietro la scrivania.

    I bottoni della sua camicetta rossa erano tesi nello sforzo di contenere dei seni stratosferici. In effetti, Duncan aveva qualche difficoltà a distogliere lo sguardo da quella vista da sogno.

    Non era un troglodita. Rispettava le donne. Ci mancava altro. Abby Hartmann poteva star tranquilla. Il suo abbigliamento non era provocante. Aveva lasciato slacciati solo i primi due bottoni della camicetta e una minuscola croce dorata faceva bella mostra di sé all'inizio del solco della scollatura, ma quel suo décolleté era per lui una vera e propria calamita.

    Muovendosi in modo inquieto, Duncan si schiarì la gola. «Voglio bene a mia nonna, signorina Hartmann. Lei e mio nonno hanno fondato la Stewart Properties dal nulla. In cuor suo, portare avanti la ditta è un po' come tenere vivo il ricordo dell'amato consorte.»

    «Mi chiami pure Abby, la prego» lo invitò lei. Quindi riprese il filo del discorso. «Isobel mi ha raccontato che il marito aveva scelto di prendere il suo cognome da nubile al fine di portare avanti il nome degli Stewart. Questo è qualcosa di straordinario, non trova? Particolarmente per un uomo della sua generazione.»

    Duncan si strinse nelle spalle. «Hanno avuto una grande storia d'amore, di quelle che si leggono solo nei libri. Lui l'adorava e viceversa. Non dimentichi che lei ha rinunciato a tutto per lui, dalla famiglia alla patria. Suppongo sia stato il modo del nonno per darle qualcosa di tangibile in cambio.»

    «Lo trovo commovente.»

    «Ma?»

    «Non c'è nessun ma.»

    Duncan sogghignò. «Sono piuttosto sicuro di aver sentito un ma in arrivo.»

    Abby arrossì. «Non intendo screditare la dedizione reciproca dei suoi nonni, però dubito che cose del genere capitino più. Intendo le storie d'amore appassionate. I gesti epici. I matrimoni che durano decenni.»

    «Lei è dannatamente giovane per essere così pessimista, non crede?»

    «E lei non mi conosce abbastanza per esprimere un simile giudizio» lo rimbeccò Abby.

    Duncan sbatté le ciglia. L'avvocato aveva carattere. «Le porgo le mie scuse. Forse sarà meglio passare al testamento. Non vorrei rubarle troppo del suo tempo prezioso.»

    Abby emise un gemito di gola. «Scusi lei. Il fatto è che ha toccato un argomento delicato, che avrebbe bisogno di un lungo approfondimento. In ogni caso, prima di venire al testamento, avrei un'ultima domanda. Se sua nonna ha lasciato la Scozia e ha messo su casa qui con suo nonno, com'è che lei è scozzese?»

    «I miei nonni hanno avuto un unico figlio, mio padre. Papà è sempre stato affascinato dalle sue radici scozzesi. Non appena ha potuto, è tornato nelle Highlands e non le ha più lasciate. La Scozia è l'unica casa che io e Brody abbiamo mai conosciuto, fatta eccezione per le visite occasionali qui a Candlewick.»

    «Sono al corrente dell'attività cantieristica di suo fratello a Skye. Lei invece cosa fa?»

    «Mi occupavo dell'aspetto finanziario del business.» Duncan fece una pausa e sospirò. «Anzi, me ne occupo ancora, in teoria. Solo che non so quanto durerà questa mia parentesi americana. E la lontananza, com'è noto, di solito non fa bene a nessuno.»

    «Mi spiace. Dev'essere un momento molto delicato per voi.»

    La sincera gentilezza che lesse nei dolci occhi grigi gli riscaldò il cuore. Per la prima volta da giorni, credette di poter sopravvivere a quel drastico cambiamento nella sua vita. «Non delicato come quello della perdita del nonno, che ci ha scossi tutti. Era un uomo incredibile.»

    «Sì, lo era. Non lo conoscevo bene, ma godeva di un'ottima reputazione a Candlewick. La gente qui farebbe qualsiasi cosa per sua nonna. È molto amata, sa?»

    «Sì, lo so. Questo è uno dei motivi per cui nessuno di noi se l'è sentita di costringerla ad andarsene. Questo e la consapevolezza che per portarla via avremmo dovuto sollevarla di peso e caricarla sull'aereo a forza.»

    «Cocciuta, non è così?»

    «Oh, neanche immagina quanto. Quando un irascibile scozzese avanti con gli anni si mette in testa qualcosa, non c'è altro da fare che rassegnarsi ad assecondarlo.»

    «Non le invidio il compito di doverla tenere a bada.» Abby sorrise e gli occhi le si illuminarono divertiti.

    Duncan cercò di ignorare il modo in cui i seni le si sollevarono, quando si spostò sulla sedia. «Le andrebbe di venire a cena con me stasera?» le chiese impulsivamente.

    L'avvocato si paralizzò. Nella stanza calò il silenzio. Perfino Duncan si sentì imbarazzato. In fondo, non era tipo da agire così d'istinto.

    Abby si mordicchiò il labbro inferiore. «Non sono sicura che sarebbe eticamente corretto.»

    Cogliendo la debolezza della giustificazione e, soprattutto, forte del fatto che non gli aveva opposto un inequivocabile no, Duncan non si rassegnò. «Lei non è il mio avvocato, ma quello di mia nonna» le fece presente.

    «Forse sarei dovuta essere più chiara fin dall'inizio» replicò, apparendo turbata e leggermente allarmata. «Il legale dei suoi nonni da tempo immemore è l'avvocato Chester, titolare dello studio. Ma al momento è in congedo a seguito di un delicato intervento al cuore. Io sono incaricata di seguire gli affari di sua nonna a breve termine e, a questo proposito, volevo informarla che abbiamo un cliente che vorrebbe acquistare la Stewart Properties. Ha già fatto un'offerta.»

    All'improvviso, profondamente deluso, Duncan capì che il suo cinismo non era affatto un preconcetto infondato. Gli avvocati erano tutti serpenti, dal primo all'ultimo.

    «Non siamo interessati.»

    Abby socchiuse gli occhi. «È un'offerta molto allettante.»

    «Lo sarà, tuttavia non voglio nemmeno sentirne parlare. Nonna non vuole vendere.»

    «Pensavo che lei tutelasse gli interessi di sua nonna» fu la pungente replica.

    «È esattamente ciò che faccio. Per questo mi fa imbestialire che i suoi avvocati spingano per forzarla a vendere una società che le sta tanto a cuore.»

    «Guardi, le assicuro che il mio collega Chester tiene molto al bene di sua nonna. E lo stesso vale per tutti noi.»

    «Sono davvero commosso.»

    «Si sta dimostrando volutamente sgarbato, o le viene naturale? Perché sa, non mi fa affatto piacere vedere messa in dubbio la mia etica professionale.»

    «E a me non piacciono coloro che cercano di approfittare di una donna di età avanzata.»

    «Come può dire che renderla incredibilmente ricca significhi approfittarsi di lei?»

    «Nonna non ha bisogno di altri soldi. Ne ha già abbastanza.»

    «Nessuno ha mai abbastanza soldi, signor Stewart. Si fidi.»

    Duncan avvertì una punta di stanca e sofferta indignazione in quel commento, ma decise di non approfondire per il momento. Nonostante la sua totale antipatia nei confronti degli avvocati e la netta sensazione che avrebbe fatto meglio a stare alla larga da quella donna, tornò alla proposta originale. «E dai, venga a cena con me.»

    «No.»

    Duncan corrugò la fronte. «La consideri un'opera di bene. Io sono solo. Non conosco una persona in paese, eccetto la mia vetusta nonnina e lei. Abbia pietà di me, Abby Hartmann. E mi chiami pure Duncan, visto che mi sembra già di conoscerla da sempre.»

    «Non la metta giù troppo dura per impietosirmi, Duncan. Posso anche considerare la sua proposta per il futuro, ma non mi metta pressione. E, comunque, perché mai vuole tanto cenare con me quando appare chiaro lontano un miglio che ritiene gli avvocati viscidi come serpenti? Sinceramente, ammetterà che sto ricevendo dei segnali molto confusi da parte sua, no?»

    Duncan sollevò le mani in aria in segno di resa. «Okay, niente pressioni. Non menzionerò più l'invito. Almeno per qualche giorno. Adesso, che mi dice del testamento?»

    Abby sembrò sollevata dal cambio di discorso, e Duncan si distrasse osservandola tornare in modalità avvocato.

    Premette un tasto del computer, consultò un'agenda e aprì un faldone, borbottando fra sé mentre lo faceva.

    Era sempre stato attratto dalle donne intelligenti. Qualcosa nella loro riluttanza a tollerare certi sfacciati atteggiamenti

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