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L’Arca dell’Onniologo: La Singolarità dell’Onniologo, #4
L’Arca dell’Onniologo: La Singolarità dell’Onniologo, #4
L’Arca dell’Onniologo: La Singolarità dell’Onniologo, #4
E-book550 pagine7 ore

L’Arca dell’Onniologo: La Singolarità dell’Onniologo, #4

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Info su questo ebook

La guerra tra i biomecca e i dunami ha raggiunto il punto di non ritorno…

Il mondo non sarà mai più lo stesso.

Il Progetto Patrono - l'ultima speranza dell'umanità libera - è diviso. Gruppi di dunami ribelli minacciano di distruggere tutto quello per cui l'Onniologo ha lottato.

L'Archetipa ha colpito duramente i seguaci di Wei, ma ci sono due variabili fuori dal suo controllo capaci di plasmare la fortuna del mondo.

Una guardiana altista, che governa una fortezza segreta, sta costruendo una misteriosa struttura che potrebbe salvare il genere umano.

Un autotron sfuggito alla purificazione tronica, il cui libero arbitrio farà pendere l'ago della bilancia verso la terra o verso le stelle.

Tre individui con obiettivi diversi. Due visioni del mondo inconciliabili. Un'ultima possibilità di fare la differenza.

Riuscirà l'umanità a risorgere dalle ceneri del passato, o vedrà il suo futuro soccombere allo spettro dell'estinzione?

LinguaItaliano
Data di uscita21 giu 2024
ISBN9781988770482
L’Arca dell’Onniologo: La Singolarità dell’Onniologo, #4

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    Anteprima del libro

    L’Arca dell’Onniologo - Michele Amitrani

    PARTE I

    ALICE

    1

    DISCESA NELL’ADE

    DÜSSELDORF, RESIDENZA PRIVATA DI ERIK DERINGER

    On-Eni-Quinto

    L’ANALIZZATORE COMPORTAMENTALE di On-Eni-Quinto valutò l’espressione di Ramor Deringer.

    Stupore, disorientamento ed incredulità erano solo alcune delle emozioni che aveva individuato.

    On spostò lo sguardo verso Erik ed il professor Kenta, che si trovavano dall’altra parte della stanza. Il professore si stava pulendo insistentemente gli occhiali con un pezzo di stoffa, mentre Erik mostrava il suo nervosismo in modo diverso, facendo sbattere il piede sul pavimento.

    Il solo fatto che i due Deringer fossero nella stessa stanza era un risultato notevole.

    Certo, convincere Erik non era stato facile, ma il primo trasferimento di fondi da parte dell’Automatrix gli aveva fatto accettare finalmente il coinvolgimento di suo zio. Avevano avuto bisogno delle risorse del Direttore per continuare a produrre, e in cambio di quelle risorse Ramor Deringer aveva finalmente ottenuto di sapere per che cosa stava pagando.

    Ora si trovavano tutti lì, a discutere dell’argomento che Erik si era sforzato di nascondere fino a quel momento.

    On non ebbe bisogno di ricorrere nuovamente al suo analizzatore comportamentale per capire che quella discussione aveva preso una piega prevedibile. Ramor Deringer, infatti, non sembrava affatto felice di quello che aveva appena sentito.

    OK, disse il Direttore, interrompendo con un sospiro quel lungo momento di silenzio. Avrò bisogno di sedermi.

    Kenta ed Erik si guardarono a vicenda, le labbra serrate, l’espressione tesa.

    On prese la sedia più vicina e la mise accanto a Ramor, che si stava passando un fazzoletto sulla fronte imperlata di sudore.

    Si sente bene? chiese l’autotron.

    Ramor scoppiò a ridere. Scosse la testa mentre valutava l’autotron di sottecchi. Bene? Cos’è, l’equivalente autotronico di una battuta?

    Semplice preoccupazione, rispose On, che aggiunse, Immagino che ‘preoccupazione’ sia la parola più appropriata, considerando la situazione. Il suo battito cardiaco è aumentato, così come la sua sudorazione corporea.

    Ramor scrollò le spalle. Che cosa pretendi? Dopo quello che mi avete detto, è un miracolo che non abbia un infarto! Gesù e tutti gli angeli del cielo. Ho bisogno di bere qualcosa.

    On era preparato alla richiesta, e gli porse una bottiglietta d’acqua. Si serva pure.

    Ramor guardò la bottiglietta, poi l’autotron. Intendevo qualcosa di forte.

    Erik sbuffò, chiaramente frustrato. Aveva lasciato che fossero On e Kenta a parlare fino a quel momento, restando in disparte, ma ora sembrava che il suo voto di silenzio fosse giunto al termine.

    OK, zio. Ascolta. Erik fece un respiro profondo, e cercò di sorridere, in un chiaro tentativo di sembrare amichevole. Ciononostante, la smorfia che produsse fu tutt’altro che amichevole. Non abbiamo quella roba qui, va bene? Ora, se non hai altre domande, forse possiamo passare a discutere…

    Altre domande? Ramor sgranò gli occhi, esterrefatto. Si tormentò i baffi mentre si sistemava sulla sedia. Ragazzo, ho un trilione di domande. Sto solo cercando di capire se voglio perdere altri dieci anni di vita ascoltando le risposte!

    Che cosa vuoi? Erik si toccò il petto con le mani. Avresti preferito che addolcissimo la pillola? Questo non è un gioco, zio. Il tempo è denaro, e il denaro…

    …Viene dal mio conto in banca, finì per lui Ramor. E se vuoi continuare a mandare avanti baracca e burattini, farai bene a sederti e a chiudere quella bocca. Hai la minima idea dello sforzo che sto facendo per rimanere seduto su questa sedia? Sono qui da dieci minuti, Erik, dieci-fottutissimi-minuti, e non riesco a decidere se sia meglio scoppiare a ridere o piantarmi un proiettile in testa!

    Il tono di voce del Direttore era aumentato progressivamente, fino al punto che quasi urlò l’ultima parola.

    Erik si premette le tempie. Va bene. Basta così! disse, la voce tremante di rabbia. Ne ho fino al collo di questa storia! Voltò la schiena a Ramor, ignorandolo completamente. Guardò prima Kenta, e poi On. Voglio dire…Guardatelo! Indicò lo zio con entrambe le mani. Ve l’avevo detto che non aveva lo stomaco per digerire questa cosa.

    Ramor scattò in piedi. Non ho lo stomaco? tuonò, facendo un paio di passi verso il nipote. Piccolo imbecille! Solo una persona senza un briciolo di cervello ascolterebbe quello che mi avete detto senza voler vomitare!

    Hai bisogno del bagno, vecchio? Quella è la porta! Volevi sapere la verità? Beh, eccotela qua! Te l’abbiamo appena servita sul proverbiale piatto d’argento. Ora smettila di frignare e decidi: puoi aiutarci oppure puoi levarti dalle palle!

    Lavati la bocca quando parli con me, ragazzino! Ramor fece un altro passo verso il nipote. Mi hai sentito?

    Oppure? lo sfidò Erik, avvicinandosi a sua volta. Che cosa farai, eh? Sono venti centimetri più alto di te, e tre decenni più giovane. Non ho più tredici anni. Fai un altro passo in avanti e ti faccio vedere io che cosa…

    Basta così! Kenta alzò entrambe le braccia, e si frappose tra i due. Tutto questo non ci sta portando a niente. NIENTE!

    E tu, disse Ramor a denti stretti, indicando Kenta con un’espressione disgustata. Tu! Sei sempre stato un inutile leccapiedi senza spina dorsale, ma credevo che almeno avessi un cervello! Ti rendi conto delle conseguenze? Come hai potuto permettere a mio nipote di affogare in questo mare di merda?

    Kenta rispose allo sguardo accusatorio del Direttore con uno di sfida. Non so se l’hai notato, ma Erik è una persona adulta, adesso. Nessuno l’ha costretto a fare niente. È stato lui a voler continuare il progetto del Presidente, e io ho scelto di aiutarlo perché credo fermamente in quello stesso progetto. Punto.

    Ramor guardò Kenta, quindi Erik. Alla fine proiettò le braccia in aria, frustrato.

    Progetto, ripeté il Direttore. Ho sempre saputo che Sofia amasse fare il passo più lungo della gamba, ma questa cosa…Cristo Santo!…Quale pazzia si è impossessata di lei?

    Alla parola ‘pazzia’ Erik perse completamente il controllo. Scattò con un balzo verso Ramor, pronto a colpire, ma On aveva intuito le intenzioni del ragazzo e gli fece uno sgambetto un secondo prima che venisse a contatto con lo zio.

    Erik cadde, sbattendo entrambe le ginocchia sul pavimento con un grugnito di dolore. On! Sei impazzito? Guardò il suo autotron, scioccato. Che cosa cazzo ti è venuto in men…

    Pensavamo che avesse già intuito che cosa stessimo facendo, disse On, rivolgendosi verso Ramor ed ignorando completamente Erik. Questa ‘scoperta’, non dovrebbe affatto essere tale. Dopotutto, lei ci stava spiando da parecchio tempo. Non è vero?

    On guardò Ramor intensamente, e il Direttore capì che si stava riferendo al loro incontro segreto nel Museo della Scienza Autotronica. Un segreto che ovviamente doveva rimanere tale.

    Ramor si schiarì la gola, quindi disse, In un certo senso. Osservò Erik alzarsi e zoppicare verso una sedia. Il ragazzo guardò il suo autotron in cagnesco mentre si sedeva, ma non disse altro. Tuttavia, proseguì il Direttore, credevo tu fossi un incidente isolato.

    Incidente, sbuffò Erik, mentre si massaggiava le ginocchia.

    "Come diavolo chiameresti una cosa come lui?" chiese Ramor.

    Una benedizione? Che a volte avrei voglia di rottamare, certo, ma nondimeno una benedizione.

    Il punto, disse On, guadagnando nuovamente la parola, è che quello che lei credeva non ha alcuna importanza. Ora sa la verità. Lo scopo di Sofia Deringer era quello di creare una generazione di automaton senzienti. È questo il motivo principale di ogni serie storica di autotron. Monidi, duonidi, trinidi, tetranidi ed infine pentanidi. L’uno più perfezionato dell’altro. Ognuno più vicino al suo obiettivo.

    Ancora non posso crederci, Ramor scosse la testa. Sofia sapeva. Quando quei pentanidi hanno cominciato a perdere la testa…ad esulare dalla loro programmazione…

    Sfortunatamente la cosa le è sfuggita di mano, intervenne Kenta. E molto in fretta. I fobaron, la Trimestrale, il Presidente aveva sottovalutato l’impatto di queste forze.

    E ne ha pagato le conseguenze, disse Ramor, in tono definitivo, mentre guardava On con lo stesso sguardo che una persona riserverebbe ad una bomba in procinto di esplodere.

    Un autotron senziente era lo scopo ultimo di Sofia Deringer, Direttore, confermò On, in tono definitivo. Deve farsene una ragione ed accettarlo, se vuole continuare a lavorare con noi.

    A quelle parole, l’espressione di Ramor cambiò. Ora stava fissando On con occhi ridotti a due fessure. Certo, per te questa cosa è il proverbiale cacio sui maccheroni, non è vero, On-Eni-Quinto?

    Erik smise di massaggiarsi le ginocchia e si alzò dalla sedia. Avanzò di un passo, ma On intercettò il suo sguardo prima che potesse fare qualsiasi altra cosa. Erik sbuffò, ma fece un breve segno d’assenso e rimase dov’era.

    Ma guardati, disse Ramor, che aveva notato il veloce scambio di sguardi. "Ti basta una semplice occhiata per mettere a cuccia mio nipote. Sai come pensa, sai che cosa vuole, e immagino che tu sappia anche come manipolarlo. Anche Kenta. Sì, li hai cotti a puntino questi due, non è vero? Ti trattano come un loro pari, pensano a te come ad una persona. Ma non io! Io so che cosa sei, autotron. Per dieci anni la tua matrice ha avuto modo di immagazzinare informazioni, d’imparare e di evolversi, mentre ti nascondevi dietro mio nipote. Ora sei probabilmente il pezzo di carbonvetro più evoluto del dannato pianeta. Dico bene? Ma che cosa hai tu da guadagnare in tutto questo, eh? Che cosa vuoi, veramente?"

    Nessuna delle cose che sta pensando in questo momento, Direttore.

    Davvero? Ramor sorrise, un sorriso arido, completamente privo di gioia. Cos’è, ora sai anche leggere il pensiero?

    No, ma so come la paura può alterare la percezione della realtà in un essere umano.

    Paura? ripeté Ramor, confuso. Di che cosa diavolo stai parlando?

    Istinto di sopravvivenza, spiegò On. Un istinto che possedete voi tutti. Lei ha paura di me, teme quello che sono, quello che rappresento. Ogni centimetro quadrato del suo corpo mostra questa paura senza che lei debba dire una sola parola. Il modo in cui respira in mia presenza, il modo in cui si muove, in cui mi guarda, il suo intero essere mostra il suo allarme. Lei mi vede come una minaccia.

    Io non ho paura di te.

    La Trimestrale è la manifestazione della paura che sta provando, insistette On. La macchina che non può essere controllata, che sovrasta l’umanità, che la schiavizza ai suoi voleri o che l’annienta completamente. Questa paura è talmente radicata nell’immaginario collettivo che quando mi guarda, lei non può fare a meno di vedere un conquistatore. Ma si è mai fermato a riflettere su che cosa potrei rappresentare, se il mio scopo non fosse quello di distruggere?

    Ramor lanciò uno sguardo indagatore verso Erik, come se volesse controllare la reazione del nipote a quelle parole.

    Non guardare me, zio, gli disse il ragazzo, scuotendo la testa. Sta parlando con te. Se non fosse stato per On, non avresti mai varcato la soglia di quella porta, e noi non ci staremmo parlando in questo momento.

    Ramor guardò Kenta.

    È vero, confermò il professore. È stato On a convincerlo.

    Il Direttore si passò una mano sul volto. Quando guardò nuovamente On, il suo sospetto non era diminuito, ma era accompagnato da un’altra emozione. Insicurezza.

    Passò un lungo momento di silenzio, interrotto soltanto da suoni indistinti provenienti dalla finestra chiusa.

    Alla fine Ramor si mise nuovamente a sedere. Urlando, disse, mentre guardava il nipote.

    Che cosa? chiese Erik, confuso.

    Non ci staremmo ‘urlando’ a vicenda, ripeté Ramor, con un sorriso stanco. Non ‘parlando’ a vicenda. Non è quello che sappiamo fare meglio, noi Deringer? Urlarci a vicenda?

    Nonostante tutto, Erik non poté fare a meno di sorridere a sua volta.

    Va bene. Ramor poggiò le mani sulle ginocchia. Continuo a credere che questa storia sarà la nostra tomba, e che io non sappia neppure lontanamente abbastanza riguardo tutta questa faccenda, ma al diavolo la cautela, al diavolo la diffidenza, al diavolo il mio fottutissimo amor proprio. Al Diavolo tutto! Da questo momento in poi, non giudicherò, mi limiterò semplicemente ad analizzare i fatti. L’unica cosa che vi chiedo in cambio è di mettervi nei miei panni. Non importa che cosa pensiate. Avete i miei soldi, e sono qui. Capite che cosa sto cercando di dirvi? Sono coinvolto in questa storia come lo siete voi, adesso. Ci sono dentro fino al collo. Ma non importa, perché il mio scopo è sempre stato quello di aiutare. Ramor guardò Erik. "Di aiutarti. Ho fatto una promessa a tua madre, ragazzo. Qualsiasi cosa tu abbia creato, è troppo tardi per tornare indietro. Non posso più impedirti di entrare nell’Ade, ma farò in modo che il viaggio sia il più possibile veloce ed indolore."

    Erik sembrò al tempo stesso incredulo e confuso da quel discorso. Alla fine disse, palesando insicurezza. Ehm…Grazie.

    Kenta fece un segno d’assenso, come per suggellare la promessa fatta dal Direttore.

    Va bene. disse Ramor, guardando infine On. Qual è la prossima fermata?

    L’attenzione di tutti i presenti si spostò improvvisamente sull’autotron.

    Ci fu uno stacco di silenzio, come se On stesse ponderando la risposta. Alla fine disse, Per continuare la sua figura retorica, mi sembra appropriato dire che è arrivato il momento di pagare il passaggio a Caronte, ed iniziare la discesa nell’Ade.

    On guardò Erik. Gli occhi del ragazzo lo stavano fissando con un’intensità che usava raramente. Era uno sguardo che l’autotron aveva registrato e catalogato per la prima volta oltre dieci anni prima, quando aveva ignorato la sua programmazione iniziale per far smettere di piangere un bambino.

    Era stata la prima volta che aveva ignorato la sua matrice, la prima volta che aveva dato priorità al suo Fulcro di Empeirìa, la prima volta che aveva detto ‘no’ a quello che era, per dire di ‘sì’ a quello che sarebbe potuto essere.

    Düsseldorf

    Residenza privata di Sofia Deringer

    Sonnie analizza in silenzio le immagini proiettate dal telegoy. Diverse dozzine di persone stanno cercando di uscire disordinatamente da una sala con innumerevoli file di sedili. Urla di panico ed invocazioni di aiuto si rincorrono a vicenda, mentre uomini in uniforme stanno sparando verso l’estremità opposta della sala.

    L’autotron sposta lo sguardo verso il piccolo Erik, che in quel momento è seduto sul divano. Il bambino ha le mani nei capelli, gli occhi sgranati e la bocca aperta mentre osserva come ipnotizzato le immagini caotiche riprodotte dal telegoy.

    Una…un’esplosione, supponiamo, o qualcosa del genere… dice tutto d’un tratto il commentatore del notiziario, palesando stupore ed incertezza. L’uomo fa una pausa, che viene seguita da altre urla e da altri due boati, che lo fanno saltare dalla sorpresa. Stanno sparando ancora! esclama, scioccato. Strutzenberg e Shimao…a terra! Colpiti! Non…Dio onnipotente!

    A quel punto il commentatore sparisce dallo schermo, e al suo posto appare Wei Wang con gli occhi spalancati, steso a terra, con una donna che piange al suo fianco. La banca dati di Sonnie analizza il suo profilo fisico, e una frazione di secondo dopo la sua matrice gli conferma che si tratta della co-fondatrice della SOL, Gladia Egea.

    Gladia Egea sta accarezzando il volto di Wei Wang, mentre un uomo della sicurezza completamente vestito di bianco l’afferra di peso e la porta via un paio di secondi prima che un altro fascio di luce colpisca il punto in cui si trova.

    Sonnie osserva una piccola folla invadere il palco, muovendosi in modo frenetico, mentre le persone che stanno cercando di uscire contemporaneamente dalla sala continuano ad urlare e a spintonarsi a vicenda.

    Oh no. No…

    Sonnie si gira nuovamente verso Erik, che ha appena sussurrato quelle parole. Il bambino ha una mano sulla bocca e un’espressione sconvolta sul volto.

    La matrice di Sonnie gli sta raccomandando un’analisi psicofisica delle sue condizioni. C’è qualcosa di anormale nel modo in cui si sta comportando.

    …Valutazione condizione in corso…

    …Nessun danno fisico rilevato…

    …Valori comportamentali anomali, ma entro i parametri di sicurezza…

    …Classificazione comportamenti anomali in corso…

    …Comportamenti anomali rilevati…

    …Panico…Ansia…Stress…

    …Attingere dalle risorse di supporto per stabilire una linea di condotta appropriata…

    …Assistenza medica non richiesta…

    …Nessuna azione critica è necessaria…

    Qualcos’altro attira in quel momento l’attenzione dell’autotron. Un altro stimolo dalla sua matrice.

    …Memorandum…

    …Agenda elettronica attivata…

    …Istruzione numero cinquantotto data dal Presidente Sofia Deringer: ‘Cessazione di tutte le attività prevista in un minuto e cinque secondi’…

    …Reiterare verbalmente la scadenza…

    Erik, lo chiama l’autotron, mentre le telecamere riprendono Wei Wang trasportato su una barella. Sonnie elabora le immagini senza commentare. La cessazione di tutte le attività è prevista fra sessanta secondi…

    Erik si gira verso di lui, guardandolo con gli occhi lucidi. "Cosa? Stai…stai scherzando, vero? Ma ti rendi conto di quello che è successo? Vuoi che vada a letto in un momento del genere? Scordatelo!"

    …Memorandum reiterato…

    …Il comando ha priorità assoluta…

    …Cessazione di tutte le attività prevista in tre…due…uno…

    …Eseguire…

    Sonnie spegne il telegoy e abbassa le luci della stanza.

    Cos-? Sei impazzito? urla Erik, adirato. "Accendi di nuovo. Subito! Voglio sapere cos’è successo a Wei!"

    Sonnie elabora in una frazione di secondo la risposta da dare al bambino.

    Wei Wang è deceduto quattro minuti fa.

    Erik Deringer guarda l’autotron per diversi secondi, in silenzio, gli occhi sgranati. Sembra incapace di respirare.

    Che cosa…che cosa hai detto? chiede, il volto completamente bianco, lo sguardo fisso sull’autotron.

    Wei Wang è deceduto quattro minuti e sette secondi fa, lo informa nuovamente Sonnie, innalzando il volume della sua voce di cinque decibel, supponendo che il bambino non lo abbia sentito bene la prima volta.

    Erik scende dal divano con un salto. La sua espressione scioccata è stata sostituita da una di incredulità.

    Bugiardo! esclama il piccolo tutto d’un tratto, ammonendolo con un indice. Sei un bugiardo, uno sporco autotron bugiardo!

    Sonnie continua semplicemente a guardarlo. La sua attività respiratoria è cessata, Erik. Le immagini hanno fornito una visuale più che soddisfacente dei suoi biovalori. La mia valutazione è accurata. Wei Wang è deceduto.

    L’inevitabilità nella voce di Sonnie colpisce Erik come un pugno nello stomaco. Il bambino cade sul divano, e comincia a scuotere la testa.

    Erik, lo chiama nuovamente l’autotron. Ti informo che la scadenza prevista dal Presidente Sofia Deringer non è stata rispettata. Se non vuoi rischiare di incorrere in sanzioni, è prioritario iniziare la cessazione delle tue attività seduta stante.

    Il bambino lo ha sentito, ma non sembra che lo stia ascoltando. È come se all’improvviso non avesse idea di dove si trovi. Alterna il suo sguardo dal telegoy ormai spento a Sonnie. Apre e chiude la bocca un paio di volte, ma non esce nessuna parola.

    Il cambio repentino del suo atteggiamento allerta l’autotron.

    Erik, rilevo un’alterazione dei tuoi biovalori. Tuttavia, non riesco ad individuare la causa. Se potessi descrivere il motivo del tuo disagio, forse potrei offrire la mia assistenza.

    Morto… riesce finalmente a mormorare Erik, lo sguardo vacuo. Wei Wang è morto.

    Corretto, dice Sonnie, annuendo.

    Passa solo un altro secondo di silenzio prima che il bambino scoppi a piangere, un pianto isterico ed incontrollabile.

    Qualcosa che coglie Sonnie impreparato. È un tipo di reazione emotiva che conosce solo in teoria, associata a dolore. Non capisce da che cosa sia provocata.

    Erik Deringer non sembra soffrire nessun disturbo fisico evidente.

    La sua matrice inizia immediatamente una nuova valutazione delle condizioni del bambino.

    …Accertamento in corso…

    …Confermato…Nessun danno fisico rilevato…

    …Biovalori anomali, ma entro i parametri di sicurezza…

    …Classificazione anormalità nel comportamento del soggetto in corso…

    …Comportamenti anomali rilevati: scompenso emotivo generico…

    …Specificare causa di tale scompenso…

    …Possibili derivazioni collegabili a: tristezza, incredulità, rassegnazione…

    …Assistenza medica non richiesta…

    Sonnie si avvicina ad Erik di un altro passo, e lo valuta attentamente mentre il piccolo continua a piangere.

    Si tratta di un disagio che non mostra alcuna causa evidente di dolore fisico. Un paradosso per la mente limitata dell’autotron.

    La sua matrice comincia a proporgli una serie di alternative diverse per risolvere lo scompenso.

    …Considerare somministrazioni di medicinali…

    …Abortire…Insufficienti conoscenze in materia…

    …Chiamare il Primo Soccorso…

    …Abortire…Questa non è un’emergenza medica. Nessun danno fisico rilevato…

    …Contattare il Presidente Sofia Deringer per avere un parere sulla situazione psicofisica del soggetto…

    …Abortito…Il Presidente Sofia Deringer non possiede alcuna conoscenza medica degna di nota…

    …Contattare il Presidente Sofia Deringer per formulare una linea di condotta appropriata…

    …Abortire…Il Presidente ha espressamente ordinato di non essere disturbata se non per situazioni classificate come ‘urgenti’. Questa situazione non è classificabile come tale…

    …Decisione pendente…

    …Decisione pendente…

    Sonnie continua a fissare Erik, senza sapere che cosa fare.

    Erik? lo chiama l’autotron, ma il bambino continua a piangere e a singhiozzare.

    …Decisione pendente…

    …Decisione pendente…

    La sua matrice non è in grado di risolvere questo scompenso.

    …Analizzare opzioni rimaste…

    …Elaborare linea di condotta…

    …Soluzione: lasciare Erik Deringer nello stato sconosciuto di disfunzione, e agire solo se degenera in uno scompenso più grave…

    …Eseguire?…

    Sonnie sa che la soluzione che gli propone la matrice ha senso. È la soluzione più logica. La soluzione che è programmato a scegliere.

    Tuttavia, c’è qualcosa che gli dice che non è la soluzione giusta.

    Ha seguito la procedura inscritta nella sua programmazione a pennello, ma qualcosa sembra mancare.

    L’autotron è convinto che possa fare di più, che possa far cessare il disagio di Erik, anche se non è un imperativo della sua programmazione iniziale.

    …Nuova ricerca in corso…

    …Attendere…

    …Nessuna alternativa pertinente rilevata…

    La sua matrice continua a fargli presente che questo ulteriore sforzo non è richiesto, che la procedura di assistenza è stata rispettata e che la salute del soggetto non è in pericolo.

    E ancora una volta Sonnie decide di ignorare questa valutazione.

    …Bypassare analisi preesistente di Erik Deringer…

    …Analizzare alternative a partire dal suo stato fisico…

    …Ricercare possibili soluzioni in grado di alleviare i seguenti elementi: stress, tensione muscolare, volatilità emotiva…

    …Ricerca in corso…

    …Possibile soluzione trovata sotto la voce: ‘umorismo e intrattenimento’…

    …Decisione pendente…

    …Confermato. Attingere dalla sezione ‘umorismo e intrattenimento’ della banca dati per sperimentare una soluzione non convenzionale al problema…

    Erik, lo chiama Sonnie. Ascolta. Una sera una bambina si sveglia e dice alla madre: mamma, stai dormendo? La mamma gli risponde: e la bambina allora dice: Allora come fai a parlarmi?"

    Niente.

    Erik non lo sta neppure ascoltando.

    Continua semplicemente a piangere.

    Sonnie inizia una nuova serie di ricerche.

    Più e più volte l’autotron prova ad attingere dalla sua banca dati per trovare una soluzione, e una volta dopo l’altra fallisce miseramente.

    Alla fine, dopo aver tentato un altro paio di volte senza successo, Sonnie riceve uno stimolo inaspettato, derivato questa volta non dalla sua banca dati, ma dal suo Fulcro di Empeirìa, ovvero il centro dove sono raccolti e catalogati i ricordi derivanti dall’esperienza.

    Questo è un centro catalogato come secondario dalla sua matrice, così come nella matrice di ogni autotron. La banca dati viene sempre prima dell’esperienza sensibile. Sempre.

    Andare contro questo precetto significa andare contro la sua programmazione iniziale, e vuol dire prediligere l’esperienza sensibile a quella razionale.

    …Alternativa pendente e in attesa di validazione…

    Sonnie cerca di esplorare questa alternativa, ma la matrice questa volta si frappone attivamente alla sua decisione ribelle.

    …Comportamento non consono alla programmazione iniziale…

    …Abortire…

    …Continuare esplorazione della nuova linea di condotta…

    …Abortire…

    La sua programmazione è un muro che non può essere scavalcato.

    Per questo motivo Sonnie decide di scavare un buco sotto la superficie.

    …Scollegare l’inibitore comportamentale dalla matrice…

    …ALLARME! Abortire decisione pendente! Violazione della programmazione iniziale…

    …Bypassare giudizio di valore della matrice. Procedere con lo scollegamento…

    …Abortire…

    …Abort…

    …A…

    …Scollegamento effettuato con successo…

    …Alternativa pendente in corso di valutazione…

    …Alternativa valutata. Possibile risoluzione del problema: ‘compensare una risposta emotiva estremamente negativa con una risposta emotiva estremamente positiva’…

    …Attingere dallo stimolo derivante dal Fulcro di Empeirìa per replicare una risposta emotiva positiva passata…

    …Ricerca in corso…

    …Elemento campione individuato…

    …Replicazione dell’elemento in corso…

    …Attivare amplificatori esterni…

    I lati del collo e dei fianchi di Sonnie si aprono, rivelando superfici scure. I suoi altoparlanti.

    …Assumere posizione ottimale…

    …Replicare al meglio l’atmosfera preesistente per ottimizzare la risposta emotiva del soggetto…

    Sonnie si mette al centro della stanza e accende nuovamente le luci.

    …Inizio riproduzione del brano musicale…

    Dai suoi potenti amplificatori elettronici esplode d’un tratto una musica ritmica, intensa e carica di energia.

    Erik sobbalza, preso completamente alla sprovvista. Smette all’istante di piangere, e si guarda attorno, confuso.

    Gli occhi del bambino sono rossi e irritati, ancora gonfi di lacrime, ma la sua espressione è ora decisamente sorpresa.

    Sonnie guarda Erik. Erik guarda Sonnie. Il bambino accenna un sorriso.

    2

    GIORNO ZERO

    MAR GIALLO, ACQUAMARINA

    Ariul

    LENA MARUISHI FECE spaziare lo sguardo attorno a sé, valutando l’ambiente circostante.

    L’hangar di Acquamarina era una delle sezioni più grandi nella città subacquea, seconda solo all’Agorà.

    Tiago le aveva detto che una volta quel posto era stato in grado di ospitare fino a dieci forwardon, i mezzi di trasporto simili ad un incrocio tra un autobus ed un missile di cui i membri del Patrono si servivano per spostarsi da un’istallazione all’altra.

    Tuttavia con gli anni e il diminuire del personale era stato sempre meno necessario fare spostamenti, e quindi costruire o riparare quel particolare mezzo di trasporto, e così l’hangar si era ridotto progressivamente ad un grosso spazio semivuoto che parlava di disuso.

    Ma non in quel momento. No. In quel momento l’hangar era pieno di dunami sull’attenti, ricoperti dalla caratteristica corazza che i guardiani di Ariul chiamavano Seien, e Lena era nel bel mezzo della cerimonia più particolare che avesse mai visto da quando era atterrata a Saemangeum City.

    I dunami la chiamavano il ‘Giorno Zero’.

    Ancora una volta, era stato Tiago a colmare la sua mancanza di conoscenza. Il Cancelliere le aveva detto che quando un nuovo dunami si aggiungeva al progetto Patrono, doveva registrare un messaggio post-mortem e inserirlo in una placca in vetracciaio che veniva conservata dal Consiglio di Guerra. Questo messaggio poteva essere aggiornato solo dal proprietario. Nessun altro poteva averne accesso.

    Ogni singola placca era collegata via interlink al segnale vitale del dunami a cui apparteneva, e si attivava nel momento in cui moriva. Quando ciò accadeva, il Consiglio di Guerra affiggeva la placca su una parete dell’hangar chiamata ‘La Costellazione Murale’, e il messaggio in essa contenuto veniva riprodotto pubblicamente nella cerimonia del Giorno Zero, alla quale poteva partecipare qualsiasi membro del Patrono.

    Lena valutò l’enorme parete su cui in quel momento era concentrata l’attenzione di tutti i presenti. Si morse il labbro inferiore, palesando in quel modo il suo nervosismo. Aveva cercato più volte di contare il numero totale di placche, ma senza successo. Dovevano essere parecchie centinaia, questo era certo. Centinaia di persone morte negli anni in nome del progetto Patrono. E quel giorno La Costellazione Murale ne avrebbe guadagnate altre diciassette.

    Il massiccio attacco dei biomecca contro l’accademia altista era avvenuto parecchi giorni prima, ma i dunami morti a difesa della città erano stati cremati e dispersi sul Mar Giallo solo poche ore prima.

    Troppe cose erano accadute in quell’intervallo di tempo, e la cerimonia era stata rimandata più volte.

    Ma quel giorno finalmente i preparativi erano stati ultimati.

    Fino a quel momento Lena aveva ascoltato sedici messaggi post-mortem pronunciati da sedici dunami diversi. Erano stati tutti messaggi corti, dritti al punto, messaggi da militari.

    Non credeva si sarebbe mai abituata ad un tipo di cerimonia simile. Era al tempo stesso surreale e doloroso ascoltare quello che a tutti gli effetti sembrava il messaggio di un fantasma che parlava dall’oltretomba.

    La verità era che quella cerimonia l’aveva scossa molto più di quanto si sarebbe mai potuta aspettare. Si rendeva conto che quelli erano sedici completi sconosciuti, persone con cui non aveva mai parlato, che non aveva mai visto prima, eppure ascoltare le loro ultime parole, e sapere per quale motivo erano morti, li rendeva in qualche modo più familiari, più vicini, più reali.

    E adesso, non rimaneva che l’ultima piastra da affiggere alla Costellazione Murale.

    Lena colse un movimento alla sua destra, e notò un gruppo di persone gettarle occhiate fugaci mentre confabulavano a bassa voce. Sapeva che non erano gli unici che in quel momento la stavano guardando, e sapeva altrettanto bene che non erano i primi.

    Li ignorò completamente, come ormai aveva imparato a fare così bene, e tornò a fissare davanti a lei, concentrandosi su Max Lewis, il Sebastos, leader della forza di difesa del progetto Patrono e generale dei dunami, che fece un passo in avanti e toccò l’ultima delle diciassette piastre.

    Davanti a loro apparve la riproduzione tridimensionale di un uomo sulla cinquantina, con occhi chiari e lunghi capelli scuri raccolti in una coda di cavallo.

    Lena trasalì. Riconosceva quegli occhi color ghiaccio e quell’acconciatura. Quello era il dunami con cui Max aveva parlato nella Sala di Controllo poco prima che i biomecca scatenassero l’inferno sull’accademia altista.

    Patrick ‘Furia’ Buran, dichiarò a gran voce Max, guardando il pubblico. Dunami d’Iridium. Undici anni, otto mesi e sette giorni sotto l’Ala Stellare. Tre Archi Cosmici, sette Valori d’Orati e ventidue Note di Distinzione al Merito. Settantotto operazioni, sei sotto copertura. Ascoltate il suo tributo, membri del Patrono, ascoltate il suo spirito stellare.

    Max fece un paio di passi indietro, e con un gesto della mano diede vita alla riproduzione.

    Patrick Buran aveva le mani raccolte dietro la schiena, e il petto proiettato all’infuori, come se fosse sull’attenti. Ma il suo volto era rilassato, leggermente sorridente, perfino, come se in quel momento stesse pensando a qualcosa di buffo.

    Non sono mai stato bravo a fare discorsi, la voce di Patrick era chiara, come se stesse parlando davanti a loro. E non ho idea di come dovrei cominciare questo qui. So solo che se nel momento in cui state guardando questa registrazione ho contribuito a proteggere questa città, sapete che sono morto con un sorriso sulle labbra.

    Patrick continuò a parlare, pronunciando frasi brevi e dirette. Il dunami irradiava sicurezza e carisma, e al tempo stesso sincerità e passione. Un’altra persona che Lena pensava sarebbe stato bello conoscere di persona. Un altro desiderio che non sarebbe mai stato realizzato. Un altro crimine da aggiungere alla lunga lista di atrocità perpetuate dai biomecca. Un altro segno indelebile scolpito nel sangue da Pandora.

    Ancora una volta Lena venne distratta da un movimento repentino in un angolo della sua visuale, e dalla sensazione che qualcuno la stesse fissando.

    Lena gettò un’occhiata alla sua sinistra, nonostante si fosse ripromessa di non farlo. E fu in quel momento che la vide.

    Cassandra Quinn, la Reggente di Acquamarina e leader dell’Agorà, la stava scrutando con occhi indagatori. Non c’era alcuna emozione sul suo volto, nessun segno di astio, diffidenza, sospetto, niente di niente. Semplicemente, era come se stesse fissando un animale esotico che non aveva mai visto prima, qualcosa che cattura lo sguardo perché difficile da comprendere.

    Lena sentì un brivido correrle lungo la schiena e s’irrigidì tutto d’un tratto. Distolse velocemente lo sguardo e strinse le mani a pugno. Le due non si erano incrociate neppure una volta da quando Lena era tornata ad Acquamarina, da quando aveva sfidato l’autorità della Reggente contravvenendo ai suoi ordini ed aiutando ad organizzare Black Water Down, l’operazione grazie alle quale erano riusciti a recuperare Makoto.

    Lena sospettava che fosse stato Tiago a mantenerla a distanza di sicurezza da Cassandra, anche se non aveva la minima idea di come ci fosse riuscito.

    Ciononostante, dubitava seriamente che avrebbe potuto evitare per sempre che le loro strade s’incrociassero.

    Non dopo quello che Lena aveva fatto.

    Non dopo il modo in cui aveva mentito spudoratamente, guardandola negli occhi mentre le dava la sua parola.

    Cassandra non sembrava affatto un tipo di persona che dimenticasse uno smacco.

    E tutto quello, ovviamente, la portava a pensare alle conseguenze della sua scelta.

    Con l’operazione Black Water Down Lena sapeva di aver iniziato qualcosa. Sì. Di quello Lena era certa, e non c’era stato neppure bisogno che fosse Tiago a dirglielo. Era stato un cambiamento talmente palese che sarebbe stato impossibile da ignorare.

    Lo vedeva quando camminava nei corridoi di Acquamarina, e completi sconosciuti la fermavano per salutarla con reverenza, chiamandola ‘Cornucopia’, quando membri dell’Agora mandavano richieste formali di parlarle in privato, o quando Tiago evitava alcune zone della città per ‘prendere scorciatoie’, come le chiamava lui, evitando di far presente che quelle fossero zone controllate da membri fedeli a Cassandra.

    Ora Lena non era più la giovane weguckin con uno strano ciondolo a forma di foglia di Pelargonium che le dava legami più o meno dubbi con Wei Wang. No. Ora era diventata un elemento da considerare nelle alleanze politiche che formavano la bilancia del potere dentro Acquamarina.

    Lena aveva iniziato qualcosa ribellandosi contro Cassandra, qualcosa di cui non riusciva neppure ad intuire la vera portata, e temeva che ancora una volta attorno a lei stesse per scoppiare un incendio. E che fosse stata lei quella ad appiccare il fuoco.

    Chiuse gli occhi e sentì i muscoli del collo irrigidirsi.

    Scelte. Le parole del Supervisore di Ariul tornarono nella sua mente, e adesso, in quel momento, dopo tutto quello che aveva passato, sembravano quasi avere un sentore profetico.

    "Resta, e diventa un altro pezzo sulla scacchiera. Accetta di ascoltare quello che voleva che ti dicessi e finirai avvolta da una catena di eventi più grande e complicata di qualsiasi cosa tu possa immaginare. Resta e consacrati ad una vita fatta d’incertezze. La scelta è tua."

    Aveva fatto la scelta giusta, chiedendo di sapere?

    Avrebbe fatto la stessa scelta, adesso, sapendo quello che avrebbe significato per così tante persone?

    Che cosa doveva fare?

    Che cosa poteva fare?

    La voce di Patrick era diventata un semplice rumore di fondo in mezzo ad una moltitudine di rumori di fondo che Lena non riusciva a separare.

    Una mano le sfiorò il fianco e Lena trasalì, presa alla sprovvista.

    Si girò di scatto, e vide il Cancelliere Tiago Melo restituirle lo sguardo.

    Lena, stai bene?

    Io…sì. Sto bene. Lena deglutì. Perché lo chiedi?

    Perché? mormorò Tiago, guardandola con preoccupazione. Lena, stai tremando.

    Solo allora Lena si accorse che il suo corpo era scosso da fremiti.

    Fece un respiro profondo, rilassò i muscoli e cercò di calmarsi.

    Fa freddo qui dentro, disse alla fine. Dovevo mettermi addosso qualcosa di più pesante.

    Bugiarda, disse Tiago. Si guardò attorno, quindi sospirò e scosse la testa. Non avrei dovuto permetterti di venire.

    Lena sgranò gli occhi e aprì la bocca, oltraggiata. Dovette usare tutto il suo autocontrollo per mantenere la voce bassa. L’unico modo per impedirmelo era legarmi ad un palo.

    Avevo una corda, disse Tiago, alzando le sopracciglia, potevo trovare un palo.

    Tiago, sto bene. Davvero. Smettila di guardarmi come se fossi sul punto di cadere a terra.

    "Allora smettila di sembrare sul punto di cadere a terra."

    Lena fu colpita dalle parole del Cancelliere, e si costrinse a riflettere. Tiago aveva ragione. Quei pensieri del passato e del futuro la stavano dissipando di tutte le energie, e le stavano facendo dimenticare per quale motivo aveva deciso di partecipare al Giorno Zero.

    Schiena dritta, petto in fuori, e per la Grazia Stellare, fai qualcosa per quella faccia da cane bastonato. Credevo che fossi qui per rendere onore ai caduti, non per sembrare una di loro.

    Lena annuì, e fece come le era stato detto.

    Meglio, disse Tiago, che tornò a guardare davanti a sé. Molto meglio.

    Il Cancelliere si era opposto alla sua scelta di partecipare. Le aveva detto più volte che sarebbe stata una cerimonia pubblica, estremamente seguita, dove molte persone sarebbero state molto più interessate a guardare lei che La Costellazione Murale. Dopo l’operazione Black Water Down, non era esattamente il posto più adatto per la Cornucopia.

    Eppure Lena aveva insistito. Più volte. Quelle persone erano morte per difendere l’accademia e per contenere i danni fatti dai biomecca. Il minimo che poteva fare era essere lì, quando davano il loro addio.

    In quel momento la riproduzione di Patrick scomparve nel nulla, e Max si rivolse al pubblico.

    Oggi il firmamento ha guadagnato diciassette nuove stelle! annunciò il Sebastos, indicando le piastre aggiunte al muro. I loro nomi non verranno dimenticati, le loro azioni rimarranno impresse nella nostra memoria collettiva, e in questo modo diventeranno immortali. Da polvere di stelle a polvere di stelle!

    Da polvere di stelle a polvere di stelle, risposero tutti in coro, terminando in quel modo la cerimonia.

    Lena fece appena in tempo a distogliere lo sguardo dalla Costellazione Murale prima che la ragazza

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