La città dei predatori: Un thriller di Ava Gold (Libro 1)
Di Blake Pierce
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Info su questo ebook
--Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (riguardo a Il killer della rosa)
LA CITTÀ DEI PREDATORI (Un thriller di Ava Gold — Libro 1) è il romanzo di debutto di una nuova serie da tempo attesa scritta dall’autore bestseller numero #1 secondo USA Today, Blake Pierce, il cui capolavoro Il killer della rosa (scaricabile gratuitamente) ha ricevuto oltre 1.000 recensioni a cinque stelle.
Nelle rozze strade della New York degli anni Venti, la trentaquattrenne Ava Gold – vedova e mamma single – si fa strada con fatica per diventare la prima detective donna della squadra omicidi al Dipartimento di Polizia di New York. Con il suo temperamento duro, è determinata a farsi valere in un mondo di uomini.
Ma quando un serial killer psicotico scatena la sua furia, assassinando giovani donne per tutta la città, Ava dovrà sondare i canali oscuri della mente contorta dell’assassino, se vorrà avere una minima speranza di catturarlo. Con la profilazione psicologica ancora agli albori – e sottovalutata e schernita dai più – Ava sarà ancora più sola nel seguire il suo istinto, dandogli la caccia in un pericoloso gioco del gatto e del topo.
Proprio quando sembra che non ci possa essere niente di più prezioso in ballo, Ava si rende conto di una cosa orribile: lei stessa potrebbe essere il prossimo bersaglio.
In mezzo a rivendite clandestine di alcolici, jazz club, cerchie della mafia, rifugi di orridi pazzi e pericolosi vicoli nascosti della città, riuscirà Ava a ottenere tutto ciò che agli uomini non riesce: entrare nella mente malata di un assassino e fermarlo prima che muoiano altre donne?
Un thriller carico di tanta suspense da far battere il cuore, pieno di colpi di scena scioccanti, la SERIE DI THRILLER DI AVA GOLD, autentica e pregna di atmosfera, è un’opera che ti terrà incollato alle pagine facendoti innamorare di un personaggio forte e brillante che catturerà il tuo cuore e ti costringerà a leggere fino a notte fonda.
Sono ora disponibili anche i libri #2 e #3 della serie—LA CITTÀ DELLA PAURA e LA CITTÀ DELLE OSSA.
Blake Pierce
Blake Pierce is author of the #1 bestselling RILEY PAGE mystery series, which include the mystery suspense thrillers ONCE GONE (book #1), ONCE TAKEN (book #2) and ONCE CRAVED (#3). An avid reader and lifelong fan of the mystery and thriller genres, Blake loves to hear from you, so please feel free to visit www.blakepierceauthor.com to learn more and stay in touch.
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Recensioni su La città dei predatori
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Anteprima del libro
La città dei predatori - Blake Pierce
L A C I T T À D E I
P R E D A T O R I
(Un thriller di Ava Gold — Libro 1)
B L A K E P I E R C E
Blake Pierce
Blake Pierce è l’autore della serie di successo di USA Today dei misteri di RILEY PAIGE, che comprende diciassette libri. Blake Pierce è anche l’autore della serie dei misteri di MACKENZIE WHITE, che comprende quattordici libri; della serie dei misteri di AVERY BLACK, che comprende sei libri; della serie dei misteri di KERI LOCKE, che comprende cinque libri; degli INIZI DI RILEY PAIGE, che comprende sei libri; della serie dei misteri di KATE WISE, che comprende sette libri; della serie dei thriller psicologici di CHLOE FINE, che comprende sei libri; della serie di emozionanti thriller psicologici di JESSIE HUNT, che comprende finora quindici libri (a seguire); della serie di thriller psicologici de LA RAGAZZA ALLA PARI, che comprende tre libri; della serie dei misteri di ZOE PRIME, che comprende sei libri; della nuova serie dei misteri di ADELE SHARP, che comprende finora dieci libri (a seguire); e della nuova serie di gialli intimi e leggeri dei VIAGGI IN EUROPA, che comprende finora sei libri (a seguire); della nuova serie di emozionanti thriller LAURA FROST, agente dell’FBI, che comprende finora tre libri (a seguire); della nuova serie di thriller mozzafiato con l’agente dell’FBI ELLA DARK, che comprende finora sei libri (a seguire); della nuova serie dei misteri intimi e leggeri di UN ANNO IN EUROPA, che comprende finora tre libri (a seguire); e della nuova serie de i thriller di AVA GOLD, che comprende finora tre libri (a seguire).
Accanito lettore, da sempre appassionato di romanzi gialli e thriller, Blake apprezza i vostri commenti; pertanto siete invitati a visitare www.blakepierceauthor.com per saperne di più e restare in contatto.
img1.pngCopyright © 2021 di Blake Pierce. Tutti i diritti riservati. A eccezione di quanto consentito dall’U.S. Copyright Act del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuitao trasmessa in alcuna forma o in alcun modo, o archiviata in un database o in un sistema di raccolta, senza previa autorizzazione dell’autore. Questo ebook è concesso in licenza esclusivamente ad uso ludico personale. Questo ebook non può essere rivenduto né ceduto ad altre persone. Se desidera condividere questo libro con un'altra persona, la preghiamo di acquistare una copia aggiuntiva per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato, o non è stato acquistato esclusivamente per il suo personale uso, la preghiamo di restituirlo e di acquistare la sua copia personale. La ringraziamo per il suo rispetto verso il duro lavoro svolto da questo autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, imprese, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono il prodotto della fantasia dell’autore o sono usati romanzescamente. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, è del tutto casuale. Immagine di copertina Copyright Nestor Rivera, utilizzata sotto licenza da Shutterstock.com.
LIBRI DI BLAKE PIERCE
UN THRILLER DI AVA GOLD
LA CITTÀ DEI PREDATORI (Libro #1)
UN THRILLER DI LAURA FROST
ORMAI SCOMPARSA (Libro #1)
ORMAI AVVISTATA (Libro #2)
UN THRILLER MOZZAFIATO CON L’AGENTE DELL’FBI ELLA DARK
UNA RAGAZZA SOLA (Libro #1)
UNA RAGAZZA PRESA (Libro #2)
UN ANNO IN EUROPA
UN DELITTO A PARIGI (Libro #1)
MORTE A FIRENZE (Libro #2)
VENDETTA A VIENNA (Libro #3)
UN GIALLO INTIMO E LEGGERO DELLA SERIE VIAGGIO IN EUROPA
DELITTO (E BAKLAVA) (Libro #1)
MORTE (CON STRUDEL DI MELE) (Libro #2)
UN CRIMINE (E UNA LAGER) (Libro #3)
SVENTURA (E GOUDA) (Libro #4)
LA SERIE THRILLER DI ADELE SHARP
NON RESTA CHE MORIRE (Libro #1)
NON RESTA CHE SCAPPARE (Libro #2)
NON RESTA CHE NASCONDERSI (Libro #3)
NON RESTA CHE UCCIDERE (Libro #4)
NON RESTA CHE L’ASSASSINO (Libro #5)
NON RESTA CHE L’INVIDIA (Libro #6)
NON RESTA CHE UN VUOTO (Libro #7)
NON RESTA CHE SVANIRE (Libro #8)
NON RESTA CHE DARGLI LA CACCIA (Libro #9)
THRILLER DI ZOE PRIME
IL VOLTO DELLA MORTE (Libro #1)
IL VOLTO DELL’OMICIDIO (Libro #2)
IL VOLTO DELLA PAURA (Libro #3)
IL VOLTO DELLA FOLLIA (Libro #4)
IL VOLTO DELLA RABBIA (Libro #5)
IL VOLTO DELL’OSCURITÀ (Libro #6)
LA RAGAZZA ALLA PARI
QUASI SCOMPARSA (Libro #1)
QUASI PERDUTA (Libro #2)
QUASI MORTA (Libro #3)
I THRILLER PSICOLOGICI DI JESSIE HUNT
LA MOGLIE PERFETTA (Libro #1)
IL QUARTIERE PERFETTO (Libro #2)
LA CASA PERFETTA (Libro #3)
IL SORRISO PERFETTO (Libro #4)
LA BUGIA PERFETTA (Libro #5)
IL LOOK PERFETTO (Libro #6)
LA TRESCA PERFETTA (Libro #7)
L’ALIBI PERFETTO (Libro #8)
LA VICINA PERFETTA (Libro #9)
IL TRAVESTIMENTO PERFETTO (Libro #10)
IL SEGRETO PERFETTO (Libro #11)
LA FACCIATA PERFETTA (Libro #12)
L’IMPRESSIONE PERFETTA (Libro #13)
L’INGANNO PERFETTO (Libro #14)
I GIALLI PSICOLOGICI DI CHLOE FINE
LA PORTA ACCANTO (Libro #1)
LA BUGIA DI UN VICINO (Libro #2)
VICOLO CIECO (Libro #3)
UN VICINO SILENZIOSO (Libro #4)
RITORNA A CASA (Libro #5)
FINESTRE OSCURATE (Libro #6)
I GIALLI DI KATE WISE
SE LEI SAPESSE (Libro #1)
SE LEI VEDESSE (Libro #2)
SE LEI SCAPPASSE (Libro #3)
SE LEI SI NASCONDESSE (Libro #4)
SE FOSSE FUGGITA (Libro #5)
SE LEI TEMESSE (Libro #6)
SE LEI UDISSE (Libro #7)
GLI INIZI DI RILEY PAIGE
LA PRIMA CACCIA (Libro #1)
IL KILLER PAGLIACCIO (Libro #2)
ADESCAMENTO (Libro #3)
CATTURA (Libro #4)
PERSECUZIONE (Libro #5)
FOLGORAZIONE (Libro #6)
I MISTERI DI RILEY PAIGE
IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)
IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)
OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3)
IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)
KILLER PER CASO (Libro #5)
CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)
MORTE AL COLLEGE (Libro #7)
UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)
UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9)
IN CERCA DI VENDETTA (Libro #10)
LA CLESSIDRA DEL KILLER (Libro #11)
MORTE SUI BINARI (Libro #12)
MARITI NEL MIRINO (Libro #13)
IL RISVEGLIO DEL KILLER (Libro #14)
IL TESTIMONE SILENZIOSO (Libro #15)
OMICIDI CASUALI (Libro #16)
IL KILLER DI HALLOWEEN (Libro #17)
UN RACCONTO BREVE DI RILEY PAIGE
UNA LEZIONE TORMENTATA
I MISTERI DI MACKENZIE WHITE
PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)
UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)
PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)
PRIMA CHE PRENDA (Libro #4)
PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5)
PRIMA CHE SENTA (Libro #6)
PRIMA CHE COMMETTA PECCATO (Libro #7)
PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Libro #8)
PRIMA CHE AFFERRI LA PREDA (Libro #9)
PRIMA CHE ANELI (Libro #10)
PRIMA CHE FUGGA (Libro #11)
PRIMA CHE INVIDI (Libro #12)
PRIMA CHE INSEGUA (Libro #13)
PRIMA CHE FACCIA DEL MALE (Libro #14)
I MISTERI DI AVERY BLACK
UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1)
UNA RAGIONE PER SCAPPARE (Libro #2)
UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3)
UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4)
UNA RAGIONE PER SALVARSI (Libro #5)
UNA RAGIONE PER MORIRE (Libro #6)
I MISTERI DI KERI LOCKE
TRACCE DI MORTE (Libro #1)
TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2)
TRACCE DI PECCATO (Libro #3)
TRACCE DI CRIMINE (Libro #4)
TRACCE DI SPERANZA (Libro #5)
SOMMARIO
CAPITOLO UNO
CAPITOLO DUE
CAPITOLO TRE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE
CAPITOLO SEI
CAPITOLO SETTE
CAPITOLO OTTO
CAPITOLO NOVE
CAPITOLO DIECI
CAPITOLO UNDICI
CAPITOLO DODICI
CAPITOLO TREDICI
CAPITOLO QUATTORDICI
CAPITOLO QUINDICI
CAPITOLO SEDICI
CAPITOLO DICIASSETTE
CAPITOLO DICIOTTO
CAPITOLO DICIANNOVE
CAPITOLO VENTI
CAPITOLO VENTUNO
CAPITOLO VENTIDUE
CAPITOLO VENTITRÉ
CAPITOLO VENTIQUATTRO
CAPITOLO VENTICINQUE
CAPITOLO VENTISEI
CAPITOLO VENTISETTE
CAPITOLO VENTOTTO
CAPITOLO VENTINOVE
CAPITOLO TRENTA
CAPITOLO TRENTUNO
CAPITOLO TRENTADUE
CAPITOLO TRENTATRÉ
CAPITOLO TRENTAQUATTRO
CAPITOLO TRENTACINQUE
EPILOGO
CAPITOLO UNO
New York
Agosto 1928
Le acclamazioni, le urla, gli applausi iniziavano a dargli sui nervi. Sui marciapiedi erano accalcati i chiassosi partecipanti a un comizio politico seguito da un corteo. Con disprezzo, constatò che erano quasi tutte donne. Da quando avevano ottenuto il diritto di voto, sembrava che non potessero fare a meno di uscire per le strade e dare spettacolo di sé. Nella confusione di canti, di grida, di slogan, vide brandire cartelloni fatti di compensato e carta da giornale. Sulla maggior parte c'era scritto: Vota SMITH per degli USA più forti!
Era uscito per andare dal panettiere, ma il rumore nelle vie era irritante, e più si allontanava da casa, peggio il chiasso diventava. Si voltò, come se le urla e i canti della folla fossero un'onda che lo respingeva indietro verso la riva. Il pane lo avrebbe potuto comprare anche il giorno dopo. In fondo mica aveva una famiglia che dipendeva da lui, a casa.
Non c'era nessuna moglie ad aspettarlo per pranzo con un pasto caldo, nessun bimbo a implorarlo di dargli tempo e attenzioni. C'era solo sua madre, sofferente, non proprio malata, ma di certo mentalmente instabile, sempre pronta a piangere e inveirgli contro, sempre a chiedergli perché faticava a sbarcare il lunario, perché non si era ancora sposato con qualche bella ragazza e non aveva ancora iniziato a darle dei nipotini.
Scacciò via il pensiero di sua madre, che come un vento impetuoso che inizia ad alzarsi aveva cominciato a farsi sempre più forte, e si concentrò invece sul percorso. Erano le sei di sera, e la giornata sfumava verso il crepuscolo. Anche se il caldo stava scemando, sentì arrivare il mal di testa. Forse era il fragore della folla, un rumore inconsueto in quelle vie a lui familiari. Forse era la tensione portata dalla consapevolezza di ciò che lo aspettava a casa. Qualunque fosse il motivo, l'emicrania si stava diffondendo rapidamente, iniziando dalla mascella per avanzare verso i denti e infine diramarsi fino al cranio.
Dopo un tempo che gli parve infinito, arrivò a casa. Era una semplice casa di due stanze in una zona che, sebbene non fosse la più povera della città, era ben lungi dall'essere più ricca.
Entrò e richiuse la porta alle sue spalle, riducendo il rumore della folla a poco più di un brusio. Rimase fermo un momento, le dita appoggiate sulla porta. Appena le staccò, l'inconfondibile odore della casa, di polvere e di verdure già quasi marce, lo accolse come un abbraccio indesiderato.
Cosa diavolo stai facendo?
sbraitò una vecchia voce stridente dal soggiorno.
Guardò sulla destra e trovò sua madre. Era seduta sulla stessa poltrona di sempre. Nell'ultimo anno e mezzo, ovvero da quando, dopo la morte di suo marito, la vecchia aveva abbandonato ogni speranza di risposarsi o di riprendere la vita sociale, lo spazio libero di quella poltrona si era ridotto di settimana in settimana. Sua madre aveva preso almeno una trentina di chili negli ultimi diciotto mesi, ingozzandosi con i pasticcini e i biscotti che lui spesso portava a casa.
Niente,
disse lui, allontanandosi finalmente dalla porta d'ingresso.
Sei andato anche tu a starnazzare con tutte quelle sgualdrine sfacciate?
chiese lei.
Lui notò alcune briciole nelle pieghe della sua veste e qualcosa che sembrava gelatina all'angolo della bocca. Quando incrociò il suo sguardo, vide nei suoi occhi la stessa aria delusa e arrabbiata di sempre. Intanto, il ronzio della manifestazione per le strade non accennava a scemare. Nel trovarsi lì davanti a sua madre, a guardarla mentre ascoltava il rumore sommesso del comizio, comprese per quale motivo le urla di quelle donne lo avessero innervosito tanto.
Era colpa di lei. A un certo punto, dopo tanti impieghi persi, dopo essere diventato incapace di trovarsi una ragazza, sua madre era diventata ai suoi occhi l'incarnazione di tutte le donne, sempre a guardarlo malevolmente, sempre a volere di più da lui, sempre scontenta.
Cosa diavolo mi fissi a fare, deficiente?
lo apostrofò. Trascina le tue inutili chiappe in cucina e portami il mio brandy.
Il mal di testa deflagrò definitivamente. Violento come una bomba, esplose scagliando schegge di granata in ogni angolo del cranio. Trasse un respiro, cercando di scacciare il dolore.
Vattelo a prendere da sola, vacca.
Sul viso della madre si dipinse un'espressione scioccata, resa grottesca dalla pinguedine delle sue guance e dai suoi occhi piccoli e strabici. Cos'è che mi hai appena detto?
Mi hai sentito bene, madre.
Si allontanò da lei, deciso ad andare in camera e sdraiarsi sul letto nell'oscurità. Con gli occhi di lei addosso, e il sibilo stridulo delle urla del corteo fuori casa, sentì che l'emicrania stava addirittura peggiorando. Se avesse potuto riposare al buio della sua stanza, magari quel pulsare lancinante sarebbe diminuito.
La voce di sua madre lo fermò. Anche tuo padre credeva di sapere cos'è meglio per me,
disse. E guarda un po' chi di noi due è ancora vivo. Adesso vammi a prendere il brandy, inutile pezzo d'idiota.
Il mal di testa aumentò ancora, investendolo con la violenza di una palla demolitrice. La sua vista iniziò ad offuscarsi: davanti agli occhi gli apparvero delle macchie scure, mentre con la coda dell'occhio gli sembrò di vedere agitarsi qualcosa di simile a tende nere. Fece una smorfia e respirò una boccata profonda di aria stagnante. Digrignando i denti, disse: Sì, madre.
Percorse il breve tratto di corridoio, trascinando i piedi sul vecchio parquet scricchiolante. Entrò in cucina, ma non si fermò davanti alla credenza dove sua madre teneva il brandy. Si muoveva come se lo stesse spingendo una forza invisibile, forse le urla emesse all'esterno dalle innumerevoli donne scese in strada. Meccanicamente, avanzò fino alla porta sul retro, la aprì e uscì sulla scalinata posteriore, poco meno che un blocco di cemento affacciato sul desolato cortile sul retro.
Chiuse gli occhi, mentre l'emicrania gli si conficcava in testa come chiodi ferroviari sulle rotaie. Per le strade continuavano ad alzarsi le risa e gli strepiti di quelle che sembravano un milione di donne, a incoraggiarlo a portare a termine ciò che stava per fare, o forse a schernirlo per quanto maledettamente impotente era al cospetto di sua madre.
Sulla destra, c'era una piccola catasta di legna marcia che occasionalmente usava per alimentare il vecchio e quasi dismesso camino del soggiorno. Appoggiata sul lato dell'edificio c'era l'accetta che usava per tagliare la legna. Era vecchia e la lama era smussata. Si ricordava che, quando era ragazzo, suo padre gli aveva insegnato come limare i ramoscelli per accendere il fuoco, e come trovare in cima a un pezzo di legno la crepa per poterlo tagliare più facilmente.
Afferrò l'accetta e rientrò in casa, riattraversando la cucina e poi il corridoio. Trovò quasi poetico, in uno strano modo, pensare che gli scricchiolii del vecchio parquet sarebbero stati gli ultimi rumori che avrebbe udito sua madre.
Quegli scricchiolii cadenzati sembravano seguire il ritmo del suo mal di testa. Da qualche parte, in lontananza, sentiva ancora le urla di giubilo di tutte quelle donne, coi loro lunghi capelli scaldati dal sole e i loro corpi sudati a lui inaccessibili, che lo deridevano.
L'istante dell'ultimo scricchiolio prima di raggiungere il soggiorno, tutto divenne buio. L'emicrania fece calare improvvisamente uno scuro sipario sulla sua vista e sui suoi sensi.
Qualche attimo dopo, lasciò cadere l'accetta e uscì di casa dalla porta d'ingresso.
Ricoperto di sangue, avanzò seguendo l'allegro strepito delle donne in strada. Passo dopo passo, il suo mal di testa iniziò ad affievolirsi e fu risucchiato completamente, macchie di sangue comprese, da quei suoni festosi.
CAPITOLO DUE
New York
Luglio 1929
Suo marito era morto, giaceva nella bara un metro di fronte a lei, e tutto ciò a cui Ava Gold riusciva a pensare era che c'erano moltissimi cappelli a riempire la piccola sala in quella veglia funebre. Uomini e donne, poliziotti e comuni cittadini, indossavano copricapi di diverse fogge e taglie. Fuori brillava uno splendido sole: una giornata meravigliosa rovinata dal fatto che doveva dare l'estremo saluto a suo marito, morto a soli trentaquattro anni. Tutti quei cappelli attorno, poi, le ricordavano gli ombrelloni che aveva spesso visto sulla spiaggia di Coney Island. Strano, pensò, come il cervello fa tutto ciò che è in suo potere per eludere la realtà della morte.
In quel momento, stava tentando di assimilare quell'amara realtà: avrebbe dovuto vivere il resto della vita senza suo marito. Sapeva che era un dato di fatto, ma le sembrava comunque irreale. Ripercorse mentalmente l'accaduto più e più volte, come se stesse ripetendo le parole di una canzone che aveva cantato centinaia di volte. Suo marito, Clarence Gold, aveva sparato cinque volte in risposta a una semplice rapina. Il sospettato indossava un giubbotto imbottito da operaio ed era piuttosto basso di statura: non si sapeva altro. Erano quelli tutti i dettagli che i testimoni erano riusciti a fornire.
Non si aspettava di vedere così tanti agenti alla veglia funebre, invece erano venuti a frotte. Le loro uniformi tenevano insieme la scena quasi come se fossero stati loro a cucire quel momento. In circa cinque minuti, si sarebbero spostati tutti al cimitero, dove immaginava che tutto sarebbe stato uguale. Cappelli e poliziotti, a sciamare come api.
Mentre il pastore leggeva un passo dei salmi, Ava si accorse vagamente che un agente stava dando una pacca consolatoria sulla spalla di suo figlio Jeffrey, il quale, seduto alla sua sinistra, fissava la bara come se fosse un enigma da risolvere. Il piccolo sembrò non accorgersi neppure del gesto dell'agente. Ava sapeva cosa provava, e avrebbe voluto trovare le parole per spiegarlo. Aveva fatto del suo meglio nei tre giorni precedenti prima di arrivare alla conclusione che era impossibile aiutare un ragazzino di nove anni a elaborare un lutto del genere, quando il suo stesso cervello si rifiutava di accettare la realtà della situazione. Jeffrey non aveva detto granché da quando suo padre era morto. All'età di nove anni, la morte doveva essere una bestia infida, pensò Ava: si è troppo piccoli per comprendere appieno la sua ineluttabilità, ma già abbastanza grandi da capire quanto è dolorosa. Come se non bastasse, inoltre, gli adulti già si aspettano che tu reagisca in un certo modo.
Alla destra di Ava c'era suo padre, un uomo da cui di solito riusciva a trarre grande conforto. In quel momento, tuttavia, vedeva in lui soltanto uno dei presenti, una delle tante facce nella folla lì assembrata a piangere la morte di suo marito. Ava pensò che avrebbero potuto essere più legati se, quando era piccola, avesse trascorso più tempo con lei anziché sui ring di pugilato. Si era sempre sentita in colpa per la felicità provata la notte in cui suo padre rientrò a casa con la mano sinistra fracassata; eppure aveva capito da subito che quell'incidente significava la fine della sua carriera di pugile. Ora Roosevelt Burr, che aveva dato la precedenza al ring anziché alla propria famiglia, piangeva un altro uomo che aveva messo il lavoro davanti alla famiglia.
Il pastore finì la lettura e recitò una preghiera a cui Ava fece poca attenzione. Alcuni lo interpretarono come un segnale per avvicinarla e dirle ciao
, condoglianze
, o è in un posto migliore adesso.
Poi furono tutti congedati. I poliziotti iniziarono a uscire in fila dalla sala e ad avanzare verso le Ford Model T che li avrebbero condotti al cimitero, mentre sul prato antistante qualcuno cominciò a suonare una tromba. Mentre la musica dell'inno sacro Blessed assurance
iniziava a riempire la sala con le sue sottili note d'ottone, Ava ebbe una sensazione vagamente familiare, che la risvegliò dal torpore. Sì, si accorse, era alla veglia funebre di suo marito e sì, era tutto vero. Il suono della tromba, persino quando suonava qualcosa di così banale e noioso come quell'inno, riusciva sempre a tirarla su di morale. Alzandosi in piedi e prendendo Jeffrey per mano, Ava pensò a come il trombettista potesse migliorare l'esecuzione. Una volata qui, un refrain lì… magari avrebbe potuto infilarci qualche vocalizzo.
Jazz, si disse. Davvero stai pensando al jazz in questo momento?
Sentì la mano robusta di suo padre sul braccio, che la invitava a muoversi. A quanto pareva, si era fermata. Doveva essere il cordoglio, pensò. Sentiva il dolore crescere dentro sé e sapeva che a un certo punto sarebbe tracimato, facendola impazzire. Voleva voltarsi per guardare di nuovo la bara, ma non osò farlo.
Ava?
la chiamò una voce maschile.
Sbatté le palpebre come se si fosse appena risvegliata da un breve sonno e guardò sulla sua destra. Riconobbe il volto del capitano Douglas Minard, un viso che l'età stava impietosamente stravolgendo. Aveva quasi sessant'anni, ma per la vita condotta fino ad allora ne dimostrava più ottanta. Con la sua grande mano callosa strinse quella piccola di Ava. La guardò, e lei constatò che aveva pianto; aveva gli occhi rossi cerchiati dai segni delle lacrime.
Capitano,
disse lei. Grazie mille per essere venuto.
"Non c'è di che. Volevo sapessi quanto stimavo Clarence. Era uno dei nostri migliori uomini… sia dentro il dipartimento che fuori. E, sì, ti amava, e si