Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Un bel testa a testa
Un bel testa a testa
Un bel testa a testa
E-book335 pagine4 ore

Un bel testa a testa

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Il rischio che questi due finiscano per uccidersi è molto alto, tanto quanto il rischio che finiscano per innamorarsi.

Rand odia Jax perché è il presidente della Sigma Mu Tau, la confraternita di nerd nemica giurata della casa di Rand, l’Alpha Lambda Alpha. Jax è un tipo rilassato e dallo spirito zen – almeno finché non cerca di fregarti -, vegano e amante della natura. Che falso!
Jax odia Rand perché è il presidente privilegiato, ricco erede di un impero petrolifero, distruttore dell’ambiente e succhiatore di anime degli atleti dell’ALA, ma soprattutto perché Rand ha iniziato a odiarlo per primo: non ha fatto altro che inviargli vibrazioni di odio fin dal primo giorno in cui si sono incontrati. Che idiota!
I due nemici non sono mai riusciti a fare una conversazione senza urlarsi contro, fino a quando la vecchia Buick di Jax non si rompe durante un viaggio e Rand, per quanto riluttante, si ritrova a soccorrerlo. Jax è costretto a sedersi sui sedili di pelle di Rand. D’altro canto, invece, Rand scopre che i polli possono entrare in un salotto e che le convinzioni di Jax sono tutt’altro che superficiali. Quando gli acerrimi rivali si imbarcano in una missione per salvare un membro della famiglia finiscono per scoprire che, a volte, l’astio non nasconde altro che una folle attrazione. Con tutto questo tempo a disposizione, il loro testa a testa potrebbe diventare un cuore a cuore.

Un bel testa a testa è un enemies-to-lovers in cui gli opposti, costretti a una vicinanza forzata, sono in missione alla ricerca di una sorella. Una storia d’amore e uno scontro di culture il tutto condito da un bel po’ di scene spicy.
LinguaItaliano
Data di uscita6 dic 2022
ISBN9791220704588
Un bel testa a testa
Autore

Eli Easton

Eli Easton has been at various times and under different names a minister’s daughter, a computer programmer, a game designer, the author of paranormal mysteries, a fan fiction writer, an organic farmer, and a long-distance walker. She began writing m/m romance in 2013 and has published 27 books since then. She hopes to write many more. As an avid reader of such, she is tickled pink when an author manages to combine literary merit, vast stores of humor, melting hotness, and eye-dabbing sweetness into one story. She promises to strive to achieve most of that most of the time. She currently lives on a farm in Pennsylvania with her husband, two bulldogs, several cows, and a cat. All of them (except for the husband) are female, hence explaining the naked men that have taken up residence in her latest fiction writing. Website: www.elieaston.com Twitter: @EliEaston Email: eli@elieaston.com

Leggi altro di Eli Easton

Autori correlati

Correlato a Un bel testa a testa

Titoli di questa serie (2)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica LGBTQIA+ per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Un bel testa a testa

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Un bel testa a testa - Eli Easton

    1

    RAND

    Philadelphia

    Le porte dell’ascensore si aprirono e…

    Wow. Una marea di secchioni.

    Entrai nella hall dell’hotel cercando di schivare un flusso di persone. La maggior parte erano più basse di me di almeno una spanna, sfoggiavano pantaloni cachi, camicie a quadri, magliette di Star Wars e della Marvel, occhiali… Gesù, qualcuno si era perfino travestito da Darth Vader. In mano tenevano libri, tablet e una varietà di telefoni supertecnologici, e tutti si dirigevano in un’unica direzione: esattamente dove dovevo andare io. Alla finale del Quiz Bowl tra Harvard e l’Università del Madison. La mia squadra. Beh, più o meno.

    Un ragazzo con in testa un berretto di lana blu, e che mi innervosì subito perché mi ricordò la persona che meno mi piaceva al mondo, indossava una maglietta con scritto: Posso spiegartelo, ma non posso capirlo per te. Mi guardò come se venissi da un altro pianeta. Il suo sguardo riassumeva bene la situazione in cui mi trovavo. Rand Charles, atleta straniero in una strana terra di secchioni.

    Feci un respiro e mi tuffai nella marea di esseri umani lasciandomi prendere dalla fiumana.

    Non è che non capissi o apprezzassi l’intelligenza. Diamine, non avevo vinto un premio per la mia media e la lode per via del mio aspetto. Inoltre, alcuni dei miei confratelli, gli Alpha Lambda Alpha, erano intelligenti in modo assurdo. Solo che eravamo anche atletici e la prima cosa che si notava di noi non era il cervello. Per di più, uscivamo solo tra di noi. Vivevamo forse in una bolla? La risposta immediata sembrava un sì.

    Uscii dalla calca e sgattaiolai dalla porta sul retro nella stanza dove si svolgevano le finali, giusto in tempo per sentire qualcuno a un tavolo che diceva: «Tale matematico nomina la sfera di omologia che si ottiene da una chirurgia +1 sul noto trifoglio destro.»

    Porca miseria.

    Mi avvicinai al muro, pressato tra due ragazzi che stringevano i loro telefoni. L’enorme sala era gremita di persone con in mano delle penne, che guardavano le due squadre sedute ai tavoli di fronte quasi potessero trasmettere loro le risposte con l’uso del pensiero. Come se una risposta giusta potesse portare la pace nel mondo o alla salvezza dei cuccioli di foca.

    Ripresi fiato quando Dobbs, il capo della mia squadra, batté una mano sul cicalino e disse: «Jules Henri Poincaré.»

    Uno dei giudici al tavolo accanto affermò: «Esatto.»

    Io mi misi a urlare «Sì!» insieme a metà delle persone presenti in sala.

    Non ne sapevo molto del Quiz Bowl, ma a quanto pare avevamo appena fatto un punto in una partita finale importantissima. Mi misi ad applaudire con entusiasmo. C’era di più, vincere quel campionato non solo avrebbe significato che avevamo rispettato l’accordo della confraternita con il rettore Robberts di collaborare con i nostri rivali, i Sigma Mu Tau, ma anche vincere la scommessa in cui era coinvolta mezza università. Avevamo scommesso che i nostri due confratelli dell’ALA, che erano stati inseriti nella squadra di Quiz Bowl, erano intelligenti quanto i nerd della SMT e che sarebbero stati in grado di aiutarli a vincere la finale. Wow! La cosa migliore era che tutto ciò avrebbe dimostrato una volta per tutte che Jax Johnson, il presidente degli SMT, era uno sfigato che parlava e basta, che si credeva un prescelto da Dio quando non sapeva nemmeno occuparsi della sua confraternita.

    Vincere era meraviglioso.

    Ma non avevamo ancora vinto.

    Mi concentrai sui quattro ragazzi della Madison seduti al tavolo, tre SMT e un fantastico atleta dell’ALA, Jesse Knox, che ero lì per sostenere. Quest’ultimo non era solo un mio confratello, era anche un amico, nella misura in cui il super riservato Jesse Knox era in grado di farsi degli amici intimi.

    Ora aveva un vero amico intimo, chiaramente. Guardai Jesse cingere le spalle di Dobbs mentre il resto della squadra si preparava a quelle che immaginai fossero delle domande bonus in arrivo. I presenti in sala avrebbero potuto pensare che il gesto di Jesse fosse un semplice moto di entusiasmo condiviso con un compagno di squadra, ma Jesse e Dobbs stavano insieme da poco, erano una coppia, schiavi del sesso e cose del genere. Tutto questo mi aveva sorpreso da morire. Forse senza una vera ragione, dal momento che anch’io ero gay, ma quei due sembravano agli opposti. A dire la verità, però, non così diversi come un altro dei miei confratelli, Bubba, che ora usciva con uno dei Sigma Mu Tau, Sean. Sebbene dovessi ammettere che i secchioni avevano un certo fascino, il trend cominciava a inquietarmi.

    La nostra squadra rispose alla prima domanda bonus guadagnando venti punti. Sentii le persone accanto a me dire sottovoce e bene. La domanda menzionava una certa Repubblica dell’Immaginazione, un libro di cui avevo sentito parlare ma sul quale non avrei saputo rispondere.

    Un’altra domanda bonus. Risposero anche a quella. Alla terza domanda ripresi fiato. Azzeccare la risposta avrebbe portato la Madison in vantaggio.

    Il moderatore guardò il biglietto con il quesito. «Fra i tre romanzi americani discussi nella Repubblica dell’Immaginazione di Azar Nafisi risulta un libro in cui il protagonista, John Singer…»

    Jesse premette il cicalino e si avvicinò al microfono. Sentii le mie labbra dire con lui: «Il Cuore è un Cacciatore Solitario

    «Esatto. Dieci punti.»

    Esultai come un pazzo. Jesse in mezzo a quel gruppo di cervelloni era una scena dolcissima.

    Eravamo a 90 a 60, Madison in vantaggio. I sostenitori della Madison raggruppati sul lato destro della stanza applaudivano con entusiasmo e si davano il cinque; il folto gruppo di Harvard sulla sinistra ci lanciava occhiate preoccupate.

    Mentre scrutavo il gruppo di Harvard, un ragazzone seduto in una delle prime file si alzò in piedi e si diresse verso il corridoio. Mi bloccai con il pugno a mezz’aria.

    Perfino in un mare di berretti avrei riconosciuto il suo.

    Seduto di spalle davanti al posto lasciato libero dal ragazzo c’era Jax Johnson, il presidente dei Sigma Mu Tau, alias uno sfigato, l’unico essere umano in grado di farmi infuriare a vista d’occhio, l’arrogante, il saccente, il falso, lo stronzo. Aveva appena battuto il cinque al suo vicino dando le spalle all’altro. Sentii il petto riempirsi di calore e non riuscii a trattenermi. Serrai i pugni come al solito. Che sia maledetto. Maledetto. Mi aspettavo la sua presenza, ma non per questo fu piacevole vederlo.

    La partita di Quiz Bowl stava continuando, ma io non riuscivo a seguirla perché continuavo a fissare la nuca di Jax. Forse è calvo oppure ha i capelli incollati a quel berretto. Forse è per quello che non lo toglie mai. Il ragazzo accanto a me mi guardò e io incrociai le braccia per cercare di placare il battito cardiaco.

    Me ne sarei dovuto andare, ma non volevo assolutamente abbandonare Jesse. La squadra si stava abbracciando, dovevamo aver vinto un’altra manche.

    Jax si chinò verso il tale che gli sedeva accanto e sussurrò qualcosa che lo fece ridere. Riconobbi il ragazzo della SMT. Penso si chiamasse Jorge. Aveva i capelli scuri ed era piuttosto grassoccio, portava gli occhiali e la parola secchione gli lampeggiava praticamente in fronte. Era forse il ragazzo di Jax? Sì, a quanto pareva. Jax era un hipster, sapevo tutto dei tipi come lui. Si scopavano qualsiasi cosa si muovesse. Il pensiero mi mozzò il fiato.

    Smettila, Rand. Sei ossessivo.

    Dovevo uscire da quella stanza e guidare verso la partita finale di flag football. Andarmene ovunque non ci fosse Jax.

    All’improvviso tutti i presenti nella stanza diedero di matto, alcuni esultando e altri lamentandosi. Mi ero distratto. Guardai Jax e vidi che era in piedi ad applaudire entusiasta. Doveva significare che la Madison aveva appena vinto il round, perciò esultai anch’io ed emisi un fischio acuto. Questo significava che non potevo ancora andarmene da Philadelphia. La Madison stava ancora giocando. La mia presenza lì, al Quiz Bowl, non avrebbe avuto senso se non avessi assistito alla fine della partita.

    Dai, Rand. Cresci. Puoi farcela.

    Mi allontanai dal muro e andai a sbattere contro PJ Roark. Insieme a Jesse, PJ era l’altro sacrificio umano dell’ALA che avevamo mandato nella squadra di Quiz Bowl come aveva voluto il rettore. Robberts pensava che questo avrebbe messo fine alla decennale faida tra le nostre case. Oppure che ci saremmo uccisi a vicenda risolvendo così ogni suo problema.

    PJ mi afferrò il braccio. «Abbiamo vinto il turno! Ora siamo pari con Harvard del cazzo e possiamo vincere, amico. Stiamo andando alla grande!»

    «Sì, è fantastico.»

    Mi attirò a sé. «Andiamo. Abbiamo un po’ di tempo per pranzare. Più tardi la squadra di seconda divisione di cui faccio parte giocherà la finale, poi ci sarà quella di prima divisione. Dobbiamo mangiare in fretta. Sarà un pomeriggio lungo.» Ridacchiò. La priorità di PJ era sempre il cibo.

    Entrammo in una stanza gremita di persone che si affrettavano in ogni direzione. Mentre PJ mi seguiva gli dissi: «Ti piace parecchio questa cosa del Quiz Bowl.»

    Il suo sorriso si spense appena. «Beh, sì. Quando lavori così tanto a una cosa finisce che vuoi sposartela e farci dei figli.»

    Sbuffai ed entrammo nel ristorante dell’hotel. PJ si guardò attorno, scorse una mano che lo salutava da lontano e mi trascinò nella sua direzione. Ci avvicinammo a un grande tavolo rotondo pieno di secchioni, Jesse, Bubba e altri studenti della Madison che probabilmente avevano scommesso ed erano lì per assistere ai giochi in prima persona.

    C’erano alcune sedie vuote. Jesse saltò in piedi e ne spinse fuori una. «Rand, ciao. Sono contento che tu sia venuto. Siediti qui, bro.»

    «Grazie. Siete stati bravissimi.» Guardai i secchioni seduti al tavolo. Che disagio. Di fronte a me c’era Dobbs, il nerd di cui Jesse si era invaghito mentre si esercitavano per il Quiz Bowl. I gusti sono gusti, anche se devo ammettere che era carino in un modo molto nerd. Accanto a Dobbs sedeva Sean, il piccolo rosso di capelli che chiamavano Riccio e giocava nella nostra squadra di flag football. A quanto pare Sean era un genio, e in qualche modo era riuscito a conquistare il cuore del nostro orsacchiotto gigante, Bubba Merkofsky, che giocava nella squadra di flag football. Ora i due stavano insieme.

    PJ si sistemò dall’altra parte del tavolo, tra il tipo strano che indossava sempre abiti di pelle nera e il secchione per eccellenza di nome Sai che sembrava perennemente stitico. Facevano entrambi parte della squadra che aveva appena giocato. Dovevo ammetterlo. Nel Quiz Bowl erano bravi in modo assurdo.

    Dobbs disse: «C’è un buffet, che è probabilmente la soluzione migliore per riempire voi pozzi senza fondo in poco tempo. Membri delle squadre, andate a prendervi un piatto. Il resto di voi si organizzi come preferisce, ma forse il buffet è la cosa più conveniente.» Prese la mano di Jesse e insieme si diressero alla fila del buffet. Gli altri ragazzi che sedevano al tavolo si alzarono e li seguirono.

    Lasciai che andassero tutti quanti, ero arrivato tardi e inoltre mi dissi che me ne sarei potuto andare, tornare nella mia stanza d’albergo a guardarmi un film. Dio, quando avrei avuto un’altra possibilità di farlo? In quanto presidente della confraternita e vivendo nella sede dell’ALA non ero quasi mai solo. Al buffet c’erano troppe cose con la maionese, ma riuscii a prendere un po’ d’insalata verde, ad aggiungere qualche uovo sodo per le proteine e a condire tutto con olio, aceto e scaglie di formaggio. Mentre gli sfigati pagavano come squadra, io pagai il mio pasto, mi incamminai verso il tavolo e rimasi immobile.

    Dove prima c’era stata la mia sedia vuota ora c’era Jax seduto a mangiare una pizza alle verdure e dell’insalata. Sembrava impegnato in una conversazione seria con Dobbs.

    Volevo solo girarmi e andarmene, ma ciò avrebbe significato vagare per il ristorante con un piatto in mano senza un posto dove sedermi. L’intera stanza era piena di patiti di Quiz Bowl. Inoltre, Jesse mi stava sorridendo e aspettava solo che mi sistemassi accanto a lui, di fronte a Jax. Magnifico. Mi sedetti. Guardai subito Jesse. «Ottimo lavoro con la domanda su Il Cuore è un Cacciatore Solitario. Sono impressionato dalle tue capacità. Di alcune di quelle domande non ho nemmeno capito le parole. Super specifiche.» Ridacchiai con lo sguardo inchiodato in quello di Jesse. Non che fosse difficile, visto quant’era bello.

    Sorrise in quel suo modo timido che aveva. «A dire il vero ho trascorso ore a memorizzare domande e risposte insieme a Dobbs.»

    Dovevo aver alzato un sopracciglio perché lui abbaiò una risata. «Giuro che era quello che facevamo… per la maggior parte del tempo. I ragazzi della SMT partecipano al Quiz Bowl fin dalle elementari, conoscono bene le combinazioni di domande. Io ho solo dovuto studiare un po’. Ho imparato molto.»

    Gli diedi un leggero pugno sulla spalla. «Sono orgoglioso di te, amico. Anche se mi prendo il merito di essere stato abbastanza sveglio da assegnarti alla squadra.» Gli feci un occhiolino e guardai dall’altra parte del tavolo. «Anche tu, PJ.» Grosso errore. Enorme. Guardare PJ significava praticamente guardare Jax.

    Così vicini e uno di fronte all’altro, ebbi una di quelle reazioni che non mi è mai piaciuto riconoscere. Per metà furia e per metà lussuria sfrenata. Non volevo ricordarlo, ma c’era stato un tempo in cui quell’hipster con la barba, il berretto e gli occhi profondi mi aveva conquistato. Ma era passato tanto tempo e la sua espressione fredda e compiaciuta mi faceva solamente venire voglia di spaccargli la faccia.

    Fissandomi negli occhi disse: «Dal momento che io non sarò mai così arrogante da insinuare che l’eccezionale brillantezza della squadra è merito mio, mi limiterò a dire che avete lavorato sodo. Dovreste essere orgogliosi di voi

    Mentre io mi sentivo avvampare, il volto di Dobbs si illuminò. «Grazie, Jax. Significa molto per tutti noi.»

    Jesse lanciò un rapido sguardo obliquo nella mia direzione. Gli era chiaro che quello stronzo mi aveva umiliato abbastanza da zittirmi per tutto il giorno. Non avevo idea se l’avesse colto anche qualcun altro.

    Mi tuffai nella mia insalata, Jesse, Dobbs e gli altri membri della squadra discutevano di strategie per le manches del pomeriggio. Il formaggio che stavo masticando aveva lo stesso gusto della plastica, eppure cercai di alzare lo sguardo il meno possibile perché, ogni volta che lo facevo, Jax sfoderava un piccolo sorriso autocompiaciuto.

    Avrei potuto rispondere, e normalmente l’avrei fatto, ma al momento mi sentivo in minoranza. Mi dissi inoltre che quello stronzo non ne valeva la pena. Mancavano solo un paio di settimane alla laurea, dopodiché Jax Johnson sarebbe diventato una nullità nella mia vita.

    Dopo il dolce la squadra raccolse le proprie cose per assistere alla finale della seconda divisione. Da quant’era nervoso, PJ continuava a blaterare a caso. Anche i ragazzi della SMT, Jorge, Billings e Johnson, facevano parte della squadra di seconda divisione, e anche loro sembravano leggermente pallidi. Li guardai allontanarsi e colsi l’occasione per andarmene. Jax rimase al tavolo a tracannare tè freddo e io dovetti costringermi ad andare via prima di afferrare il suo bicchiere e usarlo per soffocarlo, cazzo.

    Mentre seguivo la squadra nella hall dell’albergo sentii una voce che diceva: «Rand! Ehi, Rand Charles!»

    Mi guardai attorno e vidi un tizio barbuto con gli occhiali che indossava una giacca sportiva sopra i jeans e impugnava il cellulare come se stesse filmando. Urlò di nuovo: «Ehi, Rand, cos’hai da dire sulle accuse secondo le quali l’American Eagle avrebbe avvelenato l’acqua di Williamsport, Pennsylvania, danneggiando la salute di due bambini?»

    Le persone attorno a me si fermarono a guardarmi come se fossi un terrorista. Alzai entrambe le mani. «Mi dispiace, sono uno studente. Non so niente riguardo agli ultimi sviluppi dell’attività di mio padre.» Ma l’avrei scoperto presto.

    Sempre lo stesso ragazzo mi chiese: «Non hai forse intenzione di subentrare nell’azienda di tuo padre dopo la laurea?»

    «Mi laureerò l’anno prossimo. Questo è l’unico commento che posso fare.» Mi diressi verso la reception. L’impiegato alzò lo sguardo su di me e io gli chiesi: «Avete un giornale?»

    «Certo, signor Charles. Gliene manderò una copia in camera.»

    «Grazie.»

    Senza osare guardarmi alle spalle e con il cuore che mi martellava nelle orecchie, premetti i pulsanti degli ascensori e mi precipitai nel primo che arrivò. Che cazzo ha combinato mio padre adesso? Prima di chiamarlo volevo avere qualche informazione. Mentre scrollavo senza successo su Google, il ragazzo con il giornale arrivò davanti alla mia camera nel mio stesso istante.

    «Grazie.» Gli diedi la mancia ed entrai.

    A parte finanziare birre e pizza extra per i miei confratelli, non usavo quasi mai i miei soldi. Almeno, non in modo evidente. Ma per una bella stanza matrimoniale con vista municipio, dopo un anno trascorso con dodici ragazzi, non mi ero fatto scrupoli ad attingere al mio credito.

    Mi tolsi le scarpe e mi buttai a letto con il giornale. Almeno non dovetti impegnarmi per cercare l’articolo. La notizia era in prima pagina.

    Compagnia di fratturazione idraulica avvelena le acque sotterranee. Due bambini ricoverati in ospedale.

    Feci un respiro lungo e lento e mi strinsi le tempie. «Cazzo, papà.» Mi buttai all’indietro contro i cuscini, presi il telefono e feci partire la chiamata.

    Fece due squilli, poi la voce familiare di Tommy Lee Charles disse: «Rand! Mio figlio che mi chiama! Di cos’hai bisogno?»

    «Ho appena letto il giornale. Che diavolo sta succedendo?»

    Lui sbuffò. «La sede di Williamsport utilizzava un eccesso di sostanze chimiche e c’è stata una perdita nelle acque sotterranee. Abbiamo individuato lo squilibrio e l’abbiamo corretto, ma non sapevamo dell’acqua.»

    «Cazzo, papà. Dovreste testarla!»

    Lui rimase in silenzio per qualche secondo di troppo, poi disse: «L’abbiamo fatto.» Sospirò. «Non si è intossicata l’acqua potabile. I bambini erano in piscina.»

    «In aprile?»

    «Era al chiuso. E i giornali fanno sembrare la cosa peggio di quello che è stata. Maledetti avvoltoi. I bambini non hanno subito danni permanenti o quant’altro.»

    Cristo santo. Mi costrinsi a rilassare le dita. «Sei in sede ora?»

    «No, andrò domattina. Senti, me ne occupo io, tu non devi preoccuparti.»

    Non era possibile che non me ne preoccupassi. Non con i giornalisti che mi assalivano nelle hall degli alberghi e due bambini avvelenati. «Ci vediamo domani. Sono a Philadelphia, perciò sono di strada.»

    «Che diavolo ci fai a Philadelphia?»

    «Affari della confraternita. Ci vediamo in sede. E spero che tu abbia un ottimo piano di bonifica e i soldi per risarcire quelle famiglie.» Come se il denaro potesse compensare il danno subito. E se fossero stati in pericolo? E se fossero peggiorati?

    «Ti ho detto di non preoccuparti. Gli avvocati ci stanno lavorando. Fa parte del rischio di fare affari. Non è successo niente.»

    «Non dev’essere un grosso problema per essere un grosso problema. È questo il punto. Ho una parola per te.»

    «Plastica?» ridacchiò citando Il laureato.

    «Rinnovabili. Energie rinnovabili. Dobbiamo darci una mossa, papà.»

    «Sì, beh, la fratturazione idraulica ci sarà ancora per un bel po’, almeno fin quando sarò in vita. Dopodiché potrai fare quello che vuoi.» E riattaccò.

    Lanciai il telefono sul letto. «Fanculo. Lo sto già facendo.» Sentivo la frustrazione bruciarmi dentro.

    Dovevo trovare un modo per convincerlo ad ascoltarmi. E l’avrei fatto. Dopo aver completato il mio master in business e management sarei stato in azienda al suo fianco, vicino abbastanza da farmi sentire.

    Il mio orologio diceva che probabilmente mi ero perso il gruppo di seconda divisione, ma potevo ancora assistere al gran finale. Sarebbe stato bello rilassarsi e guardare un po’ di TV, ma avevo fatto tutta quella strada per mostrare il mio sostegno a Jesse e PJ, non avrei sprecato l’occasione.

    Dopotutto, si erano fatti il culo per il Quiz Bowl. Nel caso di Jesse… letteralmente.

    Dio, Jess e Dobbs si davano da fare.

    Dobbs era apertamente gay.

    Come Jax.

    Quel pensiero mi fece rabbrividire a tal punto che presi il telefono e mi affrettai a uscire dalla porta.

    2

    JAX

    Wow. Tutto quello che era successo aveva portato a questo momento. Alla fase finale dei campionati nazionali di Quiz Bowl. Le manches delle seconde divisioni erano finite e poche ore prima la nostra squadra si era classificata al secondo posto. Era il miglior risultato che la nostra squadra di seconda divisione avesse mai ottenuto. Ora andavano in scena i pezzi grossi: i campioni del Quiz Bowl, la prima divisione universitaria.

    La sfida finale era fra Harvard e la Sigma Mu Tau. Al tavolo della nostra squadra c’erano Dobbs, Felix, Sai e Jesse. Chi avrebbe vinto quel round si sarebbe guadagnato il titolo di migliore squadra di Quiz Bowl della nazione, con tanto di trofeo, un articolo sui giornali interazionali, un bell’assegno e il diritto di vantarsi a vita. Ma a me piaceva guardare sempre il lato zen. Anche se avessimo perso il turno, ci saremmo comunque classificati secondi a livello nazionale. In altre parole, andava tutto bene.

    Fico. Fico, fico, fico.

    Presenziavo al torneo nel ruolo di presidente della confraternita e come potenziale sostituto. Ma non ce ne sarebbe stato bisogno. I nostri erano più che desiderosi di gareggiare e pronti, persino Jesse Knox, il ragazzo dell’ALA che ci era stato imposto. Era venuto fuori che Jesse non era poi tanto male.

    Mi sedetti con le braccia conserte sul petto. Alla mia sinistra sedeva il mio confratello Sean e sulla destra c’era Jorge. Si aggrappavano entrambi a tutto ciò che li circondava: le sedie di plastica su cui sedevamo, la mano di Bubba, la mia gamba. Ma io ero tranquillo. Come ho già detto, andava tutto bene.

    Prima di pranzo avevamo battuto Harvard, che era arrivata alla finale gasata, su di giri. Con i loro cicalini erano velocissimi. Ma lo eravamo anche noi. L’intera stanza era piena di tensione. Mentre le domande venivano lette e i cicalini risuonavano non volava una mosca.

    Uscirono tre quesiti scientifici uno in fila all’altro, e a due rispose Jesse. Caspita. Era diventato davvero bravo. Seguirono poi le domande di storia, campo di battaglia fra Sai e un ragazzo di Harvard. Harvard rispose a due domande, Sai a una, dopodiché batté la SMT rispondendo a una di scienze politiche accumulando così punti bonus.

    Sean si chinò e mi sussurrò all’orecchio: «Sto per avere un infarto. Mancano solo due domande e Harvard è in vantaggio di dieci punti. Come fai a rimanere così calmo?»

    Scrollai le spalle. «Secondo posto, primo posto. È tutto nelle mani del destino.»

    Lui mi lanciò un’occhiata incredula. «Cosa? Non dicevi così quand’eri capitano del Quiz Bowl al primo anno.»

    Un angolo delle mie labbra si sollevò. Sean aveva ragione. Quand’ero capitano della squadra spingevo i ragazzi a darci dentro, ma probabilmente non quanto avrei dovuto. Non ero abbastanza ambizioso. Dobbs era un capitano migliore. Voleva disperatamente vincere quel titolo.

    Quando crescevi in una famiglia numerosa come la mia imparavi a non desiderare nulla in modo troppo disperato. Perché sicuro come l’oro tuo fratello arrivava prima di te. O ti impediva di ottenere quello che volevi solo per darti fastidio. Dunque non valeva la pena faticare tanto.

    La penultima domanda riguardava la tecnologia dei microchip. Dobbs schiacciò il cicalino per primo e rispose correttamente, facendo guadagnare alla squadra dieci punti. Rispondemmo in modo corretto a tutte e tre le domande bonus segnando trenta punti. Eravamo in vantaggio di trenta punti e con una sola domanda a cui rispondere. La partita, tuttavia, era ancora aperta. Se la squadra le azzeccava tutte, con una singola serie di domande si potevano guadagnare fino a quarantacinque punti. E con quei livelli di bravura di solito era possibile. Dunque avrebbe vinto chi avesse risposto più velocemente all’ultima domanda.

    Mi sistemai sulla sedia. La tensione cominciava a farsi sentire. Presi un lungo respiro. Va tutto bene. È tutto okay. Non importa. Ma non riuscivo a non pensare… Forza, ragazzi.

    «La prossima è una domanda di matematica,» disse il moderatore. Tutti i partecipanti erano tesi, le mani vicine ai cicalini. «Se il 40% di un dato numero è 8, il 15% di…»

    Felix premette il cicalino, così come un ragazzo della squadra di Harvard. Sembrarono farlo nello stesso istante. Il moderatore guardò l’arbitro. I cicalini erano collegati a un computer in modo da poter calcolare i millisecondi.

    «La SMT ha suonato per prima,» disse l’arbitro.

    La sala esplose in applausi e grida. Il moderatore dovette chiedere alla folla di fare silenzio, poi si rivolse a Felix. «La domanda è dunque per

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1