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Il ritiro
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E-book54 pagine43 minuti

Il ritiro

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Romantico, appassionato, crudele, un amore di quelli che non ci sono più, ancora un tabù immenso. Giocato dentro e fuori i campi di calcio, “Il ritiro” è la cruda confessione di una passione, forse un bisogno, che nasce nel loro primo ritiro insieme. Sono calciatori i due protagonisti, due vite destinate a essere una sola anima, che vedranno crescere una cosa senza nome tra di loro, in quel luogo di assenza dai campionati e dal mondo, meditazione sul proprio stato e preparazione degli obiettivi. La breve convivenza durante il ritiro si trasformerà in quella cosa, una cosa che segnerà Frankie e Pier per tutta la vita. Una storia d’amore come qualsiasi altra, ma degna di tal epiteto: intensa, travolgente, straziante. E impossibile.
LinguaItaliano
EditoreNobook
Data di uscita4 lug 2012
ISBN9788890668777
Il ritiro

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    Anteprima del libro

    Il ritiro - Tatiana Carelli

    fine

    A volte le anime gemelle s’incontrano. A volte si riconoscono. A volte si vivono, perfino. Non è dato a sapere se fosse vero amore. Era di sicuro desiderio, desiderale, che tradotto volgarmente significa aspirare alle stelle. E quindi, cosa c’è di male?

    Il ritiro

    "Amor, ch'a nullo amato amar perdona,

    mi prese del costui piacer sì forte,

    che, come vedi, ancor non m'abbandona.

    Amor condusse noi ad una morte."

    V canto, Divina Commedia, Dante Alighieri

    Di origini diverse, distanti anni luce. Pier suburbano, Frankie della città.

    Pierangelo Santini aveva studiato a malavoglia fino alla scuola dell’obbligo, indomabile tranne che dal pallone. Pier – si vergognava della seconda parte del suo nome – era supportato dalla sua famiglia, della periferia di Torino, che aveva messo l’ipoteca alla casa e tutte le speranze su di lui. Il padre, seppur ripagato abbondantemente dai successi calcistici e monetari del figlio, rinfacciava costantemente i sacrifici compiuti. Una buona tattica per tenerlo legato. La madre... la madre? Bah.

    Pier era nato con la sfera sul piede, da quando era lasciato nella via a passare le giornate da solo, scaricato dalla sorella maggiore, Rosalba, o guardato da una vicina indolente e dalla figlia di lei, Melania, più grande di Pier di almeno quattro anni, che adorava molestarlo con scherzi innocenti. Tipo nascondergli la palla. Pier reagì come fece in seguito con altre ragazze. Se le prendeva. Non in modo aggressivo. Era fermo, determinato e inarrestabile. Imparò presto a fare sesso. A undici anni. Era come giocare a calcio, automatico istinto corporeo.

    Il padre, che di mestiere faceva il bevitore a tempo perso, e ne perdeva tantissimo, riuscì in un barlume di lucidità ad accorgersi del talento del figlio decidendo di toglierlo dal marciapiede e di fargli da manager. La madre? Anna era come se non ci fosse, lei prendeva i suoi stracci e andava in stireria. E per bravura e fisico scultoreo di Pier più che grazie al padre, il ragazzino venne preso subito nelle primaverili e la sua carriera iniziò a decollare. Soldi, donne e fama gli piovvero addosso, con un contratto che lo teneva ben legato a due padroni. Il padre e la società. Pier in questo mondo ci sguazzava. Non doveva pensare. La Società l’ha guidato, non solo, si è presa carico di scegliere per lui, per ogni passo della sua esistenza, raggirando con dei contentini, contratti cavillosi, soldi legati a polizze assicurative, il padre invadente. Pier era felice e incosciente.

    La Società, generosa con i suoi protetti, ha pensato bene di presentargli la futura moglie. Annicka, una modellina per cataloghi e lookbook cui bastavano shopping e ristoranti di lusso in cambio della promessa lontana di un figlio, le spiaceva abbandonare del tutto i riflettori e la linea, diceva. Annicka cedette anche sul figlio dietro lauto compenso, chiamiamolo regalino dal valore puramente affettivo nella speranza che fosse un dono di buon auspicio per un futuro pargolo. Un Date Just d’oro giallo 18 kt, quadrante con indici in diamanti. Regalo della Società in nome del Presidente. Non poteva dire no.

    Frankie, Francesco. Aveva anche altri nomi, dei nodi scorsoi, da cui scappava dalla culla. A diciannove anni era riuscito a passare direttamente nei professionisti per la sua grinta nel gioco. Questo era il suo primo ritiro. Anche Frankie era obbligato a studiare, ma gli piaceva. E continuava a farlo, di nascosto. Il calcio era più comodo, era un dono. I suoi benestanti genitori commercialisti di tradizionale famiglia alto borghese non amavano molto questa sua passione, per questo lui ci si mise anima e corpo per dare loro l’ennesimo schiaffo morale. La fortuna l’ha aiutato, non

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