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Oltre il silenzio: Riflessioni sul Diario di Anna Frank
Oltre il silenzio: Riflessioni sul Diario di Anna Frank
Oltre il silenzio: Riflessioni sul Diario di Anna Frank
E-book694 pagine8 ore

Oltre il silenzio: Riflessioni sul Diario di Anna Frank

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Info su questo ebook

La storia di Anna Frank è una di quelle che non possono essere dimenticate, una testimonianza straziante del potere della scrittura e della forza dell'umanità anche nei momenti più bui. Nel cuore di questa storia c'è un diario, un prezioso resoconto delle esperienze e delle emozioni di una giovane ragazza durante uno dei periodi più oscuri della storia umana: l'Olocausto. Il diario di Anna Frank è diventato un simbolo di speranza, coraggio e resistenza. Attraverso le sue pagine, Anna ci permette di affacciarci sulla sua vita quotidiana, sulle sue speranze, i suoi sogni, ma anche sulle sue paure più profonde. Ci invita a entrare nella sua stanza segreta per condividere con lei i momenti di gioia, i conflitti familiari, le riflessioni sulla vita e la consapevolezza sempre crescente delle atrocità che si consumavano al di fuori delle mura sicure del suo nascondiglio. Il diario di Anna Frank è un'autentica finestra sul passato. Attraverso la sua scrittura, siamo testimoni dei dettagli della vita quotidiana durante l'occupazione nazista. Le sue parole ci trasportano in un periodo in cui l'incertezza e la paura erano onnipresenti, eppure Anna riesce a trovare una piccola luce nel mezzo dell'oscurità. Le pagine del suo diario sono piene di pensieri e riflessioni che spaziano dalla sua frustrazione per la mancanza di libertà, al suo amore per la lettura e la scrittura, alla sua speranza per un futuro migliore. Ma il diario di Anna Frank è molto più di una semplice narrazione delle sue esperienze personali. È un documento storico che ci ricorda la tragedia dell'Olocausto e l'orrore della persecuzione degli ebrei.
Attraverso le parole di Anna, vediamo il volto umano di una delle tante vittime innocenti di quel terribile periodo della storia. Le sue parole sono un grido contro l'ingiustizia, una testimonianza che non possiamo ignorare. Tuttavia, ciò che rende il diario di Anna Frank ancora più straordinario è la sua voce unica e autentica. Nonostante le circostanze disperate in cui si trovava, Anna si aggrappava alla speranza e alla sua capacità di sognare. Le sue parole risuonano con una sincerità e una maturità sorprendenti per una ragazza così giovane. La sua forza interiore e il suo desiderio di vivere sono palpabili in ogni pagina. Anna Frank ci ricorda anche l'importanza della memoria. Attraverso le sue parole, continuiamo a sentire la sua voce e a imparare dalla sua storia. Il suo messaggio di amore, tolleranza e compassione continua a risuonare in tutto il mondo, e il suo diario ci spinge a riflettere sulle nostre azioni e sul modo in cui trattiamo gli altri. In questo libro ci immergiamo ancora di più nell'intensità del diario di Anna.
Attraverso il commento di Fra Giovanni che condivide con noi le sue riflessioni sulla storia di Anna, speriamo di aggiungere un nuovo strato di comprensione e sensibilità a questa straordinaria testimonianza. Preparatevi a intraprendere un viaggio emozionante, a immergervi nelle parole toccanti di Anna Frank e a scoprire nuove prospettive sul suo diario.
Lasciate che la voce di Anna risuoni ancora una volta e che la sua storia continui a vivere nel cuore di ognuno di noi.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mag 2023
ISBN9791222409474
Oltre il silenzio: Riflessioni sul Diario di Anna Frank

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    Anteprima del libro

    Oltre il silenzio - Fra Giovanni Maria M.

    Presentazione del Libro

    Carissimi lettori, scriviamo questa breve presentazione di un libro molto speciale, intitolato Oltre il Silenzio. Questo libro rappresenta un'opera che vi offre una prospettiva nuova e affascinante sulla famosa adolescente ebrea, Anna Frank, e sul suo famoso diario. Come molti di voi sapranno, il diario di Anna Frank è uno dei documenti più toccanti e significativi che ci sia pervenuto dall'Olocausto. Scritto durante il periodo in cui Anna e la sua famiglia si nascondevano dai nazisti ad Amsterdam, il diario cattura le sfide, le speranze e le paure di una giovane ragazza che cercava di trovare senso e normalità in un mondo completamente sconvolto. Ma cosa rende questo libro così speciale?

    Questo libro ci offre un'interpretazione unica del diario di Anna Frank da parte Fra Giovanni, che ha dedicato molto tempo all'approfondimento del Diario di Anna Frank. Fra Giovanni si pone come un compagno di viaggio nel Diario di Anna attraverso i suoi commenti. Egli ci guida in un viaggio intimo nel cuore e nella mente di Anna Frank, svelando ulteriori strati di significato e fornendo una vera e profonda riflessione sulla natura umana, la sofferenza, il perdono e la speranza. Questo libro rappresenta una fusione unica di realtà e immaginazione. Il commento di Fra Giovanni arricchisce il nostro modo di comprendere e interpretare il diario di Anna Frank. Ci invita a riflettere su temi universali come l'amore, la tolleranza e la resistenza di fronte all'oppressione. L'autore di questo straordinario libro ha fatto un lavoro meticoloso nel mantenere intatta l'autenticità e l'integrità del diario di Anna Frank. Le parole di Anna rimangono al centro dell'attenzione, ma grazie ai commenti di Fra Giovanni, acquisiscono una nuova profondità e significato. Questo libro ci sfida ad andare oltre le semplici parole scritte sulle pagine di un diario e ci spinge a porci domande importanti sulla nostra stessa umanità e sulla società in cui viviamo. Spero che questo breve excursus vi abbia incuriosito e stimolato l'interesse per questo libro unico nel suo genere. Siamo sicuri che questo libro sarà per tutti voi una lettura che non mancherà di toccarvi il cuore e lasciare un'impronta duratura nella vostra mente.

    Introduzione al Diario di Anna Frank

    La storia di Anna Frank è una di quelle che non possono essere dimenticate, una testimonianza straziante del potere della scrittura e della forza dell'umanità anche nei momenti più bui. Nel cuore di questa storia c'è un diario, un prezioso resoconto delle esperienze e delle emozioni di una giovane ragazza durante uno dei periodi più oscuri della storia umana: l'Olocausto. Il diario di Anna Frank è diventato un simbolo di speranza, coraggio e resistenza. Attraverso le sue pagine, Anna ci permette di affacciarci sulla sua vita quotidiana, sulle sue speranze, i suoi sogni, ma anche sulle sue paure più profonde. Ci invita a entrare nella sua stanza segreta per condividere con lei i momenti di gioia, i conflitti familiari, le riflessioni sulla vita e la consapevolezza sempre crescente delle atrocità che si consumavano al di fuori delle mura sicure del suo nascondiglio. Il diario di Anna Frank è un'autentica finestra sul passato. Attraverso la sua scrittura, siamo testimoni dei dettagli della vita quotidiana durante l'occupazione nazista. Le sue parole ci trasportano in un periodo in cui l'incertezza e la paura erano onnipresenti, eppure Anna riesce a trovare una piccola luce nel mezzo dell'oscurità. Le pagine del suo diario sono piene di pensieri e riflessioni che spaziano dalla sua frustrazione per la mancanza di libertà, al suo amore per la lettura e la scrittura, alla sua speranza per un futuro migliore. Ma il diario di Anna Frank è molto più di una semplice narrazione delle sue esperienze personali. È un documento storico che ci ricorda la tragedia dell'Olocausto e l'orrore della persecuzione degli ebrei.

    Attraverso le parole di Anna, vediamo il volto umano di una delle tante vittime innocenti di quel terribile periodo della storia. Le sue parole sono un grido contro l'ingiustizia, una testimonianza che non possiamo ignorare. Tuttavia, ciò che rende il diario di Anna Frank ancora più straordinario è la sua voce unica e autentica. Nonostante le circostanze disperate in cui si trovava, Anna si aggrappava alla speranza e alla sua capacità di sognare. Le sue parole risuonano con una sincerità e una maturità sorprendenti per una ragazza così giovane. La sua forza interiore e il suo desiderio di vivere sono palpabili in ogni pagina. Anna Frank ci ricorda anche l'importanza della memoria. Attraverso le sue parole, continuiamo a sentire la sua voce e a imparare dalla sua storia. Il suo messaggio di amore, tolleranza e compassione continua a risuonare in tutto il mondo, e il suo diario ci spinge a riflettere sulle nostre azioni e sul modo in cui trattiamo gli altri. In questo libro ci immergiamo ancora di più nell'intensità del diario di Anna.

    Attraverso il commento di Fra Giovanni che condivide con noi le sue riflessioni sulla storia di Anna, speriamo di aggiungere un nuovo strato di comprensione e sensibilità a questa straordinaria testimonianza. Preparatevi a intraprendere un viaggio emozionante, a immergervi nelle parole toccanti di Anna Frank e a scoprire nuove prospettive sul suo diario.

    Lasciate che la voce di Anna risuoni ancora una volta e che la sua storia continui a vivere nel cuore di ognuno di noi.

    Chi era Anna Frank?

    Anna Frank è stata una giovane ragazza ebrea nata ad Francoforte sul Meno, in Germania, il 12 giugno 1929. È diventata famosa in tutto il mondo grazie al suo diario, in cui ha documentato la sua esperienza di vita durante l'occupazione nazista dei Paesi Bassi durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1933, la famiglia Frank si trasferì ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, per sfuggire alla persecuzione degli ebrei in Germania. Anna aveva solo quattro anni quando suo padre, Otto Frank, decise di portare la famiglia in un luogo più sicuro. Tuttavia, nonostante gli sforzi per sfuggire alla minaccia nazista, nel 1940 i Paesi Bassi furono occupati dalle truppe tedesche. La famiglia Frank, insieme ad altre quattro persone ebree, si nascose in un'ala segreta dell'edificio di Prinsengracht ad Amsterdam, noto come l'Annesso segreto.

    Durante i due anni di clandestinità, Anna scrisse nel suo diario, a cui diede il nome di Kitty. Attraverso le pagine del diario, Anna documentò le sue esperienze quotidiane, i conflitti familiari, i sentimenti di isolamento, le sue speranze per il futuro e le sue riflessioni sul mondo esterno. Le sue parole rivelano una ragazza intelligente, curiosa e dotata di un grande talento per la scrittura. Purtroppo, nel 1944, l'Annesso segreto fu scoperto e tutti i suoi occupanti furono arrestati dalle forze di occupazione naziste. Anna, insieme alla sua famiglia, fu deportata nei campi di concentramento. Anna morì nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, in Germania, nel marzo 1945, all'età di soli quindici anni, a causa delle terribili condizioni di vita e delle malattie diffuse nel campo. Dopo la guerra, il padre di Anna, Otto Frank, fu l'unico membro della famiglia ad essere sopravvissuto al terribile orrore nazista.

    Tornato ad Amsterdam, scoprì il diario di Anna e decise di pubblicarlo. Il diario di Anna Frank, intitolato Il Diario di Anna Frank, è diventato uno dei libri più letti e influenti al mondo, tradotto in numerose lingue e adattato per il cinema e il teatro. Anna Frank è diventata un simbolo universale della vittima innocente dell'Olocausto e della forza della speranza e della resilienza umana. La sua voce, attraverso il suo diario, continua a ispirare e ad educare le generazioni successive, promuovendo la comprensione, la tolleranza e la lotta contro l'ingiustizia.

    Diario, 12 giugno 1942

    Spero che ti potrò confidare tutto, come non ho mai potuto fare con nessuno, e spero che sarai per me un gran sostegno.

    ANNA FRANK, 12 giugno 1942

    Un legame di fiducia

    Il 12 giugno 1942, Anna Frank, una giovane adolescente di tredici anni, scrisse queste parole nel suo diario. Esprimendo i suoi desideri più profondi, Anna aprì il suo cuore a Kitty, l'amica immaginaria a cui si rivolgeva nel diario. In questo semplice frammento di scrittura, emergono una profonda solitudine e un forte bisogno di connessione umana.

    Anna Frank aveva sempre desiderato avere qualcuno a cui confidarsi, qualcuno che potesse comprendere i suoi pensieri più intimi e le sue emozioni. Nella clandestinità dell'Annesso segreto, dove lei e la sua famiglia si nascondevano dai nazisti, Anna trovò in Kitty una confidente silenziosa. Attraverso il suo diario, Anna si liberò delle sue paure, delle sue speranze e dei suoi dubbi, creando un legame di fiducia profondo e duraturo.

    Le parole di Anna esprimono un profondo bisogno di affetto e sostegno.

    Nella sua situazione isolata, circondata dalla costante minaccia della persecuzione nazista, Anna trovò nella scrittura un modo per esprimere se stessa senza restrizioni. Sperava che Kitty potesse essere quella presenza costante nella sua vita, un'ascoltatrice empatica che non l'avrebbe mai giudicata.

    Queste parole mostrano anche la sua fiducia in Kitty come confidente.

    Nonostante fosse solo un personaggio da lei inventato, Anna investì in lei una grande speranza e aspettativa di trovare conforto e comprensione. Questa fiducia dimostra la profonda determinazione di Anna di non essere sola nel suo percorso e la sua volontà di cercare un sostegno emotivo, nonostante le circostanze avverse. Il legame che Anna costruì nel tempo con Kitty attraverso il suo diario non solo le permise di esprimersi appieno, ma rappresentò anche una sorta di connessione con il mondo esterno. In quel nascondiglio angusto, Anna trovò nella scrittura un modo per sfuggire alla realtà oppressiva e per mantenere viva la sua identità e la sua umanità. Oggi, queste semplici parole di Anna ci colpiscono profondamente. Ci ricordano l'importanza di avere qualcuno a cui confidarsi, di trovare un sostegno nelle difficoltà e di cercare un senso di appartenenza. Ci ricordano che, anche in momenti di grande solitudine, la scrittura può essere una forma di terapia, un mezzo per trovare voce e comprensione. Nel suo messaggio, Anna Frank ci invita a essere aperti e compassionevoli verso gli altri, a offrire sostegno e ascolto senza giudizio. Ci ricorda che, anche nelle situazioni più disperate, il potere della fiducia e della connessione umana può trasformarci. Attraverso le parole di Anna Frank, continuiamo a sentire la sua voce e a imparare dalla sua storia. La sua determinazione a condividere tutto e a cercare un sostegno rimane un esempio straordinario di resilienza e di speranza.

    Diario, Domenica 14 giugno 1942

    Venerdì 12 giugno ero già sveglia alle sei: si capisce, era il mio compleanno! Ma alle sei non mi era consentito d'alzarmi, e così dovetti frenare la mia curiosità fino alle sei e tre quarti.

    Allora non potei più tenermi e andai in camera da pranzo, dove Moortje, il gatto, mi diede il benvenuto strusciandomi addosso la testolina. Subito dopo le sette andai da papà e mamma e poi nel salotto per spacchettare i miei regalucci.

    Il primo che mi apparve fosti tu, forse uno dei più belli fra i miei doni. Poi un mazzo di rose, una piantina, due rami di peonie: ecco i figli di Flora che stavano sulla mia tavola quella mattina; altri ancora ne giunsero durante il giorno. Da papà e mamma ebbi ina quantità di cose, e anche i nostri numerosi conoscenti mi hanno veramente viziata.

    Fra l'altro ricevetti un gioco di società, molte ghiottonerie, cioccolata, un puzzle, una spilla, la Camera Obscura di Hildebrand, le Leggende Olandesi di Joseph Cohen, le Vacanze di Montagna di Daisy, un libro straordinario, e un po' di denaro, così che mi potrò comperare i Miti di Grecia e di Roma". Che bellezza!

    Poi Lies venne a prendermi e andammo a scuola. Nell'intervallo offrii dei biscottini ai professori e ai compagni e poi ci rimettemmo al lavoro. Ora devo smettere di scrivere. Diario mio, ti trovo tanto bello!

    Un compleanno da ricordare

    La domenica, 14 giugno 1942, Anna Frank condivide con il suo diario i dettagli del suo compleanno.

    Riesce a creare un'atmosfera vivace, permeata di gioia e gratitudine, nonostante le circostanze avverse che la circondano. Anna descrive l'eccitazione che ha provato la mattina del suo compleanno, anticipando l'attesa fino alle sei e tre quarti, quando finalmente può andare a fare colazione. Il suo gatto Moortje le fa visita, dando inizio alla giornata con una nota affettuosa. I regali che riceve sono un motivo di gioia e gratitudine. Oltre a considerare il diario stesso come uno dei doni più belli, Anna elenca i vari regali che ha ricevuto, dalla piantina alle rose, ai libri e alle dolcezze. È evidente che l'affetto delle persone intorno a lei si manifesta attraverso questi doni, e Anna apprezza ogni singolo gesto di generosità.

    Il suo compleanno è un momento in cui Anna si sente amata e viziata. La sua famiglia e i suoi conoscenti dimostrano affetto e pensiero nei suoi confronti, riempiendo la sua giornata di gesti affettuosi. Anna si sente speciale e grata per tutto l'amore che riceve. Nonostante il festeggiamento, Anna non dimentica i suoi doveri di studentessa. Va a scuola con la sua amica Lies e, durante l'intervallo, offre biscotti ai professori e ai compagni di classe. Nonostante la situazione difficile in cui si trova, Anna trova il modo di condividere la sua gioia con gli altri e di rendere il giorno speciale per tutti. Nel concludere il suo racconto del compleanno, Anna esprime il suo apprezzamento per il diario stesso. Considera il diario come un amico fidato, qualcosa di bello che le permette di riflettere e di condividere le sue emozioni. La sua gratitudine per la possibilità di tenere un diario e di esprimersi liberamente traspare in queste parole finali. Questo capitolo del diario di Anna Frank ci mostra una ragazzina che, nonostante le difficoltà e l'oppressione che la circondano, riesce a trovare gioia nelle piccole cose e a mantenere la sua spensieratezza.

    La sua capacità di apprezzare l'amore e il sostegno che riceve dai suoi cari e di condividere la sua felicità con gli altri è un esempio di resilienza e di forza interiore. Attraverso le parole di Anna, possiamo vedere la sua determinazione a trovare la bellezza e la gratitudine anche nei momenti più bui. Il suo compleanno diventa un simbolo di speranza e di umanità, un momento in cui la gioia e l'affetto trionfano sulla tristezza e sulla paura.

    Diario, Lunedì 15 giugno 1942

    Nel pomeriggio di domenica ho festeggiato il mio compleanno. Fu proiettato un film, Il guardiano del faro, con Rin-tin-tin, che è piaciuto molto ai miei compagni di scuola. Ci divertimmo molto e ci trovammo perfettamente affiatati.

    C'era una quantità di ragazzi e ragazze. Mamma vuol sempre sapere chi sposerò. Non sospetta nemmeno che sia Peter Wessel, perché una volta con una gran faccia tosta sono riuscita a furia di chiacchiere a toglierle quell'idea dalla testa.

    Lies Goosens e Sanne Houtman sono state per anni le mie migliori amiche. Poi ho conosciuto Jopie de Waal al Liceo ebraico. Ora è lei la mia migliore amica, e stiamo molto insieme. Lies è più legata con un'altra ragazza e Sanne è passata in un'altra scuola, dove ha fatto nuove amicizie.

    Amicizia in evoluzione

    Nel suo diario del lunedì, 15 giugno 1942, Anna Frank ci offre uno sguardo intimo sulle dinamiche delle sue amicizie. Ci parla dell'esperienza del suo compleanno, della sua cerchia di amici e delle persone che sono state importanti nella sua vita. La festa di compleanno di Anna è stata un'occasione speciale in cui ha potuto trascorrere del tempo con i suoi compagni di scuola. La proiezione del film Il guardiano del faro con Rin-tin-tin ha divertito tutti e ha contribuito a creare un'atmosfera di allegria e affiatamento. Anna descrive la complicità che si è instaurata tra i suoi amici, un momento di condivisione e di legami che si rafforzano. Anna fa un breve cenno alle aspettative di sua madre riguardo al suo futuro matrimonio, ma scherza sul fatto che non sospetta che il suo cuore sia già rivolto verso Peter Wessel. È interessante notare come Anna, pur nella sua giovane età, riesca a mantenere segreti i suoi veri sentimenti e a destreggiarsi abilmente nelle conversazioni con la madre per preservare la sua privacy. La cerchia delle sue amiche è in continuo cambiamento. Anna ci racconta delle sue vecchie migliori amiche, Lies Goosens e Sanne Houtman, con cui ha condiviso anni di amicizia, ma che ora hanno preso strade diverse. Le nuove esperienze e l'incontro con Jopie de Waal al Liceo ebraico hanno portato a un cambiamento nella sua cerchia più intima, e ora Jopie è diventata la sua migliore amica. È una testimonianza del fatto che le amicizie si evolvono nel corso del tempo e che le persone che consideriamo più vicine possono cambiare. Questo capitolo ci mostra come l'amicizia sia un elemento importante nella vita di Anna Frank. Le amicizie sono fonte di supporto emotivo e di compagnia durante i momenti difficili che sta affrontando. La capacità di Anna di adattarsi ai cambiamenti e di accogliere nuove amicizie ci rivela la sua grande apertura mentale e la sua predisposizione a connettersi con gli altri. L'amicizia, per Anna, diventa un modo per sfuggire temporaneamente alla realtà opprimente dell'Annesso segreto e per trovare conforto nell'affetto e nella condivisione con gli altri. Pur trovandosi in una situazione difficile, Anna mostra una volontà costante di nutrire i suoi rapporti con gli amici, di costruire nuove connessioni e di mantenere una rete di sostegno intorno a sé.

    Anna Frank ci insegna l'importanza di avere persone a cui affidarci, di coltivare legami significativi e di adattarci ai cambiamenti che la vita ci presenta. Le sue parole ci invitano a riflettere sulla natura dinamica delle amicizie e sulla loro importanza nel plasmare la nostra esperienza di vita.

    Diario, Sabato 20 giugno 1942

    Per alcuni giorni non ho scritto nulla, perché prima ho voluto riflettere un poco su questa idea del diario. Per una come me, scrivere un diario fa un curioso effetto. Non soltanto perché non ho mai scritto, ma perché mi sembra che più tardi né io né altri potremo trovare interessanti gli sfoghi di una scolaretta di tredici anni. Però, a dire il vero, non è di questo che si tratta; a me piace scrivere e soprattutto aprire il mio cuore su ogni sorta di cose, a fondo e completamente.

    La carta è più paziente degli uomini; rimuginavo entro di me questa massima in una delle mie giornate un po' melanconiche mentre sedevo annoiata colla testa fra le mani, incerta se uscire o restare in casa, e finivo col rimanermene nello stesso posto a fantasticare. Proprio così, la carta è paziente, e siccome non ho affatto intenzione di far poi leggere ad altri questo quaderno rilegato di cartone che porta il pomposo nome di diario, salvo il caso che mi capiti un giorno di trovare un amico o un'amica che siano veramente l'amico o l'amica, così la faccenda non riguarda che me. Eccomi al punto da cui ha preso origine quest'idea del diario: io non ho un'amica.

    Per essere più chiara debbo aggiungere una spiegazione, giacché nessuno potrebbe credere che una ragazza di tredici anni sia sola al mondo. Neppur questo è vero: ho dei cari genitori e una sorella di sedici anni; conosco, tutto sommato, una trentina di ragazze di alcune delle quali potreste dire che sono mie amiche, ho un corteo di adoratori che mi guardano negli occhi e, se non possono fare altrimenti, in classe cercano di afferrare la mia immagine servendosi di uno specchietto tascabile. Ho dei parenti, care zie e cari zii, un buon ambiente familiare; no, apparentemente non mi manca nulla, salvo l'amica. Con nessuno dei miei conoscenti posso far altro che chiacchiere, né parlar d'altro che dei piccoli fatti quotidiani. Non c'è modo di diventare più intimi, ecco il punto. Forse questa mancanza di confidenza è colpa mia; comunque è una realtà, ed è un peccato non poterci far nulla. Perciò questo diario. Allo scopo di dar maggior rilievo nella mia fantasia all'idea di un'amica lungamente attesa, non mi limiterò a scrivere i fatti nel diario, come farebbe qualunque altro, ma farò del diario l'amica, e l'amica si chiamerà Kitty. Perché la finzione del mio racconto a Kitty non sembri troppo spinta e grossolana, bisogna che prima racconti brevemente la storia della mia vita, sebbene a malincuore.

    Mio padre aveva trentasei anni quando sposò mia madre che ne aveva venticinque. Mia sorella Margot nacque nel 1926 a Francoforte sul Meno; venni poi io il 12 giugno 1929, e siccome siamo ebrei puri, nel 1933 emigrammo in Olanda, dove mio padre fu assunto come direttore della Travies N. V. Questa è in stretta relazione con la ditta Kolen E C., che ha sede nello stesso edificio, e di cui papà è socio.

    La nostra vita trascorse in un'inevitabile ansia, perché la parte della famiglia rimasta in Germania non fu risparmiata dalle leggi antisemitiche di Hitler. Nel 1938, dopo i pogrom, fuggirono i miei due zii, fratelli di mia madre, che si posero in salvo negli Stati Uniti. La mia vecchia nonna venne da noi: aveva allora settantatre anni. I bei tempi finirono nel maggio 1940; prima la guerra, la capitolazione, l'invasione tedesca, poi cominciarono le sventure per noi ebrei. Le leggi antisemitiche si susseguivano l'una all'altra. Gli ebrei debbono portare la stella giudaica. Gli ebrei debbono consegnare le biciclette. Gli ebrei non possono salire in tram, gli ebrei non possono più andare in auto. Gli ebrei non possono fare acquisti che fra le tre e le cinque, e soltanto dove sta scritto bottega ebraica. Gli ebrei dopo le otto di sera non possono essere per strada, né trattenersi nel loro giardino o in quello di conoscenti. Gli ebrei non possono andare a teatro, al cinema o in altri luoghi di divertimento, gli ebrei non possono praticare sport all'aperto, ossia non possono frequentare piscine, campi di tennis o di hockey eccetera. Gli ebrei non possono nemmeno andare a casa di cristiani. Gli ebrei debbono studiare soltanto nelle scuole ebraiche. E una quantità ancora di limitazioni del genere.

    Così trascorreva la nostra piccola vita, e questo non si poteva e quello non si poteva. Jopie è sempre contro di me:

    «Non posso far niente con te, perché ho paura che non sia permesso». La nostra libertà è dunque assai ridotta, ma si può ancora resistere.

    La nonna morì nel gennaio 1942: nessuno sa quanto io pensi a lei e quanto ancora le voglia bene.

    Fin dal 1934 ero entrata nel giardino d'infanzia della scuola Montessori, e ho poi continuato nello stesso istituto. Nella Sesta B ebbi come insegnante la direttrice, la signora K.: alla fine dell'anno, nel separarci, eravamo molto commosse e piangevamo tutt'e due. Nel 1941 mia sorella Margot e io fummo trasferite al Liceo ebraico, lei in quarta e io in prima.

    Finora a noi quattro è andata discretamente bene. Ed eccomi giunta alla data d'oggi.

    La nascita di Kitty e la storia della mia vita

    Nel diario di sabato, 20 giugno 1942, Anna Frank riflette sul motivo per cui ha iniziato a scrivere e introduce l'idea di un'amica immaginaria chiamata Kitty. Anna confessa di sentirsi sola nonostante la presenza della sua famiglia e degli altri conoscenti e descrive la mancanza di intimità e confidenza nelle sue relazioni. La situazione politica e le leggi antisemitiche imposte dai nazisti iniziano a prendere piede nella vita di Anna e della sua famiglia.

    Dall'inizio della loro emigrazione in Olanda nel 1933, hanno vissuto con l'ansia costante e l'inevitabile paura delle conseguenze dell'antisemitismo. Anna elenca una serie di restrizioni che gli ebrei devono affrontare, dalla stella di David che devono indossare a divieti di accesso a luoghi pubblici, limitazioni agli acquisti e restrizioni all'attività sportiva. La loro libertà è sempre più limitata, ma Anna mantiene un senso di resistenza, nonostante tutto. Nel mezzo di queste difficoltà, la nonna di Anna muore nel gennaio 1942, lasciando un vuoto nel cuore della giovane ragazza. Anna esprime il suo amore per la nonna e la frequenza con cui pensa a lei. La nonna rappresenta un legame con il passato e con la famiglia che è stato strappato via a causa delle circostanze storiche. Anna ci conduce poi attraverso la sua esperienza scolastica, dall'infanzia alla scuola Montessori fino al Liceo ebraico. Racconta con nostalgia il legame speciale che ha avuto con la sua insegnante, la direttrice signora K., e la tristezza nel separarsi alla fine dell'anno scolastico. Questo capitolo del diario di Anna Frank ci offre una panoramica della storia della sua vita fino ad oggi. Ci presenta le difficoltà che la sua famiglia e la comunità ebraica stanno affrontando a causa dell'occupazione nazista, ma allo stesso tempo rivela la determinazione di Anna nel trovare un modo per resistere e preservare la sua libertà interiore. L'introduzione di Kitty come amica immaginaria rappresenta un modo per Anna di sfogarsi e condividere le sue esperienze più profonde. Il diario diventa un confidente sicuro, un luogo in cui può aprire il suo cuore completamente senza timore di giudizio o persecuzione. Kitty diventa un mezzo per dare vita alle sue emozioni e ai suoi pensieri, creando un'illusione di intimità e comprensione.

    Attraverso la creazione di Kitty, Anna trova un modo per affrontare la solitudine e per esprimere se stessa senza restrizioni. La scrittura diventa una forma di libertà personale, un modo per affrontare le difficoltà esterne e trovare conforto nel processo di esplorazione interiore. Questo capitolo ci offre uno sguardo approfondito sulla giovane mente di Anna Frank, rivelando la sua determinazione nel trovare un senso di significato e connessione in un mondo turbolento. Le sue parole rimangono un potente testimone della resilienza umana e della ricerca di speranza anche nelle circostanze più oscure.

    Diario, Sabato 20 giugno 1942

    Cara Kitty,

    comincio col dirti che c'è qui una calma deliziosa: papà e mamma sono fuori e Margot con la sua combriccola è andata a giocare a ping-pong da un'amica. Anch'io, da qualche tempo, giuoco molto a ping-pong. Siccome a noi ping-ponghisti, soprattutto d'estate, piacciono molto i gelati, e il ping-pong fa venir caldo, il gioco finisce quasi sempre con una spedizione dal più prossimo gelataio aperto agli ebrei, cioè da Delphi o da Oase. E' un pezzo che non abbiamo più bisogno di tirar fuori di tasca il portamonete o i soldi: Oase è di solito tanto affollato che nella estesa cerchia dei nostri conoscenti si trova sempre qualche signore generoso, o qualche adoratore, pronto a offrirci più gelati di quanti possiamo sorbirne in una settimana. Penso che sarai un po' stupita a sentirmi parlare di adoratori, giovane come sono. Ahimè, è un guaio che da noi a scuola sembra inevitabile. Se un ragazzo mi chiede di accompagnarmi a casa in bicicletta e poi attacca discorso, posso esser certa che costui, nove volte su dieci, ha la brutta abitudine di prender fuoco, e non mi toglierà più gli occhi di dosso. Dopo un po' di tempo la cotta sbollisce, soprattutto perché io non so che farmene di sguardi infuocati e pedalo via allegramente. Talvolta, quando la faccenda diventa un po' troppo spinta, e si comincia a parlare di chiedere a papà o di simili sciocchezze, mi metto a volteggiare con la bicicletta, la borsa dei libri cade, e il giovanotto per educazione è costretto a scendere per raccogliermela; io ne approfitto allora per cambiare discorso. Questi sono ancora i più innocenti, perché c'è qualcuno che ti spedisce baci con la mano o che cerca di prenderti per un braccio, ma sbaglia indirizzo senz'altro. Io scendo e rifiuto di stare oltre in sua compagnia, oppure faccio l'offesa e gli dico chiaro e tondo di andarsene a casa. Ecco, le basi della nostra amicizia sono poste, a domani!

    La tua Anna

    Anna Frank e grande fascino del ping-pong e le sfide delle attenzioni indesiderate

    Nel diario del sabato 20 giugno 1942, Anna Frank scrive una lettera a Kitty, raccontando dei momenti di calma e divertimento che sta vivendo. Descrive la gioia di giocare a ping-pong con la famiglia e gli amici, soprattutto durante l'estate. Questo gioco spesso finisce con una visita al gelataio, dove Anna e i suoi amici possono godersi un gustoso gelato per rinfrescarsi. Anna affronta poi un argomento più delicato, quello degli adoratori che incontra a scuola. Nonostante la sua giovane età, Anna si rende conto che essere oggetto di attenzioni indesiderate è una realtà nella sua vita. Racconta di ragazzi che le chiedono di accompagnarla in bicicletta e successivamente si mostrano troppo interessati a lei. Anna dimostra la sua sicurezza nel respingere questi sguardi infuocati e le avances indesiderate, utilizzando la sua intelligenza e il suo spirito libero per allontanarsi dalle situazioni scomode. Anna condivide con Kitty le sue strategie per evitare situazioni spiacevoli, come far cadere la borsa dei libri dalla bicicletta per cambiare discorso o rifiutare cortesemente la compagnia di coloro che si fanno troppo invadenti. Nonostante la giovane età, Anna dimostra una forte determinazione nel difendere se stessa e mantenere la propria libertà e indipendenza. Questo capitolo del diario di Anna Frank ci offre uno spaccato della sua vita quotidiana, in cui le attività gioiose, come il ping-pong e gli incontri con gli amici, si intrecciano con le sfide della crescita e delle attenzioni indesiderate. Anna mostra una notevole maturità nel gestire queste situazioni e nel difendere se stessa senza perdere la sua vitalità e il suo senso di umorismo. In questo breve capitolo, Anna ci mostra la sua determinazione nel mantenere la sua individualità e il suo spirito ribelle nonostante le difficoltà dell'occupazione nazista. La sua capacità di affrontare queste sfide con forza e intelligenza è una testimonianza della sua resilienza e della sua volontà di rimanere fedele a se stessa, nonostante le circostanze avverse.

    Diario, Domenica 21 giugno 1942

    Cara Kitty,

    nella classe Prima B tremano tutti: sta per riunirsi il consiglio dei professori. Metà dei miei compagni non sanno se saranno bocciati o promossi, e fanno delle scommesse. Miep de Jong e io ce la ridiamo di gusto dei nostri due vicini di banco che hanno scommesso tutto il loro gruzzolo delle vacanze. Tu passerai, No, , e così da mattina a sera. Gli sguardi di Miep, che implorano silenzio, e i miei maligni insulti non riescono a riportare i due alla calma. Secondo me un quarto della classe dovrebbe esser bocciato (ci son tanti somari!), ma i professori sono la gente più capricciosa che esista, e forse, una volta tanto, saranno capricciosi in senso buono. Per le mie amiche e per me non ho tanta paura, dovremmo cavarcela. Soltanto per la matematica sono incerta. Insomma, stiamo a vedere. E intanto ci facciamo coraggio l'una con l'altra. Coi miei insegnanti mi trovo bene; sono nove in tutto, sette professori e due professoresse.

    Il vecchio Kepler, di matematica, da parecchio tempo ce l'aveva con me, perché chiacchieravo troppo; dopo molte ammonizioni mi appioppò un penso: fare un componimento sul tema Una pettegola. Una pettegola? Cosa scriverci su? Ma c'era tempo di pensarci; dopo averne preso nota rimisi il quaderno nella borsa e cercai di stare tranquilla.

    La sera, a casa, quando ebbi terminato tutti gli altri compiti, posi gli occhi sul tema del componimento. Rosicchiando la mia stilografica cominciai a pensarci su: a scribacchiare le solite cose e a distanziare molto le parole per tirarla in lungo sono buoni tutti, ma il bello era trovare una dimostrazione, decisiva, delle necessità di chiacchierare. Pensa e ripensa, mi venne un'idea, riempii le tre prescritte facciate, ed ecco fatto. Addussi come argomento che il chiacchierare è femminile, che io avrei bensì fatto del mio meglio per limitarmi un poco, ma che non avrei mai disimparato, perché mia madre chiacchierava come me, se non di più, e coi caratteri ereditari c'è poco da fare.

    Il professor Kepler dovette rider molto dei miei argomenti, ma siccome nella lezione seguente continuai a chiacchierare per tutta l'ora, mi assegnò un secondo componimento. Questa volta il tema era L'incorreggibile pettegola. Anche questo fu consegnato e per due lezioni Kepler non ebbe a lagnarsi. Ma nella terza la storia ricominciò. «Anna, siccome continui a chiacchierare, per punizione farai un componimento sul tema Quà, quà, quà, dice la signorina Boccadoca.» La classe scoppiò a ridere. Dovetti ridere anch'io, sebbene la mia capacità inventiva quanto a componimenti sulle pettegole fosse esaurita. La fortuna mi aiutò; la mia amica Sanne, buona poetessa, mi offerse il suo aiuto per scrivere il componimento in rima dal principio alla fine. Ero felice. Kepler voleva canzonarmi col suo tema senza senso, io lo avrei canzonato tre volte tanto con i miei versi.

    La poesia venne fuori, ed era stupenda. Trattava di una madre anitra e di un padre cigno che avevano per figli tre anatroccoli; essi venivano uccisi a beccate dal padre perché troppo ciarlieri. Kepler per fortuna stette allo scherzo, e lesse la poesia, commentandola, nella mia classe e in parecchie altre.

    Da allora in poi potei chiacchierare senza aver pensi, anzi, Kepler ci scherzava sopra.

    La tua Anna

    Le sfide e le divertenti punizioni del professor Kepler

    Nel diario del 21 giugno 1942, Anna Frank condivide con Kitty le emozioni e le scommesse che si stanno svolgendo nella sua classe, in vista della riunione del consiglio dei professori. Molti dei suoi compagni sono ansiosi di sapere se saranno promossi o bocciati e fanno scommesse tra di loro. Anna e la sua amica Miep trovano divertente il fatto che due dei loro vicini di banco abbiano scommesso tutto il loro gruzzolo delle vacanze. La giornata è piena di discussioni su chi passerà e chi no, e nonostante gli sforzi di Miep e i maligni insulti di Anna, i due compagni di banco rimangono agitati. Anna esprime la sua opinione sul fatto che circa un quarto della classe dovrebbe essere bocciato, ma sa che i professori sono imprevedibili e spera che siano capricciosi in senso buono per questa volta. Nonostante l'incertezza, Anna cerca di trovare coraggio nelle amicizie che ha formato con le sue compagne di classe.

    La giovane Anna ci presenta anche i suoi insegnanti, che considera nel complesso piacevoli. Tuttavia, il professor Kepler, insegnante di matematica, sembra aver preso di mira Anna per via del suo chiacchiericcio in classe.

    Dopo aver ricevuto diverse ammonizioni, le viene assegnato un componimento sul tema Una pettegola. Anna riflette sul tema e riesce a trovare una dimostrazione delle necessità del chiacchierare, considerandolo un tratto femminile ereditato da sua madre. Nonostante il professor Kepler abbia trovato divertenti i suoi argomenti nel primo componimento, Anna continua a chiacchierare in classe e viene punita con un secondo componimento sul tema L'incorreggibile pettegola. Fortunatamente, l'amica Sanne la aiuta a comporre una poesia in rima che racconta di una madre anitra e di un padre cigno che puniscono i loro tre anatroccoli chiacchieroni. Il professor Kepler accetta lo scherzo e legge la poesia alla classe, commentandola in modo divertito. Da quel momento in poi, Anna può continuare a chiacchierare senza troppe preoccupazioni, poiché il professor Kepler accetta il suo comportamento e scherza a riguardo.

    Questo capitolo ci mostra la vivace personalità di Anna e come riesca a trasformare le punizioni in momenti divertenti e di espressione creativa. La storia ci mostra anche l'importanza delle amicizie e del supporto reciproco tra gli studenti durante i momenti di ansia e incertezza, come l'esame finale.

    Nonostante le sfide e le punizioni, Anna affronta tutto con spirito e determinazione, dimostrando ancora una volta la sua resilienza e il suo talento per l'umorismo anche nelle situazioni più difficili.

    Diario, Mercoledì 24 giugno 1942

    Cara Kitty,

    fa un caldo soffocante; si sbuffa, si cuoce, e con questo caldo mi tocca di andar sempre a piedi. Adesso capisco quanto sia comodo un tram, soprattutto se aperto, ma è un pezzo che noi ebrei non possiamo servircene; a noi, per carrozza debbono bastare le gambe. Ieri, verso mezzogiorno, dovetti andare dal dentista in via Jan Luyken. C'è un bel po' di strada dalla nostra scuola che è allo Stadstimmertuinen; in classe, nel pomeriggio, poco mancò che mi addormentassi. Per fortuna l'infermiera del dentista mi offerse da bere: è proprio una cara persona.

    I soli mezzi di trasporto di cui possiamo ancora servirci sono i traghetti. Per la Joseph-Israelskade passa un piccolo battello, e il conduttore ci ha subito preso a bordo appena gliel'abbiamo chiesto. Non è colpa degli olandesi se noi ebrei conduciamo un'esistenza così grama.

    Vorrei non dover andare a scuola; mi è stata rubata la bicicletta durante le vacanze di Pasqua, e quella di mamma il babbo l'ha data in custodia a dei cristiani. Ma per fortuna le vacanze si avvicinano a grandi passi; ancora una settimana, e il tormento è finito.

    Ieri mattina m'è successa una cosa divertente. Passavo davanti a un deposito di biciclette quando qualcuno mi chiamò. Mi voltai e vidi dietro di me un simpatico ragazzo che avevo incontrato la sera prima a casa della mia amica Eva. Si avvicinò un po' imbarazzato, e si presentò: «Harry Goldberg».

    Io ero un po' stupita e non sapevo bene che cosa volesse, ma subito tutto si chiarì. Harry desiderava intrattenersi con me e accompagnarmi a scuola. «Se devi andare dalla stessa parte, ben volentieri» risposi io, e così ci incamminammo insieme. Harry ha sedici anni e sa parlare di tutto con molto spirito. Stamane mi ha di nuovo aspettato e probabilmente continuerà così

    La tua Anna

    Incontri inaspettati e amicizie estive

    Nel diario del 24 giugno 1942, Anna Frank si lamenta del caldo soffocante che si abbatte su di lei mentre si sposta a piedi per la città. Esprime la sua ammirazione per i tram aperti, che sarebbero comodi in questa stagione, ma che gli ebrei non possono utilizzare. Nonostante il caldo e il disagio, Anna racconta di un'esperienza positiva avuta dal dentista, dove l'infermiera le ha offerto da bere, dimostrando gentilezza in mezzo alle difficoltà. Anna menziona anche l'uso dei traghetti come mezzo di trasporto, in quanto gli ebrei hanno poche altre opzioni a disposizione. Sottolinea che non è colpa degli olandesi se la vita degli ebrei è così limitata e priva di comodità. La protagonista rivela il desiderio di non dover andare a scuola, in quanto le è stata rubata la bicicletta durante le vacanze di Pasqua e quella di sua madre è stata affidata a cristiani per custodia. Fortunatamente, le vacanze scolastiche si avvicinano rapidamente e Anna sa che il tormento del trasporto a piedi sta per finire. Anna condivide un'esperienza divertente che le è capitata: è stata chiamata da un ragazzo simpatico di nome Harry Goldberg, che aveva incontrato la sera prima a casa della sua amica Eva. Sorpresa dalla sua presenza, Anna accoglie l'offerta di Harry di accompagnare lei alla scuola. Descrive Harry come un ragazzo di sedici anni, brillante e spiritoso, con cui sembra avere una piacevole conversazione. La cosa si ripete il giorno seguente, lasciando intendere che questa nuova amicizia potrebbe svilupparsi ulteriormente. Questo capitolo ci mostra come anche durante tempi difficili e limitazioni, Anna sia in grado di fare incontri inaspettati e stringere nuove amicizie. Nonostante le restrizioni e le difficoltà che gli ebrei devono affrontare, ciò non impedisce a nuovi legami di formarsi e ad Anna di trovare momenti di leggerezza e compagnia. L'arrivo delle vacanze scolastiche porta speranza e sollievo, ma intanto Anna si immerge in nuove esperienze e si apre a nuove connessioni.

    Diario, Martedì 30 giugno 1942

    Cara Kitty,

    non ho più trovato tempo per scriverti. Giovedì passai tutto il pomeriggio da conoscenti, venerdì abbiamo avuto visite, e così di seguito fino a oggi. Harry e io abbiamo imparato a conoscerci bene, in questa settimana; mi ha raccontato molte cose della sua vita: è venuto qui in Olanda dai nonni, i genitori sono in Belgio.

    Harry ha una ragazza, Fanny; la conosco, è terribilmente noiosa e insipida. Da quando mi ha incontrato, Harry ha scoperto che a fianco di Fanny si addormenta. Sono dunque diventata una specie di svegliarino; uno non sa mai a qual uso gli può accadere di servire. Sabato sera Jopie ha dormito da me, ma domenica è andata da Lies e io mi sono mortalmente annoiata. Harry doveva venire a casa mia la sera, ma alle sei mi chiamò al telefono. «Sono Harry Goldberg, posso parlare con Anna, per favore?»

    «Sì, Harry, sono io, Anna.»

    «Addio Anna, come va?»

    «Bene, grazie.»

    «Mi dispiace doverti dire che questa sera non potrò venire da te, ma vorrei parlarti ugualmente; fra dieci minuti sono alla tua porta, va bene?»

    «Sì, va bene, ciao.»

    «Ciao, vengo subito.

    E giù il ricevitore.

    Vado a vestirmi in fretta e a pettinarmi un poco. Poi mi affaccio nervosa alla finestra. Finalmente lui arriva. E' un miracolo se, invece di volar giù per le scale, aspetto tranquillamente che abbia suonato. Vado sotto ad aprirgli ed egli si precipita in casa.

    «Senti, Anna, mia nonna trova che sei troppo giovane per venire in giro regolarmente con me e dice che dovrei tornare dalla Leurs; ma forse tu non sai che non vado più con Fanny!»

    «Ma no! avete litigato?»

    «No, anzi, ho detto a Fanny che non siamo fatti l'uno per l'altra e che perciò non dobbiamo più andare a spasso assieme, ma che sarà sempre la benvenuta a casa nostra e spero di esserlo anch'io a casa sua. Vedi, pensavo che Fanny se la intendesse con un altro ragazzo e ho agito di conseguenza. Ma non era vero, e ora mio zio dice che debbo chiedere scusa a Fanny, ma io, naturalmente non ho voluto e ho preferito romperla del tutto. Ma questa non è stata che una tra le molte ragioni. Mia nonna vuole infatti che io vada con Fanny e non con te, ma io non ci penso nemmeno; i vecchi hanno spesso delle idee alquanto arretrate e io non li posso seguire. Ho molto bisogno dei miei nonni, ma in un certo senso anch'essi hanno bisogno di me. D'ora innanzi sarò sempre libero il mercoledì sera. I miei nonni credevano che andassi a lezione di xilografia, ma in realtà andavo al circolo sionistico. Non dovrei farlo perché essi sono molto contrari al sionismo. Neppure io ne sono fanatico, sebbene abbia una certa simpatia per quel movimento, e me ne interessi. Ma negli ultimi tempi ci sono stati tali pasticci nel circolo che ho deciso di uscirne; mercoledì sarà l'ultima volta che ci vado. Così mercoledì sera, sabato pomeriggio e sera, domenica pomeriggio e forse anche più sovente potrò stare con te.»

    «Ma se i tuoi nonni non vogliono non potrai mica fargliela dietro le spalle!»

    «L'amore non tollera costrizioni.» Così giungemmo dinanzi al libraio sull'angolo; c'era Peter Wessel con due altri ragazzi. Era la prima volta dopo tanto tempo che egli mi salutava di nuovo e ne ebbi molto piacere.

    Harry e io continuammo a passeggiare e la conclusione fu che io mi sarei trovata la sera seguente alle sette meno cinque davanti all'uscio di casa sua.

    La tua Anna

    Legami che si approfondiscono

    Nel diario del 30 giugno 1942, Anna Frank condivide le sue recenti esperienze e incontri con Harry Goldberg. Racconta di aver trascorso molto tempo conoscendo meglio Harry durante la settimana, in cui lui le ha raccontato molte cose sulla sua vita. Rivela che Harry è venuto in Olanda dai nonni, mentre i suoi genitori sono in Belgio. Anna esprime il suo giudizio negativo sulla ragazza di Harry, Fanny, definendola noiosa e insipida. Tuttavia, Anna scopre che Harry si addormenta accanto a Fanny quando la incontra, facendola diventare una sorta di svegliarino per lui. Questo fatto inaspettato la fa

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