La scuola e la società
Di John Dewey
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A tal proposito Dewey parla di atelier, un luogo in cui i ragazzi svolgono attività di tipo pratico. Tali attività sono fortemente connesse ai bisogni dell'alunno, soprattutto al gioco e alla scoperta, che per il pedagogista americano devono essere il centro del curricolo scolastico. L'esplorazione del vissuto deve partire dai problemi concreti e reali: solamente in un secondo momento si studierà sul libro. In questo modo il bambino parteciperà alla vita scolastica in un sistema del tutto simile a quello della vita adulta, ma senza finalità economiche, bensì formative in vista del suo futuro da cittadino.
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Anteprima del libro
La scuola e la società - John Dewey
John Dewey
La scuola e la società
ISBN: 9788874175604
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Indice dei contenuti
Copyright
PREFAZIONE
CAPITOLO I. La scuola e il progresso sociale.
CAPITOLO II. La scuola e la vita del fanciullo.
CAPITOLO III. Le perdite nell’educazione.
Tre anni della scuola elementare annessa all’università
Copyright
In copertina: Thomas Brooks, Il nuovo studente, 1854
© 2024 REA Edizioni
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67100 L’Aquila
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Prima traduzione italiana del 1915 a cura di Giuseppina Di Laghi
PREFAZIONE
Questo libro è dedicato soprattutto ai maestri elementari. Io ne conosco molti, moltissimi, pieni di zelo, innamorati del loro ufficio, desiderosi di istruirsi e di elevarsi intellettualmente e moralmente sempre di più. A questi tali, che, fortunatamente per noi, sono, ripeto, moltissimi; a questi cui riscalda l’animo il fuoco divino di un ideale di grandezza e di bene io dedico questo volumetto.
Vi troveranno riprodotto e studiato il pensiero di un professore dell’Università di New York, del Dewey, il quale pure con fede ed ardore di apostolo dedica la vita allo studio dei mezzi migliori per educare i fanciulli. Non tutte le idee attuate dal Dewey potranno essere seguite in Italia, chè le idee come le piante non allignano in tutti i climi, ma potranno sempre farci pensare e riflettere, e, forse potranno far portare anche a noi qualche innovazione nei nostri metodi d’insegnamento.
Il Prof. Dewey mi ha cortesemente concesso la autorizzazione di tradurre l’opera sua «School and Society;» debbo poi alla gentilezza sua e a quella del Prof. Richards, socio del «Teachers College of Columbia University» se mi è stato possibile conoscere le altre opere pedagogiche del Prof. Dewey ed esaminare i metodi ed i programmi di insegnamento della «Horace Mann Elementary school».
Di questi mi occuperò in un altro volumetto di Scuola e Vita.
Mi auguro che la mia modesta opera possa riuscire gradita ed anche utile ai maestri d’Italia, ai quali invio un pensiero affettuoso e un augurio di amica sincera.
Giuseppina Di Laghi.
CAPITOLO I. La scuola e il progresso sociale.
Noi siamo soliti a considerare la scuola da un punto di vista troppo individuale, come un’istituzione che stabilisca rapporti solo fra maestro e scolaro o fra maestro e parenti del fanciullo.
Quello che c’interessa di più è solo il progresso fatto da quel dato fanciullo di nostra conoscenza: lo sviluppo fisico che ha raggiunto, l’abilità che ha acquistato nel leggere, nello scrivere e nel disegnare, le sue cognizioni geografiche e storiche, i suoi abiti di pulitezza e d’ordine; in tal modo noi giudichiamo il lavoro della scuola. Ed abbiamo ragione; tuttavia il nostro giudizio può e deve essere allargato. La società deve desiderare per tutti i fanciulli, quello che i genitori più saggi desiderano per il loro figliuolo. Ogni altro ideale sarebbe ristretto ed egoistico, distruggerebbe la democrazia. Tutto quello che la società ha fatto per sè stessa deve, mediante la scuola, andare a profitto dei suoi futuri membri che possono alla loro volta effettuare tutte le speranze che la società ha formate per sè stessa. Qui l’individuale e il sociale sono una cosa sola: procurando quanto è necessario al bene dei fanciulli, la società lavora per il proprio bene; ed in questo compito il posto più importante è quello della scuola, poichè, come disse Horace Mann: «Dove è qualche cosa che cresce e si sviluppa, un formatore vale mille riformatori».
Quando noi vogliamo discutere qualche riforma educativa dobbiamo esaminarla con una certa larghezza, ossia dal lato sociale; altrimenti non la intenderemo, la giudicheremo o un’invenzione arbitraria e capricciosa di un insegnante, o nella migliore ipotesi un semplice miglioramento portato in alcuni fatti particolari: così in generale è costume considerare le riforme scolastiche. Ma è un errore, come sarebbe errore giudicare mutamenti capricciosi e transitori la locomotiva e il telegrafo. Le riforme nei programmi e nei metodi educativi sono un prodotto delle cambiate condizioni sociali, uno sforzo per soddisfare ai nuovi bisogni della società, come le riforme nell’industria e nel commercio. Perciò chiedo che con tutta la vostra attenzione esaminiate ciò che chiamiamo «nuova educazione» in rapporto ai grandi cambiamenti sociali. Esiste questo rapporto? Se esiste, la nostra riforma educativa non è più isolata, non è più d’indole strettamente scolastica, ma diviene un fatto dell’intiera evoluzione sociale, e come questa, almeno nelle sue linee più generali, inevitabile. Esaminiamo quindi i principali aspetti del movimento sociale, e dopo volgiamoci alla scuola, per vedere come essa sappia seguirlo. E poichè è impossibile trattar compiutamente l’argomento, mi limiterò, per ora, ad un punto importantissimo nelle riforme scolastiche moderne – quello che prende il nome di lavoro manuale, giacchè se rendo chiare le relazioni di questo con le cambiate condizioni sociali, più agevolmente sarà creduto al rapporto delle altre riforme scolastiche colla vita della società.
Non mi fermerò a lungo sui cambiamenti sociali; chi legge, li conosce quanto me.
Colpisce prima d’ogni altro la mente, e ha dato origine a molti altri, il cambiamento avvenuto nell’industria: ora le grandi invenzioni scientifiche hanno messo le forze della natura a servizio dell’industria umana, che produce una quantità innumerevole di oggetti; ora vi sono vasti centri manifatturieri e rapidi e poco costosi mezzi di comunicazione. Questa evoluzione è principiata non prima di un secolo fa, e molti de’ suoi aspetti più importanti si sono affermati durante la vita della nostra generazione. Possiamo appena credere che ci sia stata una rivoluzione così rapida, così estesa, così completa. Mediante essa la faccia della terra è cambiata, anche nel suo aspetto fisico: i confini politici sono rimossi o cancellati, come se fossero