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La bambina della pioggia e il pittore di emozioni
La bambina della pioggia e il pittore di emozioni
La bambina della pioggia e il pittore di emozioni
E-book95 pagine1 ora

La bambina della pioggia e il pittore di emozioni

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Info su questo ebook

Il mondo è stato cambiato: l’acqua è diventata sempre più scarsa e la sua mancanza ha portato a carenze di cibo e alla caduta della società per come la conosciamo.
In un momento in cui la razza umana è vicina all’estinzione, alcune persone iniziano a sviluppare dei poteri, poteri indispensabili per la sopravvivenza dell’umanità e che alcune società vogliono controllare per acquisire maggiore dominio.
In un mondo tale, quale potrebbe essere il futuro di una bambina nata con la capacità di controllare la pioggia?

Giulia Panella è nata a Fondi, provincia di Latina, ma ha passato gran parte dell’infanzia a Pieve di Cadore. Si è diplomata nel 2022 al liceo linguistico e conosce cinque lingue. Ha scoperto la sua bravura nell’inventare storie già all’asilo, ma ha iniziato a coltivarla seriamente solo a partire dal primo anno di liceo. Ha scritto il prologo de la Bambina della pioggia e il pittore di emozioni nel 2018 in russo, ma ha dato un seguito all’opera solo nel 2021. Anche se è il primo libro che pubblica non è il primo che ha scritto, ma l’opera più matura.
 
LinguaItaliano
Data di uscita31 ott 2022
ISBN9788830672468
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    La bambina della pioggia e il pittore di emozioni - Giulia Panella

    LQ.jpg

    Giulia Panella

    La bambina della pioggia e il pittore

    di emozioni

    © 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-6572-9

    I edizione ottobre 2022

    Finito di stampare nel mese di ottobre 2022

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    La bambina della pioggia e il pittore di emozioni

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Prologo

    L’umanità ha speso miliardi

    per colonizzare nuovi pianeti,

    ma molti di più per uccidere

    la propria patria: il pianeta

    Terra….

    In un mondo, dove l’acqua era quasi scomparsa del tutto, una piccola parte dell’umanità era mutata per sopravvivere. Queste persone furano chiamate dotati. I dotati avevano acquisito varie capacità speciali che comparivano in età adulta o, almeno, era sempre stato così, prima che in una piccola cittadina nascesse una dotata speciale, già mutata nel grembo materno. Il suo nome era Melody. Lei poteva controllare l’acqua e usava il suo potere per fare in modo che la sua città non soffrisse la siccità, ma nessuno sapeva che la loro prosperità era merito suo. E come avrebbero potuto anche solo immaginarlo? Era risaputo che i bambini non potevano sviluppare poteri.

    Delle organizzazioni speciali controllavano accuratamente i dotati, perché da loro dipendeva la vita sul pianeta. L’acqua, l’aria pulita, i boschi, i prati, gli animali... tutto stava per scomparire e tutto poteva esistere solo grazie alle capacità di queste persone. Loro erano più preziosi dell’oro. Erano il più grande tesoro del pianeta.

    I dotati preferivano non usare i loro poteri davanti alle altre persone, poiché una volta scoperti venivano separati dalle loro famiglie e dai loro amici e portati nei centri di controllo della vita per la salvaguardia del pianeta. Solo le organizzazioni speciali erano autorizzate a controllare i dotati e decidevano in quali luoghi permettere la vita e in quali lasciarla morire.

    Un giorno, mentre raccoglieva i funghi nel bosco, Melody vide passare, sulla strada più vicina, un grande carro, con sopra una gabbia, trainato da due cavalli di metallo che sbuffavano fumo nero e si chiese: Perché questo carro sta andando in città? Chi ci sarà sopra? E cosa vogliono?

    Dopodiché incominciò subito a correre verso casa, ma si trovava lontana dalla città e il carro era molto più veloce di lei.

    Poco dopo i cittadini videro arrivare la strana vettura e si affollarono nella piazza centrale, spinti dalla curiosità, dato che in quel luogo isolato era raro vedere arrivare forestieri.

    Gli otto uomini che scesero dal mezzo indossavano delle giacche nere e uno di loro aveva un piccolo marchingegno che controllava spesso.

    «C’è segnale?» chiese uno di loro, che aveva un distintivo dorato sulla sua giacca.

    L’uomo con il marchingegno gli rispose: «Sì ed è molto forte. Il dotato ha utilizzato spesso il suo potere.»

    L’uomo con il distintivo ordinò ai suoi colleghi: «Radunate qui tutti gli adulti e controllate le case. Dobbiamo trovarlo!»

    Le giacche nere eseguirono gli ordini senza incontrare alcuna opposizione, poiché gli abitanti erano intimoriti dalle loro armi da fuoco, però non riuscirono comunque a trovare colui che cercavano. Quindi provarono ad interrogare i presenti per scoprire qualcosa in più, ma senza risultato: nessuno sapeva niente.

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