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Odi sensazioniste, Saluto a Walt Whitman e Ultimatum di Álvaro de Campos
Odi sensazioniste, Saluto a Walt Whitman e Ultimatum di Álvaro de Campos
Odi sensazioniste, Saluto a Walt Whitman e Ultimatum di Álvaro de Campos
E-book229 pagine2 ore

Odi sensazioniste, Saluto a Walt Whitman e Ultimatum di Álvaro de Campos

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Fernando Pessoa è oggi un classico della letteratura mondiale e a tale riconoscimento ha certamente contribuito la più polemica delle opere di critica letteraria degli ultimi trenta anni: The Western Canon, di Harold Bloom. E se Bloom include Pessoa — il «Whitman rinato», come lo definì — nel suo canone ristretto di 26 autori dell'Occidente (di cui Pessoa era l'unico a scrivere in lingua portoghese), ciò si deve al fertile scambio di idee tra Bloom e una delle lettrici più attente dell'opera del poeta di Lisbona: Maria Irene Ramalho.
I lasciti intellettuali di Ramalho e di Bloom mostrano visioni teoriche e ideologiche divergenti quanto alla costruzione del canone letterario. Ma entrambi convergono nell'ammirazione per l'opera di Pessoa e, in particolare, in un confessato fascino per il suo eteronimo più prolifico, l'irascibile e scandaloso Álvaro de Campos, l'ingegnere navale nato a Tavira e formatosi a Glasgow, nel quale Pessoa depositò tutta l'emozione che negava a se stesso, e in cui proiettò un genio impari della poesia d'avanguardia del primo trentennio del XX secolo.
Odi Sensazioniste, Saluto a Walt Whitman e Ultimatum di Álvaro de Campos, antologia delineata nella primavera del 2019, pochi mesi prima della scomparsa di Bloom, è al contempo una bella testimonianza dell'amicizia e della collaborazione intellettuale tra Maria Irene Ramalho e Harold
Bloom e un contributo fondamentale alla divulgazione e alla comprensione dell'opera di Álvaro de Campos, l'alter ego di Fernando Pessoa fino alla sua morte, avvenuta nel 1935.
LinguaItaliano
EditoreShantarin
Data di uscita31 lug 2023
ISBN9789899156111
Odi sensazioniste, Saluto a Walt Whitman e Ultimatum di Álvaro de Campos
Autore

Fernando Pessoa

Fernando Pessoa, one of the founders of modernism, was born in Lisbon in 1888. He grew up in Durban, South Africa, where his stepfather was Portuguese consul. He returned to Lisbon in 1905 and worked as a clerk in an import-export company until his death in 1935. Most of Pessoa's writing was not published during his lifetime; The Book of Disquiet first came out in Portugal in 1982. Since its first publication, it has been hailed as a classic.

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    Anteprima del libro

    Odi sensazioniste, Saluto a Walt Whitman e Ultimatum di Álvaro de Campos - Fernando Pessoa

    Collaboratori

    Maria Irene Ramalho è Accademica Emerita della Facoltà di Lettere e ricercatrice del Centro di Studi Sociali (CES) dell’Università di Coimbra. Dal 1999 al 2018 è stata International Affiliate del Dipartimento di Letteratura Comparata dell’Università del Wisconsin-Madison. È autrice di Atlantic Poets: Fernando Pessoa’s Turn in Anglo-American Modernism (2003), «Poetry in the Machine Age» (The Cambridge History of American Literature, vol. V, 2003) e Fernando Pessoa and the Lyric: Disquietude, Rumination, Interruption, Inspiration, Constellation (2022). Co-curatrice di The American Columbiad: Discovering America, Inventing the United States (1997), Translocal Modernisms. International Perspectives (2008), Transnational, Post-Imperialist American Studies? (2010) e America Where?: Transatlantic Views of the United States in the Twenty-First Century (2012).

    Harold Bloom (1930-2019) è stato Sterling Professor of Humanities all’Università Yale e Berg Professor di Inglese all’Università di New York. Scrittore e critico letterario, ha lasciato una vasta bibliografia, con oltre 40 libri premiati. Opere influenti come L’Angoscia dell’influenza. Una teoria della poesia (1973), Il canone occidentale. I libri e le scuole delle età (1994), Shakespeare. L’invenzione dell’uomo (1998) e Come si legge un libro e perché (2000) sono studiate, tradotte e pubblicate in tutto il mondo. Difensore del primato dell’Estetica negli studi letterari e nella costruzione del canone, è stato lettore e critico di poeti come Shakespeare, Shelley, Blake, Yeats, Wallace Stevens, John Ashbery e Elizabeth Bishop, tra gli altri. Ammiratore di Fernando Pessoa, inserì il poeta degli eteronimi tra i 26 autori del suo celebre e polemico canone occidentale.

    Paola D’Agostino, laureata in Lingua e Letteratura Portoghese presso l’Università degli Studi di Napoli «L’orientale» con una tesi sul Libro dell’Inquietudine, si è perfezionata in Letteratura Portoghese Contemporanea dedicandosi allo studio delle avanguardie e in particolare all’opera di Alberto Pimenta. Ha curato la traduzione italiana di diversi autori di lingua portoghese tra cui Eduardo Lourenço e Maria Gabriela Llansol. Ha pubblicato i libri di narrativa Largo delle Necessità (2006), Questo Freddo (2011), Tancredi il Napoletano (2018). In edizione portoghese, i suoi racconti sono riuniti nel volume Este Frio e Outras Histórias de Amor (Fenda, 2011). In portoghese ha pubblicato inoltre i libri di poesia Catar Catataus (2016) e Dançam; Dançam (2014). Suoi testi compaiono in antologie e riviste letterarie in Italia, Portogallo, Brasile e Germania, tra cui l’antologia Lissabon – Eine literarische Einladung (2010).

    Kleber Sales è nato a Brasília e si è laureato in Belle Arti presso l’Università della stessa città (UnB), specializzandosi nel disegno. Dal 1997 è illustratore del Correio Braziliense; collabora attualmente con i giornali Estado de São Paulo, Folha de São Paulo e Bild am Sonntag, con le riviste Piauí, Quatro Rodas, Playboy Brasil e Runners Brasil e con altre pubblicazioni brasiliane e straniere. Ha ricevuto diversi premi, tra cui si segnalano i riconoscimenti della «Society for News Design» e del «Salão Internacional de Desenho de Imprensa».

    Introduzione Álvaro de Campos, ingegnere navale e poeta sensazionista

    Fernando Pessoa non esiste, in senso proprio» – è quanto afferma l’eteronimo Álvaro de Campos nelle sue note in memoria di Alberto Caeiro, l’eteronimo che è il maestro di tutti gli altri. Per quanto impertinente, la scandalosa affermazione di Campos corrisponde perfettamente alla realtà. Il cognome del poeta, Pessoa, viene dal latino «persona», che significa «maschera»: dietro la maschera, la persona di Fernando Pessoa non esiste. Soffermarsi a ricordare il maestro è il pretesto di Álvaro de Campos – guarda caso il più eloquente e disinvolto degli eteronimi, dopo Fernando Pessoa se-stesso – per esprimere commenti sulle realizzazioni poetiche di Pessoa, tra le quali spicca la più originale di tutte: la creazione degli eteronimi. Pessoa reinventò un termine già esistente nella grammatica, «eteronimo» (nomi completamente diversi per oggetti semanticamente molto prossimi), per indicare i diversi nomi dei suoi molti non-sé narrativi. La parola così ridefinita da Pessoa ha meritato, nel frattempo, una voce nel Dictionary of Literary Terms and Literary Theory (Cuddon 1999, p. 381).

    La storia della genesi degli eteronimi è fin troppo nota. Pessoa la narrò nel 1935 nella citatissima lettera indirizzata a Adolfo Casais Monteiro, un giovane poeta e critico di Presença (1927-1940). Questa rivista del cosiddetto «Secondo Modernismo» in Portogallo fu fondamentale per far conoscere a un pubblico più vasto un Pessoa fino ad allora praticamente inedito.

    L’otto marzo 1914 Pessoa vede, come «in una specie di estasi», materializzarsi improvvisamente davanti a sé la serie di poesie intitolata Il guardiano di greggi, insieme al suo «autore», il poeta bucolico apparentemente ingenuo Alberto Caeiro. Questo primo eteronimo, subito riconosciuto come «maestro», fu immediatamente seguito da «discepoli» che avrebbero costituito una «coterie inesistente» di poeti: Ricardo Reis, medico, monarchico e autore classicista di epicuree odi oraziane; Álvaro de Campos, stravagante cantore whitmaniano delle sfide della modernità e della macchina, della nazione, dell’identità e della sessualità; e Fernando Pessoa, divenuto non-Pessoa, che reagisce «contro la propria inesistenza come Alberto Caeiro» (Pessoa 1982 pp. 93–100)¹. Come per primo riconobbe Jorge de Sena (Sena 1974; 1982), «Fernando Pessoa» cominciò ad essere anch’egli un eteronimo; a partire da quel momento, «Pessoa» non fu altro che il cognome del poeta. Ha ragione Álvaro de Campos: nel diventare «dramma fatto di persone» e divenire parte di «persone libri», Fernando Pessoa smise di esistere – in senso proprio.

    Caeiro – ovvero gli eteronimi – sorsero come risultato dell’incontro di Pessoa con Walt Whitman all’inizio della sua carriera. Susan M. Brown, sull’orma delle perspicaci analisi di Eduardo Lourenço (1973), fu la prima a riflettere profondamente sulla fondamentale rilevanza della comparsa di Caeiro per lo sviluppo degli eteronimi (Brown 1987). Brown parla con grande sensibilità e persuasione dell’impatto di Whitman – dei suoi molti «Io», «Me», «Non-Io», «Me-Stesso», «Non-Me-Stesso» – su Caeiro e sulle altre pessoane identità poetiche.

    Come il sesto senso di Eduardo Lourenço lo portò ad intuire già nel 1973, Caeiro è anche la magnifica invenzione di Pessoa per sospendere l’angoscia dell’influenza. Pessoa inventò il maestro e creò la molteplicità poetica al fine di negare un’autorità poetica anteriore. Non sorprende che Pessoa abbia deciso di far morire Caeiro prematuramente. È altresì curioso che Pessoa definisca Álvaro de Campos come «un Walt Whitman con un poeta greco dentro» (Pessoa 2009, p. 216)² e un cultore privilegiato dell’arte non aristotelica (cioè non-mimetica), dimenticandosi spesso di annoverare Whitman tra i poeti che di fatto lo influenzarono.

    Senza l’incontro di Pessoa con Walt Whitman non sarebbe esistito Alberto Caeiro, maestro poeta-dei-sensi-e-delle-sensazioni. Nella poesia Non esistono abissi!, inclusa in questa antologia con testo portoghese a fronte³, Campos si rivolge a Caeiro, dicendo, «tu sapevi […] con tutto il tuo corpo». Senza Whitman, non sarebbe esistito neanche l’ingegnere navale e poeta sensazionista, e «autore» di Appunti per un’estetica non aristotelica (1925), Álvaro de Campos.

    Grazie alle decine di manoscritti su Sensazionismo e altri ismi pessoani pubblicati da Jerónimo Pizarro (Pessoa 2009, pp. 141-220), alcuni dei quali scritti in inglese e attribuiti a Pessoa, a Campos, o a qualsiasi altra persona inventata, possiamo saperne un po’ di più su ciò che Pessoa pensava (non senza contraddizioni) del Sensazionismo in quanto poetica non aristotelica. Nella bozza di una lettera di certo destinata a un editore inglese (Pessoa 2009, pp. 401-404), un’esposizione dettagliata dell’atteggiamento centrale del Sensazionismo può riassumersi nel seguente modo: nella vita, l’unica realtà è la sensazione; l’arte è la coscienza armoniosa della sensazione; in arte non vi è filosofia, solamente arte. Il Sensazionismo non è un movimento, è piuttosto una «sintesi finale» di tutti i movimenti moderni, compresi il Decadentismo, il Cubismo e il Futurismo. Deriva dal Simbolismo, leggiamo in un altro appunto, ha come obiettivo la forza e l’energia, e non la bellezza; all’origine del Sensazionismo vi è l’amicizia tra Fernando Pessoa e Mário de Sá-Carneiro; Álvaro de Campos e Almada-Negreiros ne sono i cultori per eccellenza (Pessoa 2009, p. 215). Non stupisce che Campos abbia pensato di dedicare Il passaggio delle ore (c. 1916), in quanto ode «sensazionista», ad Almada-Negreiros, a cui porge un effusivo ringraziamento per il semplice fatto che egli esiste (Pessoa 2009, p. 569).

    Vale la pena di citare qui integralmente l’affermazione audace alla fine degli Appunti per un’estetica non aristotelica:

    […] persino oggi, […] vi sono solo tre vere manifestazioni di arte non aristotelica. La prima consiste nei sorprendenti poemi di Walt Whitman; la seconda nei poemi ancor più sorprendenti del mio maestro Alberto Caeiro; la terza nelle due odi – l’«Ode trionfale» e l’«Ode marittima» – che ho pubblicato su «Orpheu». Non mi domando se questa sia immodestia. Affermo che è la verità. (Pessoa 2006 p. 20)

    Tuttavia, quando i nomi di Walt Whitman e William Blake vengono citati insieme come «origine» del Sensazionismo (Pessoa 2009, p. 159), il lettore ha il serio sospetto che il Sensazionismo sia spesso soltanto il nome che Pessoa attribuisce al tipo di grande poesia che egli maggiormente ammira.

    Una manifestazione esuberante di arte non-aristotelica e sensazionista è «Ultimatum» (1917), un impudente testo di poetica radicalmente iconoclasta destinato a una raccolta di poesie di Campos intitolata Arco do triunfo. «La mia immaginazione è un Arco di Trionfo» (1915 c.), che abbiamo incluso nella presente antologia, è una concisa dimostrazione della poesia in quanto coscienza della sensazione; le sue immagini dinamiche di vertigini, esplosioni e vulcani che sputano fiamme acquistano dimensioni straordinarie in «Ultimatum». Senza dubbio stuzzicato dall’ultimatum britannico del 1890, che costrinse il Portogallo ad abbandonare i territori africani compresi tra Angola e Mozambico e racchiusi sotto la definizione di «Mappa Rosa», l’Ultimatum di Campos è una provocazione poetica rivoluzionaria in due parti, ed è anche un gesto di rivolta culturale che si serve delle devastazioni della Grande Guerra in corso per potenziare il proprio effetto. La nostra antologia comprende uno dei molti frammenti della «Ode marziale» (1914 c.) che mostra la preoccupazione di Campos per le atrocità della guerra.

    La prima parte di «Ultimatum» è un’esplosione di violento sarcasmo contro la cultura e i costumi occidentali, senza dimenticare gli «Stati Uniti d’America, sintesi-imbastardimento della bassa-Europa, aglio della panata transatlantica, pronuncia nasale del modernismo antiestetico!» I suoi versi stridenti si servono dell’apostrofe e di un tono brutalmente accusatorio per mitragliare con uno sdegnoso ordine di sfratto i poteri egemonici d’Europa, che il poeta definisce «mandarini» (termine che rinvia al verbo «mandar», comandare), e accusa di essere pateticamente incompetenti e corrotti. Il pamphlet esilarante finisce per essere sintetizzato nella trivialità scritta in neretto (MERDA!) che separa le due parti.

    La seconda parte, più sentenziosa, elencando ciò che bisogna fare proclama la rigenerazione della «sensibilità» mediante una serie di interventi «chirurgici» volti a potenziare la creatività. La creatività, tuttavia, richiede la «abolizione» di tutti i «preconcetti» e «dogmi» dell’Umanesimo liberale che Nietzsche aveva già esposto: il «dogma della personalità», il «preconcetto dell’individualità», e il «dogma dell’obiettivismo personale». La deriva moralizzante di stampo nietzschiano di Campos raggiunge l’apice nell’audace profezia della «Umanità degli Ingegneri», che vaticina il «Super-Uomo» «più completo», «più complesso» e «più armonico». Si avvertono echi dell’ideologia nazista, ma anche chiare ripercussioni del poeta pessoano multiplo e sensazionista – completo, complesso, armonioso – il Super-Camões in quanto auto-profezia di Pessoa in «La nuova poesia portoghese» (1912; Pessoa 1982, pp. 361-397). L’«Ultimatum» è il manifesto metapoetico del Sensazionismo, mentre gli «Appunti per un’estetica non aristotelica» sono il tentativo di dargli un fondamento teorico.

    Campos fa riferimento negli «Appunti» a Orpheu 1, dove fu pubblicata l’«Ode trionfale», e a Orpheu 2, su cui uscì per la prima volta l’«Ode marittima». Entrambi i numeri risalgono al 1915. Quando Orpheu 1 stava per andare in tipografia, Pessoa si rese conto che il numero era troppo scarno e decise all’ultimo momento di aggiungere qualche pagina in più. Produsse allora una poesia raffinata per un Álvaro de Campos «in nuce», ovvero, una «vecchia» poesia di Campos prima che Campos si trasformasse di fatto in Campos dopo aver conosciuto il Maestro Caeiro – vale a dire prima dell’incontro di Pessoa con Walt Whitman e Foglie d’erba. E nasce così «Oppiario», una poesia strettamente vincolata per forma e tema ad un modo di far poesia convenzionale e decadente, che le due grandi odi citate stavano già superando.

    Vale la pena di rileggere «Oppiario», in tale contesto, dal punto di vista dell’eteronimismo e delle sue sfide. Poiché la poesia pubblicata su Orpheu 1 è l’unica testimonianza che abbiamo, non vi è modo di sapere se Oppiario fu effettivamente scritta dopo l’«Ode trionfale», ma è evidente che Pessoa voleva fornire questa lettura. Pessoa disse a Casais Monteiro che «Oppiario» era stata per lui la poesia più difficile da scrivere, perché aveva richiesto un processo di spersonalizzazione doppia: far nascere la persona non-persona (e non-Pessoa) di Álvaro de Campos prima che questi divenisse davvero Álvaro de Campos. In teoria, ciò ha senso indipendentemente dal fatto che l’«Ode trionfale» sia stata o meno scritta prima. Ad ogni modo, di fatto con «Oppiario» Pessoa inserisce Álvaro de Campos nella storia. Nella storia letteraria, senza dubbio, giacché «Oppiario» reclama lo statuto di vera poesia decadente, composta prima del Sensazionismo (cioè prima del Futurismo); ma anche nella storia dell’Occidente propriamente detta: «Oppiario» è il viaggio di ritorno dell’auto-proclamato e auto-sconfitto viaggiatore portoghese al proprio sé vuoto, sconsolato e ozioso. Lo scoraggiato viaggiatore del XX secolo va in un Oriente a oriente dell’Oriente, «scoperto» per la prima

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