Un amore inaspettato
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Anteprima del libro
Un amore inaspettato - Manuela Bernacchia
Table of Contents
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Questo libro è stato possibile grazie all’ispirazione,
all’amore, al sostegno e alla fiducia
che ha dimostrato per me una persona molto speciale.
Gli devo tutto e non smetterò mai di ringraziarlo.
1
Era notte fonda e il silenzio era così assordante da farmi paura, mi giravo nel letto cercando un qualsiasi rumore che mi facesse tornare alla realtà.
Molti dicono che la notte porta consiglio, che aiuta a pensare, ma per me era tutto il contrario.
Odiavo la notte perché in qualche modo mi riportava alla mente tutte le domande che avevo e alle quali non riuscivo a trovare una risposta.
Iniziò tutto quell’estate. Da sempre, trascorrevo i mesi estivi con la mia famiglia e il mio migliore amico: le nostre mamme si conoscevano dai tempi delle superiori ed erano rimaste incinta nello stesso periodo; infatti, Manuel ed io avevamo solo alcuni giorni di differenza. In pratica ci consideravamo fratelli. Abbiamo sempre festeggiato i nostri compleanni insieme, frequentavamo la stessa scuola ed eravamo nella stessa classe; alcuni ci scambiavano per fidanzati ogni volta che ci incontravano per strada, facevano sempre gli stessi commenti:
Guarda come sono belli!
Sono una coppia perfetta!
Forse avevano anche ragione, se non fosse che Manuel era omosessuale.
Come dicevo, quell’estate lui e io eravamo inseparabili più del solito. Si stava avvicinando il nostro sedicesimo compleanno e lui voleva organizzare una grande festa.
Erano anni che pensava a quel giorno, aveva scelto il colore dei nostri vestiti, che dovevano essere rigorosamente abbinati, i palloncini, le tovaglie, i centritavola e la location.
Sembrava una donna che fantasticava sul suo matrimonio.
Io lo guardavo assente ogni volta che iniziava a menzionare la festa, lo facevo parlare facendogli credere che lo stessi ascoltando quando alla fine non era così.
Il 15 agosto andammo a una festa in spiaggia organizzata da un nostro amico e compagno di classe: le sue feste, soprattutto quella alla quale stavamo per partecipare, erano diventate leggenda tra i ragazzi della nostra scuola ed era rigorosamente necessario essere vestiti di bianco.
Eravamo lì da qualche ora quando arrivarono due ragazzi che non avevo mai visto prima, ma la cosa che mi sconvolgeva di più era che non riuscivo a togliere gli occhi di dosso a uno di loro.
Era alto circa un metro e ottanta, aveva i capelli castani e un corpo da favola, sicuramente faceva qualche sport.
Salutarono Diego, l’organizzatore della festa: sembrava che si conoscessero bene, anche se non capivo come poiché eravamo cresciuti insieme.
Manuel, vedendo la mia faccia, si portò davanti a me cercando di attirare la mia attenzione.
Si può sapere cosa stai guardando? Sto parlando con te!
Non sto guardando proprio niente. Di cosa stavi parlando?
Uffa, ora devo ricominciare da capo. Stavo pensando ai colori viola scuro e acqua marina, inoltre possiamo aggiungere dei brillantini per dare un po’ di luce… Cosa ne pensi?
Sai che hai carta bianca per la festa, perciò tutto ciò che decidi per me va bene.
Ok ho capito, ma sappi che non potrai controbattere nulla, ti farai andare bene qualsiasi cosa decida.
Va bene, accetterò ogni cosa lo giuro.
Diego si avvicinò a noi:
Non mi dire che la stai ancora assillando con la festa?
Lo guardai e tirai su gli occhi come per fargli capire che ci aveva preso in pieno.
Ma tu non hai niente da fare? Non sono affari tuoi: è la nostra festa!
Dai dacci un taglio. Stava solo giocando, non prendertela ogni volta.
Sì, è vero, è solo che Cloe non è di molto aiuto e dobbiamo fare ancora molte cose.
Scusa se te lo chiedo, ma chi erano quei due ragazzi che hai salutato poco fa?
Parli di Alex e Marco?
Non so come si chiamino, che razza di domande fai?
Sì, giusto, sono i figli di un amico di mio padre: si sono appena trasferiti e staranno in classe con noi.
Distolsi lo sguardo da loro e notai che uno dei ragazzi mi fissava: era Alex.
Presi subito Manuel per mano, non so perché a essere sincera, ma mi venne spontaneo.
Lui mi guardò e capì che c’era qualcosa che non andava: diresse lo sguardo nella mia stessa direzione e vide che uno di quei ragazzi ci fissava.
Tolse la mano dalla mia e mi mise un braccio sulle spalle, mi tirò a se portando la sua bocca vicino al mio orecchio dicendo.
Stai tranquilla: ci sono io con te, se vuole anche solo dirti ciao dovrà prima vedersela con me.
Mi diede un bacio sulla guancia e mi sorrise.
In quel momento il mio corpo e la mia mente si rilassarono e continuammo a goderci la serata.
Ero vicino al tavolo delle bevande quando Alex si avvicinò.
Ciao, io sono Alex
" E mi porse la mano.
Ciao, io sono Cloe.
Ricambiai il saluto.
È da molto che abiti qui?
Ci sono nata e cresciuta.
Ah ok, mi piace questo posto credo che mi ci troverò bene.
Mentre parlava non mi toglieva gli occhi di dosso.
In quell’istante, arrivò Manuel e mi abbracciò da dietro.
Amore tutto bene? Piacere io sono Manuel, il suo ragazzo
, disse, porgendogli la mano; lui contraccambiò.
Lo guardai con la coda dell’occhio, mi fece l’occhiolino come per dire di stare al gioco.
Quindi da quanto state insieme?
Direi da tutta la vita, inizialmente eravamo solo amici ma con il passare del tempo ci siamo innamorati.
Siete una bella coppia.
Grazie, ma ora devo portartela via che degli amici ci stanno aspettando. È stato un piacere conoscerti.
Il piacere è stato mio, buona continuazione.
E si allontanò.
Come ti è saltato in mente di dire che sei il mio ragazzo?
Gli dissi, girandomi arrabbiata.
È stata la prima cosa che mi è venuta in mente, ho visto che avevi un viso strano e mi sono preoccupato.
La rabbia svanì improvvisamente.
Come farei senza di te, sei il mio salvatore. Ti voglio bene.
Anch’io te ne voglio, ma la prossima volta se hai intenzione di rimorchiare uno sconosciuto avvisami prima.
Si mise a ridere e mi abbracciò.
Ora andiamo che ci stanno aspettando.
Mi afferrò la mano e ci dirigemmo verso un gruppo di ragazzi che erano seduti vicino a un enorme falò che avevano acceso.
Mi sedetti su un tronco, mentre lui si sedette sulla sabbia con la schiena appoggiata alle mie gambe: non capii il suo gesto, ma guardandomi intorno con disinvoltura vidi Alex parlare con suo fratello Marco e continuare a fissarci, mentre beveva la sua birra.
Distolsi lo sguardo e misi una mano sulla spalla di Manuel, poi lo guardai di nuovo e vidi che stava sorridendo come se avesse capito il nostro gioco, ma io feci finta di niente.
Passammo la serata a ridere, a giocare e a cantare.
Diego si avvicinò dicendo qualcosa a Manuel che si alzò insieme ad altri ragazzi:
Torniamo subito.
E si allontanarono in direzione del parcheggio.
Rimasi sola con altre due ragazze che guardavano i loro profili social sui cellulari, quando da dietro comparve Alex.
Ti va di fare una passeggiata con me?
Mi girai spaventata, non mi ero resa conto che si stava avvicinando alle mie spalle.
Scusa, non volevo spaventarti, mi dispiace. Volevo solo sapere se ti andasse di fare una passeggiata con me: ho voglia di camminare ma ho paura di perdermi, con te starei più tranquillo.
Aveva uno sguardo così dolce ed innocente, mi sembrava sincero.
Sì, certo, ma non possiamo stare via troppo altrimenti Manuel si potrebbe preoccupare.
Va bene, tranquilla.
Mi alzai, mi tolsi la sabbia dai pantaloni e mi avvicinai a lui.
Iniziammo a camminare sul bagnasciuga, per allentare la tensione iniziai a giocare con i piedi nell’acqua ma sentivo che mi stava fissando.
Allora, dimmi, Alex, da dove venite?
Veniamo da Asheville, una piccola cittadina tra le montagne, mio padre ha vinto un concorso per un posto qui in ospedale così ci siamo dovuti trasferire.
E come fai a conoscere Diego?
La sua famiglia affitta ogni anno il nostro appartamento per le vacanze invernali, inoltre i nostri padri hanno lavorato insieme in ospedale per diverse consulenze.
Lo guardai sbigottita, non pensavo che mi potesse raccontare così tanto di lui.
Scusa, spero di non averti annoiato.
No, no, tranquillo è solo che non mi aspettavo che ti aprissi così.
È solo che da quando ti ho visto prima mi sono sentito come se già ti conoscessi e mi è venuto naturale confidarmi con te. Spero non ti dispiaccia!
No, anzi: ne sono contenta! Possiamo dire che hai una nuova amica allora
, gli dissi sorridendo.
Quindi tu e Manuel state insieme veramente?
Sapevo che dal suo sguardo c’era qualcosa sotto e che la passeggiata era solo una scusa.
Perché ti interessa?
Non è niente, sono solo curioso. Dal suo comportamento di prima si vede che tiene molto a te.
Beh, sì, siamo molto legati, ci sosteniamo sempre l’un l’atro, non saprei come fare senza di lui.
Non hai paura che il vostro amore possa finire e, così facendo creare problemi alla vostra amicizia?
No, è impossibile: ci siamo fatti un giuramento eterno, saremo amici per sempre qualsiasi cosa succeda!
Vuol dire che siete veramente molto legati; speravo di poter avere una possibilità con te, ma a quanto pare rimarrà solo un sogno.
Mi fermai e mi girai a guardarlo.
Scusa, non ho capito. Cosa hai detto?
Si portò davanti a me e mi guardò fisso negli occhi.
Cloe, hai capito benissimo, ma te lo ripeterò di nuovo. Mi sei piaciuta dal primo memento che ti ho vista e vorrei avere una possibilità con te. Non mi interessa se sei veramente fidanzata con lui o no, non ho intenzione di arrendermi. Posso aspettarti in eterno.
Mentre parlava, cercavo di indietreggiare senza farglielo notare per mettere una certa distanza, ma appena finì di parlare mi prese per un bacio e mi tirò a sé.
Mi mise una mano tra i capelli e disse:
Sei veramente bella!
Mi baciò.
Cercai di divincolarmi ma le sue labbra erano così morbide e calde che alla fine mi arresi.
Ci allontanammo e con dolcezza mi spostò i capelli dietro l’orecchio continuando a guardarmi negli occhi.
Credo che sia il momento di tornare dagli altri, Manuel mi starà sicuramente cercando.
Mi diressi a passo veloce nella direzione del falò.
Vidi Manuel guardarsi intorno: appena mi vide mi corse incontro ma si fermò non appena vide Alex a qualche metro da me.
Appena riuscì a vedere chiaramente il mio volto, capì che era successo qualcosa che mi aveva sconvolto; riprese a camminare, ma questa volta mi sorpassò e si avvicinò ad Alex prendendolo per la maglietta.
Cosa le hai fatto?
Alex lo guardava impassibile, come se per lui non fosse successo nulla. Vidi Diego passarmi accanto, dirigendosi verso di loro per separarli.
Manuel era talmente arrabbiato che sul collo gli si vedevano le vene pulsare.
Se ti vedo di nuovo vicino a lei sei un uomo morto!
Gli diede le spalle e tornò verso di me, mi abbracciò talmente forte da lasciarmi quasi senza fiato.
Per il momento non ti chiederò nulla, ma appena saremo soli dovrai dirmi cosa ti ha fatto.
Ora ho solo bisogno di rimanere così per un po’, perciò non muoverti.
Ok, amore, tranquilla: non mi muovo
Dove sei andato con Diego?
Siamo andati a prendere altre birre e delle coperte in macchina. Appena siamo tornati ai falò e non c’eri, mi sono preoccupato: stavo venendo a cercarti quando ti ho visto arrivare con Alex dietro di te. Vedendo la tua espressione, il cervello mi è andato in tilt: non gli permetterò mai più di avvicinarsi a te, lo giuro.
Non riuscivo più a tenermi dentro ciò che era appena successo.
Mi ha baciata.
Mi prese per le spalle e mi scostò: senza neanche rendermene conto stavo piangendo. Sapeva che non avevo ancora mai baciato nessuno e che il mio primo bacio era destinato ad una persona che per me era importante, ma non mi immaginavo che la mia confessione lo avrebbe portato a fare ciò che avrebbe fatto.
Tolse le mani dalle mie spalle, si incamminò di nuovo verso di lui e come arrivò alla sua portata gli diede un pugno in faccia, facendolo cadere a terra.
Diego rimase immobile senza riuscire a capire cosa stesse succedendo.
Se provi di nuovo ad avvicinarti a lei e a baciarla giuro su Dio che ti uccido. Sono stato chiaro?
Non gli diede neanche il tempo di rispondere; tornò di nuovo verso di me, trascinandomi via.
Noi ce ne andiamo!
Diego portava il suo sguardo da noi ad Alex come se stesse assistendo ad una partita tennis.
Ci incamminammo verso casa nell’afa della sera, io cercavo di smettere di piangere e di singhiozzare, Manuel invece cercava di calmarsi per non tornare indietro a ucciderlo.
Anche se era omosessuale, non dava quell’impressione; anzi, quando lo diceva, non gli credeva mai nessuno, secondo molti era solo uno scusa.
Era alto un metro e novanta,, moro, con gli occhi verdi ed un fisico mozzafiato, inoltre era il capitano della squadra di football della scuola.
Era l’uomo perfetto, in tutto e per tutto: chiunque avesse scelto sarebbe stato fortunato, proprio come me.
Una volta arrivati a casa, pensavo che mi salutasse, invece rimase lì, immobile.
Dove credi di andare? Dormo da te questa sera, che ti piaccia o no.
Lo guardai sorridendo,