Storia di una ragazza di campagna

Di Guy de Maupassant

Rose e Jacques lavorano nella fattoria di Vallin, hanno una relazione ma subito lei rimane incinta. Jacques, dopo aver promesso di sposarla, scappa via. Rose dà alla luce un maschietto che affida ai vicini di sua madre. Comincia a lavorare duramente per dimenticare, ma Vallin la convince a sposarlo. Gli anni passano ma il padrone insiste per avere un figlio, ascoltano molti consigli e metodi per ottenerne uno, ma niente funziona. La tristezza di Vallin si trasforma una sera in rabbia, diventa violento e lei gli confessa di avere già un figlio.

• Lingua: Italiano
• Editore: Leone Editore
• Data di uscita: 29 nov 2023
• ISBN: 9788892968165

Guy de Maupassant

Guy de Maupassant was a French writer and poet considered to be one of the pioneers of the modern short story whose best-known works include "Boule de Suif," "Mother Sauvage," and "The Necklace." De Maupassant was heavily influenced by his mother, a divorcée who raised her sons on her own, and whose own love of the written word inspired his passion for writing. While studying poetry in Rouen, de Maupassant made the acquaintance of Gustave Flaubert, who became a supporter and life-long influence for the author. De Maupassant died in 1893 after being committed to an asylum in Paris.

Anteprima del libro

I LEONCINI

Guy de Maupassant

Storia di una ragazza di campagna

ISBN 978-88-9296-816-5

© 2018 Leone Editore, Milano

Traduttore: Luigi Marfè

www.leoneeditore.it

I

FRA

Siccome il tempo era molto bello, la gente della fattoria aveva pranzato più in fretta del solito e se n’era andata nei campi.

Rose, la serva, rimase tutta sola in mezzo alla grande cucina dove i rimasugli del fuoco finivano di ardere nel camino sotto il pentolone pieno d’acqua calda. Di tanto in tanto ne prendeva un po’ e lavava lentamente i piatti, interrompendosi per guardare due quadri luminosi che il sole, attraverso la finestra, proiettava sulla lunga tavola, e su cui risaltavano le imperfezioni dei vetri.

Tre ardimentose galline cercavano le briciole sotto le sedie. Le emanazioni calde e maleodoranti dell’aia e della stalla entravano dalla porta socchiusa; e nel rovente silenzio del mezzogiorno si udivano cantare i galli.

Quando la ragazza ebbe finito i propri doveri, asciugato la tavola, pulito il camino e messo in ordine i vassoi sull’alta credenza in fondo, vicino all’orologio di legno dal sonoro tic tac, prese fiato, con un lieve capogiro, senza sapere perché. Guardò le pareti d’argilla annerite, le travi fumose sul soffitto da cui pendevano ragnatele, aringhe affumicate e reste di cipolle; poi si sedette, turbata dalle vecchie emanazioni che il calore di quel giorno faceva uscire dalla terra battuta del sole e inaridita da molto tempo. C’era anche il sapore pungente del latte che cagliava al fresco nella stanza accanto. Cercò tuttavia di mettersi a cucire, come suo solito, ma le mancò la forza e si mise sulla soglia, per respirare.

Allora, accarezzata dalla luce ardente, sentì una dolcezza entrarle nel cuore, un benessere che penetrava nelle sue membra.

Davanti alla porta, dal letame saliva leggero un vapore nitido. Le galline ci sguazzavano sopra, sdraiate sul fianco, e grattavano un po’ con una zampa per trovare dei vermi. In mezzo a loro, si ergeva superbo il gallo. A ogni istante ne sceglieva una e le girava intorno, crocchiando piano in segno di richiamo. La gallina si alzava noncurante e lo riceveva con aria tranquilla, piegando le zampe e alzando le ali; poi scuoteva le penne, da cui scendeva della polvere, e tornava a stendersi, mentre lui cantava, riportando i propri trionfi; e tutti i galli di tutti i cortili gli rispondevano, come se, da una fattoria all’altra, si stessero inviando delle disfide amorose.

La serva li guardava senza pensare; poi alzò gli occhi e fu abbagliata dal brillare dei meli in fiore, tutti bianchi come teste incipriate.

D’improvviso un giovane puledro, pazzo di gioia, le passò davanti al galoppo. Fece due volte il giro dei fossati piantati ad alberi, poi s’arrestò bruscamente e volse la testa come stupito d’essere solo.

Anche lei sentiva un desiderio di correre, un bisogno di movimento e, nello stesso tempo, voglia di stendersi, allungare le membra, riposarsi nell’aria immobile e calda. Fece qualche passo, indecisa, chiudendo gli occhi, come rapita da un benessere animale; poi, delicatamente, andò a prendere le uova nel pollaio. Ce n’erano tredici; le prese e le portò in cucina. Quando le ebbe chiuse nella dispensa, gli odori della cucina la disturbarono di nuovo e uscì per sedersi un po’ nell’erba.

Il cortile della fattoria, contornato di piante, pareva dormire. L’erba alta, dove i fiori gialli del tarassaco brillavano raggianti, era d’un verde vivido, d’un fresco verde di primavera. L’ombra dei meli si raccoglieva in tondo ai loro piedi; e i tetti di paglia degli edifici, in cima ai quali spuntavano dei giaggioli dalle foglie simili a sciabole, fumavano un po’, come se l’umidità delle stalle e dei fienili se ne fosse volata via attraverso la stoppia.

La serva giunse sotto il capannone dei carri e delle vetture. C’era lì, nel cavo del fossato, un gran buco verde pieno di viole profumate